Gaetano Donizetti
(1797-1848)
Otto mesi in due ore
Gli esiliati in Siberia, Melodramma romantico in tre Parti di Domenico Gilardoni, è stato rappresentato a Napoli (Teatro Nuovo) il 13 maggio del 1827
PersonaggiElisabetta (Soprano), Maria (Mezzosoprano), la contessa Fedora (Mezzosoprano), Potorski (Tenore), Iwano (Basso), il gran maresciallo (Basso), l'imperatore (Tenore), Michele (Baritono), Alterkan (Basso), Orzak (Tenore); cavalieri, Tartari, montanari, contadini
PARTE PRIMA
Interno di una capanna chiusa da tutt'i lati,
costrutta di fasci di abete, e quasi sotterranea.
A destra degli attori, nel fondo, pochi gradini,
pe' quali si giunge alla porta d'ingresso.
Dall'istessa parte, verso il proscenio, un'altra porta,
che introduce alle stanze contigue.
A sinistra degli attori, in prospetto, una finestra.
Poche sedie, ed un tavolino malconci.
Scena prima
Fedora, Maria,- quindi Coro di contadini,
infine Potoski.
MARIA
Ah! la misera Fedora!
Sempre in preda al palpitar!
FEDORA
Ed a me non veggio ancora
sposo e figlia ritornar!
(s'ode un festivo concerto)
Ma, qual suono al monte intorno,
sorge lieto ad echeggiar?...
MARIA
Ignorate, che in tal giorno
nacque Elisa?...
FEDORA
Ah sì, per lei,
lascia ognuno il suo soggiorno,
e qui corre a festeggiar.
FEDORA e MARIA
Piacer che il fato negami/negale
là sul natìo terren,
in tal regioni inospiti
potrò/potrà gustare almen.
CORO DI CONTADINI
Qual vien su l'etra a spandere
l'aurato suo splendor,
in sì bel giorno, fulgido,
del dì l'apportator,
e gli anni segna e annovera
dal nascere sinor,
d'Elisa, che benefica,
ver noi si mostra ognor;
così a versarle, prodiga,
pur venga nel suo sen,
fortuna, l'urna instabile,
ripiena d'ogni ben.
FEDORA
L'affanno tiranno,
rattempra quel dir,
in questa funesta
magion di martir.
Il grato mio core
sia vostra mercé,
ché impresso avrà sempre
la candida fé.
MARIA e CORO
Non v'è del tuo core
più bella mercé.
MARIA
Ecco il conte...
FEDORA
Ei solo?...
POTOSKI
Sposa
FEDORA
E la figlia?Ah, dimmi, ov'è?
POTOSKI
Meco uscì nel vasto campo,
ma più rapida del lampo,
dal mio fianco discomparve,
folta caccia per seguir;
né fra i chiusi ermi recinti,
nelle valli, sovra i colli,
pe' ramosi laberinti
la potei più rinvenir!
FEDORA
(a Maria)
Parti... Ah, no...
(al Coro)
Voi pure... Anch'io...
Vada ognun d'Elisa in traccia;
mi si rechi fra le braccia
il sol ben che a me restò!
CORO
Or n'andremo tutt'in traccia
del sol ben che a voi restò.
POTOSKI e MARIA
Sol chi è madre, quel tormento,
condannare in lei non può.
POTOSKI
Molesti pensieri,
che tanto opprimete,
non più trafiggete
quel povero cor!
Ma invece cangiate
in dolce speranza,
ogni altra sembianza,
che forma il timor.
FEDORA, MARIA e CORO
Fra mille pensieri
confuso è il mio/suo cor!
POTOSKI
Ah sì, buona gente, andate. tentate ogni mezzo per
rinvenirla...
MARIA
Né fate qui ritorno senza di lei.
(partono i contadini)
POTOSKI
Ma, perché affliggerti poi tanto, mia cara Fedora?
MARIA
E ne ha purtroppo ragione... Una giovane, che sfida e
sprezza i pericoli, nel modo in cui diverse volte voi ci
avete narrato, fa ben temere, che poss'accaderle qualche
sinistro.
FEDORA
Taci, Maria, che ciò rammentando, vié più mi rattristi!
MARIA
Ma, ciò che più sorprende si è, che al coraggio, alla
forza dell’animo, all'energia del carattere, ella accoppia
una docilità inalterabile, un cuore affettuoso,
compassionevole, ed innocente.
FEDORA
Ah! se avessi potuto prevedere tanto affanno, non le
avrei permesso di andare a caccia... Ora se qualche
funesto accidente!....
MARIA
Eh, via, non più. Sappiamo che voi vi figurate sempre
così vicini que' mali, che sono ancora tanto lontani da
noi... Prima che questi colpiscano vostra figlia, noi
saremo, sì ne son certa, saremo alla nostra capitale,
io abbraccerò Michele, il mio buon figlio, e voi avrete
ricuperato colla fama tutte le vostre ricchezze.
POTOSKI
Ogni giorno tu ci lusinghi con questa speranza.
MARIA
Ma se ha da verificarsi ... se dev'essere finalmente
riconosciuta la vostra innocenza... si signore...
il cuore mi dice, che fra poco noi lasceremo
questo soggiorno.
FEDORA
Sono tanti e tanti anni, che vi abitiamo, e pur troppo
termineremo in questi orribili luoghi la nostra
esistenza! ...
MARIA
Ma… sì… si… consolatevi padroni eccola,
eccola a noi ritorna Elisabetta.
Scena seconda
Potoski, Fedora, Maria ed Elisabetta.
ELISABETTA
Dal palpitar cessate.
Calmate il dubbio cor.
A respirar tornate.
Sgombrate il rio timor.
Di perseguir le belve,
mi prese tal pensier,
che nel fuggir le selve
m'ascosero il sentier.
Ma spiegar chi potrà mai,
qual vigore acquistò vita,
quando alfin la via smarrita,
seppe il guardo ritrovar;
qui non corsi, no, volai,
per non farvi sospirar.
(poi fra se)
Se un Nume a questo petto
più forza dona ognora,
l'ardito mio progetto
appien seconderà!
Ah, quando un sì bel dì
sul cielo spunterà,
che l'alma quel che ordì,
coll'opra compirà!
FEDORA
E così! Ti sembra convenevole recar tanta pena
alla povera tua madre?
ELISABETTA
E di che potevate temere? Sebbene mi fossi
allontanata da mio padre, incoraggiata dal fausto
successo della caccia, sola, sapea benanco evitare
qualunque pericolo.
POTOSKI
Ma via parliamo d'altro. Oggi è l'anniversario del
nostro arrivo in questi luoghi...
MARIA
E della tua nascita, Elisabetta. Mercé la bontà,
e le generose tue cure, quest'epoca è divenuta un
giorno festivo per gli abitanti di Saimka. Ecco perché
si erano qui recati nel momento della tua assenza...
ELISABETTA
E voi li avete inviati in traccia di me, lo so.
Essi mi hanno incontrata, ed erano per ritornar meco,
Quando sulle falde del vicino monte,
imbattutisi nel nuovo governatore Straganoff,
ha questi vietato di poter compiere i loro voti,
ed è perciò che sono quivi rimasti ad attendervi.
FEDORA
Anche questo piacere ci si toglie? ...
ELISABETTA
Intanto debbo dirvi che di lontano, ho veduto
Un corriere, che sembrava provenisse da Tobolsk.
POTOSKI
Probabilmente manderanno qui qualche altro
infelice.
ELISABETTA
Bisogna essere molto colpevoli, per meritarsi
questa lenta e dolorosa agonia?
FEDORA
Molto colpevoli! ... Non sempre, figliuola mia.
Tu ne hai la pruova in tuo padre. Un nemico personale,
il boiardo Iwano, riuscì a farlo bandire senza esser
neppure ascoltato.
ELISABETTA
Ma, perché vorremo disperare di un migliore
avvenire?
POTOSKI
E qual benefica voce ardirebbe di alzarsi in mia
difesa? Un solo prodigio potrebbe farci uscire da
questi orrori.
ELISABETTA
Ma, come mai, fra tanti che gemono in queste terre,
Non vi fu sinora un solo, che immolandosi alla salvezza
Di tutti, ardì superare gli ostacoli, per andare a sottoporre
allo sguardo dell'imperadore, il quadro terribile
de' suoi sventurati compagni, e sollecitar colla propria,
la grazia altrui?
POTOSKI
Colui che infrangesse il suo bando, incorrerebbe
ne' più severi castighi.
ELISABETTA
Le donne però, non saranno sicuramente soggette
A veruna pena?
