Gaetano Donizetti
(1797-1848)
Don Pasquale
Dramma buffo in 3 Atti di Giovanni Ruffini, rappresentata a Parigi (Théâtre - Italien) il 3 gennaio del 1843
Personaggi
Norina, giovane vedova (Soprano); Don Pasquale, vecchio celibatario (Basso); Ernesto, suo nipote, amante corrisposto di Norina (Tenore); il dottor Malatesta, amico di Don Pasquale e amicissimo di Ernesto (Baritono); servi
ATTO PRIMO
Sala in casa di Don Pasquale.
SCENA PRIMA
Don Pasquale solo. Guarda con impazienza all'orologio.
DON PASQUALE
Son nov'ore; di ritorno
il dottore esser dovria.
(ascoltando)
Zitto!... Parmi... È fantasia...
Forse il vento che passò.
Che boccon di pillolina,
nipotino, vi preparo!
Vo' chiamarmi don Somaro
se veder non ve la fo.
MALATESTA
È permesso?
(Malatesta di dentro)
DON PASQUALE
Avanti, avanti.
Scena seconda Scene 1,
Il dottore Malatesta e detto.
DON PASQUALE
(con ansietà)
Dunque?...
MALATESTA
Zitto, con prudenza.
DON PASQUALE
Io mi struggo d'impazienza.
La sposina...?
MALATESTA
Si trovò.
DON PASQUALE
Benedetto!
MALATESTA
(Che babbione!)
Proprio quella che ci vuole.
Ascoltate, in due parole
il ritratto ve ne fo'.
DON PASQUALE
Son tutt'occhi, tutto orecchie,
muto, attento a udir vi sto.
MALATESTA
Bella siccome un angelo
in terra pellegrino,
fresca siccome il giglio
che s'apre in sul mattino,
occhio che parla e ride,
sguardo che i cor conquide.
Chioma che vince l'ebano
sorriso incantator.
DON PASQUALE
Sposa simile! Oh, giubilo!
Non cape in petto il cor.
MALATESTA
Alma innocente e candida,
che sé medesma ignora;
modestia impareggiabile,
dolcezza che innamora
ai miseri pietosa,
gentil, buona, amorosa.
Il ciel l'ha fatta nascere
per far beato un cor.
DON PASQUALE
Famiglia?
MALATESTA
Agiata, onesta.
DON PASQUALE
Casato?
MALATESTA
Malatesta.
DON PASQUALE
(con intenzione)
Sarà vostra parente?
MALATESTA
Alla lontana un po'...
È mia sorella.
DON PASQUALE
Oh gioia!
Di più bramar non so.
E quando di vederla,
quando mi fia concesso?
MALATESTA
Domani sul crepuscolo.
DON PASQUALE
Domani? Adesso, adesso.
Per carità, dottore!
MALATESTA
Frenate il vostro ardore,
quetatevi, calmatevi,
fra poco qui verrà.
DON PASQUALE
(con trasporto)
Da vero?
MALATESTA
Preparatevi,
e ve la porto qua.
DON PASQUALE
Oh caro!
(lo abbraccia)
Or tosto a prenderla..
MALATESTA
Ma udite...
DON PASQUALE
Non fiatate.
MALATESTA
Ma...
DON PASQUALE
Non c'è ma, volate,
o casco morto qua.
(gli tura la bocca e lo spinge via)
Un foco insolito
mi sento addosso,
omai resistere
io più non posso.
Dell'età vecchia
scordo i malanni,
mi sento giovine
come a vent'anni.
Deh! cara, affrettati,
dolce sposina!
Ecco di bamboli
mezza dozzina
veggo già nascere,
veggo già crescere,
a me d'intorno
veggo scherzar.
Son rinato. Or si parli al nipotino.
A fare il cervellino
veda che si guadagna.
(guarda nelle scene)
Eccolo appunto.
SCENA TERZA
Ernesto e detto.
DON PASQUALE
Giungete a tempo. Stavo
per mandarvi a chiamare. Favorite.
ERNESTO
Sono ai vostri comandi.
DON PASQUALE
Non vo' farvi un sermone,
vi domando un minuto d'attenzione.
