Gaetano Donizetti
(1797-1848)
Francesca di Foix
Melodramma semiserio in 1 Atto di Domenico Gilardoni è stato eseguito il 30 maggio del 1831 a Napoli (Teatro San Carlo)
PersonaggiAntonina (Soprano); Francesca (Soprano); il conte, suo marito (Basso); Edmondo, paggio (Mezzosoprano); il duca (Tenore); il re di Francia (Baritono)
ATTO UNICO
Luogo destinato alla caccia, ed attiguo al palazzo del Louvre.
Scena prima
Coro di contadini dell'uno e dell'altro sesso, tutti
con ghirlande di fiori in mano.
CORO
Senti, senti... Già l'eco ripete
il segnal della caccia... Si veda...
delle belve faranno già preda.
Il monarca lontano non è,
Qual ei schiude letizia ne' cori...
non s'indugi; incontriamolo. Voliamo!
Questi fiori al suo piè deponiamo,
puri omaggi d'amore e di fé.
(partono)
Scena seconda
Il Paggio ed il Duca.
PAGGIO
Questo è il loco stabilito,
e già l'ora s'avvicina;
la cugina prigioniera
i suoi ceppi or frangerà.
DUCA
Oh, bisbetico marito,
questa ingiusta gelosia
è pazzia; ma pria di sera
il sovran ti guarirà.
PAGGIO
Mi figuro la contessa
nel ricevere l'anello...
DUCA
Dunqu'è bella?
PAGGIO
Sì, un modello
è di vezzi e di beltà.
PAGGIO e DUCA
Dalle donne spesso ottieni
con le buone affetto e amore;
non si compra col rigore
la bramata fedeltà.
PAGGIO
Ecco il Conte...
DUCA
Ecco il geloso...
PAGGIO e DUCA
Tutto fumo e vanità.
Scena terza
Il Conte e detti.
CONTE
Che vita, delle cacce
è l'esser direttore!...
È grande in ver l'onore,
ma immenso è il galoppar!
(Aver di moglie bella
fatto segreto acquisto;
pensar che il mondo è tristo,
che sola deve star...
È un certo crepacuore
da farti disperar!)
Ma l'esser direttore
è onore singolar!
PAGGIO
Che carica!
DUCA
Cospetto!
PAGGIO e DUCA
Ne parla ogni città!
CONTE
Davver?... (Ma se l'ho detto,
ch'è somma dignità!)
S'ode quasi vicino il suono di più corni da caccia.
DUCA
Ascoltate?
CONTE
Altra preda.
PAGGIO
Corriamo.
CORO di DENTRO
Viva il nostro sovran! Viva! Viva!
DUCA
Che il monarca?...
CONTE
Egli stesso?...
PAGGIO
Sì, arriva.
CONTE, DUCA e PAGGIO
Il sovrano!... Ci vuol gravità!
Guarda, come gonfiando si va!
Scena quarta
Il Re seguito dai contadini, e dalle sue guardie,
e detti.
RE
Grato accolse i vostri accenti
chi voi regge, o fidi amici,
chi per rendervi felici
la sua vita spenderà!
Conte, evviva... Molto esperto
nel suo ramo?... Duca, è vero?...
(poi al Conte)
E per voi, di più, lo accerto,
sì bel giorno brillerà!
PAGGIO e DUCA
(al Conte)
Quanto siete fortunato;
certo, ognun v'invidierà!
CONTE
Sono in ver mortificato;
qual eccesso di bontà!
CORO
Questo giorno avventurato
mai l'eguale non avrà!
RE
Oh, quale apporta all'anima
soave e bel diletto,
veder felici i popoli,
lieti per me gioir!
Al par degli anni accrescere
sento per voi l'affetto;
in voi regnare e vivere
è solo il mio desir!
TUTTI
Oh, come l'alme inebria
quel lusinghiero detto;
mille ridenti immagini
leggiam nell'avvenir!
RE
Duca, e così?... La vostra vedovetta
cugina, a quel che par, non vi mantenne
la già data parola?...
Mi spiace che al torneo manchi ella sola.
DUCA
A che pensar non so.
RE
Conte, e voi sempre
persisterete nel privar noi tutti
del piacer di conoscer vostra moglie?
CONTE
(E siam da capo!) Maestà, vel dissi,
è così sconcia, scontrafatta, rozza,
più brutta d'un'arpia, che men vergogno...
PAGGIO
(Un schiaffo ogni bugia!)
RE
Davvero?
CONTE
Dimandate
al Paggio.
RE
(Che costanza!) È tarda l'ora:
al palagio io ritorno.