FEDORA
No, perché la loro fragilità, rende inutile qualunque
precauzione.
ELISABETTA
Perché dunque, nessuna ha intrapreso quest'audace
tentativo?
POTOSKI
Perché? ... Oh, figlia! ... Perché innumerevoli sono
le leghe, che ci tengono lontani da Pietroburgo.
Scena terza
Potoski, Fedora, Maria, Elisabetta e Michele.
MICHELE
Oje de casa?'nee fosse nisciuno!
MARIA
Ciel! Qual voce!
POTOSKI
Chi è quest'importuno?
MICHELE
Pozz'ì 'nnanze?...
MARIA
Egli è desso!
POTOSKI
Discendi.
MARIA
Ah! Michele!
MICHELE
Uh! la 'gnora Bonnì.
MARIA
Tu, fra noi? A me accanto? E fia vero?
MICHELE
Smiccia buono, e dirraie ca sì.
FEDORA, POTOSKI e ELISABETTA
(a Maria)
É tuo figlio?
MARIA
Sì, mio figlio.
MICHELE
Songh'io, proprio chillo sguiglio,
che a lo core, a la figura,
vocca, naso, e 'ncornatura,
chi non dice, a primma botta,
chisto è figlio de mammà?
FEDORA, POTOSKI e ELISABETTA
Ah, ci abbraccia.
MICHELE
Non sia maie.
La crianza e lo respietto,
lo mestiero de corriero,
non m'ha fatto smentecà.
Cheste mmano a lor signure,
io sc'chitt'aggio da vasà;
le pproìte, e tant'ammore
vast'a ffarme conzolà.
MARIA
Ma, tu come qui venisti?
MICHELE
Mo' te conto filo filo,
da lo juorno che partiste,
comme fece a benì ccà:
profittanno del talento
semisfuso pe ste ggamme,
addevento, in un momento,
porta lettere 'n città.
Tanto cresce po' il valore,
che me fanno postiglione,
e nel corso di poch'ore,
io corriero songo già.
Lo primm'ordeno ch'avette,
fuie 'n Timblosca d'assommare;
dallà po' mme se dicette
'nfi a Ssainga de tirà...
Le strate a cuollo rumpete.
li sciumme a terrebbilia,
la neve a piezze e a ggrannole,
chiù fecero allummà
l'abbramma, e chella smania
d'astregnerte e bbasà!...
Ah, si cca stareme
sempe potria,
che bello sfizio
pe mme sarrìa,
ma a chisto fusto,
tutto ste gusto,
la stella fauza
non le vo' dà!
TUTTI
Ha un cuor sensibile
per verità.
MARIA
Cielo! Ti ringrazio di avermi fatto rivedere il figlio!
MICHELE
Terra! Te song' obbrecatissemo p' avereme mantenuto
accossi bello 'ngrottato sto piezzo de ,gnora.
MARIA
Signor conte, signora contessa, vedete, vedete quanto
si è fatto, come si è sviluppato.
MICHELE
Eh, che s'ha da fa? E la ginnastica, sissignore.
Il moto perpetuo, lo vorzillo maje sporcato da
la rozzimma de lo metallo, che rimescolannose
nella scafarea de lo stommaco m'abbottano e me
'ntorzanode chesta manera.
MARIA
Quanto più ti osservo, tanto meno vado a persuadermi,
come potesti in tal modo diventare? Ti lasciai
piccino piccino, ed ora mi ti veggo accanto così
bamboccione?
MICHELE
E io quanto chiù te veco, chiù non me faccio capace,
comme t'haie potuto mantenè tale e quale de quanno da
Napole, piccirillo mme carriaste a Mmoscovia, e dda
llà poco doppo pe' nnon lassà li patrune, mme
rummaniste guaglione; e tanno già tenive l'annicielle
tuoie, sà. Eppur'è 'no piacere avè 'na mamma fatta a
prova de 'mbomma. Teccotella tè, sempe de 'na manera,
chella faccia, pare ch'avesse fatto 'no stromiento co' lo
tiempo.
MARIA
Dimmi, già avrai perfettamente messe in opera tutte
quelle massime, che ti ripetei più volte, prima di
partire?
MICHELE
Tutt'i maternali consigli Michele osservò, fora d'uno
che fece regola d'eccezione.
MARIA
Quale, quale?
MICHELE
Chillo de non fa debbete.
MARIA
Ne hai fatti assai?
MICHELE
'Nn'aggio fatto tante, che doppo che campasse
cient'anne, pure 'nce restarrà rrobba assaie per i miei
discendenti. Ma venimmo a nnuie; parlammo de cose
cchiù allegre: io non stongo dint'a li cazune pe' la
contentezza d'avè fatta 'na botta a ddoie fucetole,
pecché, mment'aggio portato quarche succurzo a
paricchie che stanno ccà iettate, aggio coveta
l'occasione de vedereve.
POTOSKI
Sento con piacere che serbi la pietà filiale,
e la compassione pe' nostri simili sventurati!
MICHELE
Oh, non c'è di che. É tutta comme s'addimmanna
De vosceilenzia. Pigliateve 'nfratanto
sti cincociento rumpele.
POTOSKI
Rubli, vuoi dire?
MICHELE
Chiammatele comme volite, e pigliateville;
ca io morarraggio co' lo golio d'annevenà 'na vota 'na
parola moscovita. Chieste mme l'ha dato
lo governatore de Timblosca pe conzignareville,
dicennome: "Fate sapere a quella mala lana
del Sì conte, che siccome per due anni non potarrà niente
spercepire dalle sue rennite, così che non
sciacquittiasse lesto lesto chesta voluminosa
'mbrumma."
FEDORA
Gran Dio! Qual'esistenza è la nostra? Crudele Iwano!
Che t'avevamo noi fatto per perseguitarci così?
MICHELE
Chiano, chià... Chi avite annommenato? Fuorse chillo
voiardo d'avolìo?
FEDORA
Di Livonia, appunto.
MICHELE
Uh! e dda quant'ha che se sta chiagnenno li muorte suoie
pe' tanta bricconate fatte. Si lo vedarrisseve
comme s'è arreddutto, ve venarria proprio lo desiderio
d'arriffarevillo. S'è situato co' no' casinotto ambulante
de sarcenelle affummecate, vicino a no' sciummo, addò
lo Sole pe' ffarelo stà chiù 'nfrisco non 'nce vatte maie,
e godenno a settentrione una squisita filippina
aggiacciata, che scioscia da chelle mmontagne, che
gghiocano a tressette co' lo cielo, spisso spisso
sbommaca la sciumara, e le fa piglià no' bagno
'ngranito de ielo, che l'addecrea de manera, che po' se
mette a piccià ll'ossa dint'à cchella gaiola, che si mme
la portasse pesola pesola a Nnapole, mme farrìa comprà
'na massaria.
POTOSKI
Eh! chi fa male, non può aver bene.
MICHELE
Certo, sentenzia vecchia e ccanosciuta, chi fa bbene
avarrà sempe male.
MARIA
Spero, mio buon Michele, che ti tratterrai per molto
tempo a Saimka?
MICHELE
Volesse lo cielo! ... Ma... penzannolo già mme s'a stregne
la vocca de lo stommaco... lo cchiù assaie, sarrà duie iuorne ...
ELISABETTA
(Oh Dio! ... Due giorni! ...)
MARIA
Sì presto?
MICHELE
E si chist'è ll'ordeno ch'aggio avuto. Non sia maie, e
mme lo menasse arreto a le spalle me mannarriano
subbeto subbeto a magnà erva in un pascolo chiù
delizioso de lo vuosto.
ELISABETTA
Michele, ho bisogno di parlarvi a solo a solo.
MICHELE
(Patrone... A solo a solo! ... E che lle mancarrà?)
POTOSKI
Fedora, andiamo a dimostrare la nostra gratitu dine
a quella buona gente.
FEDORA
Volentieri.
ELISABETTA
(Oh, come tutto favorisce il mio pensiero.)
FEDORA
Elisabetta, dammi braccio.
ELISABETTA
Oh... perdonatemi, verrò più tardi...
Per ora vor rei restare in casa...
FEDORA
Sei stanca, non è vero?...
ELISABETTA
Eh! così... così... Ma se vi dispiace...
FEDORA
No, no, cara. Resta pure. Maria farà le tue veci.
Potoski, Fedora e Maria escono. Michele finge di
seguirli, e si trattiene.
MICHELE
(Trattenimmonce 'n auto ppoco pe' bbedè sta
figliola che bbò?)
ELISABETTA
(Dio! Fa ch'egli si arrenda facilmente a' miei voti!)
