Gaetano Donizetti

(1797-1848)

Il castello di Kenilworth

Melodramma in 3 Atti di Andrea Leone Tottola, fu eseguito a Napoli (Teatro San Carlo) il 6 luglio del 1829

Personaggi

Elisabetta, regina d'Inghilterra (Soprano); Alberto Dudley, conte di Leicester (Tenore); Amelia Rosbart, sua segreta consorte (Soprano); Warney, scudiero del conte (Baritono); Lambourne (Basso); Fanny (Mezzosoprano); cavalieri, dame, domestici, guardie, soldati, popolo

ATTO PRIMO

Ampia, e ricca sala negli appartamenti del conte di Leicester.

Scena prima
Lambourne incontrando i domestici, che arrivano premurosi.
Indi Leicester.

LAMBOURNE
Amici! A che solleciti?

CORO
É da Warwich un messo
giunto al primiero ingresso
di Mortimer.

LAMBOURNE
Che reca?

CORO
Chiede del conte.

LAMBOURNE
A noi
ah! forse s'incammina
già l'anglica reina!
Vengo alla torre...

CORO e LAMBOURNE
Oh, giubilo!
Oh, avventurato giorno!
Elisabetta! intorno
l'eco ripeta ognor!
(partono lieti)

LEICESTER
Quai voci! Elisabetta
ogni labbro festeggia, e all'eroina,
di Albion splendor, sostegno,
tributa il cor di amor devoto in pegno.
Ma un cor degno di lei
tu, di tante sue cure oggetto amato!
Leicester, le offrirai? Ti avvince... ahi, lasso!
infrangibil catena, e tronca il volo
di tua sorte al favore...
Fatal conflitto! Ambizione! Amore!
Veggo... ahimè! la ingenua sposa,
che a me volge il suo sorriso:
mentre io l'amo, in lei ravviso
chi mi arresta al soglio il piè.
Tu... reina! alla mia speme
schiudi il varco, e additi un trono:
ma... nol sai! spergiuro io sono
a colei, che amor mi die'.
Oh, affetti tiranni,
che l'alma straziate!
Per poco cessate
dal vostro rigor!
Amico, deh, splendi
bel raggio di pace!
Men grave tu rendi
l'angoscia del cor!

Scena seconda
Lambourne co’ domestici e detto.

LAMBOURNE
Dalla città vicina
già parte Elisabetta:
la regal donna affretta
a Kenilworthe il piè.

LEICESTER
(E Amelia! oh ciel! che fia
se mai da lei sorpresa?...
Si celi... e dove? offesa,
s'ella si svela? io tremo!
Ah! nel periglio estremo
che mai sarà di me?)

LAMBOURNE
(Le smanie sue comprendo,
quel cor perplesso intendo:
ma se non cede amore,
non può sperar mercé.)

LEICESTER
(Ah! de' miei voti al colmo
mi crede ognun beato;
ma un cor più sventurato
no che del mio non v'è!)

CORO
Percorra in ogni lido
di nostra gioia il grido,
di onor così pregiato
se degni il ciel ne fe'!
(parte il Coro)

LEICESTER
Mi odi, Lambourne:
alto silenzio io chieggo
dalla tua fedeltà.

LAMBOURNE
Secure pruove
non ne avesti finor?

LEICESTER
Corri a Warney:
del mio castel nel più romito albergo
tragga Amelia. L'arrivo
di Elisabetta ignori. Ad ogni sguardo
ella si celi. A voi mi affido.

LAMBOURNE
In calma
lo spirto ricomponi:
pensa a te stesso, alla tua gloria. Il cenno
vo cauto ad eseguir.
(parte)

LEICESTER
Ciglio sereno
come mostrar, se il cor dolente ho in seno?

Scena terza
Fanny e detto.

FANNY
Della tua sposa amante
i palpiti a temprar, signor, ti affretta.
Inoltra il giorno: al fianco suo finora
il consorte non vede,
e rie sventure in presagirsi eccede.

LEICESTER
Pria del tramonto a lei verrò. Mi chiama
altrove un grave affar. Dille, che in pace
soffra il destin, che la minaccia, e attenda
premio alla sua virtù... che amor... che il cielo...
(Ah! che dirmi non so!... Dove mi celo?)
(parte)

FANNY
Tanto smarrito io mai lo vidi! oh, quanto...
trista Amelia! ti resta ancor di pianto!
(parte)

Stanze remote nel vecchio castello.

Scena quarta
Warney conduce quasi a stento Amelia,
che lo segue affannosa.

WARNEY
Vieni.

AMELIA
Dove mi traggi?

WARNEY
Il cenno è questo
del tuo consorte, e mio signor.

AMELIA
Leicester!
E in erma stanza, e sola
rinchiudermi perché?

