Gaetano Donizetti

(1797-1848)

Alahor in Granata

Dramma per musica in 2 Atti rappresentato a Palermo il 7 gennaio del 1826

Personaggi

Zobeida (Soprano), Alahor (Baritono), Muley-Hassem (Contralto), Sulima (Contralto), Alamar (Tenore), Ismaele (Tenore); Zegri e Abenceraghi

ATTO PRIMO

Gran piazza di Granata. Alla destra il palazzo reale detto
l'Alhambra. Alla sinistra una delle porte di Granata.
Il fondo offre in prospettiva la lunga catena degli Alpussari.

Scena prima
Alahor viene dalla parte de' monti. Il suo abito dà indizio
dello stato suo deplorabile. Si avanza, mirando intorno.

ALAHOR
Granata è questa. Alfin ti veggo, o terra,
terra esecrata: il padre mio qui cadde.
Il crudo Aly de' nostri Abenceraghi
qui versò a tradimento a fiumi il sangue;
Zobeida, ed io, suo misero fratello,
fuggimmo soli all'orrido macello.
Hassem co' Zegri di Granata il soglio
calcan superbi, ma Alahorre è vivo.
Vendicator di sì feroce oltraggio
in Granata ritorno: alle lor mani
Zobeida strapperò: sul trono istesso
Hassem fia spento per mia man.... O padre,
padre, qui tu cadesti, e qui t'aspetta
memoranda, terribile vendetta.
Ombra del padre mio,
che a me t'aggiri intorno,
esulta: alfine il giorno
vendicator spuntò.
Esulta: i tuoi nemici caderti a
piè vedrai. Esulta: a gorghi il
sangue de' Zegri tu berrai.
Di disperati accenti,
di flebili lamenti
quest'abborrita reggia
io risuonar farò.
Ma qual fragor?... Di Zegri un stuolo... ancora
giunta non è della vendetta l'ora.
(si ritira)

Scena seconda
Coro di Zegri, che mesti si avanzano,
quindi Alamar ed Ismaele.

CORO
Dove l'antico onore,
dove la gloria andò?
De' Zegri il gran valore
depresso, ohimè! restò.
Pace coll'armi ibere,
che noi cingeano intorno,
ad onta nostra e scorno,
Hassem, il re, segnò.
Ai vili Abenceraghi
ei ci pospon...

ALAMAR
Tacete.
(sdegnato si avanza)
A che d'inutili voci e lamenti
oziosi e stolidi spargeste i venti?
A che di lagrime bagnate il ciglio,
mentre l'onore giace in periglio?
Convien risolversi, bisogna oprar.

CORO
Tutti rimiraci pronti ad oprar.

ALAMAR
Il patrio onore Hassem oscura.
(va sempre crescendo in forza)
Contro de' Zegri Hassem congiura;
oggi a Zobeida la man darà.

CORO
Oggi egli vittima al suol cadrà.

ALAMAR
Ma il vostro core?

CORO
Timor non ha.
La morte intrepido affronterà.

ALAMAR, ISMAELE e CORO
Fra poco esanime cadrà quel perfido,
l'onta col sangue pagar dovrà.

Alamar sguaina la spada, gli Zegri gli fan circolo
sguainando la loro, e battendola a tempo con strepito
su quella di Alamar. Gli Zegri si ritirano, resta
Alamar ed Ismaele.

ALAMAR
Hassem cadrà, lo merta: di mia figlia
egli sprezzò la mano; onta sì grande,
offesa tal non fia
che impunita rimanga e inulta sia.

ISMAELE
Ei la sprezzò, non la mertava; in premio
di tanto zelo mio pe' tuoi disegni,
Alamar, la concedi a' voti miei!

ALAMAR
E tu… (Oh! baldanza!)

ISMAELE
Eguali
noi siam per sangue, per il grado eguali,
ragion non veggo onde stupirti.

ALAMAR
Eh, taci:
quella man, che impugnar deve uno scettro,
impalmerà, stolto, la tua? Rivolgi
ad altr'oggetto i voti tuoi rivolgi.
(parte)

ISMAELE
Un rifiuto del re spinge il superbo
alla vendetta: il suo rifiuto ispira
nel petto mio l'odio, lo sdegno e l'ira.
(parte)

Scena terza
Zobeida con Sulima esce dall'Alhambra. I moti suoi
spirano la gioia.

