Gaetano Donizetti
Sinfonia
di Gaetano Donizetti, arrangiamento di Luca Bianchini Italian Opera (copyright) 2001
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Biografia di Gaetano Donizetti.
1828
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L'esule
di Roma
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Le convenienze e
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Alina regina di Golconda
INTRODUZIONE
L'esule di Roma, ossia Il proscritto o Settimio il proscritto
è un melodramma eroico in due Atti composto da Gaetano Donizetti
nell'inverno del 1827, su libretto di Domenico Gilardoni, tratto dalla
tragedia Il proscritto romano, ossia Il leone del Caucaso (Venezia, 1820)
di Luigi Marchionni. L'Esule di Roma venne rappresentato per la prima
volta a Napoli, al Teatro San Carlo, il primo gennaio del 1828.
LA PARTITURA MANOSCRITTA
La partitura manoscritta autografa di 253 cartelle è
a Napoli, al Conservatorio San Pietro a Maiella (Donizetti. Rari 3. 6.
24).
IL LIBRETTO
Solisti della prima rappresentazione a Napoli, Teatro San Carlo, il
primo gennaio del 1828:
Murena - basso - senatore (Luigi Lablache)
Argelia - soprano - sua figlia (Adelaide Tosi)
Emilia - mimo - sorella minore d'Argelia
Settimio - tenore - già tribuno ora proscritto (Berardo
Winter)
Leontina - mezzosoprano - confidente di Argelia, e
destinata alla cura di Emilia (Edvige Ricci)
Publio - baritono - generale dell'armi spedite contro la
Sarmazia (Celestino Salvatori)
Lucio - tenore - centurione (Gaetano Chizzola)
Fulvio - tenore - decurione (Capranica - figlio -)
Coro di congiunti di Murena, confidente di Publio, schiave di
Argelia
popolo, soldati, littori, sacerdoti, prigionieri sarmati
LA TRAMA
L'azione si svolge a Roma, all'epoca di Tiberio
Atto I
Settimio è esiliato, ma è ritornato a Roma per rivedere l'amata
Argelia. Il senatore Murena, padre di Argelia, si rode per il rimorso
d'aver fatto ingiustamente condannare Settimio per tradimento. Settimio
reca ad Argelia le prove scritte della sua innocenza, ma è scoperto e
catturato. Murena implora Settimio di fuggire con la figlia, ma egli
rifiuta, preferendo la condanna a morte all'infamia.
Atto II
La pena capitale sta per compiersi nell'arena, ma il leoni risparmiano
miracolosamente Settimio, che è perciò graziato dall'Imperatore Tiberio.
Murena confessa le sue colpe e il Senato, pur perdonandolo, lo rimuove
dalla carica. Argelia e Settimio possono felicemente riunirsi.
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