È vero o non è vero
che, saranno due mesi,
io v'offersi la man d'una zitella
nobile, ricca e bella?
ERNESTO
È vero.
DON PASQUALE
Promettendovi, per giunta
un buon assegnamento, e alla mia morte,
quanto possiedo?
ERNESTO
È vero.
DON PASQUALE
Minacciando,
in caso di rifiuto,
diseredarvi, e a torvi ogni speranza,
ammogliarmi, se è d'uopo?
ERNESTO
È vero.
DON PASQUALE
Or bene,
la sposa che v'offersi, or son tre mesi,
ve l'offro ancor.
ERNESTO
Non posso; amo Norina,
la mia fede è impegnata...
DON PASQUALE
Sì, con una spiantata,
con una vedovella civettina...
ERNESTO
Rispettate una giovine
povera, ma onorata e virtuosa.
DON PASQUALE
Siete proprio deciso?
ERNESTO
Irrevocabilmente.
DON PASQUALE
Or ben, pensate
a trovarvi un alloggio.
ERNESTO
Così mi discacciate?
DON PASQUALE
La vostra ostinatezza
d'ogni impegno mi scioglie.
Fate di provvedervi. Io prendo moglie.
ERNESTO
(nella massima sorpresa)
Prender moglie?
DON PASQUALE
Sì, signore.
ERNESTO
Voi?...
DON PASQUALE
Quel desso in carne e in ossa.
ERNESTO
Perdonate lo stupore...
La sorpresa... (Oh questa è grossa!)
Voi?...
DON PASQUALE
L'ho detto e lo ripeto.
(con impazienza)
Io, Pasquale da Corneto,
possidente, qui presente,
qui presente, in carne ed ossa,
d'annunziarvi ho l'alto onore
che mi vado ad ammogliar.
ERNESTO
Voi scherzate.
DON PASQUALE
Scherzo un corno,
lo vedrete, al nuovo giorno.
Sono, è vero, stagionato,
ma ben molto conservato,
e per forza e vigoria
me ne sento da prestar.
Voi frattanto, signorino
preparatevi a sfrattar.
ERNESTO
(Ci volea questa mania
i miei piani a rovesciar!
Sogno soave e casto
de' miei prim'anni, addio.
Bramai ricchezze e fasto
solo per te, ben mio:
povero, abbandonato,
caduto in basso stato,
pria che vederti misera,
cara, rinunzio a te.)
DON PASQUALE
(Ma, veh, che originale!
Che tanghero ostinato!
Adesso, manco male,
mi par capacitato.
Ben so dove gli duole,
ma è desso che lo vuole,
altri che sé medesimo
egli incolpar non può!)
ERNESTO
(dopo breve pausa)
Due parole ancor di volo.
DON PASQUALE
Son qui tutto ad ascoltarvi.
ERNESTO
Ingannar si puote un solo:
ben fareste a consigliarvi.
Il dottore Malatesta
è persona grave, onesta.
DON PASQUALE
L'ho per tale.
ERNESTO
Consultatelo.
DON PASQUALE
E già bello e consultato.
ERNESTO
Vi sconsiglia!
DON PASQUALE
Anzi, al contrario,
m'incoraggia, n'è incantato.
ERNESTO
(colpitissimo)
Come? Come? Oh, questa poi...
DON PASQUALE
Anzi, a dirla qui fra noi,
(confidenzialmente)
la... capite?... Ia zitella,
ma... silenzio... è sua sorella.
ERNESTO
Sua sorella!! Che mai sento?
(agitatissimo)
Del dottore?
DON PASQUALE
Del dottor.
ERNESTO
(Mi fa il destin mendico,
perdo colei che adoro,
in chi credevo amico
discopro un traditor!
D'ogni conforto privo,
misero! a che pur vivo?
Ah! non si dà martoro
eguale al mio martor?)
DON PASQUALE
(L'amico è bello e cotto,
in sasso par cangiato;
non fiata non fa motto,
I'affoga il crepacuor.
Si roda, gli sta bene,
ha quel che gli conviene.
Impari lo sventato
a fare il bello umor.)
(partono)
Stanza in casa di Norina.
SCENA QUARTA
Entra Norina con un libro alla mano, leggendo.