ZOBEIDA
Ah! ti sento, mio povero cor,
palpitare più ratto nel sen.
Batti pure di gioia e d'amor,
or che torna l'amato tuo ben.
Cesserà quell'affanno, quel duol,
che i tuoi miseri giorni nutrì;
come appare più lucido il sol
quando il nembo dal cielo sparì.
(fuori di sé dalla contentezza)

Oh, quante immagini di bel contento
il sen m'inondano in tal momento!
No, mai più tenere il dio d'amore
le sue delizie provar fe' a un core.
Ahi! che alla piena d'un tal diletto,
il petto appena resister sa.
(s'odono le trombe per l'arrivo di Hassem)
Senti s'avanza, Sulima, il mio bene.
Come scuotonsi, o cor, le tue catene!

Partono.

Scena quarta
Lo strepito delle trombe fa radunare sulla piazza il popolo.
Coro di Abenceraghi, che precede Hassem.
Mentre il coro canta, si avanzano in marcia le truppe
di Granata, poscia vedesi Hassem con l'olivo al crine,
accompagnato da Alamar, Ismaele, Grandi.

CORO
Pace, pace, degl'inni di pace
s'oda l'aura d'intorno echeggiar;
spenta è alfine di Marte la face,
riede il giorno sereno a brillar;
né dubbiose le madri e le spose
più vedremo di tema gelar.

HASSEM
Popolo, amici, sanguinosi allori
non cingono il mio crin; ostili schiere
io non fugai; ampi tesori e prede,
o a mille a mille schiavi a voi non reco:
pace fu guida a' passi miei; l'ottenni,
e con l'onor l'ottenni.
Popolo, amici, è questa la mia gloria,
è questa del re vostro la vittoria.
Ah! sì, da tanti affanni
respira omai, Granata,
i placidi suoi vanni
pace su te spiegò.
Più non vedrai bandiere
da lungi sventolar,
né le nemiche schiere
il suolo tuo calcar.
Non più dell'armi ibere
dovremo paventar.
(Ma quell'amabile pace dell'alma,
del sen la calma dove ne andò?
Ahi! che il più barbaro fra i numi amore
da questo core me la involò.
(a Zobeida)
Ma se mi arridono quei vaghi rai
a nuovo giubilo ritorna il cor.)

CORO
Di Marte alfine spento è il furor.

Le truppe in marcia si ritirano al suono di banda; il
coro le segue; rimangono Alamar, Ismaele, Hassem,
Zobeida e Sulima.

Scena quinta
Hassem, Zobeida, Alamar, Ismaele e Sulima.

HASSEM
Zobeida, del mio cor parte più cara,
poco è alla tua virtude offrire un trono;
ma a te qual altro dono
dare maggior poss'io?

ZOBEIDA
Signor, che dici?
Io tua schiava qui sono, e non potrei...

HASSEM
Regni sul cor d'un rege, e schiava sei?
Il mio consiglio approverà la scelta,
sì, questo il giorno sia
in cui ti adori ognun consorte mia.

Zobeida e Sulima rientrano nel palazzo. Hassem,
Alamar ed Ismaele sen vanno per l'altra via.

Scena sesta
Alahor.

ALAHOR
Scorsa ho Granata già, ma invan: Zobeida
io non rinvenni, e fora il domandarne
troppo imprudente inchiesta.
Solo ed inerme, l'arte pria che il ferro
usar convienmi a re potente innanzi.

Scena settima
Sulima dall'Alhambra e detto.

SULIMA
La prima volta è questa
(non vede Alahor)
che di gioia un balen sul volto apparve
ognor languente di Zobeida.

ALAHOR
(Oh, cielo!)
(con premura)
Tu nomasti Zobeida: vive dunque
di Mohamed un figlio.

SULIMA
Sì, in Zobeida.

ALAHOR
Ella è in Granata, e non vi teme l'odio
che il rege un dì contro il suo padre accese?

SULIMA
D'Hassem tu parli? Ma straniero sei,
dunque in Granata tu, che ancor non sai
ch'ella con Hassem sta
onorata ed amata a un tempo istesso?