MICHELE
E accossì? Patroncella mia, a che v'aggio da servì?
ELISABETTA
Michele ...
MICHELE
Signorì ...
ELISABETTA
Son sicura, che non resisterete ad una mia
preghiera?
MICHELE
E a tali supplicanti chi potarrìa negarese?
ELISABETTA
Me lo promettete?
MICHELE
Te l'attenno.
ELISABETTA
Basta così. Vedete anche voi se siamo soli?
(va guardando intorno)
MICHELE
(dopo aver girato anch egli)
Può sbapurà libberamente, ca sulo le cchiancarelle
'nce ponno sentì.
ELISABETTA
Voi sapete di che sia capace il cuore umano?
MICHELE
(Gnò?... Chesta mme mette 'nnanze a pprimma
bbotta il cuore umano? Che fosse 'nnammorata
la poverella?... E io che lle pozzo fa?... Ah?...
Capesco; non potenno forse qui sommozzare il
suo cascamorto volarrà ch'io Ile facesse da portapolli...
Oh! intaccata dignità corrieriale!)
ELISABETTA
Di che sia suscettibile l'amor filiale?
MICHELE
Scio... sciab... bibbile... l'ammora filià... Agge
pacienzia, chesto mo' io no lo 'ntenno.
ELISABETTA
Assicuriamoci di nuovo.
(tornando a guardarsi intorno)
MICHELE
'N'ata vota? (Non bo' essere sentuta da niscíuno...
É cchello che ddico io, la bardascia se sarrà
'ncapricciata con quarche cafoncello de ccà ttuorno! ...)
(guarda anch'egli di nuovo)
ELISABETTA
Non v'è alcuno?
MICHELE
Si vuo' quarche folinia, cheste 'nce stanno solamente.
ELISABETTA
Dunque...
MICHELE
E quanno parle? Che 'mmasciata ll'haie à
mannà?...
ELISABETTA
A chi?...
MICHELE
Al tuo incappatello?
ELISABETTA
Oh, no, no, ne' nostri affari non dev'entrare alcuno.
É un segreto che rimarrà solamente fra me e voi.
MICHELE
(Uh! maro me! E a cchesta che ll'è bbenuto?)
ELISABETTA
Michele, bisogna che mi conduciate a Tobolsk.
MICHELE
Ah? comm'avite ditto?
ELISABETTA
Dovete condurmi a Tobolsk.
MICHELE
A Timbiosca?... Tu?... Commíco?...
Lè, vattè... Non pazzià...
ELISABETTA
Zitto, zitto; il vero io dico.
Lo decisi. Alcun nol sa.
MICHELE
Foss'asprinia, o lo mmarzale,
che parlasse? Né, nennè?
ELISABETTA
Verso poi la capitale
moverò, soletta, il piè.
MICHELE
Lo cerviello non l'haie sano;
figlia mia, fall'acconcià.
ELISABETTA
E pel padre, al buon sovrano
chiederò la libertà.
MICHELE
Leva mano a sta jocata.
Va, fenisce, avasta mo'.
ELISABETTA
Son derisa?... Sventurata!...
Da chi aìta aver dovrò?
MICHELE
Mè, non fa mo' la picciosa;
sto selluzzo de che sa?
Viene ccà che co' lo fatto
te vogl'io capacetà:
a zzeffunno so le mmiglía,
che t'avrisse a sceroppà.
ELISABETTA
Per me questo è un vero nulla.
MICHELE
Nè? E tu chesto lassa sta.
Li mmotagne?... E mmanco è nniente?...
Li desierte?...
ELISABETTA
Udito io l'ho.
MICHELE
L'animale?... L'assassine?
ELISABETTA
Me l'han detto. Pur lo so.
MICHELE
Precepizie d'ogne 'nzorta?...
ELISABETTA
Tutto, io sola, affronterò,
se per guida ho la speranza,
che i miei cari salverò!
MICHELE
Ma scumpe chesta vernia,
Michele te vo' bbene,
nel fecato te tene,
né te la fa sbaglià.
Sto fiato, chesta mingria,
via, mannel'a stornà.
ELISABETTA
Ah voi, per vostra madre,
consiglio si spietato,
avreste dispregiato,
tacciato di viltà,
allor che sol vederla,
pensier vi ardea di già.
MICHELE
(Co' qquatto parolelle
vì comme sà 'nchiovà.)
ELISABETTA
E un tal desìo m'è nato
fin dalla prima età.
MICHELE
E te vorrisse mettere
co' 'n'ommo al paragone?
Ch'haje tu la sarva-guardia,
che porta lo cazone?...
E 'nfaccia a la miseria,
la famma e tramontana,
'n contr'a la genta bbarbara,
chi te defennarrà?
ELISABETTA
Un Dio!
MICHELE
E annuda e scauza
restanno pò?...
ELISABETTA
V'è un Dio,
che ardir sì sacro e pio
in me proteggerà!
MICHELE
(Chiù mmocca 'n'aggio sciato,
né forza de parlà.)
ELISABETTA
E se voi vi negate,
io sola, partirò.
MICHELE
Tu sola?... Tu?...
ELISABETTA
Si sola,
tant'opra compirò!
MICHELE
Oh! quann' è chesto. Conténce.
Tu venarraie co mme.
ELISABETTA
Il ver diceste?...
MICHELE
Jurence.
ELISABETTA
Son quasi fuor di me!
Ah, il ciel ve ne rimuneri!
MICHELE
Non ne parlammo cchiù.
Pe' pposdimane allestate,
modiello de virtù.
ELISABETTA
(La sola immagine
del ceppo infranto;
già terge il pianto,
gioír mi fa!)
MICHELE
(Nel sesso fragile
maíe non s'è data,
chiù affatturata
de chesta ccà!)
(è per partire)
ELISABETTA
Michele...
MICHELE
Gioia mia...
ELISABETTA
Badate a non tradirmi.
MICHELE
Sicura po' stà uscìa,
quann'aggio ditto sì.
ELISABETTA e MICHELE
A rivederci adunque,
dell'indomani al dì.
Michele parte.
ELISABETTA
Bisogna profittar di questo istante, per iscrivere
a' miei genitori ciò, che non avrei coraggio
dir loro a voce... Qual colpo sarà per essi!...
Ma fermezza, o Elisabetta, e segui gl'impulsi del tuo
coraggio ...
Scena quarta
Elisabetta e Potoski.
POTOSKI
Non vorrei che il perfido Straganoff, qui venísse, ed
Elisabetta... Oh! eccola! Ella scrive... ed a chi mai?...
ELISABETTA
(scrivendo)
"Rivedervi felice, e poi morire. "
POTOSKI
(Ella piange! Che vuol dir ciò?)
ELISABETTA
Rileggiamo.
(legge)
"Miei cari genitori, perdonatemi s'io disposi di me stessa,
senza la vostra volontà. Perdonate l'ardire di vostra figlia.
Quando leggerete questa lettera, ella sarà di già lontana da Saimka ... "
POTOSKI
Che ascolto!...
(sorprendendola)
ELISABETTA
Oh Dio!
POTOSKI
Qual è il tuo disegno?
ELISABETTA
Quello di rendervi alla vostra patria.
POTOSKI
Deliri?...
ELISABETTA
I miei genitori sono infelici, e Dio mi chiama a
soccorrerli!
POTOSKI
Sola!A piedi!Ah no, no; piuttosto morire!
ELISABETTA
Ah, padre, esaudite il mio voto. Non vi opponete
alla mia inspirazione. Che dite? Mi date il vostro
consenso?...
POTOSKI
No, cara, non posso...
ELISABETTA
Pensate, che non troverei forse mai più l'occasione
d'intraprendere questo viaggio. Quel corriere parte fra
due giorni, e mi accompagnerebbe fino a Tobolsk.
POTOSKI
E poi?… Eh! no, no, assolutamente!
ELISABETTA
Ve ne supplico... Ve ne scongiuro...
POTOSKI
Lasciami. Fedora è per venire. Io le vado incontro
onde darti agio bastante a ricomporti.
(esce rapidamente)
Scena quinta
Elisabetta e Michele dalla finestra.
ELISABETTA
Terribile è il sacrifizio; lo comprendo... ma felicità de'
miei genitori me lo comanda. Ricomponiamoci, affinché
di nulla si accorga la madre...
MICHELE
(al di fuori della finestra)
Lisabbetta?... Lisabbè?...
ELISABETTA
Chi è?... Chi mi chiama?...
MICHELE
Priesto. Arápe sta fenesta.
ELISABETTA
(apre la finestra)
Oh! chi veggo!... Michele, che rechi?...