WARNEY
Del suo volere
interprete non son.

AMELIA
Come! Warney,
che lo raggira a suo talento, or tutto
finge ad arte ignorar?

WARNEY
Tu fosti, e sei
sempre meco tiranno! Eppur non bramo
che vederti felice.

AMELIA
Invano ostenti
sensibil cor ne' simulati accenti!
Non mentir! Su quella fronte
l'empio cor ti leggo appieno!
Alimenti ancor nel seno
a mio danno il tuo livor!

WARNEY
Non è ver; se può il consorte
esser crudo a' tuoi sospiri,
a che, ingiusta! in me tu miri
di tue pene il solo autor?

AMELIA
Egli è dunque il mio tiranno?
Deh, favella!

WARNEY
Ad ogni sguardo...
sì... m'impose di celarti.

AMELIA
Ma perché?

WARNEY
Chi può spiegarti
la cagion?

AMELIA
Che nel suo petto spento fia per me l'affetto?

WARNEY
Sei presaga, o sventurata!

AMELIA
Ah! da tutti abbandonata,
perché reggo in vita ancor?

WARNEY
Calmati, o cara! e vedi
un difensore in me,
pietosa mi concedi
di schietto amor mercé.
Finché mi restano
aure di vita,
il sangue spargere
saprò per te!

AMELIA
Come sperar ti lice,
ch'io manchi alla mia fé?
Compiangi un'infelice!
Abbi pietà di me!
Versar, deh, lasciami,
finché avrò vita,
amare lagrime
senza mercé!

WARNEY
Dunque ogni speme è tolta?

AMELIA
Audace! ancor...

WARNEY
Va! stolta!
Va! pertinace!

AMELIA
Orrore...
mostro! mi fai!

WARNEY
Vedrai,
se un oltraggiato amore
so vendicar!...
(qual suono!
Squillano le trombe di lontano.
Elisabetta! ah! vadasi...)

AMELIA
Mi lasci?...

WARNEY
Resta...

AMELIA
Ah! no!
Mi ascolta!

WARNEY
A' voti miei
ti arrendi?...

AMELIA
Ah! pria morrò!

WARNEY
Ebben... de' tuoi rifiuti
ti pentirai... spietata!
Ma di te stessa... oh, ingrata!
saprai dolerti allor!

AMELIA
Misero cor! gemente...
oppresso... palpitante...
a tante pene, e tante
come resisti ancor?

Warney parte.

Scena quinta
Amelia, indi Lambourne.

AMELIA
Immaginar chi mai potea, che il perfido
giugnesse a tanto ardir? Ma sola intanto
ei qui mi lascia?... ah! no! Si segua...

LAMBOURNE
Il passo
oltre di queste soglie
non è permesso, Amelia.

AMELIA
E che? Lambourne
oserà trattenermi?

LAMBOURNE
É di Leicester
questo il comando.

AMELIA
Ah! vero è dunque?... oh, Dio!
Che mai pensar degg'io? Mi sorge in mente
di dubbii un nembo, e all'anima smarrita
un funesto avvenir... melassa!... addita!
(entra)

LAMBOURNE
Fuggirmi non potrai:
che veglia un Argo a danno tuo non sai.
(parte)

Esterno del rinomato castello di Kenilworth. Lo
fiancheggiano due torri, che sorgono maestose. Gran porta
d'ingresso. Vi si entra per magnifico ponte, innalzato, ed
ornato di obelischi e trofei militari, per festeggiare l'arrivo
di Elisabetta.

Scena sesta
Le vedette su le torri danno colle trombe il segnale,
che sia già a vista di Kenilworth il reale corteggio.
Rimbomba il cannone dalla fortezza. N'escono numerose
guardie del conte di Leicester, che vanno a formare
doppia ala sul sentiero, che segnar dovrà la regina. Tutti
i domestici, e le damigelle in abito festivo si affollano sul
ponte, intenti alla pompa, che si avvicina; ed ebbri di
piacere partitamente esclamano.

DOMESTICI
Eccola!

DAME
Oh! vedi!...

DOMESTICI
Oh! mira
qual corteggio!

DAME
Qual pompa!

DOMESTICI
É presso!

DAME
Arriva!
Evviva Elisabetta!

TUTTI
Evviva! evviva!

Un drappello di guardie reali precede la regina, che si
avanza, premendo il dorso di bianco destriero.
É al suo fianco il conte di Leicester. La seguono le
dame a cavallo, ed i cavalieri. Il popolo, i domestici, e le
damigelle esternano la loro gioia col seguente Coro.