ALAHOR
(con ira)
Il ver tu narri! (Oh, padre mio, che orrore!
Col fratello d'Alì, col traditore?)

SULIMA
Di tutti ella è delizia,
ogn'infelice adora il nome suo.

ALAHOR
(Si tenti.) Dal mio esterno
ben t'avvedi, che misero son io,
che qui stranier; son questi
titoli grandi, onde la speme accolga

di parlar con Zobeida.
Tu mi conduci or dunque; e fin ch'io viva
d'un tal favore a te sarò ognor grato.

SULIMA
Ebben, segui i miei passi.
(s'incammina verso il palazzo)

ALAHOR
(Oh, me beato!)

Entrano.

Gran sala nell'Alhambra. In fondo grande apertura con
tenda tirata, dalla quale si deve vedere la sala del trono.

Scena ottava
Zobeida esce da' suoi appartamenti.

ZOBEIDA
Felice appien sarei:
Hassem m'adora, al tron m'innalza, paghi
sono gli affetti miei; ma, oh Dio! un fratello
fuggitivo, ramingo, odiato e forse
dalla miseria oppresso, se non spento,
formano nel mio core
un contrasto di gioia e di dolore.

Scena nona
Sulima e detta, indi Alahor.

SULIMA
Non nuova nel tuo cor la tua pietade
uno stranier oggi addimanda, chiede
sol favellarti.

ZOBEIDA
Uno stranier! ... che brama egli da me?

SULIMA
Ciò non mi disse: disse, sol ch'è infelice...

ZOBEIDA
E questo basta assai.
Qui l'introduci; ogni meschino ha dritto
(Sulima via)
al mio soccorso.

SULIMA
(torna)
Ei viene.
(si ritira)

ZOBEIDA
Infelice t'appressa: questa gemma
possa il peso alleviar de' mali tuoi.

ALAHOR
Il mal più mite è la miseria mia.
(resta in qualche distanza)
Io non accetto doni.

ZOBEIDA
Ma niun ti scorge, tu arrossir non devi.
Accetta, prendi...

ALAHOR
La viltà finora
non oscurò la gloria mia: risplende
intatta e pura; ma la tua, o Zobeida,
(le si avvicina)
risplende ancor?

ZOBEIDA
Che cerchi? Quale inchiesta?

ALAHOR
A te lo chieggo in nome di colui
(va ognora crescendo in forza)
che spento fu per sostenerla, in nome
di colui che obbliasti,
di Mohamed in nome, e ciò ti basti.

ZOBEIDA
(si turba)
Oh Dio, che dici mai!

ALAHOR
Fissa, o Zobeida, su di me lo sguardo,
deh, mi ravvisi forse?

ZOBEIDA
Cielo! quei tratti... quella voce... parmi...
(lo va esaminando)

ALAHOR
Di', mi conosci?

ZOBEIDA
Ah, parla, in nome
dell'estinto Mohamed, del padre mio,
saresti forse?...

ALAHOR
Il tuo fratel son io.
De' miei splendori antichi
(mostra un pugnale)
l'ultimo avanzo è questo;
tu lo vedrai funesto,
tremendo balenar,
che alla vendetta io torno,
o torno qui a spirar.

ZOBEIDA
Vendetta! ... Oh Dio, che tenti!
Vendetta! (Ohimè, che ascolto!
dagli occhi suoi, dal volto
scintillagli il furor.
Il sen mi scuote ed agita
incognito rossor.)
Ah, fratel mio! ...

ALAHOR
Fratello!
Nomarmi tal sei degna?

ZOBEIDA
Che far degg'io, m'insegna.
(Oh Dio, mi fa tremar')

ALAHOR
Lungi di qui da' Zegri
meco fuggir dovrai;
degna tu allor sarai
del padre tuo, di me.

ZOBEIDA
Fuggir! ...

ALAHOR
Fuggir. Che pensi?

ZOBEIDA
(Fuggir ... dal mio tesoro!
Ah, che in pensarlo io moro!
É troppa crudeltà.
Fuggi, grida il mio dovere,
e al fuggir miei passi affretta:
a restar mi forza e alletta
più potente di dio d'amor.
Combattuto è questo cor.)