(ai contadini)
Il vostro puro affetto
scolpito serberò, miei fidi in petto.
Partono. Il Re poi rivolto al Duca, e sottovoce.
(Soli vi lascio in questo loco)
(indicando il Paggio)
Appena
arriva la Contessa
da mia sorella voi la condurrete.
Vo' dar una lezione
al geloso consorte!
Gente, mio Duca, a rivederci in corte.
(parte, seguito dalle guardie)
DUCA
Voi non seguite il Re?
CONTE
Per or la nuova carica mel vieta...
DUCA
Che! Forse qui restate?...
CONTE
Ci aveste qualche intrigo?...
DUCA
Eh!...
CONTE
Vado via
(Edmondo, segretezza!
Se parlan di mia moglie
di' ch'è più brutta ancor di quel che ho detto!)
PAGGIO
Ho capito.
(parte il Conte)
Geloso maledetto!
DUCA
In somma, quel tu fosti che l'anello
rubò al Conte?...
PAGGIO
Sì, quello.
DUCA
E pensasti ad averne?...
PAGGIO
Un altro eguale,
per liberar l'amata mia cugina
dal castello ove chiusa
il Conte gelosissimo l'avea,
e sol con questo mezzo uscir potea!
DUCA
Dunque, a veder andiamo
sull'altura vicina,
se giunga?
PAGGIO
Sì, vediam dalla collina.
(partono)
Scena quinta
La Contessa seguita da pochi suoi famigliari.
CONTESSA
Ah! ti ottenni alfin, beata,
sospirata libertà!
Ma... donarmela ad un tratto!...
Questo fatto come va?...
Mentre a doppia sentinella
me vegliar facea lo sposo,
sospettando ognor geloso,
ch'io mancassi di virtù,
chi 'l creda?... Da ignota mano
m'ebbi un foglio, in cui rinvenni
quel felice talismano,
che mi tolse a schiavitù!
Donzelle, se vi stimola
desìo di farvi spose,
fuggite ognor quegli uomini
gelosi nell'amor.
Son aspidi, son vipere
malvage, velenose:
fia meglio l'esser libere,
che vittime di lor!
Questo è l'anello... Il designato loco
è questo, in cui dovea
rinvenir chi mi avesse addotta in corte...
E chi fuor del consorte esser potrìa?...
Ei di me si geloso!...
Ma... intanto alcun non vedo... Che trascorsa
fosse l'ora?...
Scena sesta
Il Paggio, il Duca e la Contessa.
PAGGIO
Venite...
DUCA
È dessa?
PAGGIO
Appunto.
DUCA
(E noi l'aspettavam dalla collina)
CONTESSA
Edmondo, qui!... sei tu?...
PAGGIO
Sì, mia cugina...
(correndo fra le sue braccia)
Sei sprigionata alfine...
Oh, quanto rideremo...
Il Duca t'accompagna...
CONTESSA
(al Duca)
Come!... voi?...
PAGGIO
Vo ad avvertirne il Re...
CONTESSA
Ma senti
PAGGIO
(fuggendo)
Poi.
(parte)
CONTESSA
E mio marito?
DUCA
Nulla sa...
CONTESSA
Che dite?
E l'anello ch'io m'ebbi?
DUCA
Edmondo istesso
ve lo spedì.
CONTESSA
L'oggetto?
DUCA
È al Re sol noto.
CONTESSA
(Che ascolto!)
DUCA
Vi turbate?...
Il sovran vi desìa...
CONTESSA
(Oh, cielo!... E quale imbroglio!..)
DUCA
Volete?...
CONTESSA
In ver... che so... voglio... e non voglio!...
Signore, a dir il vero,
qui non ci vedo schietto...
Mi nasce nel pensiero
un non so qual sospetto...
Conosco il mio consorte...
Ah, s'ei mi trova in corte!...
Oh! che imbarazzo!... Ohimè!...
Ritorno?... Resto?... Vo?...
Ah, più non sono in me...
Risolvermi non so!
DUCA
Signora, incerta siete?...
Il Re veder vi brama...
Voi che in beltà vincete
ogni più bella dama,
a torto vi smarrite;
al gran torneo venite...
Quel palpitar perché?...
Deh, non mi dite no;
fidatevi di me:
il Conte io placherò.
CONTESSA
Non posso...
(per andar via)
DUCA
Che! Vorreste?...
CONTESSA
Sì... Duca... perdonate...
riedo al castel...
DUCA
Che fate?...
CONTESSA
Decisi. Io vo' partir.
DUCA
Partendo affermerete
quel che di voi si dice...
CONTESSA
Di me?...
DUCA
Di voi.