MICHELE
Na novità breve e 'ntossecosa. Chill'uorco.
Stracqualloffa, pe' ppaura che páteto non vi desse
quarche marmoriale pe' portarelo al governatore de
Timblosca, m'have co ttanta pulizzia prommiso lo
regalo de 'na bona virtolina, si io metto pede cchiù
lloco a ddinto.
ELISABETTA
Dite davvero?
MICHELE
Accossi non fosse... E ppe gghionta de lo ruotolo,
mm'ha data 'n 'ora de tiempo pe' partì.
ELISABETTA
Misera me!... Un'ora?... Oh Dio!... Come si fa? ...
Bisognerà dunque che io fugga! Vien gente ...
Michele, andate via per ora, tornate... più tardi...
MICHELE
Lisabbè, figlia mia, pe' le biscere de' tuoi gnori, fatte
trovà lesta, ca' la paura mme fa vedè ogne momento
Stracqualloffa co' lo finocchietto mmano.
(Michele parte)
ELISABETTA
Oh Dio! Che palpito! Ma... eccoli di ritorno...
Coraggio...
Scena sesta
Elisabetta, Potoski, Fedora e Maria.
ELISABETTA
Madre mia, come vi sentite?...
FEDORA
Questa richiesta, sembra piuttosto che io dovessi a te
dirigerla, mentre il tuo volto dimostra un non so che di...
ELISABETTA
Oh... v'ingannateio mi sento benebenissimo
FEDORA
Maria?...
MARIA
Signora contessa.
FEDORA
Chiudi la porta d'ingresso,
e danne la chiave al mio consorte.
ELISABETTA
(Oh Dio!Ed ora come farò per uscire?)
MARIA
Ecco, signore, la chiave.
POTOSKI
Fedora, Elisabetta, un qualche riposo ci è pur
necessario. Andiamo a gustarlo.
ELISABETTA
Deh, qui fermate il piede, e vi sovvenga,
che passar non lasciaste,
mai senza un dono, e benedirm'in pria,
il giorno che rammenta l'età mia.
POTOSKI
Ridir que' sacri accenti, il sai, ci è caro,
non men che il darti ciò che brami e aneli;
adunque il cor, che più desia, disveli.
ELISABETTA
Quel pegno io bramo, che dagli avi suoi
La madre ricevè...
FEDORA
Tel prendi, o figlia.
Ei possa te difendere
dai mali in ogn'istante,
se di noi priva un dì,
ne andassi errante!
POTOSKI e FEDORA
Il bene abbi sempre,
qual fido seguace;
di calma, di pace
sien tutt'i tuoi dì.
Celeste possanza,
proteggi quel voto,
che il labbro devoto,
per lei profferì.
ELISABETTA
Felici mirarvi
nel grado primiero;
fu il solo pensiero
di tutt'i miei dì;
ma pur se vi offesi,
l'annulli quel voto,
che il labbro devoto
per me profferì.
MARIA
(Di pianto il mio ciglio già
tutto s'empì.)
Potoski, Fedora ed Elisabetta entrano nella camera a
destra, seguiti da Maria, che sentendo picchiare
pianamente all'uscio, si ferma.
Scena settima
Maria e Michele.
MARIA
Chi sarà che picchia a quest'ora?... Vediamo...
Chi è?
MICHELE
(di fuorj)
Songh'io. Oje mà. Aràpe.
MARIA
Oh! Michele! La porta è chiusa. Attendi e vado
ad avvertirne il padrone.
MICHELE
No, no, pe' ccaretà, appila, ca mo' me ne saglio
pe' la fenesta.
MARIA
Io non comprendo la ragione di questo segreto.
(apre la finestra, e Michele discende in camera)
Che v'ha di nuovo?
MICHELE
Vengo a ddarete ll'urdem' astregnetora, pecché
aggio da partì mo' proprio.
MARIA
Oh Dio!... Così presto?...
MICHELE
E mme vengo a piglià Lisabbetta.
MARIA
A prenderla!... Che mai dici?...
MICHELE
Sì, sì a ppiglíarela. Va, fa priesto chiammammella,
zitto zitto, senza farenn' addonà li patrune.
MARIA
Chiamar?... Lei sola?... Io non t'intendo...
MICHELE
No? E mme 'ntienne appriesso...
MARIA
Ma, qual mistero è questo?... Spiegami...
MICHELE
Uh! e mmò si taluorno!... Mme la vuò chiammà?
Scena ottava
Maria, Michele ed Elisabetta.
ELISABETTA
(uscendo pian piano)
Meno voce. Non gridate.
MICHELE
Và, ch'è tiempo d'allippà.
MARIA
Ma voi dove andar pensate?...
ELISABETTA
Là fin dove il figlio andrà.
MARIA
A Tobolsk!... Non sia mai!
ELISABETTA
Taci... Ah, taci... Per pietà!
MARIA
Di soppiatto?... Oh Dio!... Che guai!
ELISABETTA
Giá mio padre, il tutto sa.
MARIA
Vi acconsente? Veramente?
ELISABETTA
Oh, partendo insiem col figlio,
da sì crudo e fiero esiglio,
liberarlo io sol potrò!
MICHELE
Gnò, te spicce co' sti picce?
(ad Elisabetta)
'Nce nne iammo? Sì, o no?
ELISABETTA
Vengo... vengo ...
(a Maria)
Il mio beretto?...
presto i guanti ...
MARIA
Ah, nol permetto.
MICHELE
Lassa mo' sto tira e mmolla,
non la stare chiù a zucà.
ELISABETTA
(a Maria)
Il sacchetto?...
MARIA
Qui... Là... Oh Dio!...
La ragion perduta ho già.
Nel mentre Elisabetta s'inginocchia sotto la soglia
della porta della camera de' genitori e dice.
ELISABETTA
Vegli ognor l'Onnipossente,
su voi, madre e genitore,
se un filiale ardente amore
l'alta impresa m'inspirò!
MARIA
Maledetto il tuo buon cuore,
che i suoi prieghi secondò.
MICHELE
E pecché mme diste un core,
che non sape addò stà il nò?
ELISABETTA
Su partiamo...
MARIA
E come uscite?...
MICHELE
Uh! e non starce a 'nfracetà!
(ad Elisabetta)
Votta vo', pe' sta fenesta,
t'avarriss' arrampecà.
ELISABETTA
Sì di qua... con facilità...
MARIA
Ah! che dite? Per pietà!
MICHELE
Ahu! 'n'amico taccariello,
chella vocca p'appilà!
MARIA
Figlio...
MICHELE
Oje mà...
ELISABETTA
(dalla finestra)
Non più. Maria,
raccomando, me lontana,
la mia madre, il padre mio...
MICHELE
Via, fa core...
ELISABETTA
Andiamo.
MARIA, MICHELE e ELISABETTA
(l'uno verso l'altro)
Addio!
PARTE SECONDA
Sito aspro e selvaggio sulle rive del Kama, che attraversa
la scena. Al di qua, verso la destra degli attori, una
capanna costrutta di canne; poco discosto dalla
medesima, un tumolo formato di tavole mal connesse;
alla sinistra massi di rupe. In fondo, al di là del fiume,
monti coperti di neve.
Scena prima
Iwano viene dolente a deporre del muschio sulla tomba
di sua figlia.
IWANO
Estinta mia Lisinska,
ecco quel solo che raccòr potei,
onde adornarne la tua casta tomba.
(si distacca dal sepolcro)
Ahi, sciagurato Iwano!... A che più esisti?...
Oh, quanto mai tremenda è quella vita,
dopo la colpa d'amistà tradita!
Morte! Ah, vieni ad involarmi!
Deh, ti arrendi a' prieghi miei;
colla figlia che perdei,
fa che unirm'io possa almen.
Ahi, folle! E un tal favore
ardisci omai sperar!
T'inganni! Nel dolore
ti devi consumar!
Mel dissero i tanti anni
trascorsi invan finor,
gli acerbi e crudi affanni,
che avrò compagni ognor!
Dovunque m'aggiro,
scolpito rimiro
l'antico delitto,
né il posso fuggir!
Risorge col giorno,
rinasce coll'ombra,
m'insegue, m'ingombra,
m'invade il respir!
Entra nella sua capanna.
Scena seconda
Elisabetta, poi Iwano.
ELISABETTA
(discende dalla sommità del monte e viene a sedere
alla riva opposta)
Ecco un altro torrente!... Ahi, come il varcherò!... Ma...
Sì... un battello legato è a quella riva... scorgessi alcun
... Aìta...