ALAHOR
Ah momento di piacere!
Oh! terribile vendetta,
i tuoi passi affretta, affretta;
vieni accesa di furor:
ti sospira questo cor.
Mi segui.

ZOBEIDA
Ed io potrei
Hassem tradir, il re!

ALAHOR
É un zegro, è un tuo nemico;
un traditor egli è.

ZOBEIDA
T'inganni; de' suoi popoli
egli è l'amor, la gloria.
Ha in petto un cor magnanimo,
è figlio dell'onor.

ALAHOR
(con isdegno)
Ma tu, ma tu il difendi…

ZOBEIDA
Io dissi il ver.

ALAHOR
Zobeida,
ti leggo in fondo al core,
(guardandola fisso)
ti scopre il tuo rossore.
Tu l'ami…

ZOBEIDA
Ah! si, l'adoro:
è l'idol del mio cor.

ALAHOR
Oh, mio furor! ... Ma invano
tu speri il caro bene.

ZOBEIDA
Ei vien.

Si ode lo strepito delle trombe, che annunziano il
ritorno del re al palazzo.

ALAHOR
A morte ei viene.
(s'incammina col pugnale in mano)
Esangue qui cadrà.

ZOBEIDA
(agitatissima)
M'ascolta... oh Dio! Ti arresta...

ALAHOR
(risoluto)
Meco fuggir tu giura.

ZOBEIDA
(Qual nuova pena è questa!)
Ebben, io fuggirò.

ALAHOR
(Della vendetta il fulmine
sospendi, o mio furore,
fra poco più terribile
cadrà pel traditore;
di sangue il braccio vindice
Granata inonderà.)

ZOBEIDA
(Da mille e mille palpiti
oppresso ho in seno il core,
sul capo a me sollevansi
i crini per l'orrore;
stato del mio più barbaro,
più misero non v'ha!)

Alahor si ritira infondo dietro le colonne.

Scena decima
Coro di Abenceraghi che precedono
Hassem, quindi Alamar, Ismaele, Sulima e Grandi.
Coro di Abenceraghi e Zegri.

UOMINI
No che più vaga nel ciel l'aurora
dall'onde fuora mai non spuntò.

DONNE
Più vivo mai il sol co' rai
sopra Granata non sfolgorò.

TUTTI
Già sulle tenere ale d'amore
viene l'Imene gioia del core,
vien due bell'anime a' coronar.

Hassem si avanza verso Zobeida, che appena si regge.
Alahor si mischia fra la folla, ma in guisa d'esser
veduto dalla sorella.

HASSEM
De' mortali il più beato
mira innanzi a te, Zobeida:
oh, che giorno fortunato!
Qual eccesso di piacer!
Il consiglio a pieni voti
sposa mia ti dichiarò.

ALAMAR e ALAHOR
(L'ira mia frenar non so.)

HASSEM
Ognun cada a' piedi suoi;
ella regna sopra voi,
è regina del mio cor.

Tutti si pongono in ginocchio innanzi Zobeida, che
rivolge il capo. Hassem le tende le braccia: Alamar è
furioso, ed Alahor solo in piedi sta nell'atto di un
uomo attonito, e sdegnato.

HASSEM
Non rispondi?

ZOBEIDA
(Oh Dio!)

HASSEM
Che attendi?
A' miei voti, deh! ti arrendi.
Meco il trono...

Zobeida rimira il fratello, che con un cenno le detta la
risposta.

ZOBEIDA
Invan lo speri.
Sposa tua non mai sarò.

Tutti sorpresi si alzano.

HASSEM
(Qual mano gelida mi stringe il sen!
Di sdegno un fremito mi scende al cor.
Io resto immobile per lo stupor.)

ZOBEIDA
(Ondeggia l'anima incerta in sen;
in me combattono dovere, e amor.
Chi può resistere a tal dolor?)

ALAMAR e ALAHOR
(Di gioia un fremito mi scorre in sen:
oh, come giubbila nel petto il cor!
Oh, come allegrasi al suo dolor!)

GLI ALTRI
(Il colpo barbaro gli opprime il cor;
ei resta immobile per lo stupor.)

HASSEM
Questa è la fede, o barbara,
che mi giuravi un di?
All'amor mio costante
rispondi tu così?