CORO
Vieni, dell'Anglia
grand'eroina!
Vieni, de' popoli
delizia e amor!
Tu arrivi, e si anima
sul secco stel
il fior, che pallido
già rese il gel.
Giungi, e spontaneo
ti sorge al piè
il giglio, simbolo
di nostra fé.
Brilla trifulgido
l'astro maggior,
di un dì sì fausto
apportator.
Vivi, dell'Anglia
bella reina!
Vivi, de' popoli
delizia, e amor!

Giunta la regina in mezzo alla scena, smonta da cavallo,
servita dal conte, e seco le dame, e i cavalieri e mentre si
volge al popolo, intorno a lei raccolto, Leicester dice con
riguardo a Warney.

LEICESTER
(E Amelia?...)

WARNEY
(Non temer... l'ermo ritiro
l'asconde ad ogni sguardo.)

LEICESTER
Alfin respiro!)

ELISABETTA
Sì, miei figli! il più bel dono,
il maggior de' fregi miei
è il mirar, che oggetto io sono
dell'ingenuo vostro amor.
Se la pace i suoi tesori
apre alle arti, ed al pastor,
se germogliano gli allori
dal brittannico valor,
fortunati i miei sudori!
Regnerò felice ognor!

CORO
In te Albion quel genio onori
cui sol deve il suo splendor!

LEICESTER
(Perché in sen mi balzi, e gemi?
Perché palpiti, o mio cor?)

WARNEY
(Ti offre il crin la sorte, e temi?
Ti tradisce quel pallor!)

ELISABETTA
(In estasi soave
è l'alma mia rapita!
Il ciel sorride, e addita
la mia felicità!
Ma in mezzo a tal contento,
alato Dio! ti sento!
Ti fuggo, eppur mi opprime
la tua severità!)

LEICESTER
Vieni, regina! affretta
a Kenilworthe il piè!

CORO e TUTTI
Evviva Elisabetta,
che tant'onor ne die'!

La regina, accompagnata da Leicester, e seguita da tutto il
corteggio, entra nel castello in mezzo alle acclamazioni, ed
alle grida festive del popolo.

ATTO SECONDO

Stanze remote, come nel Primo Atto.

Scena prima
Leicester e Warney.

LEICESTER
Warney, mi arresti invan; bramo vederla,
calmar le smanie sue.

WARNEY
Della regina,
signor, paventa. Il vigile suo sguardo,
cui nulla sfugge, i palpiti dell'alma
ti legge in fronte; e l'aura del sospetto
se pasci nel suo cor, se dal suo fianco
lungi ten vai, tu sei perduto. >

LEICESTER
E vuoi
che una tenera sposa
abbandoni così? Tanto crudele...
no... Leicester non è.

WARNEY
Le sue querele
udrai contro di me. Suppone, ingiusta,
che nemico io le sia.

LEICESTER
La sventurata
merta pietà!

WARNEY
Dunque dell'Anglia al soglio
rinunzia pur. Sappia le tue ritorte
la offesa Elisabetta,
e attendi sul tuo capo alta vendetta.

LEICESTER
Taci! Compiangi almeno
de' miei possenti affetti
il tumulto fatal!

WARNEY
Sleale amico
io ti sarei, se alimentar sapessi
un periglioso amor. Da Kenilworthe
sia tratta Amelia: di Cumnor ritorni
nel lontano castello. Al tempo, al caso
si affidi il suo destino,
e si dissipi un nembo omai vicino.

LEICESTER
Voglio a ciò persuaderla.

WARNEY
Invan lo speri.

LEICESTER
S'ella sarà restìa, cauto tu stesso
allor la condurrai.

WARNEY
Pronto al desio
mi avrai, se il vuoi. (La ingrata è in poter mio!)
(parte)

LEICESTER
Qual difficil cimento!... eccola!... oh, istante!
Mi scorge appena, e a me sen corre ansante!

Scena seconda
Amelia e Leicester.

AMELIA
Ah! Leicester!... Tu qui!

LEICESTER
(Non sa... non osa
sciorre il labbro un accento!)

AMELIA
Altrove il guardo
volgi nel rivedermi? Odio, o rimorso...
Ingratissimo cor! Pallido il volto
alla presenza mia, dimmi, ti rende?
Una sposa fedel così si offende?
Pruova maggior potea
darti dell'amor mio?

LEICESTER
Mi odi...

AMELIA
Parlar vogl'io:
mi ascolta, e taci!

LEICESTER
(Ohimè!)

AMELIA
Dal genitor, che fèa
lieti per me i suoi giorni,
tu fosti... anima rea!
Che m'involasti... e Amelia
a te con alma pura
seppe immolar natura,
dover di figlia... tutto...
del padre il pianto... il lutto
della famiglia invano
il piè trattenne...

LEICESTER
(Oh, Dio!)