CONTESSA
Se lice,
di me che si può dir?
DUCA
Che siete una sciocca,
villana, e sgarbata;
che al fuso e alla rocca
sembrate sol nata;
che lurida e zoppa
formovvi natura;
che fate paura,
destate pietà!
CONTESSA
Di me tutto questo?...
DUCA
Non dissi metà.
CONTESSA
Chi fu il menzognero?...
DUCA
Il vostro consorte;
già noto è alla corte,
e al Re...
CONTESSA
Fino al Re!...
(Ingrato!)
DUCA
(E il veleno versato!)
CONTESSA
(Vendetta!)
DUCA
Ebben?...
CONTESSA
Alla reggia
rivolgasi il piè...
(Malnato! Bugiardo!
Dei farla con me!
Quante son delle civette
farti fine e più perfette,
quante grazie amore aduna
vuo' sfiorarle ad una ad una;
a chi un vezzo, a chi un occhietto,
poi con altri vo a braccetto;
e il marito indispettito
dalla rabbia fremerà!)
DUCA
(La scintilla ha preso foco,
già si spande a poco a poco;
un incendio in lei divampa,
vedi il volto come avvampa;
oh, marito poveretto,
ti si appresta un bel giochetto;
quest'inganno per tuo danno,
caro assai ti costerà!)
(mentre vanno via)
Scena settima
Il Conte, il Duca e la Contessa.
CONTE
Oh! Duca, mi rallegro!...
CONTESSA
(Mio marito!)
(si copre il volto col velo)
DUCA
Grazie, mio Conte...
(alla Contessa sottovoce)
(Dite che voi siete
la Baronessa di Linsberg..)
CONTE
Adesso
capisco a ché soletto
restar qui volevate...
Per vagheggiar l'errante pellegrina.
CONTESSA
Signor, non offendete
quelle dame, che ancor non conoscete.
CONTE
(Qual voce!... La figura!..)
CONTESSA
E rispettate in me la Baronessa di...
DUCA
(Linsberg..)
CONTESSA
Di Linsberg...
DUCA
La mia cugina
vedovetta, che vien dall'Inghilterra.
CONTE
(Qual somiglianza!... Ma l'anello è qua!..)
DUCA
Cugina, a che indugiamo?...
Ci permettete, o Conte?...
Noi partiamo.
CONTE
Ed io vi seguo...
DUCA
(Me la pagherai!..)
Partono il Duca e la Contessa.
CONTE
(seguendola)
Così bassotta! Giurerei!... Ma in corte
m'accerterò s'è quella...
E se fosse?... Le spacco le cervella!
(parte)
Gabinetto negli appartamenti reali.
Tavola sulla quale v'è una spada.
Scena ottava
Coro di cavalieri, conducendo seco loro, e con
circospezione il Paggio.
CORO
Vieni, e narra, o bel paggetto,
giovinetto d'anni ancor,
ma di trappole provetto,
ma perfetto nell'amor,
tu saprai chi è quella dama
qui arrivata poco fa;
dillo a noi, come si chiama?...
Donde venne?... Che vorrà?
PAGGIO
È una giovane straniera,
che più tardi ognun vedrà;
come fior di primavera
fresca ride in lei beltà:
se il suo nome è falso o no,
v'ha del dubbio, non si sa;
s'ella è nubile, o sposò,
è un'arcana verità!
Quel ch'è certo, divertir
il sovrano si potrà!
CORO
Ma il perché?...
PAGGIO
Non si può dir.
CORO
Ma tu il sai...
PAGGIO
Da me si sa...
che dan vita ad ogni festa
due vaghissime pupille,
come stille
di ruggiada,
che ravvivan prato e fior!
CORO
Ah, sei furbo, o bel paggetto,
giovinetto d'anni ancor,
ma di trappole provetto,
ma perfetto nell'amor!
PAGGIO
Ve lo giuro; il vero ho detto;
io non sono un mentitor!
Il Coro parte.
Scena nona
Il Conte ed il Paggio.
CONTE
Edmondo?... Edmondo?...
PAGGIO
(Ahimè, ci siamo!)
CONTE
Quella dama velata
PAGGIO
La vedeste?...
CONTE
In volto?
No…Ma un sospetto…un dubbio….Dimmi un poco,
avessi tu svelato,
che mia moglie...
PAGGIO
Nemmeno per pensiero...
ma... e perché?...
CONTE
Questa dama maledetta
ha un gesto, una statura,
un tutto che a mia moglie raffigura;
e quando assicurarmene potea,
la sorella del Re col più bel garbo,
se le mise a braccetto,
e seco l'introdusse in gabinetto.
