Gaetano Donizetti

(1797-1848)

Rita, ou Le Mari battu

Deux hommes et une femme (Deux hommes et une femme) Opéra-comique in 1 Atto di Gustavo Vaéz, è stata rappresentata a Parigi (Théâtre de l'Opéra-Comique) il 7 maggio del 1860

Personaggi

Rita, padrona d'osteria (Soprano); Beppe, suo marito (Tenore); Gaspar, piantatore (Baritono)

ATTO UNICO

L'esterno di un'osteria. Tavole e sedie da ciascun lato
della cinta, chiusa da una vigna, che si arrampica su
pilastri di pietra.

Scena prima
Rita entra, tenendo in mano un cestino, si guarda intorno
con soddisfazione.

RITA
È lindo e civettin questo caro alberguccio.
Allegra io sono e canto: questa casa è la mia!
Chi è contento quaggiù più di quel ch'io sia?
Qui sono insieme regina e re!
Van la casa e l'albergo a gonfie vele,
più ridente un destin del mio non so.
L'avventor ci rimane ognor fedele,
ché con garbo so dar il men che do.
Se un mi chiama in disparte, a cinguettar,
non mi lascio con chiacchere pigliar.
Ahi! Un bacin!... No... no...
A dirla, mio marito
è un tantin scimunito;
ma, viceversa, poi
ei non ha volontà.
In casa, io parlo in noi,
e quel che voglio ei fa!
Fatti in qua, lo comando,
vai di là, vien di qua.
Di solito a' miei cenni,
incorvar sa il groppon,
ma, in caso mai s'impenni,
ho in serbo un bel ceffon.
O fanciulle amorose,
chi vuol fresche le rose,
sulla fronte nuzial,
ha a pigliar per marito, un badial:
più gli è scemo e più tondo,
e più liscio va il mondo,
sol chi ha duro il cervello
è un marito modello.
In amore, il migliore è il babbion,
e un bel dì ven dirò la ragion.
Ah! posso ben ringraziare la Madonna benedetta
di tutte le disgrazie che mi sono toccate; mi manca
il marito, mi brucia la casa... con tutte l'altre
del villaggio... Vedova, desolata, vengo a stabilirmi
da Genova a Torino... Mi rimarito... ed eccomi la
più felice fra le donne. Che differenza tra il mio
Beppino e quell'altro!... Quell'altro! Un marito che
si permetteva di picchiare sua moglie... Che orrore!
Perciò, ad evitare il ritornello del sistema,
nel mio secondo matrimonio, non mi son lasciata
prevenire e, di tratto in tratto: piff, paff... gliele
consegno io! ...Di regola, una volta alla settimana...
anzi, sono in credito... Me ne duole un tantino...
Ma, poveraccio!... Il mio Beppe, in fin dei conti
è un buon pasticciaio e i pretesti non si trovano
mica tutti i giorni.

Scena seconda
Rita e Beppe. Questi esce dall'albergo infuria e come
disperato; alla vista di Rita, si ferma spaurito.

BEPPE
È dessa... quale orror! quando sappia il malanno,
che la mia mano or fe' storditamente.
Dio sa quale che la sua nel concitato affanno
descriverà dall'est all'occidente!
(si avvicina timidamente)

RITA
(scorgendo Beppe)
Ah! tu se', qui, mio bel piccin!
O Beppe mio sei pur carin!

BEPPE
Son io, son io tesoro mio,
(fra se)
(Ma in verità, tanta bontà
mi fa stupor, da uom d'onor!)

RITA
(con affabilità)
Mio Geppin! Mio Geppin!

BEPPE
(come sopra)
(Eh! che vuol dir!)

RITA
Hai messo tutto a posto laggiù?

BEPPE
Mi par di sì.

RITA
Ah! sei davvero un gran gioiel!
Di te son io contenta...

BEPPE
(fra se')
(Che alcuno non la senta!)

RITA
Di gioia ha pieno il sen...

BEPPE
(come sopra)
(Ah! il ciel si fa seren)

RITA
Sei pieno di premura...

BEPPE
(come sopra)
(Che amabil creatura!)

RITA
Abbracciami, Geppino!

BEPPE
(come sopra)
(È lieto il mio destino!)

RITA
Sei pur, sei pur carin,
mio bel Geppin!
(Guarda un po' che babbeo, che faccia stralunata!)
(tendendogli la guancia)
Lesto! Scocchi un bacino.

BEPPE
(fra se)
(A or or la grandinata?)

RITA
Ma... perché mai sì gran terror?
T'accosti a me bocchin d'amor!
(Beppe la bacia)

RITA
Io son di te contenta.

BEPPE
(fra sé)
(Che alcuno non la senta!)
A spiattellar il mio marrone
mi par propizia l'occasione.

RITA
Che vai tu masticando, Beppe mio?

BEPPE
Gli è che fra me mi preoccupava...
D'un guaio fatto per gofferia...

RITA
Che vuoi tu dir?

BEPPE
La colpa è mia...
No mi sgridare, per carità!...

RITA
La vuoi finire?

BEPPE
(fra se')
(Ho la quartana)
(a voce alta)
La tazza verde di porcellana
mi scappò, patatrac e in cento pezzi andò.

RITA
La tazza istoriata?

BEPPE
È un guaio, anch'io lo so!

RITA
Silenzio, o un'infilzata
per te di schiaffi avrò.
Noioso, citrullo,
corbello, zuccon!
Sei scemo, sei nullo,
non sei che un babbion!

Ho avuto un gran torto,
ne piango di cor;
Oh! il primo che è morto
quegli era un amor!