AMELIA
Tu lo volesti,
ed io tutto obbliai per te!

LEICESTER
Sappi...

AMELIA
Segreto nodo
tu mi chiedesti...

LEICESTER
É vero...
Ma...

AMELIA
Del tuo cor sincero
me sol beando allora,
la man ti diedi...

LEICESTER
E ancora...

AMELIA
Or raddoppiando offese,
spinto a novelle imprese,
mi chiudi, e prigioniera
son di Warney perché?
Questa è la fé primiera,
che un di giurasti a me?

LEICESTER
(Che mai dir? Convinto io sono...
su quel labbro un Dio si esprime!
Quale orror nell'alma imprime
il suo ciglio accusator!)

AMELIA
(Tace ancora, e non mi cura!
Non risponde a' detti miei!
Non v'ha speme... Io già perdei
ogni impero sul suo cor!)

LEICESTER
Cara, mel credi: io ti amo...
Al ciel, che mi ode, il giuro!
Per te respiro, e bramo
farti felice... almeno
soffri, che occulto sia
il nostro imen per poco,
e poi la sposa mia
Brittannia in te vedrà.

AMELIA
Non cedo...

LEICESTER
Elisabetta,
che il mio castello onora,
il mio ligame ignora.

AMELIA
Lo sappia, e da me stessa...
Il voglio! Al mio decoro
onta è l'indugio: io sono
grande nel mio candor!
Schiude le vie del trono
anche virtude, onor.

LEICESTER
Conoscer mi basti,
ingrata! il tuo cor!
No... in me non amasti
che il solo splendor.
Ma un'anima altera,
superba, ambiziosa,
non è la mia sposa,
non merta il mio amor!

AMELIA
Ah! tutto mi addita,
che un rio seduttor
quell'alma ha rapita
a un tenero ardor!
Ma compi, o spietato!
il barbaro eccesso!
Mi uccidi tu stesso,
e saziati allor!

AMELIA e LEICESTER
Affanni! sospiri!
Tormenti! martiri!
Qual cor potrà reggere
al vostro rigor?
Partono per vie opposte.

Scena terza
Lambourne introduce con riguardo gli
amici di Warney; indi lo stesso Warney.

LAMBOURNE
Cauti, guardinghi, e taciti,
amici, v'inoltrate.

CORO
Noi ti seguiam solleciti...

LAMBOURNE
Sommessi favellate!

CORO
Che brami?

LAMBOURNE
A' suoi più fidi
Warney parlar desia.

CORO
Fidi noi siam: ne guidi,
ne imponga a suo piacer.
Rapidi a prevenir.
un cenno, un suo pensier,
saggio del nostro ardir
questo non fia primier.

LAMBOURNE
Chi dubitar potrà
di tanta fedeltà?

CORO
Cheti attendiam; speriamo,
ch'ei maggior pruova avrà
di nostra fedeltà.

WARNEY
Eccomi a voi: all'oprar vostro avrete
generosa mercé. (Di', mi sei fido
qual mi fosti finor?)
(a Lambourne)

LAMBOURNE
(Warney! mi oltraggia
il dubitarne. Ad ogn'impresa ardita
il labbro, il braccio mio, periglio, e vita
intrepido sprezzando,
non ti schiuse il sentier?)

WARNEY
(Ma questa volta
pruova estrema vogl'io.)

LAMBOURNE
(Parla.)

WARNEY
(Mi ascolta.
Vorace fiamma, il sai,
di Amelia a' vaghi rai
si accese in me.)

LAMBOURNE
(La estingui. Ognor spietata
al tuo martir...)

WARNEY
(Di fulminar la ingrata
è in me il poter. Fiera poc'anzi, all'ire
mosse il consorte. Ei vuole,
ch'io la tragga in Cumnor.)

LAMBOURNE
(E qual disegno?)

WARNEY
(Di alta ferocia, e di Warney sol degno!
Taci, amor! Se amica speme
l'alma mia nudrì finora,
or che in sen delusa geme,
non la opprima il tuo rigor!
Ah! lo stral, che ancor la preme,
è il tormento suo maggior!)

LAMBOURNE
(Se vendetta il cor ti preme,
sciogli il freno al tuo furor!)

CORO
(Perché mai si affanna, e freme?
Perché tinto è di pallor?)

WARNEY
Amici, mi udite.

CORO
Favella... che vuoi?

WARNEY
Fedeli eseguite?

CORO
Ne puoi dubitar?

WARNEY
Giurate...

CORO
Il giuriamo!

LAMBOURNE
Di lor ti assicura.

WARNEY
Un'alma spergiura,
che a me fu incostante,
dovete all'istante
con voi trascinar.

CORO
E dove?

WARNEY
L'ardita
trarrete in Cumnor.