ZOBEIDA
Deh! taci... Ah! tu non sai...
Deh! non mi dir così ...
Forse mi piangerai
tardi, pentito un dì.

HASSEM
Dunque... deh! parla ...

ZOBEIDA
Oh Dio!
Pietà del dolor mio.

HASSEM
Parla...

ZOBEIDA
Parlar non devo.

HASSEM
Oh, rea fatalità!

ALAMAR e ALAHOR
(Oh, mia felicità)

GLI ALTRI
(Cielo, che mai sarà!)

HASSEM e ZOBEIDA
(Come ratto in un momento
fugge, vola il mio contento!
Mille smanie in seno io provo,
più me stesso in me non trovo.
Ah, la mia perversa sorte
d'ogni morte è più crudel!)

TUTTI GLI ALTRI
(Come ratto in un momento
fugge, vola il suo contento!
Mille smanie in seno ei prova
più se stesso in sé non trova,
e la sua spietata sorte
d'ogni morte è più crudel!)

ATTO SECONDO

Interno de' giardini reali diviso in vari viali.

Scena prima
Ismaele solo, cercando per la scena, indi Alamar.

ISMAELE
Ed Alamar non veggo?Ei diemmi avviso
di qui aspettarlo; indegno!
Saprò ben io punir la tua baldanza;
tutto al mio re dirò.. Ecco, s'avanza.

ALAMAR
Caro Ismaele, io spero
già vicina veder la mia vendetta.
Hassem cadrà fra poco.

ISMAELE
Ma chi tal colpo eseguir dee?

ALAMAR
Rammenti
tu di colui, che solo in piè sdegnava
l'atto vil d'abbassarsi
a Zobeida innanzi?

ISMAELE
Io lo rammento.

ALAMAR
Tu non scorgevi in esso
concentrato furor, sdegno racchiuso,
che tratto tratto scintillar vedeasi
dagli adirati sguardi?

ISMAELE
Io ben il vidi.

ALAMAR
Il colpo ad eseguir null'altro io stimo
atto di più, tu lo ricerca, il trova;
e qui mel reca; io poi da solo a solo
saprò il core indagar: ma vanne.

ISMAELE
Io volo.

Partono per diverse strade.

Scena seconda
Sulima, Zobeida e coro di schiave.

CORO
Ah no, non piangere! Sul tuo bel viso
richiama il facile vago sorriso
con te ridente più bello è il giorno;
con te languente si oscura il dì.
Bella Zobeida tu degli Dei,
tu sei degli uomini cura ed amor.
Ma viene il re, ei vien per te.
Sulla sua fronte il duolo sta.
Pietà! pietà!

ZOBEIDA
(agitata)
Sulima, ei viene; tutti i miei pensieri,
malgrado de' severi divieti di ragion,
fuggono a lui.

Scena terza
Hassem si avanza, ad un cenno fa ritirare le schiave e
Sulima. Zobeida sta nell'innanzi della scena piangente.

HASSEM
E che! tu piangi? Non temere, ad onta
dell'amor che mi accende.
Di quell'amor, che (Ahi, stolto!)
sperai te stessa accesa: io renderommi
di me maggior: ma lo confessa, un altro
gode quel cor, non è più mio, un rivale...

ZOBEIDA
Rivale! ...

HASSEM
Sì, mi svela i giuramenti
che ti legano a lui, di'...

ZOBEIDA
Giuramenti!
Ah! cosa mai tu chiedi?

HASSEM
(con forzata piacevolezza)
La verità; tranquillo io son, lo vedi.

ZOBEIDA
Ah! sire, il fato pose
barriera insormontabile fra noi:
fa d'uopo ch'io ti fugga.

HASSEM
(in costernazione)
Ahimè! che sento?

ZOBEIDA
Mi vieta d'esser tua forte legame,
che non sarà da alcun poter disciolto,
e mi costringe...

HASSEM
Ah! taci... (Oh Dio! che ascolto?)
(in aria di rimprovero)
Dunque è ver, che un rivale possiede
la beltà, che giurò d'esser mia?
Ah! ti sento nel sen gelosia,
infiammare di sdegno il mio cor.

ZOBEIDA
Deh! ti placa, pietà del mio affanno:
sire, oh Dio! quello sdegno raffrena:
il furor, che dagli occhi balena,
m'empie l'alma di tema ed orror.

