La Canzone

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Appunti di Storia della Musica

di Anna Trombetta e Luca Bianchini
 
   

L'Opera Buffa

 

Come genere moderno, la Canzone è nata in Italia con l'Opera buffa. Questo genere operistico si è sviluppato a Napoli nella prima metà del XVIII secolo, e da lì si è diffuso in tutta Italia. Da principio si trattava di lavori di breve durata da eseguirsi tra gli Atti delle opere serie, i cosiddetti intermezzi, che anticiparono le vere e proprie opere comiche. La serva padrona di Giovanni Battista Pergolesi è uno intermezzo famoso, rappresentato al Teatro San Bartolomeo di Napoli il 28 agosto 1733. Fu inserito tra gli Atti dell'opera seria "Il prigionier superbo" dello stesso Pergolesi.

La Serva padrona Cliccando aprirai una pagina di ricerca su youtube. Su italianOpera non ci sono file video.

Molti furono i compositori di opere buffe, da Baldassare Galuppi, Alessandro Scarlatti, sino a Domenico Cimarosa, poi Rossini, con L'Italiana in Algeri, definita da Stendhal "la perfezione del genere buffo", oppure Donizetti con "L'elisir d'amore" e "Don Pasquale".
Come la Canzone, così l'opera buffa ha la sua ragione d'essere nella popolarità, nella comprensibilità dei testi, nei temi non più mitologici ma contemporanei,

"La Zita" del 1731, libretto di Gennaro Antonio Federico (?: Napoli, 1744), musica di Costantino Ruberti (Roberto), contiene "Vorria che fusse augello che bolasse" (Vorrei volare come un uccello"), derivata dall'antica Canzone partenopea "Vurria che fusse ciaola" ("Vorrei essere una gazza").

Vurria ca fusse ciaola Cliccando aprirai una pagina di ricerca su youtube. Su italianOpera non ci sono file video.

L'Opera buffa, come ora certe Canzoni di De André, serviva a fare della satira politica, sociale (per mezzo di linguagi simbolici). Usava delle allegorie che la gente comune poteva comprendere, e che oggi è difficile ricostruire senza tener conto del contesto storico. Sotto l'apparenza dei servi imbroglioni, dei vecchi avari, delle contadine, delle prostitute, non c'erano personaggi innocui copiati dalla commedia dell'arte ma personaggi reali. Bastava un indizio per riconoscerli, per farsi beffa dei nobili, del clero, dei ricchi borghesi.
I doppi sensi non erano una novità per l'Opera. Ricorda Gabriele Rossetti, padre del pittore Dante Gabriele Rossetti, e celebre filologo napoletano, che "La Semiramide" di Rossini, quando venne rappresentata a Roma, fu accolta dalle risate di alcuni tra il pubblico:
"Sul teatro Valle si pose ivi in scena l’anno passato (1830) la Semiramide di Rossini; e grande vi fu il concorso, tratto dalla fama di quell’incantevole musica. Or quando il personaggio d’Arsace uscì dicendo quelle sue prime parole, Eccoti Arsace, in Babilonia, scoppiò nell’uditorio un tale smodato ridere, e tanto sbatter di mani, che la recita dovè sospendersi per lungo tratto. La Corte Papale, al risaperlo, voleva dapprima vietare quel melodramma; ma, sentendo che ciò avrebbe fatto ridere anche più, prudentemente cambiò consiglio; e quelle parole produssero sempre lo stesso effetto in tutte le sere che furono ripetute. Ognun vede che il dare a Roma il nome di Babilonia altro non è che una comparazione; e siccome due furono le Babilonie famose,
ed ambe sommamente corrotte, l'Assira e 1'Egiziana, così Roma trovasi ora paragonata all’una, ora all’altra; e talvolta ad entrambe, come udremo farsi dal Petrarca. .. la comparazione è uno dei più efficaci segreti dello scrivere in gergo. .. Vuolsi perciò porre particolare attenzione alle comparazioni, che guidano la mente al significato interno di siffatti lavori”.
La censura non osò intervenire, altrimenti tutti avrebbero capito, riferisce Rossetti, che "Semiramide" era la "Gran Meretrice" a capo di Babilonia, che per i Carbonari era "Roma". L'accostamento blasfemo del papa a Semiramide, e della Chiesa di Roma a Babilonia, è solo uno degli infiniti scherzi contenuti nelle opere liriche.

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Le opere buffe del Settecento erano meno costose di quelle serie, infatti richiedevano un organico ridotto, costumi meno preziosi e scene più semplici. Ciò ne ha consentito una diffusione maggiore in Italia, a partire da Napoli, poi in tutta Europa. Era più facile proporle nei piccoli centri, e questo ne garantì la diffusione capillare.


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Storia della Canzone Italiana, RAI-ERI
     
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Settecento anni di storia nazionale nelle Canzoni. Una storia che continua ad appassionare anche dopo i grandi cambiamenti avvenuti nei primo decennio degli anni Duemila nel mondo della musica italiana.