IWANO
Quai mesti accenti! ... Oh, come sembra di forze
priva, e da fatiche oppressa quell'infelice!... Invoca il
ciel!... che brami?
ELISABETTA
Il traversar quest'onda...
IWANO
M'attendi. Or vengo nell'opposta sponda.
(entra in una barca, e ritorna con Elisabetta)
ELISABETTA
Ohimè!... buon uomo, io non posso offerirvi altro,
che i miei ringraziamenti.
IWANO
E non basta?... Sedete, figliuola mia, sedete, mi
sembrate molto indebolita...
ELISABETTA
Ah!... da ieri sinora, non ho preso verun nutrimento...
IWANO
Da ieri?... Adesso... adesso...
(entra nella capanna)
ELISABETTA
Come s'interessa per me!
IWANO
Ecco un poco di latte, ed un tozzo di pane questo è
quanto posso esibirvi. Accetterete il buon cuore.
ELISABETTA
Ah!... Il cielo ve ne rimuneri!...
IWANO
Dove avete passata la notte?
ELISABETTA
Sulla vetta di quella montagna, a piè d'un albero.
IWANO
Ma, come mai!... Così giovane, e delicata,
viaggiate voi sola, in questa stagione?
ELISABETTA
Eh! ormai ci sono avvezza.
IWANO
Venite di lontano?
ELISABETTA
Oh! molto.
IWANO
Ma, propriamente?
ELISABETTA
Da Saimka. Assai più in là di Tobolsk.
IWANO
Tobolsk!
ELISABETTA
Che! Conoscereste forse alcuno in quell'orrido
paese?
IWANO
No... No... Non vi conosco più nessuno...
E s'è lecito, il vostro nome?...
ELISABETTA
Elisabetta.
IWANO
Ebbene, mia cara Elisabetta, se il vostro viaggio
non ha uno scopo determinato, rimanete con me in
questi luoghi. Io ebbi una figlia adorata; si chiamava
Lisinska; aveva il vostro candore... la dolcezza del
vostro accento... doveva essere il sostegno, il
conforto della mia cadente età...
ELISABETTA
Ed ora dov'è?
IWANO
(indica, piangendo, la tomba)
Là dentro!
ELISABETTA
Oh, pover'uomo!... L’avete perduta?...
IWANO
Un poco di sabbia, e del legno ricopre quanto
di più caro mi avea nel mondo!
ELISABETTA
Eh! bisogna rassegnarsi al volere del cielo!
IWANO
Oh! mia cara! Se sapeste quanto sono sventurato!...
Ma, mi sembrate voi pure infelice, ed ecco perché vi
proposi di soggiornar meco... Noi ci consoleremo a
vicenda. Voi mi terrete le veci della perduta figlia, ed
io mi adoprerò a tenervi luogo di que' genitori, che
forse...
ELISABETTA
Ah! no signore; io non li ho perduti. Anzi è per essi
che ho intrapreso questo lungo e penoso viaggio.
IWANO
Posso sapere dove andate?
ELISABETTA
A Pietroburgo.
IWANO
Poveretta! Non siete neppure alla metà del cammino.
ELISABETTA
Neppure alla metà?
IWANO
Ma, qual cagione colà vi sospinge?
ELISABETTA
Il desiderio di render gli agi della vita a' miei
genitori...
IWANO
(colpito)
Qual sospetto mi assale!...
Dio! Non avverarlo!... Per pietà! ...
ELISABETTA
Buon uomo! Perché tremate? ... Impallidite?...
IWANO
Elisabetta!... I vostri genitori sarebbero mai
nel numero di quegl'infelici, cui la vita è peggior
di morte?...
ELISABETTA
Per lo appunto...
IWANO
(Non ho fibra che non mi tremi!…)
ELISABETTA
Ma, il vostro volto sempre più si scolora!
IWANO
Potete confidarmi… il nome di vostro padre?…
ELISABETTA
Stanislao Potoski ...
IWANO
(Ciel!… Che ascolto!… Che discopro!
Ed il suol mi regge ancor! ...
Finanche il Nume vindice,
a me sospinse accanto
quell'infelice vittima
del mio funesto error! ...
Ah, non bastò, me misero!
stemprarmi ognor nel pianto? ...
Versar dovea più lagrime?...
Provar più rio dolor?)
ELISABETTA
Qual sorpresa! ... Perché piangi?...
E ti copri di pallor? ...
Ah, lascia sol, ch'io misera!
Mi stempri ognor nel pianto,
se nacqui fra le lagrime,
e crebbi nel dolor!
Afflitta, oppressa, e lacera
d'aver l'altrui compianto
sol merta questa vittima
del più nefando error!
IWANO
Un fulmine mi estingua!
Mi venga a incenerir!
ELISABETTA
Que' tuoi tremendi detti
mi fanno abbrividir!
IWANO
Ah no, quell'alma ingenua
d'orror non ingombrar,
al reo d'un tradimento,
sol dato è l'imprecar!
ELISABETTA
Che sento!... Qual sospetto!...
Saresti mai, tu?...
IWANO
Iwano...
ELISABETTA
Ah, taci...
IWANO
Il disumano...l'iniquo... il traditor!
ELISABETTA
(guadagnando la roccia al di qua del fiume)
Mi fuggi...
IWANO
(supplichevole)
Deh, ti ferma...
Deponi quel rigor...
ELISABETTA
Che brami?
IWANO
Il tuo perdono
ELISABETTA
Nol credo...
IWANO
Ah sì, tel giuro
sul cener d'una figlia,
che qui racchiuso sta.
ELISABETTA
Lo giuri?... Su quel cenere?...
Basti... Mi fai pietà...
(mentr'ella ritorna lentamente)
IWANO
Incerta, e dolente
t'avanzi, e perché?
Bell'alma innocente,
raminga per me,
t'appressa, ch'io bramo
spirare al tuo piè!
ELISABETTA
Del crudo tuo stato,
più fiero non v'è!
Oh, quanto, infelici,
son meno di te,
il padre, la madre,
lontani da me!
S'ode di lontano l'arrivo de' Tartari.
IWANO
Qual fragor! ...
ELISABETTA
Che sarà mai?...
IWANO
Vien di Tartari uno stuolo.
ELISABETTA
Giusto cielo! In questo suolo!
IWANO
(additando la sua capanna)
Quell'asil ti occulterà.
ELISABETTA
Sì, mi cela...
IWANO
(trattenendola)
Ah, dammi in pria,
del perdono un qualche segno...
ELISABETTA
(commossa, lo abbraccia)
A te renda questo pegno
la più tenera amistà.
S'ode più vicino la marcia de' Tartari.
ELISABETTA e IWANO
Ascondimi/ti. Que' barbari
son presso a venir già!
IWANO
Oh, destra divina,
che a me la guidasti,
se illesi serbasti
suoi giorni finor;
securo, t'imploro
la vita salvarle,
né il voto troncarle,
che serba nel cor.
ELISABETTA
Oh, destra divina,
che ognor mi guidasti,
se illesi serbasti
miei giorni finor;
secura, t'imploro
la vita salvarmi,
né il voto troncarmi,
scolpito nel cor.
Iwano accompagna Elisabetta fino alla porta della
capanna, nella quale la fa nascondere.
Scena terza
Iwano, Elisabetta, Alterkan, Orzak e Coro di Tartari.
ALTERKAN
Ohè, ohè, barcaiuolo? Siamo qui ad attenderti.
IWANO
Elisabetta, non vi fate vedere.
ORZAK
E così? Ci hai intesi? Sì, o no?
IWANO
Vengo, camerata, vengo.
ALTERKAN
Eh! credeva che fossi sordo.
Iwano entra nella sua barca, e va a prendere Alterkan
e metà dell'orda.
ORZAK
Venga ora quando vuole l'oragano, che noi saremo in
salvo.
Iwano fa sbarcare Alterkan, e porzione de' Tartari, e va
a prendere gli altri.
ALTERKAN
Quando ho udito sulla montagna muggire il vento
del nord, ed ho veduto ammonticchiarsi tutte
quelle nere nubi; non ho voluto dirvi nulla, ma
ora che siamo giunti su questa riva, posso assicurarvi,
che in breve scoppierà la tempesta.
ORZAK
(e gli altri riunendosi co' primi)
Io riguardo questa circostanza come un fausto
presagio della nostra impresa.
ALTERKAN
Certo, e perciò riposandoci per poco in questo luogo,
potremo bere anticipatamente alla buona riuscita della
nostra spedizione.
Tutti siedono qua e là, fuori di Orzak.
IWANO
Oh, amici! Che vuol dire? Pareva che aveste tanta
premura, e poi...