BEPPE
(fra se)
M'avesse la balia,
strozzato bambino,
o in fasce buttato
nel fiume vicino!
Mi fossi accoppato
più tardi da me,
o a un chiodo impiccato
con qualche perché!
Ma stretto ho il gran nodo,
non posso disfar;
mi torco, mi rodo,
e nulla so far.
Mariti, a diporto,
passate per qua!
E il caso che il morto
invidia mi fa!
(mettendosi in ginocchio davanti a Rita,
la quale si è messa a sedere, presso alla
tavola, a sinistra)
Una non hai, ma due mila ragioni
che un bel bacin sulla guancia adorata...

RITA
(alzandosi e dandogli uno schiaffo)
Sol di questi per te n'ho una fornata.

BEPPE
(piangendo)
Ahi! Ahi! Ahimè!

RITA
(contraffacendolo)
Ahimè! Ahimè!
Di baci e di pane,
tue pene a calmar,
per due settimane,
a stecco dèi star.

BEPPE
Che modi, che gergo!
Vuoi farmi arrabbiar?
Da fronte, o da tergo
non sai che picchiar.

RITA
Ho avuto il gran torto,
ne piango di cuor!
Oh! il primo che è morto
quegli era un amor.

BEPPE
È il caso ché il morto
invidia mi fa!

Rita, sulla soglia dell'albergo, manda baci a Beppe,
che non la vede.

Scena terza
Beppe.

BEPPE
(solo, fregandosi la guancia)
Ecco i miei incerti! È la solita minestra della domenica,
e guai se in settimana cadono delle altre feste! La dose
si raddoppia, si triplica... La mi sta bene, ad aver voluto
pigliar moglie! E pensare che questa catena la si deve
trascinare sin che si campa! Non ci voleva che quella
bestia dell'uomo per concepire una mostruosità simile...
è lui solo che fa eccezione nel creato...
Dovrei avere una guancia più rossa dell'altra...
Meno male che oggi è per l'appunto domenica,
e un ceffone non si farà aspettare: bisognerebbe almeno
trovar modo di riceverlo da quest'altra parte...

Scena quarta
Beppe e Gasparo, che viene dalla strada maestra,
con una valigia in mano.

GASPARO
Ehi! non c'è nessuno?

BEPPE
Ai suoi comandi!

GASPARO
Ho sete.

BEPPE
Si metta a sedere.

GASPARO
Non credo che basti per dissetarmi.

BEPPE
(chiamando)
Carlo, del vino!

GASPARO
Due bicchieri!

BEPPE
(come sopra)
Due bicchieri!

GASPARO
E due bottiglie! Siete voi il padrone di questa
osteria?

BEPPE
Per servirla.

GASPARO
Beato voi!

BEPPE
(fregandosi la guancia)
Infatti!
Un cameriere porta le bottiglie e i bicchieri.

GASPARO
Volete aiutarmi a vederci il fondo?

BEPPE
Grazie! Non ho sete.

GASPARO
Bella ragione! Se si avesse a bere soltanto quando
si ha sete, si assomiglierebbe troppo alle bestie...
Su via, non vi fate pregare.
(piglia la bottiglia e poi la ripone sulla tavola)
Maledetto braccio!

BEPPE
Vi fa male?

GASPARO
Un tantino... fortunatamente, Dio ci ha provvisto...
che ho il suo gemello, il quale funziona
a dovere.
(versa colla mano sinistra)
Alla vostra salute!
(vedendo Beppe che si frega)
Ma che diavolo avete che vi stropicciate la faccia?!

BEPPE
Non ho nulla; mi solletico...

GASPARO
(guardando da vicino)
Mano... si direbbe che abbiate ricevuto...
Forse
qualcuno avrebbe osato?

BEPPE
(alzandosi)
Qualcuno?... Vorrei vederlo!... Nemmeno per sogno!
È stata mia moglie...

GASPARO
(alzandosi)
Vostra moglie! E voi permettete?...

BEPPE
Ah! se lei crede che mi domandi il permesso?

GASPARO
La moglie che picchia il... Ma, è una indegnità codesta...
nei matrimoni bene assortiti, che si amano, che si rispettano,
è il marito che le consegna alla moglie.

BEPPE
Il marito?

GASPARO
Alla russa... Ci sono stato io, in Russia, e vi ho fatto degli
studi intorno ai costumi coniugali. Fatene l'esperimento
con vostra moglie, e ne rimarrete soddisfatti tutti e due.

BEPPE
Sì, davvero... la si metterebbe a strillare.

GASPARO
Urlate più forte.

BEPPE
La mi graffierebbe.

GASPARO
Graffiate più forte. Corpo di un cannone! Se fossi io al
vostro posto!... Sono stato ammogliato anch'io... Ne ho
avuto, anzi, due delle mogli, e bisognava vedere come
s'andava lisci colla mia prima metà... è vero che la era
dolce come un olio.
La mia casa per modello
in paese ognor passò.
La mi' moglie era un agnello,
né sapea mai dir di no.
Egli è ver, che, per sistema,
ho piacer che mi si tema,
e mi garba di picchiar,
quanto almen mi piace amar.
E nel mio cor
ferve l'amor;
ma il troppo amor
disturba il cor.
Fragranti fior non coglie,
chi non li sa educar;
si può picchiar la moglie,
non la si de' accoppar.
Quando, indocili alle busse,
mi si vuol disobbedir,
io, con due carezze russe,
l'ordin so ristabilir.
Chè a me piace di picchiar,
quanto almeno mi piace amar.
E nel mio cor ferve l'amor...
Fragranti fior non coglie
chi non li sa educar;
si può picchiar la moglie,
ma non si de' accoppar!
(tornando a sedere e bevendo)
Del resto, ci si suda anche a picchiare la moglie...
ragion per cui, allorché ho dato l'anello
alla mia seconda, m'è venuta un'idea;
sul finire del pranzo di nozze,
ne consegnai una piccola dose,
come per mostra, alla mia cara sposina...
(fa il molinello in atto di picchiare)
Eravamo alle frutta.