PAGGIO
Ma l'anello?...
CONTE
Oh! sta qui... Se non lo avessi
non metterei la cosa
più in dubbio... Solamente...
PAGGIO
Il Re s'avanza.
Scena decima
Il Re, il Duca, il Conte ed il Paggio.
RE
Ecco il geloso! Divertir mi voglio...
(al Duca)
Con segretezza intanto
l'armadura preparami, ed appena
saranno i cavalieri tutti accolti
al torneo, della tromba
lo squillo io senta, ond'esserne avvertito.
DUCA
(Or viene il bello! Povero marito!)
(parte)
RE
Edmondo, se la dama
è visibile, dille,
ch'io bramo di conoscerla,
di condurla al torneo.
(Edmondo parte)
Conte?...la Baronessa di Linsberg
è bella?...
CONTE
E chi la vide?...
Stava così ravvolta in doppio velo...
RE
L'han descritta sì amabile e gentile,
che desìo di vederla ardentemente!
CONTE
(Ardentemente!... Se mia moglie fosse,
di qua non esce viva!..)
RE
E quando vien?...
Scena undicesima
Il Paggio e detti.
PAGGIO
La Baronessa arriva.
RE
(al Conte che smania per guardarla)
Ebbene?... Che cos'è?...
Voi siete più curioso assai di me.
CONTE
Sono impaziente di mirarla anch'io,
a dir la verità,
se lo permette Vostra Maestà.
RE
Se il permetto?... Che dite?...
Io stesso presentar vi voglio a lei.
CONTE
Amor! Deh, fa' ch'abbia tremato invano!
RE
Eccola o Conte.
Scena dodicesima
Il Re, il Conte, la Contessa ed il Paggio.
CONTESSA
(nel vedere il Conte)
(Ahimè!)
PAGGIO
(alla Contessa)
Quegli è il Sovrano.
(il Paggio parte)
RE
Vi presento, o Baronessa,
delle cacce il direttore, di mia corte
lo splendore, primo fior di nobiltà.
CONTESSA
Troppo onore!... Ah, questi è il Conte, ch'ha una moglie
oppressa d'anni, ch'è un compendio di malanni?...
Poveretta!... Come sta?
CONTE
(Poffar Bacco!... Ell'è!... Son morto!... Il mio anello
ha partorito!... Me l'ha fatta!... Io son tradito!...
Mi dimanda come sta!)
RE
Conte?... Ebben?... Quei vaghi rai v'hanno forse sbalordito?...
Ah! son vinto, e anch'io rapito dal poter di sua beltà!
CONTESSA
Sire, ah, voi mi confondete... (Si contorce; stringe i denti!)
Tai non merto complimenti... (Riscaldando ahimè si va!)
CONTE
(Ahi! che brutta pantomima!... Egli fa la contro-scena!...
Come incalza! Ohimè! Che pena! Ehi?...
Contessa?... Fatti in qua!)
Si ascolta uno squillo di tromba.
RE
La tromba...
CONTE
Manco male!...
RE
Al gran torneo ci chiama.
(va a prendere la spada ch'è sopra la tavola)
CONTE
Di grazia?... bella dama?...
Anch'ella?...
CONTESSA
E che vi par?...
RE
(subito in mezzo)
Questo acciar che il sovrano vi affida,
là sul campo di gloria, d'onore,
sarà premio dovuto al valore,
da voi stessa il più forte l'avrà!
Oh, felice il guerrier che l'ottiene
dalla man di cotanta beltà!
CONTESSA
(al Conte)
Su, correte, volate al cimento;
su, vestite l'arnese guerriero;
siate in campo, e tra' forti il primiero;
so che in voi non si annida viltà!
Ah, vincete: e d'un premio le chiome
questa mano fregiarvi saprà!
CONTE
(alla Contessa)
Fu già tempo che in mezzo alle pugne
riportava trionfo, e vittoria,
e con questo, sia detto a mia gloria,
mai tal premio mi porse beltà!
E volete donarmelo, adesso?...
Ah, signora, non è più l'età!
Partono.
Scena tredicesima
Il Duca.
DUCA
Ve', come il Conte segue al gran torneo
il sovran, la consorte!...
Sì, sì, va' pur! che dirle una parola
non ti sarà concesso!...
Ma non a torto, in ver, di sì leggiadra
moglie è vigil custode!...
Ah, forse anch'io 'l sarei,
se mi rendesse imene
felice possessor d'un tanto bene!
Donne, che ognor più bella
la vita a noi rendete,
rose gentili siete,
che ognun desìa per sé;
scherzanvi l'aure intorno,
ogni ape in voi si posa!