ALTERKAN
E a te che cosa importa?... T'incomodiamo forse, qui
seduti?...
IWANO
Non voglio dir questo; mi sorprende soltanto, che vi
trattenghiate qui, quando...
ALTERKAN
Quando siamo stanchi, prendiamo riposo. Niente di
più naturale.
IWANO
Avete ragione.
ORZAK
O ragione o torto, per noi è lo stesso.
ALTERKAN
Sappiamo che un ricco convoglio è partito da Kasan e
ci siamo messi in cammino per attaccarlo nel bosco tra
Giuski e Derikowa. I segnali precursori dell'oragano
ci hanno fatto attraversare il Kama prima che straripi.
Oh, via buon uomo, bevi con noi.
IWANO
Vi ringrazio.
ALTERKAN
O per amore o per forza, tu berai. Orzak, perché non
siedi qui con noi?
ORZAK
Oh! non sono stanco. Io berò passeggiando.
ALTERKAN
Ebbene, beviamo adunque, e ristorandoci, cantiamo
una delle solite nostre canzoni.
Tartaro masnadier,
morte non sa temer,
quando col buon liquor,
sente infiammarsi il cor.
TUTTI
Viva: gridiamo ognor,
l'arma col buon liquor.
ORZAK
Presto, l'altrui danar,
vedi al moschetto dar,
quando dal buon liquor,
nasce nel sen vigor.
TUTTI
Viva: gridiamo ognor,
l'arma col buon liquor.
ALTERKAN
Pingue la borsa d'or,
sol, rende il ferro allor,
quando pel buon liquor,
l'alma è di sé maggior.
TUTTI
Viva: gridiamo ognor,
l'arma col buon liquor.
ORZAK
L'armigero mestier,
brama compagna aver,
colma di buon liquor,
pronta bottiglia ognor.
TUTTI
Viva: gridiamo ognor,
l'arma col buon liquor.
IWANO
Deh, tu mi salva, o ciel, da sì ria gente
quella infelice, misera, innocente!
ALTERKAN
Dì, buon uomo. Sei tu, solo in questo luogo?
IWANO
Si, solo.
ALTERKAN
Come! Non hai né moglie, né figli?
IWANO
Nessuno.
ORZAK
(che avrà guardato nella capanna per la finestra)
Egli mentisce. Là dentro v'è una giovane.
ALTERKAN
(alzandosi con tutt'i Tartari)
Una giovane! Conducila innanzi a noi.
IWANO
Non lo sperate.
ORZAK
Apri la porta, o v'andremo noi stessi.
IWANO
Giammai, giammai.
(prende una carabina)
Scena quarta
Iwano, Alterkan, Orzak, Coro di Tartari, indi Elisabetta.
ALTERKAN
S'uccida!...
Orzak e tutt'i Tartari si slanciano sopra Iwano, lo
atterrano, e sono per far cadere le loro sciabole sulla
sua testa, quando Elisabetta, uscendo rapidamente
dalla capanna, grida:
ELISABETTA
Ah!.. .
(ed esponendo il dono fattole dalla madre, esclama)
In lui l'età vi desti almen pietà!...
ALTERKAN, ORZAK e CORO
Quai tratti! Chi sarà!
ALTERKAN
(ad Iwano)
Risorgi.
ELISABETTA
(Ei salvo è già!)
ALTERKAN, ORZAK e CORO
(La fiera crudeltà
più forza in me non ha!
Quel volto ingenuo
virtude ispira;
svanita è l'ira
che m'investì!)
IWANO
(Quell'alma angelica
difende, aìta,
riserba in vita,
chi la tradì!)
ELISABETTA
(Quell'orda barbara,
per me, stupita,
la cara vita
non gli rapì!)
ALTERKAN
(ad Iwano)
Di', chi è mai colei, che
in noi la ferocia raffrenò?...
IWANO
Una giovane eroina,
che recarsi, divisò,
dalla terra dell'esiglio
fin dov'è l'imperador...
ALTERKAN
La cagion?...
IWANO
Far salvo il padre,
da me spinto in quegli orror!
Alterkan, Orzak, ed i loro compagni meravigliati,
quasi prostrandosi le offrono delle borse di danaro.
ALTERKAN, ORZAK e CORO
Deh, prendi, accetta...
ELISABETTA
D'uopo non ho.
ALTERKAN, ORZAK e CORO
Ti scorteremo...
ELISABETTA
Sola ne andrò.
il cielo ovunque mi assisterà!
TUTTI
(Cotanto ardire stupir mi fa!)
ALTERKAN
(ad Elisabetta)
Ti serba superba
di tanta virtù,
che il vanto, soltanto,
nel mondo avrai tu.
ORZAK e CORO
Aver mirato
il fiero, il forte,
deporti al piè
l'ira e il furor.
IWANO
Ti serba superba
di tanta virtù,
che il vanto, soltanto
nel mondo avrai.
Aver salvato
da cruda morte,
chi a te sol die'
pianto e dolor!
ELISABETTA
Si serba superba
chi fugge virtù,
ma il vanto, soltanto,
ch'io bramo, e non più;
è aver disciolto
dalle ritorte,
l'avvinto piè
del genitor!
I Tartari partono guardando con ammirazione
Elisabetta.
IWANO
Oh, Elisabetta! Quanto dovete andare orgogliosa del
vostro disegno!
Comincia a poco a poco ad annunziarsi la tempesta.
ELISABETTA
Orgogliosa! Oh no, giammai! Ma sarò ben felice se vi
riesco.
IWANO
Lo spero, ed io voglio contribuirvi.
ELISABETTA
E come?
IWANO
Il vostro arrivo su queste sponde non è al solo caso
dovuto, no. Un Nume volle che il generoso vostro
sacrifizio ricevesse la sua ricompensa, e vi guidò verso
di me, perch'io vi dessi l'attestato dell'innocenza di
vostro padre. Io andrò subito a vergare uno scritto, nel
quale svelando tutte le trame ordite di concerto col
gran maresciallo, implorerò il richiamo di un infelice
bandito e la mia tremenda punizione!
ELISABETTA
Riceverò col trasporto della riconoscenza questo
scritto, e vi giuro, che se dovrà nuocervi, esaurirò
tutt'i mezzi per chiedere la vostra grazia ancora...
(la procella si scatena in tutta la sua forza)
IWANO
Ma… oh Dio!… densa caligine
già offusca il ciel!
Si volve il turbo in gelo:
scuote oragan tremendo il rio flagello!
ELISABETTA
Qual mai furor dispiegan gli elementi! ...
IWANO
Nume, se ancor lo sdegno tuo placato
non è, fa ch'io sol pera,
ma salva almen costei!... Che veggio!... L'onda
di là straripa!... Vano di qui sarà il fuggir!...
ELISABETTA
Deh, mi ricovra!...
La navicella è vicina a perdersi.
IWANO
Ah, pria, che il palischermo si sommerga, lascia
che il tragga al lido...
ELISABETTA
Ahi, qual periglio
affronti...
Iwano si afferra ad un tronco e si curva per fermare la
barca.
IWANO
Non temer. M'attendi.
ELISABETTA
Io tremo.
Coro di montanari che compariscono sulle alture al di la del fiume.
Ove n'andar?,... Salvarsi?...
Della procella è preda ogni capanna!...
Si spezza l'albero al quale si era attaccato Iwano.
Questi cade nel fiume, ed è trasportato dalla corrente.
ELISABETTA e CORO
Ah! nel torrente ei cadde!...
ELISABETTA
Amici, deh, accorrete...
CORO
Andiam. Corriamo.
ELISABETTA
(non perdendo di vista Iwano ed i montanari)
Lotta coll'onde... Ahi, che non v'è più speme!...
Oh, come quella gente
ver lui si slancia!... E’ salvo?...
IWANO
Grazie ti rendo, o ciel... Ma che! ... Più scampo
or qui non v'è! ... Già tutto inonda il fiume! ...
(corre a porsi sul sepolcro)
Lisinska, ah, tu per me, deh, prega il Nume! ...
Il fiume straripa, il sepolcro è sollevato dall'onde, ed
in tal mentre i montanari conducono salvo Iwano sulla
cima del monte.
ELISABETTA
Oh prodigio! Sul flutto è la tomba!
Che già muove qual nave sul mar!
IWANO
Mi lasciate... la giù... presto... andate...
Quella vita vi caglia salvar!
CORO
Di Lisinska ella è già sulla tomba!
Che galleggia qual nave sul mar!
PARTE TERZA
Notte.