BEPPE
(sedendo)
Alle frutta! E perché?

GASPARO
Per farle questo ragionamento: "Carina mia, la trovi salata
questa minestra? Ebbene! Sta a te risparmiarti il disturbo di
distribuirtene con troppa frequenza". Lo credete! La mi
avrebbe adorato, ne sono sicuro, se un ordine d'imbarco
(poiché ero uomo di mare) non m'avesse richiamato a bordo
la sera istessa delle mie nozze. Si parte, si va a casa del
diavolo, una tempesta ci fa naufragare; sono preso dagli
antropofaghi... Per buona sorte, avevano desinato poco
prima; e un bel giorno vengo a sapere che sono rimasto
vedovo.

BEPPE
(con espressione d'invidia, alzandosi)
Vedovo!

GASPARO
(alzandosi ancor esso)
Almeno, stando a quanto mi riferì un mio compaesano, un
marinaio che ho incontrato al Canadà, dove mi son fatto
piantatore; e dopo quattro anni di assenza, torno al paese a
cercarvi il certificato mortuario di mia moglie, di
madamigella mia moglie, perché ho intenzione di passare
a terze nozze.

BEPPE
Come? Ancora?

GASPARO
Certo che sì. Un pezzo di canadese, che attende il mio
ritorno per darmi la sua mano e la sua fortuna; e vi
garantisco che le cose procederanno come il giorno
delle mie seconde nozze... Alla russa: è il solo sistema
ragionevole.

BEPPE
Ah! se avessi il coraggio...

GASPARO
(versando da bere)
È questo che vi volevo infondere.

BEPPE
Ebbene! Mi ci proverò.

GASPARO
Bravo! Ed io starò qui a sostenervi... Mi trattengo
già sino a domani.

BEPPE
(mettendosi a sedere)
Un altro bicchiere e seguo il vostro consiglio.

GASPARO
Sta bene, e non abbiate paura che la raffreddi per
questo. Tutt'altro.

BEPPE
Lo credete?

GASPARO
Quando il fuoco sta per ispegnersi, che cosa ci
vuole per ravvivarlo? Quattro stecche.

BEPPE
È vero non ci avevo pensato.

Scena quinta
I precedenti e Rita.

RITA
Ebbene?

BEPPE
(alzandosi, come smarrito)
Misericordia, è lei!

RITA
È così che si lavora, signorino?

BEPPE
(tremando)
Moglie mia... io stava...

RITA
Bevendo, fannullone...

BEPPE
Ma no io... domandava le sue carte a questo
viaggiatore che passa la notte in casa nostra.

GASPARO
(tirando fuori dal portafogli un passaporto)
Eccole qua, le carte! Non si è mica vagabondi.
(consegna il passaporto a Beppe)

RITA
Filiamo via, le carte ci sono, lesto... a fare i suoi
mestieri.

BEPPE
Il mio coraggio non ha ancora raggiunto la dose
che ci vuole.

RITA
Lesto! Tiri via!

BEPPE
(a parte)
È vedovo, lui!

Scena sesta
Rita e Gasparo.

GASPARO
(a parte)
Diamo un'occhiata a questa terribile comare.
(si alza, si avvicina a Rita, la quale si volta.
Entrambi rimangono stupefatti)
Ah! mio Dio!

RITA
(a parte)
Misericordia!

GASPARO
(come sopra)
Quale rassomiglianza!

RITA
(come sopra)
Quale fisionomia!

GASPARO
(come sopra)
Ma no! Se è perita in un incendio!

RITA
(come sopra)
È impossibile dacché è morto annegato.

GASPARO
(come sopra)
Malgrado tutto, il caso è strano.

RITA
(a parte)
Non ci confondiamo.
(a voce alta)
Il signore conta di trattenersi in questo albergo?

GASPARO
Forse che sì, bella ostessa.
(a parte)
A buon conto mandiamola fuori di strada.
(a voce alta)
Arrivo fresco, fresco da Genova, ove sono stato
per i miei negozi.

RITA
(a parte)
Un negoziante!

GASPARO
E torno a Chambery, dove sono stabilito da
circa quindici anni.

RITA
(cominciando a tranquillarsi)
quindici anni?

GASPARO
Ho anzi premura, perché mia moglie comincerà
a impazientirsi per la mia lontananza.

RITA
(a parte)
Non è lui! Madonna benedetta, vi ringrazio.

GASPARO
Perciò pago lo scotto e proseguo il mio viaggio...
(a parte)
Qui il terreno mi scotta sotto ai piedi.

Scena settima
precedenti e Beppe.

BEPPE
(accorrendo)
Che cosa ho mai visto! Che cosa ho mai visto!

RITA
Che cosa? Sentiamo!

GASPARO
Che è accaduto?
Beppe li guarda in atto di stupore.

RITA
Vuoi spiegarti una volta?

BEPPE
Stavate discorrendo insieme...

RITA
E poi?

BEPPE
Nulla... soltanto
(a parte)
la cosa è strana, dopo tutto, stranissima.

RITA
Smetta, signorino bello: faccia il suo conto a
questo viaggiatore, e si rimetta al lavoro.
Non mi gar ba punto che mio marito si diverta
a sbevazzare con persone che non si conoscono.
(a parte)
Voglia Dio che mi sia ingannata.
(esce)

Scena ottava
Beppe e Gasparo.