CORO
Siam pronti... l'addita!

WARNEY
L'amico vi è duce.
(accenna Lambourne)

LAMBOURNE
Venite...

WARNEY
(Ti resta
(traendolo in disparte)
altr'opra a compir.)

LAMBOURNE
(Qual dubbio ti arresta?
A che quel sospir?)

WARNEY
(Questo pugnal...)

LAMBOURNE
(Che pensi?)

WARNEY
(Lo stringi, e giunta appena
al suo destin la ingrata,
t'inoltra a lei, la svena,
appaga il mio furor!)

LAMBOURNE
(Spenta sarà la vittima;
saprò squarciarle il Cor.)

WARNEY
Nei suoi singulti estremi
sappia gli oltraggi miei...
Dille, che di Warney
fosti vendicator.
Oh, pace! io ti perdei!
Oh, a me funesto amor!)

LAMBOURNE
(Ne' suoi singulti estremi
saprò insultarla ancor!)

CORO
Se ti oltraggiò, ché tremi
del tuo sprezzato ardor!

Warney parte. Lambourne ed il Coro entrano nelle stanze.

Antro di forma rotonda, intagliato nel monte dall'arte, per
renderlo un piacevole luogo di riposo. Sorge ad un lato di
esso maestosa fontana, ov'è innalzata la statua di
Elisabetta, coronata dal genio brittannico. Dallo spazioso
ingresso aperto in prospetto veggonsi ameni giardini, ed
il parco di delizie, dove sono eretti molti ornamenti
festivi.

Scena quarta
Amelia; indi Elisabetta.

AMELIA
Dal tuo rapace artiglio alfin mi trasse
celeste man, crudo Warney! segreto,
sotterraneo sentier, che al vasto parco
guida dall'ermo albergo, offrì al mio sguardo
il Nume protettor. Questo mi asconda
antro solingo; e appena il ciel s'imbruna,
da Kenilworth m'involerò. Lontana
dalle insidie nemiche,
i dritti miei reclamerò... Qual donna...
stelle! si avanza? Al maestoso aspetto:
perché mi sorgi in sen tema e sospetto?
(timida, si cela dietro la fontana)

ELISABETTA
Son sola!... O miei sospiri,
ch'io repressi finora, il varco aprite!
Istante periglioso! I dolci accenti
di lui, che, mio malgrado,
signoreggia quest'alma, oh! qual tumulto,
qual contrasto di affetti
desto mi avean poc'anzi! A porre in calma
il mio spirto agitato io chieggo ad arte
di allontanarlo, e in questo
speco romito inoltro il piè. Mancava
poco al mio labbro, e involontario il core
già palesava il suo celato ardore!
(siede ad un sasso)

AMELIA
(Che fosse la regina?)

ELISABETTA
Elisabetta!
Vinci te stessa!

AMELIA
(Elisabetta!)

ELISABETTA
Madre
de' popoli soggetti
di esser non promettesti? Ogni altra cura,
che gli affetti divide,
da te sia lunge!... E lo potrò? Leicester!
Oggetto di me degno!
Sento per te quanto mi costi un regno!

AMELIA
(con forte esclamazione)
(Che ascolto! ah! sventurata!)

ELISABETTA
Odo o m'inganno?...
Una donzella!
(volgendosi, vede Amelia)

AMELIA
(Appena
reggo al suo sguardo!)

ELISABETTA
A che tremar?... Chi sei?
Favella... ti avvicina...

AMELIA
Eccomi a' piedi tuoi, bella regina!
(prostrandosi, e stringendo le ginocchia di Elisabetta)

ELISABETTA
Perché ti affanni, e piangi?
Sei forse un'infelice?
La tua consolatrice,
donna! ravvisa in me!
A sollevar gli oppressi
il ciel mi diede un soglio:
a fulminar l'orgoglio,
a premiar la fé.

AMELIA
Da queste amare lagrime
lo stato mio comprendi!
Di un traditor la vittima
vedi spirarti al piè!

ELISABETTA
Di un traditor?... Chi è mai?

AMELIA
(Ah! che dirò?)

ELISABETTA
Rispondi!

AMELIA
(Leicester!)

ELISABETTA
Ti confondi?

AMELIA
(Leicester! Sei perduto
se a lei ti svelo!...)

ELISABETTA
Olà!
Non soffre Elisabetta
dubbioso dir: ti affretta...
chi sei?

AMELIA
Di Ugo Robsart
la figlia sciagurata...

ELISABETTA
Amelia!... E sventurata
chi mai ti fe'?... Degg'io
un'anima colpevole
in te punire?...

AMELIA
Ah! no!...
Al ciel lo giuro!... Onore
fu guida a' passi miei...