Vasto e magnifico atrio del Kremlino. Al di là dell'atrio,
piazza, e veduta in lontano della città di Mosca
illuminata.
Scena prima
Il Gran Maresciallo, il quale viene torbido e pensieroso.
GRAN MARESCIALLO
Tutto è gioia. Tutto è calma.
Gode, esulta, brilla ogni alma.
Sol io son fra pene avvolto!
Sol io gemo!
Mentre lieto, ognun festeggia,
al contento, a pace in seno,
dal timore oppresso, io peno;
sol io tremo!
Ogni sospiro, ogni aura
parmi tremenda voce,
che l'empio fallo atroce
minacci vendicar!
T'invola, idea terribile
d'un mio sinistro evento;
deh fa, che un sol momento
io possa respirar!
Quai tristi pensieri m'ingombrano la mente!...
Il nuovo principe giunto in questa capitale, non lascia
di conoscere le più minute cose!... Sembrami
ad ogn'istante ch'egli mi fulmini con l'istessa punizione
che io procurai al conte Potoski!... E qual voce
potrebbe accusarmi se non quella del complice Iwano,
che seppi ancora annientare e disperdere? ... Ma...
viene il corriere, che ritorna da Tobolsk ...
Accingiamoci ad interrogarlo...
Scena seconda
Il Gran Maresciallo e Michele.
MICHELE
Asso de coppa de faccia.
GRAN MARESCIALLO
Oh! Michele, ben tornato.
MICHELE
Grazie singolarissime.
GRAN MARESCIALLO
Dimmi, in questo punto arrivasti?
MICHELE
Proprio adesso, sbarcai. Co' llicienzia.
GRAN MARESCIALLO
Fermati un istante.
MICHELE
(Vi', comme ll'aggio terziato a primmo tràseto.)
GRAN MARESCIALLO
Fin dove giungesti, per le tue Commissioni?
MICHELE
(Pacienzia damme flemma.) 'Nfà a Ssainga.
GRAN MARESCIALLO
(Da lui potrò aver notizia del conte.) Vedesti la
famiglia Potoski?
MICHELE
Gnernò... (Comme se nne sta traenne don Frabbizio.)
GRAN MARESCIALLO
Ne udisti almen parlare?
MICHELE
Ah? ... Gnorsì... se nne discorreva dint'a 'na poteca ...
GRAN MARESCIALLO
Bottega?... Ma colà non ve ne sono.
MICHELE
Cioè, vi dirò; anticamente non ce nn'erano...
ma, mo', gnorsì, adesso mo', se nne so' aperte parecchie.
GRAN MARESCIALLO
E che si diceva del conte?... Vive, vive ancora?
MICHELE
A chello che mm'arricordo, se diceva che steva bello,
chiatto e tunno, meglio de quarchedun'auto,
che co' ttante ricchezze'n città patesce sempe d'af fetti
sterici pe' la 'mmidia, la gelosia, e lo mmalo
fatto a lo prossimo sujo.
GRAN MARESCIALLO
(Io muoio di rabbia!)
MICHELE
(Ll'aggio fatto chiavà de faccia 'nterra!)
GRAN MARESCIALLO
(E Straganoff perché sinora non mi rese avvertito di
tutto ciò? Fa d'uopo che gli scriva sul momento perché
raddoppiasse il rigore su quell'odiata famiglia!)
Addio, buon giovane.
MICHELE
Schiavo...
(il Gran Maresciallo parte)
Mala fercola. E’ mmanco s'è arrennuto ancora...
Statte alliegro tu, ca te voglio fa magnà 'no piattiello
d'ova tosta, che t'avarranno d'astregnere
lo cannarone, e ffà restà co' la lengua da fora.
Scena terza
Michele ed Elisabetta.
ELISABETTA
(vedendo Michele)
Sogno, o son desta? Non è quegli? Ah sì...
Michele.
MICHELE
Gnò?...
(nel volgersi)
Misericordia!... L'ombra de Sabbella!...
ELISABETTA
Fermatevi.
MICHELE
Scostate...
ELISABETTA
Non conoscete Elisabetta?
MICHELE
In ossa e pelle?...
ELISABETTA
Ma, qual meraviglia?
MICHELE
Oh, trasformazione a bbista!...
ELISABETTA
Non vi siete persuaso?
MICHELE
Figlia, io songo rummaso de preta pommece.
ELISABETTA
Tanto stupore?
MICHELE
E ccomme tu tra i viventi che vivono, mentre tutte
mm'assicuraieno ch'avive fatto il papariello? Ma
dimme, chi te sarvaie?
ELISABETTA
Caduta nell'onde, fui salvata in una remota spiaggia da
un'orda di Tartari. Ma, chi a voi disse che io era
perita?
MICHELE
Arrivato a lo passaggio de lo Kama, mme lo ddicette,
mente stea facenno le ppose, chillo viecchio de lo
varcaiuolo.
ELISABETTA
Oh Dio! Morì lwano!
MICHELE
Gnorsì, H decano spirò fra queste braccia de morta
scolatoria!
ELISABETTA
Abbia pace almeno fra gli estinti!
MICHELE
'Nfratanto donna Bettì? lo v'aggio da dà 'na cosa
grossa assaie.
ELISABETTA
Oh cielo! E sarebbe?
MICHELE
(cava di tasca una carta)
Vide chesta carta?
ELISABETTA
E così?
MICHELE
Chesta fuie scarabocchiata da chillo pover'ommo,
poche minute primmo de stutarese il suo miccio
lampione.
ELISABETTA
Ah! è la giustificazione del padre mio! Oh, caro
foglio! Ti bacio, e ti serbo nel mio seno.
(ponendoselo in petto)
Ma, oh Dio! vi vogliono ancora ottocento verste
per giugnere a Pietroburgo!...
MICHELE
Pe' ffà che cosa?
ELISABETTA
Oh bella, per portarmi a' piedi dell'imperadore.
MICHELE
(ridendo)
Ah ah ah. Figlia mia tu viagge a mmuodo de 'ntorvia.
Non n'haie appurato ancora ca sta ccà?
ELISABETTA
Oh cielo! Ti ringrazio. Questo sì che lo riguardo come
un prodigio divino. Ma, come avvicinarlo?
MICHELE
Oh, doppo che mm'avesse da fa squartà vivo vivo,
voglio vedè de parlarence primmo che bbene ccà
ddinto... Non te movere a 'nfì a cche torno.
(parte)
ELISABETTA
Se ottenessi la grazia dal sovrano in quest'oggi
istesso, domani ripartirei per Saimka!... Ma, chi è quel
distinto personaggio, che verso qui ne viene?
Scena quarta
Elisabetta ed il Gran Maresciallo.
GRAN MARESCIALLO
(Una giovane!) Di grazia, chi siete, che in que'
meschini arnesi, non temete di trattenervi
nell'atrio imperiale?
ELISABETTA
Perdonate, signore, cerco di parlare allo Czar.
GRAN MARESCIALLO
Riuscirà vano il vostro desiderio.
ELISABETTA
Ah, per pietà, se il tempo ha potuto estinguere in parte
l'abborrimento del nome Potoski?...
GRAN MARESCIALLO
Potoski!...
ELISABETTA
Sì. Io sono la figlia del conte. Lasciate che per mio
padre implori la grazia sovrana.
GRAN MARESCIALLO
La figlia?...
ELISABETTA
Voi vi turbate? Comprendo, il solo titolo di questa
famiglia distrugge ogni sentimento a suo favore. Ma io
ho delle carte, che documentano la sua innocenza.
GRAN MARESCIALLO
(con somma premura)
Quali carte?
ELISABETTA
Un foglio scritto dal suo medesimo persecutore,
da Iwano!
GRAN MARESCIALLO
(con ispavento)
Iwano!... (Mi manca il respiro. Ma fingiamo per ora.)
Scena quinta
Il Gran Maresciallo, Elisabetta e Michele.
MICHELE
(venendo frettoloso)
E ffatto è ffà...
(vedendo il Maresciallo si ferma)
(Che bbeco? Lo Marisciallo a
ssulo a ssulo co' Llisabbetta? Sentimmo.)
GRAN MARESCIALLO
E allora vostro padre sarà liberato. Dov'è questo
foglio?
ELISABETTA
(traendolo dal seno)
Eccolo, è suggellato.
MICHELE
(sempre tenendosi indietro)
Càttera! L'amico aveva già menata la rezza,
e se steva tiranno sto mazzone!)
GRAN MARESCIALLO
(Potessi averlo in mia mano!)
ELISABETTA
(mostrando la carta)
Qui, qui vien giustificato il povero padre mio.