GASPARO
Vi saluto, galantuomo. Ci ho pensato su e ho
mutato idea: non mi trattengo più.

BEPPE
La si sbaglia di grosso, signor viaggiatore, la si
tratterrà, e alquanto a lungo anche, per una
ragione semplicissima: che, cioè, mia moglie
è vostra moglie.

GASPARO
Sarebbe a dire? Corpo di un pescecane! Non è
vero.

BEPPE
Non è vero?... Ma il contratto nuziale che la signora
Rita tiene custodito gelosamente, porta che
suo marito si chiamava Gaspare Sbrigani, come
sta scritto sul vostro passaporto.
(tira fuori il passaporto e legge)
"Gaspare Sbrigani, nato a Marsiglia, Bocche del
Rodano.

GASPARO
Niente affatto. "Naso aquilino, bocca media..."

BEPPE
Sarà tutto vero, ma non è perciò men vero che
voi siete Gasparo Sbrigani, che vostra moglie ha
pianto annegato.

GASPARO
(a parte)
Ci siamo!

BEPPE
E che qui non si trovi, in carne ed ossa, la vostra
legittima consorte, la quale, a vostra volta, si era
da voi considerata come perita in un incendio...
Eccovi dunque riappaiati a dovere due morti
risuscitati!
Che bella coppia! Tante congratulazioni e un sacco
di voti per la vostra riannodata felicità. State sani...
io vo pe' fatti miei.

GASPARO
(trattenendolo)
Un momento, galantuomo. É impossibile... E la
mia canadese!
(a voce alta)
Comprendo perfettamente che abbiate voglia di
sbarazzarvi di vostra moglie... ma...

BEPPE
Io? Quel fior di creatura, che mi rendeva tanto
felice!... Ma i vostri diritti sono precedenti ai miei,
e perciò io cedo il passo, e me ne vado.

GASPARO
(trattenendolo)
Caro mio, se è proprio mia moglie, ci ho un
gusto grandissimo a trovarla viva... Ma, come
vi ho detto, fra di noi non c'è stato che il rito
religioso: siamo maritati appena a mezzo,
e siccome so che ella forma la vostra felicità,
non voglio privarvene.

BEPPE
Sarebbe a dire?

GASPARO
È un sacrifizio che vi faccio.

BEPPE
Non lo permetterò mai.

GASPARO
Ho molta simpatia per voi.

BEPPE
Ed io professo il massimo rispetto per il mio
antecessore.

GASPARO
Dopo tutto, ell'è vostra moglie.

BEPPE
Dopo di voi, se vi piace...

GASPARO
Ah! per amor di Dio! Non facciamo gara di
generosità.

BEPPE
(a parte)
Mi pare che non ci tenga punto a ripescarla.

GASPARO
(come sopra)
Ha una maledetta voglia di sbarazzarsene.

BEPPE
Sottoponiamo il caso al pretore.

GASPARO
(fra sé)
Ahi!
(a voce alta)
Al pretore? Sta bene.
Mala conoscete voi la legge??

BEPPE
Nemmeno di vista.

GASPARO
Io la so a menadito... badate che è il caso di far
impiccare vostra moglie come rea di bigamia.

BEPPE
(ingenuamente)
Di bigamia!

GASPARO
Nel qual caso, voi fareste il paio.

BEPPE
(come sopra)
Il paio! Impiccati!

GASPARO
Andiamo pure dal pretore.

BEPPE
Niente affatto! Ci mancherebbe altro!

GASPARO
Se vi torna, battiamoci all'ultimo sangue: così il
superstite...

BEPPE
O che vi gira?

GASPARO
Ma, insomma, conviene decidere chi abbia a
rimanere il fortunato possessore.

BEPPE
Aspettate...
Or mi viene un'idea... perché fra noi,
mariti entrambi, ogni question sia sciolta,
senza farci del mal, giochiam...

GASPARO
Giocare!
Sì, il tiro è originale.
(a parte)
Il galantuomo non m'ha la faccia scaltra.

BEPPE
(come sopra)
Posso barar... è un'arte come un'altra.

GASPARO
D'accordo andiam...

BEPPE
Sta bene!

GASPARO
A quel gioco giochiam codesta sposa?

BEPPE
Alla morra...

GASPARO
Sia pur...

BEPPE
Ai sette punti

GASPARO
Sta ben! chi primo li farà di noi
si tien la moglie...

BEPPE
Intesi siam...

GASPARO
(porgendogli la mano)
Su, tocca!

BEPPE e GASPARO
Per me, chi perde vince...
ergastolo è l'imene;
ci vuol occhio di lince,
che vincere conviene!
Chi il vincer si prepara,
barando, è un mascalzon;
ma chi per perder bara,
al più, sarà un minchion.

GASPARO
Cominciamo...

BEPPE e GASPARO
cinque...
sei...
cinque... sette...
nove... sette...

GASPARO
Il primo punto è vostro...

BEPPE
Il punto è mio!

BEPPE e GASPARO
(a due giocando)
Otto... cinque... nove...
sei... otto... sette...

BEPPE
Resa v'ho la pariglia

BEPPE e GASPARO
nove...
sei...
sette... nove... cinque...
otto... sei... due...

BEPPE
A voi!

BEPPE e GASPARO
due... tre... sei... tre...
sei... due... tre... sei...

GASPARO
E due voi pur n'avete...

BEPPE
No... chiuso il dito sta...

GASPARO
Voi l'aprite a metà...
È una vera porcheria
di volermelo rubar!

BEPPE
Sta a veder che un baro sia
quel che vince a non contar.