ELISABETTA
Ma... il traditor?...

AMELIA
Warney...

ELISABETTA
Egli!... si chiami!...

AMELIA
Ascoltami...
non dissi il ver...

ELISABETTA
Paventami!
Dirai fra le ritorte...

AMELIA
Ah!... Pende la mia sorte
sol da Leicester...

ELISABETTA
(sorpresa)
Che!
Leicester! tu! possibile!...
(Se fosse mai? ... terribile
sospetto!... ah! tremi il vile,
se mi schernì!... se mai...)
(trascinandola seco)
Vieni!...

AMELIA
Pietà!

ELISABETTA
Vedrai
come su l'empio il fulmine
dell'ira mia cadrà!

AMELIA
Ah! tu tremar mi fai!
(Che mai di me sarà?)

Scena ultima
Mentre Elisabetta trascina Amelia fuori la
grotta, vi entra Leicester, seguito da Warney, e da
guardie, e cacciatori, che restano fuori l'ingresso.

LEICESTER
Della caccia il lieto segno,
donna augusta, omai ne invita.

ELISABETTA
Una preda assai gradita
ti ho serbata... eccola!
(gli presenta Amelia)

LEICESTER, AMELIA e WARNEY
(Oh, ciel!)

LEICESTER
(Dessa! Amelia! e alla Regina
chi l'addusse? Ohimè! Qual gelo
piomba al cor! Squarciato è il velo!
Già palese è il tradimento!
Respirare io posso a stento!
Densa nube offusca il ciglio!
Ah! scampar dal mio periglio...
ah! salvarmi non potrò!)

ELISABETTA
(Freme! Ondeggia irresoluto!
La sua fronte è sbalordita!
Il suo fallo appieno addita
il terror, che muto il rende!
Ah! già l'ira in me si accende!
E potea quel cor fallace
disturbar la bella pace
di colei, che un dì l'amò?)

AMELIA
(Ah! che seppi! Qual cimento!
Mi tradì quel cor crudele!
Io l'adoro, e, a me infedele,
altro affetto alberga in seno!
Me infelice!... Intendo appieno,
che la sorte, a me spietata,
mi vuol sempre sventurata,
a morir mi condannò!)

WARNEY
(Come! Amelia è a me rapita?
Oh, funesto avvenimento!
Già nel suo sbalordimento
tace il conte, e reo si accusa!
Geme, e palpita confusa
l'alma mia nel suo periglio!...
Ah! trovar non so consiglio!
La ragion mi abbandonò!)

ELISABETTA
(a Leicester)
Che da te la sua sorte dipenda,
disse Amelia: qual nodo comprenda
questo arcan saper voglio.

LEICESTER
Regina!
Tu saprai...

ELISABETTA
Tronchi accenti son vani.
Parla o trema!

AMELIA e LEICESTER
(Qual barbaro affanno!)

WARNEY
È mia sposa: mi crede a suo danno
sempre intento, e sul Conte ha pensiero,
ch'ei m'imponga ad amarla.

ELISABETTA
(ad Amelia)
Dì, è vero?

AMELIA
(Ah!)

LEICESTER
(Infelice!)

ELISABETTA
Di'
è vero?

AMELIA
No…

ELISABETTA
Come?

WARNEY
Menzogniera!

LEICESTER
(Mi perde!)

AMELIA
No!…il mio
fier destino cangiarsi non può!

ELISABETTA
Alme indegne! Schernita son'io?
Ma squarciar questa benda saprò!
Questa donna sia ben custodita!
(alle guardie, che accorrono al suo cenno)
Guardie! altrove si tragga! Che a lei
niun si appressi!

AMELIA
Regina!

LEICESTER
Pietà!

ELISABETTA
Pietà mi chiedi, o perfido?
Non la sperar giammai!
L'oltraggio mio vedrai
quanto ti costerà!

(Gelose smanie io sento
tutte d'intorno al core!
ah! de' tuoi strali, amore!
provo la crudeltà!)

LEICESTER, AMELIA e WARNEY
(Terribile momento!
Sento agghiacciarmi il core!
Tutto mi dà spavento!
Tutto tremar mi fa!)

Le guardie conducono Amelia. Gli altri partono.

ATTO TERZO

Ampia sala come prima.

Scena prima
Leicester, Warney, indi Elisabetta.

LEICESTER
E Amelia?

WARNEY
Ivi è rinchiusa
donde audace fuggì.

LEICESTER
Ma Elisabetta...

WARNEY
Del sacro nodo il dritto
reclamai coraggioso. A favor mio
il silenzio di Amelia,
che impose a lei la tema,
con arte interpretai. Dalla regina
la ottenni in mio poter.

LEICESTER
Misera sposa!