GRAN MARESCIALLO
Oh sì... Ma sarebbe necessario porlo subito sotto gli
occhi del sovrano. Datelo a me. Glie lo consegnerò io
stesso.
MICHELE
(senza farsi vedere si avvicina pian piano ad Elisabetta)
(Attiento Michè, mo' se vede si sì ommo.)
ELISABETTA
Nata in un deserto, io sono affatto straniera agli usi
del mondo. Tratto di buona fede. Spero che non
vogliate ingannarmi...
GRAN MARESCIALLO
(Il foglio è mio... Io trionfo ... ) Date qui...
(stendendo la mano per prenderlo)
ELISABETTA
(porgendoglielo)
Ecco...
MICHELE
(togliendo il foglio di mano ad Elisabetta con
somma rapidità)
Ecco... comme?... a chi?... che cosa?...
Corna daie... donna Sabbella,
già stenneva la granfella,
e bboleva conzignà.
Che d'è rrobba che te vene
da li muorte de vavone?...
Ahu! ca comm'a mmaccarone
mme t'avria mo' da sorchià.
ELISABETTA
Ah, Michele!
GRAN MARESCIALLO
(fremente)
(Oh, rabbia! Io fremo!)
Che insolenza!
MICHELE
E bboscellenza...
Sapè vuò... tu... vuie... uscìa.
(P' acconciarla co' cchist'auto
'nce vorrìa mo' 'na buscìa...
Ah, sì nn'esco da sta stoppa,
so ggrann'ommo mmeretà!)
GRAN MARESCIALLO
Via ti spiega...
ELISABETTA
Ma che dite? ...
MICHELE
(Michè, priesto, 'na penzata...
statte... sta... l'aggio pescata,
ed è guappa sà compà.)
(ad Elisabetta)
Chesta carta ccà è la toìa,
e non nc'è da dubbetà...
(al Maresciallo)
Ma è cchiù mia, che la soja,
guè, e ccà po' 'nce può iurà.
GRAN MARESCIALLO
Non t'intendo.
ELISABETTA
Un po' più chiaro.
MICHELE
No 'ntennite?…. Eccome ccà.
Lo decano...
GRAN MARESCIALLO e ELISABETTA
Iwano è il nome...
MICHELE
Mme volite fa parlà?
Chisti quatto scarrafune,
poco primmo de crepà,
mme le ddette co' lo patto,
che l'avesse da portà,
mmano proprio de lo Zzarro,
pe' ffa 'n'uorco scortecà.
E 'nfratanto s'era posta
la si Popa a mastrià...
(al Gran Maresciallo)
de 'nfumarme aggio ragione?...
E lassateme sbafà.
ELISABETTA
(al Maresciallo)
Signore, deh scusate,
l'errore perdonate.
Meschina! Io non sapea
ciò ch'ei vi disse già.
GRAN MARESCIALLO
(Lo sdegno, lo spavento,
m'opprimono a vicenda!
Sì crudo e rio tormento,
no, che l’egual non ha!)
MICHELE
(Già stace lo briccone
magnannose limone;
a ccofena li chiuove
s'avrà da rosecà!)
GRAN MARESCIALLO
Nel vostro dir, nell'opre,
la frode appien si scopre;
né voi, né quell'audace,
l'imperador vedrà!...
(va verso il vestibolo)
ELISABETTA
(a Michele)
Mi avete perduta...
MICHELE
(agitando il beretto in aria, e ballando)
La lla lla ra llà.
ELISABETTA
E il vostro bel cuore?
MICHELE
La lla lla ra-llà.
ELISABETTA
Ma quella minaccia? ...
MICHELE
Fetecchia farrà.
GRAN MARESCIALLO
Indegno! Tu ardisci? ...
MICHELE
Oh scusa! Staie ccà? ...
GRAN MARESCIALLO
(al sommo infuriato va sotto il vestibolo, e chiama)
Guardie, costor si caccino!
MICHELE
Fermate. Addeventa mmummia!
(cava di tasca un foglio e glielo dà)
T'ordena, vi' ccà lo prencepo, farence trasì e parlà.
GRAN MARESCIALLO
(leggendolo)
(Apriti terreno, ingoiami!)
ELISABETTA
(Giubilo maggior non v'ha!)
S'ode la musica marziale che precede il corteggio
dell'imperatore.
MICHELE
Le ttammorra, le ttronunette,
le sentite sc'cassià?...
(ad Elisabetta)
Iammoncenne ch'isso stesso,
po' a cchiammarce venarrà.
(al Maresciallo)
'Nfi a lo tacco mme scappuccio;
bona sera, Mariscià.
GRAN MARESCIALLO
(Veggo già l'orrenda pena,
che piombar su me dovrà.)
ELISABETTA
(Tal contento l'alma prova,
che più dir, che far non sa)
Elisabetta e Michele sortono.
GRAN MARESCIALLO
Che più mi resta a sperare? ... Le voci di Elisabetta!...
Il foglio d'Iwano! ... Minacciano imminente la mia
rovina! ... Ma la pompa sovrana di già si avvicina...
Si richiama tutta la forza al core...
Si reca a ricevere il corteggio.
Scena sesta ed ultima
L'imperatore, il Gran Maresciallo, Coro di cavalieri
e guardie,- quindi Michele ed Elisabetta. In fine
Potoski, Fedora e Maria.
CORO
Viva ognor del russo impero
il sostegno, lo splendor.
Viva ognor del nostro fato
il sovrano reggitor.
IMPERATORE
Figli, amici, popol mio,
tu sarai, mel credi ognor,
di mie cure il sol pensiero,
degli affetti il solo amor.
Dorma pur bell'innocenza,
che a' suoi sonni io veglierò;
ma paventi il tradimento,
che punirlo io ben saprò!
GRAN MARESCIALLO
(Mi spaventa quello sguardo!
Più vigore in me non ho!)
IMPERATORE
Da voi, Gran Maresciallo, ogn'infelice
a me condotto sia.
GRAN MARESCIALLO
(tremante)
(Perduto io sono!)
IMPERATORE
(seguendolo col guardo)
Cominci a impallidir?…Qual merti avrai pena…
(il Gran Maresciallo, tremando precede Elisabetta
e Michele chentrano timidi e rispettosi)
T'avanza…
(ad Elisabetta)
Amici…
(ai cavalieri)
colei, che a me ne vien, mirate, intrepida,
dal fondo di Siberia,
sola, sfidò per otto lune intiere,
il periglio, il disagio,
onde implorar pel padre suo bandito
la mia clemenza. Ognun stupisca, ammiri,
e di Potoski, in lei, la figlia miri!
Sorpresa generale.
ELISABETTA
Di Potoski innocente...
MICHELE
(mostrando il foglio suggellato)
'Nnozentissimo.
Carta canta 'ncannuolo.
IMPERATORE
Non fa d'uopo.
Conobbi appien nel Maresciallo il reo!
GRAN MARESCIALLO
(tremante)
Sire...
IMPERATORE
Non più. Pria di recarmi in Mosca, ebbi in
poter le vostre inique carte, e quegli, che
opprimeste ingiustamente, dall'esiglio
ritolto, già prese il vostro grado...
GRAN MARESCIALLO, ELISABETTA e MICHELE
Oh ciel! Che ascolto!
IMPERATORE
Olà...
Vengono Potoski, Fedora e Maria.
ELISABETTA, MICHELE e GRAN MARESCIALLO
Chi vedo!...
POTOSKI, FEDORA e MARIA
(abbracciando i due primi Elisabetta, e l'ultima, Michele)
Figlia/Figlio
CORO
Potoski!
GRAN MARESCIALLO
(Oh! qual terror!)
IMPERATORE
(al Maresciallo)
T'invola dal mio regno!
Va' in bando...
GRAN MARESCIALLO
(Oh! mio rossor!)
(parte)
IMPERATORE
Qual piacer sia pel sovrano,
render lieti gl'infelici,
non sarà l'accento umano,
mai bastante a dispiegar!
ELISABETTA
Qual piacer nel core io sento,
nel mirarvi appien felici,
non sarà l'umano accento,
mai bastante a dispiegar!
POTOSKI, FEDORA e MARIA
Qual piacer nel core io sento,
nel mirarti a me d'accanto,
non sarà l'umano accento,
mai bastante a dispiegar!
MICHELE
Qual piacer nell'ossa scorre
da la capo a 'nfi al tallone,
deh, risorgi, oie Cicerone,
e ccà vienelo a spiegar!
CORO
Viva ognor, l'eroe sovrano,
lo splendor del russo impero,
ed ammiri il mondo intero
il clemente suo regnar!
FINE
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