GASPARO
Voi l'aprite...

BEPPE
Sta a veder!

BEPPE e GASPARO
Per me chi perde vince,
ergastolo è l'imene!
Ci vuol occhio di lince,
che vincere conviene!
Chi il vincer si prepara,
barando, è un mascalzon.
Ma chi per perder bara,
al più sarà un minchion!

GASPARO
Proseguiamo!

BEPPE e GASPARO
sei...
sette...
cinque... nove... nove...
due... cinque... otto...

BEPPE
Ah! Ah! Ah! Ah?
(facendo segno a Gasparo che ha vinto un punto)

GASPARO
È vero, è ver; due punti anche per me.

BEPPE
Non due, son tre!

GASPARO
Due!

BEPPE
Tre!

GASPARO
Due!

BEPPE
Tre! Tre! Tre!

GASPARO
Allor ch'io gioco, son di buona fede...

BEPPE
Gonzo davver quel che vi crede!
Che due, più un fan tre.

GASPARO
Son due, vi dico...

BEPPE
Due, più un fan tre.

GASPARO
Ma... se ne ho due...

BEPPE
Io non vo' più giocar.

GASPARO
Or via, poiché a tal gioco
non c'è onestà di sorta,
decida il puro caso...

BEPPE
Cioè?

GASPARO
La paglia corta.

BEPPE
(a parte)
Se v'è in cielo giustizia, io perderò.
(va a cogliere una pagliuzza e la spezza in due)
È quello che ci vuole...

GASPARO
Son io che la terrò...

BEPPE
Ohibò, ohibò!
Chi tira la più lunga, avrà la moglie...
Gasparo tira la più lunga e resta immobile. Beppe
salta dalla gioia.
A voi! Ma che brav'uom! Me ne congratulo
con tutto il cor!
O pagliuccia d'amor,
di qual gaudio tu inebrii il mio cor!
Forca e moglie poter evitar
è un piacer, cui niun altro v'ha par.
Oh! sospirata sorte!
Perduta ho la consorte!
Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!

GASPARO
Oh! sventura, oh, destino fatale!
Mi tornava esser morto davver;
risparmiandomi, o morte, il tuo strale
Giuralciel! Non m'hai fatto un piacer!
Mi vengono le doglie.
Riguadagnai la moglie!
Oh! Oh! Oh! Oh! Oh! Oh!

BEPPE
(ridendo)
A quanto pare, mio caro antecessore, siete
fortunato al gioco.

GASPARO
Non dico di no.

BEPPE
Siete a casa vostra, potete prenderne possesso.

GASPARO
È quanto sto per fare...
(a parte)
Vado a pigliare
il mio bagaglio e me la svigno al più presto.
(entra nell'osteria)

Scena nona
Beppe, solo.

BEPPE
Sono libero, libero, come l'uccellino che trova la
gabbia aperta... Respiro a larghi polmoni...
Vedo tutto color di rosa... Mi vien voglia di ballare,
come se punto fossi dalla tarantola...
di arrampicarmi sugli alberi come uno scoiattolo...
Son padrone di me stesso, non ci son più baruffe...
non si piglia più schiaffi: non ho più moglie!
Allegro io sono,
come un fringuel,
che spiega il volo,
libero al ciel!
Sorride a me
lieta stagion,
torno garzon!
Vedovo io son!
Tra la, tra la, tra la, tra la!
Per molti sposi
è una cuccagna
aver in cielo
la lor compagna!
Io non le pago
il funeral,
e non istò
perciò più mal!
È il caso mio
più original!
Sirena, o Dea,
non han virtù
Ne' lacci loro
pigliarmi più!
Se l'amo un dì
giunse a schivar,
il pesciolino
è il re del mar!
Allegro io son
come un fringuel,
torno garzon!
Tra la, tra la, tra la, tra la!

Scena decima
Beppe e Rita.

RITA
(uscendo dall'osteria)
Come sei allegro!

BEPPE
Allegrissimo! Non lo sono stato mai tanto in
vita mia... Ho una voglia di cantare...

RITA
Bada di non perdere la voce. Ma che vuol dire?
Così ad un tratto!

BEPPE
Si hanno le sue buone ragioni.

RITA
Delle ragioni!... E quali, di grazia?

BEPPE
Lo saprà a suo tempo, signora moglie.

RITA
La si guardi, signor marito, perché la pazienza
non è il mio forte, e lei lo sa.

BEPPE
(cantando)
Tra la, la, la...

RITA
Ah! ho un prurito terribile...

BEPPE
La si calmi; c'è qualcheduno che glieli farà
passare i pruriti... alla russa!
(entra rapidamente nella osteria)

Scena undicesima
Rita, poi Gasparo.

RITA
Che ha detto? C'è del torbido per aria; qualche
cosa di straordinario... Figurarsi! se avrebbe mai
osato... Ma... or che ci penso... se quel viaggiatore
fosse proprio quel ch'io temeva da principio...
(scorgendo Gasparo che esce dall'osteria)
Ah! se non è lui, è il diavolo!

GASPARO
(a parte)
Quell'imbecille che parla di ammutinare tutto il
villaggio per impedirmi di partire...
(scorgendo Rita)
È lei!... Se ella acconsentisse, si potrebbe fare tra
noi, alla sordina, un contratto di vedovanza. Proviamo.
(le si avvicina)
Signora...

RITA
(spaventata)
Che desidera?

GASPARO
Che desidero?... Ma... se non le dispiacesse finire
quel tal desinare che abbiamo interrotto alle frutta!

RITA
(a parte)
È lui!

GASPARO
Come? Non riconosci il tuo Gasparo?