HASSEM
Lo palesa.

ZOBEIDA
(Oh, tormento!)

HASSEM
Lo svela.

ZOBEIDA
Gli perdona; ei m'è caro.

HASSEM
Oh, furore!
Me lo addita, ove il fello si cela?

ZOBEIDA
Tel dirò, ma pietà, deh perdona!
(gli si prostra)
Alahor, mio fratello...

HASSEM
Alahor!
(rimane attonito e sorpreso)
(Alahor!... Oh! come errai,
quando infida la credei,
non potevan quei bei rai,
non potevano ingannar.)

ZOBEIDA
(Qual prodigio! ... In un baleno
dal furor passa alla calma.
Ciel pietoso, appien quest'alma
fa che possa respirar.)

HASSEM
(agitato dalla gioia)
Alahor! ...

ZOBEIDA
(dubbiosa)
Signor, che pensi?

HASSEM
(fuor di se)
Fui pur stolto, oh, quanto errai!

ZOBEIDA
Ma signor...

HASSEM
Tu mia sarai,
ah! Zobeida, tuo sarò.

ZOBEIDA e HASSEM
Come dai palpiti d'un rio timore
a nuova speme risorge il core!
Alfin dal grembo d'orrido nembo
un raggio tremulo di luce appar.
(vanno via)

Scena quarta
Alamar.

ALAMAR
Ismaele co' suoi non giunge ancora,
e molto è pur che mi lasciaro; a mille
sospetti in preda ondeggia questo core,
ed irrita ogn'indugio il mio furore.

Scena quinta
Coro, Ismaele, quindi Alahor e detto.

ISMAELE
(all'orecchio di Alamar)
Ei viene.

ALAMAR
Seco ora mi lascia. Oh, gioia!

Coro ed Ismaele si ritirano, viene Alahor.

ALAHOR
Da me che brami?

ALAMAR
Io ti scorgea non vile
là nella sala, ove a vergogna nostra
Hassem la mano presentò a Zobeida;
io ti scorgeva, e men compiacqui in core.
Lo sdegno che si accese sul tuo volto,
a quest' atto mi diede indizio certo,
che tu nemico ad Hassem sei.

ALAHOR
Lo sono.
Lo detesto, lo abborro.

ALAMAR
Servir vuoi dunque all'odio tuo, e a quello
dell'intera Granata?
Vendicator di tutti, oggi l'uccidi.

ALAHOR
Sì, questo ferro, ferro
(con trasporto di furore accenna il pugnale)
di tremenda vendetta, vil traditor,
ti giungerà, lo aspetta.

ALAMAR
Appena sorge in ciel l'oscura notte,
in questo luogo volgi i passi tuoi.
Qui mi ritroverai,
e nella reggia io stesso
ti condurrò: pensa a ferir, del resto
sarà pensiero il mio.

ALAHOR
Qui tu m'attendi, e non temer.
Addio.

Si toccano le mani, Alahor via.

Scena sesta
Alamar e coro.

ALAMAR
Fidi compagni, or meco
a terribil vendetta v'accingete.
Offeso cor, t'accheta,
berrai fra poco a lunghi sorsi il sangue.
Che ultrice destra per la tua vendetta
accingesi a versar... Già ruota il ferro...
Già vibra il colpo atroce, e l'empio muore...
vendicato già sei... gioisci o core.
Cadrai fra poco, o barbaro,
fra cento colpi e cento,
e al tuo crudel tormento
quest'alma esulterà.
Invan d'armati e d'armi
cinto ten vai d'intorno,
per te l'estremo giorno
il mio furor segnò.
Chi sdegna superbo d'unirsi al mio sangue
or vittima esangue al suolo cadrà.

CORO
Del rege superbo versato sia il sangue.
E vittima esangue al suolo cadrà.

Partono.

Gran sala, come nel primo atto,
illuminata in tempo di notte.

Scena settima
Hassem solo, pensieroso, travestito da soldato abencerago.