WARNEY
Di un'alma altera, che a fatal periglio
espose i giorni tuoi... che il regal serto
dal crin t'invola, ancora
ti ange il pensier?

LEICESTER
Ma che avverrà di lei?

WARNEY
Ti affida in me... pago sarai...

Lo interrompe la regina, che arriva.

ELISABETTA
Warney!
Ti allontana!

Warney si ritira.

LEICESTER
Regina!

ELISABETTA
E che, al mio fianco
più Leicester non è?

LEICESTER
Le tue rampogne...
senza novello cenno... (ah! mi confondo!)

ELISABETTA
Comprendo. Un labbro menzognier per poco
seppe adombrar la tua
ben rara fedeltà. Convinta appieno,
che di Warney sia sposa
la prole di Robsart, vo' ch'ella intenda
quanto a premiarti immaginò, decise
la grata Elisabetta.

LEICESTER
(Ohimè!)

ELISABETTA
(Nell'alma
gli si legga così!)

LEICESTER
La tua clemenza
chi può ignorar?

ELISABETTA
Ma luminosa pruova
oggi darti desio.

LEICESTER
(Stelle!)

ELISABETTA
Al tuo fato
Brittannia esulterà…(trema l'ingrato!)

LEICESTER
(Ah!)

ELISABETTA
(Sospira!)

LEICESTER
(Ed io potrei?…)

ELISABETTA
(Che dirà? Vacilla!)

LEICESTER
(Oh, istante!
Splende un astro a' danni miei!)

ELISABETTA
(É confuso! È palpitante!)

LEICESTER
(Ah! prevedo il tristo evento.
E mancar mi sento il cor!)

ELISABETTA
(Ti attendea nel gran cimento,
e ti colsi, o traditor!)

LEICESTER
Se al tuo sguardo io reo non sono,
più non resta a' miei desiri.

ELISABETTA
Ciò non basta; e maggior dono,
la mercé, che tanto brami,
da me avrai...

LEICESTER
(Che ascolto!)

ELISABETTA
Un trono.

LEICESTER
(Ah! straziarmi! oh ciel! perché?)

ELISABETTA
Sì, un trono: a mela mano:
sei mio Consorte, e re.
L'eroe nel suo sovrano
L'Anglia rispetti in te.
Ogni nemico è vano,
se regnerai con me.

LEICESTER
(Che far?... che dir?)

ELISABETTA
Perplesso,
tu volgi altrove i rai?

LEICESTER
Regina' .... oh Dio! non sai...

ELISABETTA
Ti agiti? Tremi? Perché?

LEICESTER
Ravvisa in me un ingrato,
di tanto dono indegno...
son reo, ma sventurato...
mi fulmini il tuo sdegno!
Sappilo alfin... Consorte
di Amelia io son... La morte
punisca il fallo mio... Ma l'infelice vittima
serbi la tua pietà.

ELISABETTA
Empio! il dicesti! Al varco
io ti sorpresi alfine!
Sotto le tue rovine
Amelia ancor cadrà!

LEICESTER
Mi ascolta! ....

ELISABETTA
Il priego è vano!
Da me t'invola, olà!

LEICESTER
(Tutto è svanito! Qual colpo è questo!
Ah! mi hai tradito oh amor funesto!
Dov'è quel ciglio, che al mio tormento
amare lagrime non sa versar?)

ELISABETTA
(Io son tradita! Qual colpo è questo!
Ah! mi hai punita oh amor funesto!
Dov'è quel core, che in tal momento è
non fia sensibile al mio penar?)

Escono per vie opposte.

Stanze remote nell'antico castello.

Scena seconda
Amelia e Fanny.

AMELIA
Ti riveggo, Fanny? Sento men grave
il mio martir, se piangere mi lice
dell'amistade in sen!

FANNY
Gli erranti passi
volsi finor per rintracciarti.

AMELIA
E come
qui osasti penetrar?

FANNY
Cauta da lungi
io ti ho seguita allora,
che il barbaro Warney ti ha qui condotta.
Il veggo con Lambourne
frettoloso partir. Sprezzo il cimento,
e volo a te vicina.

AMELIA
I casi miei...

FANNY
Noti mi son.

AMELIA
Tutto temer potea;
ma un disleal, spergiuro
in lui trovar, che mi giurò costanza
nel più funesto evento,
ah! di morte è per me maggior tormento!
Par, che mi dica ancora...
"Io ti amerò costante!"
quanto quest'alma amante
era felice allor!
I giorni miei ridenti
come cangiò un istante!
Pene, non più contenti,
opprimono il mio cor!
Fuggì l'immagine,
tanto gradita,
che di letizia
colmò mia vita!

Fra crudi palpiti
d'immensi affanni
mi resta a piangere
nel mio dolor!