RITA
(con freddezza)
Gasparo... è morto...

GASPARO
Niente affatto... ho fatto naufragio, è vero, ma
i pesci-cani hanno trovato che io ero troppo duro
da digerire, e hanno pensato ben di risparmiarmi.
Saresti tu, sposina mia, di un'opinione diversa?

RITA
Signore, io sono maritata.

GASPARO
Lo so... un tantino... e con me prima che con altri.

RITA
(con vivacità)
Vi sfido a provarlo!

GASPARO
(a parte, con gioia)
Cioè?

RITA
Non vi riconosco.

GASPARO
(a parte)
Brava! Bravissima!

RITA
I registri, dove stava annotato il mio matrimonio
si sono bruciati.

GASPARO
Bruciati?

RITA
Col rimanente del villaggio.

GASPARO
Di modo che prove non ce ne sono!

RITA
Grazie a Dio!

GASPARO
(a parte)
O mia canadese!

RITA
Non ci sono che io in possesso del contratto.

GASPARO
(a parte)
Ah! diamine!
(a voce alta)
Tu possiedi il contratto?

RITA
Certo che sì.

GASPARO
Dunque non si è bruciato coi registri?

RITA
Certo che no.

GASPARO
E tu lo conservi con gran cura?

RITA
Lo credo.

GASPARO
E perché farne?

RITA
È il mio segreto.

GASPARO
(a parte)
È bellino il caso! Una moglie che si piglia un
sup plente... e mi vuol tenere nella riserva...
Marito in congedo limitato, che si può richiamare
da un momento all'altro, se i quadri sono incompleti...
Ci mancherebbe altro... voglio il mio congedo
definitivo io. Orsù, mettiamoci in vena di grazia
e di amabilità.
(con esagerazione comica)
Torno a te ripien d'ardor,
deh! Negato non mi sia
il dolce patto dell'antico amor.

RITA
Ahi! quel patto, sposo indegno,
fu il primo passo che portò al dolore.
Parti e scorda; io resto sorda,
mio gentil trapassato, al tuo guair.

GASPARO
Tigre uscita dal deserto,
or che a te mi son scoverto,
tu mi vuoi veder morir!

RITA
(ironicamente)
Ah! vi piace insolentir?

GASPARO
Con lamina rea
m'avrò a perforar
o ad alta marea,
in mare a buttar?
Mi deve il rasoio
la gola segar
o un nodo scorsoio
in aria lanciar?

RITA
Di lagrime pronte
la Rita non ne ha.
Il nolo a Caronte
pagato ho di già!
Se al lido natio
ritorno fai tu,
per comodo mio
tu resti fra i più.

GASPARO
Tal residenza non mi va giù
perché di grazia con me l'hai tu?

RITA
Busse, mio caro non ne vo' più!

GASPARO
Non è che questo mio dolce amor?

RITA
Basta, per or!

GASPARO
De' falli miei son penitente,
perché non cedi al mio languir?

RITA
Il tuo languir m'è indifferente,
cangiato ho in meglio e tel so dir!

GASPARO
Rendimi l'atto ed io ritratto
tutte le busse che inferte ho già.
Io d'ora innanzi non picchierò.

RITA
Son baie!

GASPARO
Oh, credi! o mia
diletta, a te lo giuro!
Starò come un piuolo
sommessamente duro,
di battermi tu solo
avrai la voluttà.
Tu mi schiaffeggerai
e a tuoi celesti rai
non chiederò pietà!

RITA
Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!
(con fierezza)
Chi siate voi non so!

GASPARO
(a parte)
Uff! Io scoppio.
(forte)
Cara gioia?

RITA
Ma chi è lei?
(a parte)
Siam sul tirato...

GASPARO
(a parte)
Che pazienza!
(forte)
Ti do noia?

RITA
Insolente!
(a parte)
L'ho atterrato!

GASPARO
(a parte)
Or prorompo!
(forte)
Dolce sposa!

RITA
Mi canzona?
(a parte)
Salda io sto.

GASPARO
(a parte)
Che briccona!
(forte)
Sii pietosa.
Dammi l'atto...

RITA
No, no, no!

GASPARO
Dammi l'atto, non dir no!

RITA
Quattrocento volte no!

GASPARO
(Che briccona) Cara gioia,
no, mai più ti picchierò.

RITA
Me ne infischio...

GASPARO
L'atto!

RITA
No!

Scena dodicesima
I precedenti e Beppe.

BEPPE
(uscendo dall'osteria con un fagotto appiccicato
alla punta di un bastone da viaggio)
Ahò... tanto meglio...
La scena del riconoscimento ha avuto luogo.

RITA
Che vuol dire? Dove pensi d'andare?

BEPPE
Pe' fatti miei, attesoché il primo in lista si è
presentato.

RITA
È un impostore.

BEPPE
Ho esaminato le sue carte; sono in regola.

RITA
Hai letto male.

BEPPE
Sta a vedere! Nome e cognome, come sul vostro
contratto nuziale.

RITA
Ti dico che hai letto male,
(a Gasparo)
e voi, potete andarvene pei fatti vostri.
(ripone sulla tavola, a sinistra, il fagotto
e il bastone che ha tolto di mano a Beppe)

GASPARO
(piano a Beppe)
Con me, ha paura di essere picchiata,
e voi gli avete dato il gusto contrario.
Ma, state a sentire...
(continua a parlargli a bassa voce)

RITA
(osservandoli)
Che diamine stanno cospirando colaggiù?

GASPARO
(piano a Beppe)
È il solo mezzo di ricondurla a me.
(a parte)
E di ricuperare quel maledetto contratto.
(a voce alta)
Questa casa porta l'insegna di un'osteria;
mi sarà dunque permesso, prima di andarmene
di rifocillarmi un tantino.