HASSEM
Si attenta ancor alla mia vita! Ingrati,
che mai di più far io potea per voi?
Ogni lor trama mi scoprì Ismaele;
per or m'è d'uopo simulare; tutto
disposi già: al ritratto, ch'ei mi fea
dell'assassin, conobbi in lui Alahorre.
Sotto mentite vesti
offrire a lui mi voglio.
Ah! se il suo sdegno atroce
placar dato mi fora, se il mio bene,
se Zobeida ottener potessi... Ei viene.
(si ritira)

Scena ottava
Alamar e Alahor.

ALAMAR
Qui dee passare in breve, e qui tu statti:
ei sarà solo: il mio Ismael co' Zegri
circonderà il palagio.

ALAHOR
Solo mi lascia. Vanne!

ALAMAR
E gemme ed or premio saran dell'opra,
oltre la tua vendetta.

ALAHOR
Questa mi basta, altra mercé non voglio.

ALAMAR
Dunque intendesti?

ALAHOR
Io già t'intesi assai.

ALAMAR
Ti lascio.

ALAHOR
Va'

ALAMAR
(Poscia anche tu morrai.)
(parte)

ALAHOR
(sta qualche momento in silenzio)
Vedrò quest'Hassem, di cui tanto ammirasi
qui la virtude, lo vedrò; Zobeida
ricusarmi oserà?... Se mai l'osasse,
tremi.
(accenna il pugnale,- nel volgersi vede Hassem)

Scena nona
Hassem e detto.

ALAHOR
Che cerchi, abencerago?

HASSEM
Figlio di Mohamed, Alahor, no, non temere;
nemico tuo non son.

ALAHOR
E chi ti disse
ch'io mi chiamo Alahor?

HASSEM
Zobeida il disse.

ALAHOR
E tu chi sei?

HASSEM
D'Hassem l'amico io sono,
e mi appello Almanzor.

ALAHOR
D'Hassemn tu amico?
D'un traditor amico!

HASSEM
Eh! non conosci di Granata il sire,
t'accieca forse l'odio tuo, lo sdegno!
Vedi: egli sa… scoperto ha il tuo disegno,
confonder ti potria, niuno sottrarti
sapria da tanto e giusto suo furore,
eppure ei tace, e il chiami traditore?

ALAHOR
Almanzor... Almanzor...

HASSEM
A che quell'arme?
(il pugnale che gli vede al petto)
A che un pugnal?

ALAHOR
É questo
l'unico avanzo della mia grandezza:
l'estinto padre mio,
l'assassinato padre,
alla vendetta mel lasciò.

HASSEM
E trattarlo
qual assassin vuoi tu, per vendicarlo?

ALAHOR
No; il re pria veder voglio,
a lui chieder Zobeida,
trarla lungi da' Zegri...

HASSEM
E qual mai fia
d'Hassem la sorte, privo di Zobeida?
(addolorato)
Zobeida del suo cor solo desío?
Ei più non la vedrà?

ALAHOR
(Quale sospetto!)
(risoluto)
Teco garrir non voglio; a lui sol bramo
spiegar miei sensi.

HASSEM
Ma rifletti in pria...
(Alahor riguarda, quasi fatto certo)

ALAHOR
Eh! taci, a lui desío
sol favellar.

HASSEM
Favella: il re son io.
(si scopre)
A te d'innante mira
l'amante di Zobeida,
ma ti rammenta, e trema
che quest'amante è un re.

ALAHOR
Tu il re! ... Di già il sapea:
tradito il duol ti avea.
Amante, o re, non temo,
rendi Zobeida a me.

HASSEM
Zobeida, il mio tesoro! ...

ALAHOR
Rendila.

HASSEM
Ah! no, l'adoro.

ALAHOR
All'amor tuo strapparla
saprò con questa mano.

HASSEM
Ah! no, lo speri invano.

ALAHOR
Ebben, tu mori.
(si scaglia col pugnale)

HASSEM
Olà!

Hassem si ritira indietro, e compariscono alcuni
Abenceraghi.

HASSEM
Della vendetta il ferro pende su i giorni tuoi,
(fa cenno alle guardie di ritirarsi)
ma vivi, e se lo puoi, chiamami traditor.

ALAHOR
(Che farò?... Dubbioso è il cor...
I miei giorni egli salvò...
Ah! perdona, o genitor,
no, ferire io più non so.)

HASSEM
(Che farà? ... Dubbioso è il cor,
io sperar, temer non so:
forse il crudo suo furor
questo tratto disarmò.)