FANNY
Ti calma: il ciel saprà...

AMELIA
Stelle! Warney!
Ti ascondi in quella stanza, o sei perduta!

FANNY
Per te saprò perir!
(si cela, e resta inosservata)

AMELIA
Cupo spavento
quell'aspetto mi desta!

Scena terza
Warney e dette; indi Lambourne; infine Leicester.

WARNEY
Amelia, è d'uopo,
che tu mi segua.

AMELIA
E dove?

WARNEY
A che saperlo?
Devi obbedir.

AMELIA
Non partirò, se pria...

WARNEY
Da questo albergo io deggio
svellerti a viva forza.

AMELIA
Una violenza?...

WARNEY
Tal mi s'impone da colui, che adori:
pur se di me pietà sentir potrai,
trasgressor de' suoi cenni...

AMELIA
Anima rea!
Mostro in sembianza umana! Io ti detesto!

WARNEY
Dunque non più! Tu il vuoi? Sarò spietato...
meco vieni...

AMELIA
Oh! martoro!
Manca la luce al ciglio!...
(vacillando cade sopra una sedia)

WARNEY
Olà! un ristoro!
(Bever dovrai la morte... ecco l'istante
della vendetta mia!)

AMELIA
E la innocenza
in tal guisa si opprime?

FANNY
(Ah! l'infelice
come salvar?)

WARNEY
Ti affretta! (In questo nappo
velen possente...)

Lambourne reca una tazza, Warney sollecito da
un'ampolla vi versa il veleno in modo che sia veduto da
Fanny.

FANNY
(Ah! traditor!)

WARNEY
Ancora
mi fai pietà! Ma mitigar non posso
il tuo destin... deh! quel languore almeno
ti piaccia ristorar...

FANNY
Ferma! E veleno!
(si scaglia su la tazza e la gitta a terra)

LAMBOURNE
Che! Fanny!

WARNEY
Sciagurata!
Per te paventa ancor!... Vieni, ostinata!
(trascinando Amelia)

LAMBOURNE
Compagna alla tua sorte
sarà costei...

WARNEY
O mi obbedisci... o il mio...

Nel trascinarla comparisce Leicester,- ed Amelia
esclama.

AMELIA
Ah! Leicester! pietà!

LEICESTER
Che mai vegg'io!
Contro di lei che osavi?

AMELIA
Alle mie labbra
letal bevanda egli appressava...

FANNY
Il cielo
qui mi condusse a suo favor?...

LEICESTER
(a Warney)
Spietato!
A che tanto furor?

WARNEY
(Son disperato!)

Scena ultima
Elisabetta, domestici, damigelle, guardie ed i suddetti.

CORO
(precedendo Elisabetta)
La sovrana!

LEICESTER
In queste soglie?

LEICESTER, AMELIA e FANNY
Al tuo piè!...

ELISABETTA
Sorgete! amica
la Regina omai mirate:
le onte son da me obbliate,
e perdono al vostro error.

CORO
Donna augusta!

AMELIA e LEICESTER
E quali accenti...

WARNEY
(E vi reggo, o miei tormenti?)

ELISABETTA
La clemenza ha spenta l'ira;
cessa il giusto mio rigor.

LEICESTER e AMELIA
Ah! dov'è chi non ammira
il magnanimo tuo cor?

WARNEY
(Odio in sen quest'alma spira!
la divora il suo livor!)

AMELIA
Da quei mostri io fui...
(indicando Warney e Lambourne)

WARNEY
Sì... è vero:
fiamma ascosa alimentai
per Amelia; io la trovai
sempre fida al suo consorte;
e sperai nel darle morte
di dar tregua al fiero ardor.

ELISABETTA
Da me lunge i traditori!

Le guardie conducono altrove Warney e Lambourne.

ELISABETTA
Sian di esempio al delinguente:
mai pietosa, mai clemente
sarò all'empio, al seduttor!
(a Leicester)
Tu potesti un solo istante
provocar la mia vendetta...
ma in me sorge trionfante
sol de' sudditi l'amor!

LEICESTER e AMELIA
Tutti esprima il mio/suo sembiante
i rimorsi del mio/suo cor!

ELISABETTA
Non più! La stringi al seno!
Onora in lei la sposa,
che seppe, generosa,
il fallo tuo celar.
É paga appien quest'alma,
nel suo regnar felice,
se render può la calma
a un cor, che seppe amar!

LEICESTER e AMELIA
Soave, e bel contento
m'inebbria in tal momento!
Se a me sorride amore,
che resta più a bramar?

CORO e FANNY
Brittannia avventurata,
se il cielo a te destina il don di
una eroina, che ogni alma sa bear!

FINE

copyright ItalianOPERA ©