RITA
Lo credo bene... siamo qui appunto per dare
ospitalità ai forestieri, e gli è un dovere che si
compie con piacere verso tutti... i forestieri.
(ella scompare un momento e ritorna
con una bottiglia di vino)

GASPARO
(mentre Rita è uscita)
Saldo in gambe! Siamo intesi.

BEPPE
State a vedere.
Gasparo si mette a sedere, a sinistra.
Rita gli versa da bere.
(a parte)
Fortunatamente, egli è là per darmi coraggio.
(a voce alta)
Per la Madonna, signora Rita,
spieghiamoci un poco.

RITA
Con che tono la prende!

BEPPE
(intimidito)
L'osso è più duro da rodere di quel che pensavo.

GASPARO
(tossendo per incoraggiarlo)
Hem! Hem!

BEPPE
Costui, di grazia, è egli vostro marito, sì o no?
Se lo è, gli cedo il posto; se non lo è, vi proibisco
di civettare col sopradetto.

RITA
Mi proibite?

BEPPE
(mezzo tremante, incoraggiato però dai segni
di Gasparo)
Sì, ve lo proibisco, perché sono il padrone
in casa mia, perché voglio essere obbedito.

GASPARO
(a parte)
Ha preso l'aire il piccino.

RITA
V'hanno imbeccato.

BEPPE
Potrebbe darsi, ma, almeno, ho approfittato della lezione,
e vi prometto che d'ora innanzi, non ci sarà nessuno in paese
che mi canzoni per le busse che piglio dalla moglie. È
un cambiamento radicale di politica che introduco in famiglia.

RITA
Ed io, per mio conto, darò retta a tutte le paroline dolci de'
bei giovinotti; avrò i miei galanti; dieci, venti, trenta alla
volta, che mi regaleranno dei mazzolini, delle chicche, delle
canzonette; non vi vorrò più bene, e allora... guai a voi!
Non si ride mica solo alle spalle dei mariti che le pigliano!

Beppe che ha rinculato davanti l'aggressione di Rita, si
sente in mano la punta del bastone, che Gasparo gli tende.

BEPPE
(avvicinandosi col bastone che ha impugnato)
Ah! non mi si vuol più bene! Si serva! Ma quando il fuoco
sta per ispegnersi, lo si ravviva con quattro stecche.
(batte col bastone a terra)

RITA
Misericordia! aiuto!
(riparandosi, dietro a Gasparo)
Difendetemi!

GASPARO
(alzandosi, in atto di trattenere Beppe)
Caro mio, non si picchiano le mogli! La non mi è toccata
di farlo che una sola volta, e mi son morse le dita.
(piano)
Animo! Una mezza serqua, per campione!

BEPPE
(piano)
Ho capito.
(alzando la voce)
La picchierò, se mi fa comodo, quando e come mi pare.
Non ho bisogno de' vostri consigli.

RITA
(piagnucolando)
Povera me!

GASPARO
(piano a Beppe)
Insultatemi, provocatemi, ho i miei progetti.

BEPPE
Sta bene.
(a voce alta)
In due siamo in troppi sulla terra; l'uno o l'altro deve...
(piano)
È una burletta, non è vero?

GASPARO
In un atto.

RITA
(a parte)
Non mi par più lui.

BEPPE
(a Gasparo)
Seguitemi.

GASPARO
Io battermi? È impossibile, caro mio.

BEPPE
Rifiuti?

GASPARO
(fingendo di sollevare a stento il braccio diritto)
Guardate, non ho più l'uso del braccio destro
un colpo d'ascia d'arrembaggio.
(a Rita)
Non posso alzare la mano.

RITA
È moncherin!

GASPARO
Son moncherin!

RITA
(fra se)
Non può col braccio
trarsi d'impaccio.
Quasi l'abbraccio;
libera io son!
Ha perso il fiocco
il mio balocco;
più non ne tocco...
È moncherin!

BEPPE
(come sopra)
Ha un bel difetto
il poveretto;
cangia d'aspetto
la quistion.
La mia megera,
almen si spera,
dee fargli ciera...
È moncherin!

GASPARO
(fra se)
Che terno al lotto!
Il lor complotto
svento di botto;
resto il padron!
Di più non bramo,
or or ci siamo;
ha morso l'amo
il pesciolin!
(a Beppe)
La bottiglia, pur or, l'avete visto...
Io non potea col braccio sostener.

RITA
(fra se)
Non può dunque picchiarmi in avvenir...
E Beppe che fa il chiasso,
e atteggiarsi a gradasso...
io prendo il mio partito...
(forte)
Gasparin! Dolce sposo, a te in braccio io torno alfin!

GASPARO
Ella è mia!

RITA
Gasparin!

BEPPE
Frase gentil! Coppia fedel!

GASPARO
Tenero agnel,
ritrovo il ciel!
Ma... il contratto nuzial?...

RITA
Vello qua...

GASPARO
Lo tengo...

BEPPE
Ah! bravo!
Ad altro cielo io spiego l'ale,
addio consorte a Gasparin!

GASPARO
(trattenendolo)
Meno furie! Il mio contratto,
bordeggiando, io m'ebbi alfin!
Tu rimani... io me la batto...
Addio, addio... Rita e Beppin!

BEPPE e RITA
Che dic'ei??

GASPARO
(mettendosi il contratto in tasca)
Ch'ho qui la prova!

BEPPE
Che! Ten vai?

RITA
Ah! codesta saria nova...
Uno almen per me lo vo.

GASPARO
Tenga Beppe, se le aggrada.