ALAHOR
Io parto.

HASSEM
Attendi.

ALAHOR
Lasciami.

HASSEM
M'odi.

ALAHOR
Che chiedi mai?

HASSEM
Se degno io son, vedrai,
dell'odio e del furor.
(l'ultimo colpo affrettisi.
M'aita, o Dio d'amore!
Ah! non tradir la tenera
speranza del mio core,
un raggio sol tramandami
segno del tuo favor.)

ALAHOR
(Cercando vo nell'anima
l'antico mio furore;
ma sento che lo arrestano
i tratti di quel core:
vendetta invano gridami
inulto il genitor.)

Hassem va negli appartamenti di Zobeida, dopo
qualche momento ritorna con lei.

Scena decima
Hassem, Zobeida e detto.

HASSEM
Zobeida, il mira; egli è Alahor, lo abbraccia!

ZOBEIDA
Tu qui, Alahor?

ALAHOR
Zobeida! Oh, mia Zobeida!
(si abbracciano)

HASSEM
Tu qui venisti, e a forza
trarla da me volevi.
Io mi vi opposi. Adesso,
che nulla puoi tentar, che inerme sei,
io te la cedo, va, parti con lei.
E tu, Zobeida, un infelice amore
scorda se il puoi.

ALAHOR
(Tanta virtù mi scuote!)

HASSEM
Ma tu piangi, Zobeida? (In qual cimento
amor, virtude, mettono quest'alma!)
Siate felici. (Io non resisto.) Addio.
(per partire)

ALAHOR
T'arresta... (A tanto amore,
a virtù si sublime anche tu stesso
cederesti, o mio padre.) Ecco vi unisco,
stringetevi frattanto ambo al mio seno.

HASSEM
Oh, sposa!

ZOBEIDA
Oh, sposo!

HASSEM e ZOBEIDA
Oh, me felice appieno.

DI DENTRO
All'arme, all'arme.

TUTTI
Quai fieri accenti!

DA DENTRO
All'arme, all'arme.

TUTTI
Che mai sarà!

Scena undicesima
Ismaele frettoloso e detti.

ISMAELE
Signore, i Zegri, che ti Credon spento,
qui si avanzan, seguendo
il lor duce Alamar.

HASSEM
Volo a punirli...

ALAHOR
Ferma! e siedi sul trono. Il braccio mio
farà di te vendetta. A me la cura
lascia dei giorni tuoi, se i miei serbasti.

Tutti si ritirano, Zobeida ed Hassem vanno sul trono, e
resta calata la tenda.

Scena dodicesima
Alamar ed Alahor, poi tutti.

ALAMAR
Ebben, cadde il tiranno?

ALAHOR
Per questa mano con Zobeida insieme.

ALAMAR
Oh, gioia! e dove sono?

Si alza la tenda.

ALAHOR
Mirali.

ALAMAR
Oh tradimento!
(nel vedere Hassem e Zobeida tenta avventarsi ad
Alahor; ma questi lo sorprende)

HASSEM
All'armi, all'armi.

Accorrono per tutto soldati con faci accese.

ALAHOR
(tenendo per mano Alamar)
Riconosci l'eroe, che tu volevi
far vittima al tuo orgoglio:
inchinati, o ti uccido a piè del soglio.

HASSEM
(discende dal trono con Zobeida)
Arrestati, che fai? Giorno di gioia,
e non di sangue è questo...
per ora a' ceppi solo
Alamar sia serbato insiem co' suoi.

Alamar via fra guardie.

ZOBEIDA
Quanto ti debbo, o cielo! In questo giorno
tu il fratel mi ridoni e il caro sposo.
Or ch'entrambi vi stringo a questo seno,
altro non bramo, io son felice appieno.

Confusa è l'alma mia,
e quanto ascolta, e mira,
crede, che un sogno sia,
che s'abbia a dileguar.
Sposo, fratello, amici,
deh! per pietà parlate...

TUTTI
Ti affida, son cessate
l'ore del sospirar.

ZOBEIDA
Non intende il mio contento
chi non vide il mio tormento:
sol perfetto è quel diletto
che il dolore preparò.

TUTTI
Sol perfetto è quel diletto
che il dolore preparò.

FINE

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