Misero chi riposa,
sulla promessa fé!
(parte)
Esterno del palazzo del Louvre magnificamente illuminato.
Scena quattordicesima
Guardie del Re schierate intorno intorno. Coro di cavalieri.
CORO DI CAVALIERI
La vaga straniera,
non donna ma dea,
che in mezzo alle belle
più bella splendea,
destava in pensiero
del franco guerriero
la fervida brama,
il nobile ardor
di onore, di fama,
di gloria, d'amor.
Scena quindicesima
Il Paggio, il Conte e detti.
PAGGIO
Ma via rasserenatevi...
CONTE
Che parli di sereno?... Non vedesti
quanti l'eran d'intorno?...
E che appena a parlarle m'accostava,
a guisa di concerto,
si succedea l'un l'altro,
facendomi restare sempre in ultimo!
PAGGIO
Ma siete poi sicuro,
ch'è vostra moglie?...
CONTE
Oh! va'!... te ne scongiuro!...
Il dubbio è sol se torni in mano mia!...
Parlo?.. Oh, le beffe... Taccio?... Inghiotto arsenico!...
L'affare dell'anello è inconcepibile!
PAGGIO
E intanto?...
CONTE
La signora
commise un tradimento!
PAGGIO
Eccola.
CONTE
E ognor coll'accompagnamento.
Scena sedicesima
Il Duca, la Contessa, seguita da un altro piccolo
paggio che sovra un ricco cuscino porta la spada,
e detti.
DUCA
La giostra, o Baronessa,
a voi piacque?...
CONTESSA
Moltissimo... Amerei
saper chi fu l'incognito guerriero
vincitore?...
CONTE
(Le piace anche l'incognito!)
DUCA
Lo vedrete al momento,
che a lui farete il dono della spada.
PAGGIO
(rivolto a tutti)
Il vincitore del torneo.
CONTESSA
Dov'è?
Scena ultima
Il Re e detti.
DUCA
Miratelo.
CONTESSA
Il monarca!
CONTE
Ei stesso!
TUTTI
Il Re!
RE
Gloria sublime è quella,
di più lance spezzar per una bella!
DUCA
(alla Contessa)
Cingetegli la spada.
CONTE
(Anche questa!)
La Contessa pone la spada al fianco del Re.
RE
(alla Contessa)
Or sia l'opra appien compita;
per voi già so che il Duca da gran tempo
amor nutria...
CONTE
(Nuove scoverte!)
RE
Io stesso
vo' farvi sua consorte.
CONTESSA
Son pronta, ma col patto,
che di me non diffidi il Duca a torto,
né sia geloso al par di quel ch'è morto!
DUCA
In tutto a questa legge io m'assoggetto.
CONTE
(E in mia presenza va a secondo letto!)
RE
(prendendo le destre del Duca e della Contessa)
Fausto sempre splenda il sole,
sempre il fato a voi sorrida;
di costanza la più fida,
sacro nodo sia mercé!
Scorra ognor la vostra vita,
qual ruscello in via fiorita,
dall'amore fecondata,
coronata dalla fé!
CONTE
(Ora scoppio dalla bile!
Io son quasi fuor di me!)
DUCA, CONTESSA e PAGGIO
(Me la godo per mia fé)
Il Re è per unire il Duca e la Contessa.
CONTE
Ah, sovrano, v'han tradito!...
No. Non è la Baronessa...
È mia moglie la Contessa,
che dal carcere fuggì!
RE
Siete pazzo!... E vostra moglie
non è inferma?...
CONTE
No, signore...
RE
Dunque foste un mentitore?...
CONTE
Mentitore... Maestà si...
ma l'anello?...
PAGGIO
(facendosi innanzi)
In una notte,
ch'eravate in sonno assorto,
un artefice il più accorto
altro eguale ne formò,
e racchiuso in un biglietto
il sovran glie lo mandò.
RE
(ridonando la Contessa al Conte)
Onde apprendervi che a torto
s'oltraggiava un fido cor!
CONTESSA
Dunque, o sposo, sei pentito?.
CONTE
Mi ravvedo dell'error.
TUTTI
Questo scherzo l'ha istruito;
deporrà quel suo rigor!
CONTESSA
(al Re)
Per voi di gelosia
son frante le catene;
per voi godrò d'un bene,
che mai potea sperar!
Ah! se da tal follia,
v'è ancor chi non si arrenda,
vegga il mio caso, e apprenda
le belle a rispettar!
TUTTI
Sempre sì lieto e fausto
di bel sereno adorno,
il declinato giorno
si vegga ritornar!
FINE
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