RITA
Che?

BEPPE
(a Gasparo)
Rimani, o, giuralciel!...
(fra se)
Io ti passo a fil di spada.
È moncon...

GASPARO
(come sopra)
È un vigliaccon!

BEPPE
Resta... o qui ci batteremo.

GASPARO
Sia! Conclusa è la partita...
O la vostra, o la mia vita...

RITA
Lo ha beccato!

GASPARO
Tocca qua!
(gli stringe la mano colla massima forza)

BEPPE
Ahi! Ahi! Ahi! M'ha storpiato.

RITA
(a Gasparo)
Che? Non sei più moncherin?

GASPARO
Fu un'astuzia...

RITA e BEPPE
Ah! l'assassin!

GASPARO
Il contratto mi premea
per poter buttarlo in mare...
Son con voi, gentil compare,
su... battiamoci... è il mio mestier!

BEPPE
Ah! l'infame!

RITA
Ah! l'assassin!

GASPARO
Ci battiamo sì, o no?

BEPPE
(fra se')
Son confuso, smarrito
mi par d'esser ferito
già dal fiero marito,
e mi sento morir.

Dato ancor ch'io non muoia
per le man di quel boia,
quella cara sua gioia,
mi convien consolar.

GASPARO
(fra se)
Fatti in qua, fatti avanti,
son vani i tuoi pianti,
non c'è Dio, non c'è santi,
te la devi sorbir.
(additando Rita)
Se ha trovato conforto,
credendomi già morto,
prendo il mio passaporto,
e da sol torno al mar.

RITA
Quale audacia inaudita!
Ei mi beffa, ei m'irrita.
Ah! darei la mia vita
per poterlo strozzar!

Sol mi strugge una brama,
vendicar l'empia trama,
e piantargli la lama
d'un pugnal dentro il cor!
Aspettate, vado a prendere le armi.
(scomparisce un momento nell'osteria)

RITA
Ma ti ammazzerà!

BEPPE
Tanto meglio! Quando sarò morto, quel bestione vi
ripiglierà, vi ripicchierà, e la vi starà bene! Mi faccio
ammazzare per castigarvi... e poi... chi s'è visto s'è visto.

RITA
Maledetta risurrezione! Eravamo così felici!

BEPPE
Sì, e le stecche che mi consegnavi!

RITA
Non era che per prendere il tratto avanti:
aveva paura di pigliarle da te.

BEPPE
Non è una buona ragione.

RITA
Ma, sii giusto, o che forse non ti voleva un ben
dell'anima? Non ti accarezzavo per benino? Non
eri il Beppino del mio cuore, il mio coso, il mio
omino?

BEPPE
Non dico di no.

RITA
(piangendo)
E adesso ti devo perdere!

BEPPE
Pare di sì.
(si mette a piagnucolare anche lui)

GASPARO
(ritornando)
Siamo pronti galantuomo?

BEPPE
Son... sono qua.

GASPARO
Qui appresso, nell'ortaglia.
(tira fuori due grandi pistole)

BEPPE
Accidenti! Che canne!

GASPARO
È l'affare di un momento...
una vera partita di piacere.

BEPPE
Avete un bel dire, voi, che avete il coraggio
naturale, signor spaccamonti!

GASPARO
(brontolando)
Come? Che?

BEPPE
Sicuro, perché avete un vocione da basso profondo
e due pistole che paiono due colubrine, pretendete di
spaventarmi e di addossarmi mia moglie per forza...
(con energia)
Ebbene non ho paura io... non è per riguardo di
quei vostri utensili, gli è perché la mi vuol bene
lei, perché le voglio bene io, che me la tengo!

RITA
(buttandosi al collo di Beppe)
Ah! Beppino! Sei un amore!

GASPARO
(allegramente)
Alla buon'ora... E siccome io ritorno in America...
resto nell'altro mondo, come avete creduto sin qui...
e voi restate quel che siete: il marito della mia vedova.

BEPPE
(prendendolo in disparte)
Per altro assicuratemi di una circostanza.

GASPARO
Di quale?

BEPPE
Quel tal giorno che vi siete imbarcato... al pranzo
di nozze... fu proprio subito dopo la frutta?

GASPARO
Parola d'onore!... Non ho avuto che il tempo
di mettere in opera il mio sistema... quel tale,
che vi ho insegnato.

BEPPE
Zitto! Approfitterò della lezione.

GASPARO
Ma tu déi la mia ricetta
saggiamente adoperar.
Puoi picchiar la tua diletta,
non la déi però accoppar.

BEPPE
Lo conosco quel sistema:
"Castigar perché si tema
e picchiar e ripicchiar.
In ragion del verbo amar!"
(facendo atto di battere)
E l'amerò... per Dio! Se l'amerò...

GASPARO
Ma troppo, no!
Che il troppo amor disturba il cor!

RITA
(cacciandosi fra di loro)
Ma col picchiar la propria moglie
degli altri guai si può incontrar!...
A contener le matte voglie,
a certi poi si dé pensar!

BEPPE
Di questi qui?...

RITA
Nemmen l'insegna!
Pace e concordia!...

BEPPE
Giuriamo ognor!
(a due)
Concordia, amor!

GASPARO
Con voi sia pace, sia gioia ognor,
più saldo ho reso il vostro amor.

RITA
Partite in fretta pria di doman,
m'avete guaste le carte in man.

BEPPE
Addio, di cuore gentil german,
per voi mi trovo le carte in man!

RITA
Buona e lunga permanenza!

BEPPE
Non sia lunga st'altra assenza!

GASPARO
Dunque addio... partir degg'io.

TUTTI
Addio!

F I N E

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