NORINA
"Quel guardo il cavaliere
in mezzo al cor trafisse
piegò il ginocchio e disse:
son vostro cavalier!
E tanto era in quel guardo
sapor di paradiso,
che il cavalier Riccardo,
tutto d'amor conquiso,
giurò che ad altra mai
non volgeria il pensier."
(ridendo)
Ah, ah! Ah, ah!
So anch'io la virtù magica
d'un guardo a tempo e loco,
so anch'io come si bruciano
i cori a lento foco,
d'un breve sorrisetto
conosco anch'io l'effetto,
di menzognera lagrima,
d'un subito languor.
Conosco i mille modi
dell'amorose frodi,
i vezzi, e l'arti facili
per adescare un cor.
Ho testa bizzarra;
son pronta, vivace...
mi piace scherzar,
mi piace brillar.
Se monto in furore
di rado sto al segno,
ma in riso lo sdegno
(ridendo)
fo presto a cambiar.
Ho la testa bizzarra,
ma core eccellente.
E il dottor non si vede! Oh, che impazienza!
Del romanzetto ordito
a gabbar don Pasquale,
ond'ei toccommi in fretta,
poco o nulla ho capito, ed or l'aspetto...
(Entra un servo, le porge una lettera ed esce.
Norina guardando la soprascritta.)
La man d'Ernesto... io tremo.
(legge: dà cenni di sorpresa, poi di costernazione)
Oh! me meschina!
SCENA QUINTA
Malatesta e detta.
MALATESTA
(con allegria)
Buone nuove, Norina,
il nostro stratagemma...
NORINA
(con vivacità)
Me ne lavo le mani.
MALATESTA
Come? Che fu?
NORINA
(porgendogli la lettera)
Leggete .
MALATESTA
(leggendo)
"Mia Norina; vi scrivo
colla morte nel cor". Lo farem vivo.
"Don Pasquale aggirato
da quel furfante..." Grazie!
"da, quella faccia doppia del dottore,
sposa una sua sorella,
mi scaccia di sua casa,
mi disereda infine. Amor m'impone
di rinunziare a voi.
Lascio Roma oggi stesso, e quanto prima
l'Europa. Addio. Siate felice. Questo
è l'ardente mio voto. Il vostro Ernesto."
Le solite pazzie!
NORINA
Ma s'egli parte!...
MALATESTA
Non partirà, v'accerto. In quattro salti
son da lui, della nostra
trama lo metto a parte, ed ei rimane,
e con tanto di cor.
NORINA
Ma questa trama
si può saper qual sia?
MALATESTA
A punire il nipote,
che opponsi alle sue voglie
Don Pasqual s'è deciso a prender moglie.
NORINA
Già mel diceste.
MALATESTA
Or ben, io suo dottore,
vistolo così fermo nel proposto,
cambio tattica, e tosto
nell'interesse vostro, e in quel d'Ernesto,
mi pongo a secondarlo. Don Pasquale
sa ch'io tengo al convento una sorella,
vi fo passar per quella -
egli non vi conosce - e vi presento
pria ch'altri mi prevenga;
vi vede e resta cotto.
NORINA
Va benissimo.
MALATESTA
Caldo caldo vi sposa.
Carlotto mio cugino
ci farà da Notaro. Al resto poi
tocca pensare a voi.
Lo fate disperar: il vecchio impazza,
I'abbiamo a discrezione...
Allor...
NORINA
Basta. Ho capito.
MALATESTA
Va benone.
NORINA
Pronta son; purch'io non manchi
all'amor del caro bene:
farò imbrogli, farò scene,
so ben io quel ch'ho da far.
MALATESTA
Voi sapete se d'Ernesto
sono amico, e ben gli voglio,
solo tende il nostro imbroglio
Don Pasquale a corbellar.
NORINA
Siamo intesi. Or prendo impegno.
MALATESTA
Io la parte ecco v'insegno.
NORINA
Mi volete fiera?
MALATESTA
No.
NORINA
Mi volete mesta?
MALATESTA
No, la parte non è questa.
NORINA
Ho da pianger?
MALATESTA
No.
NORINA
O gridare?
MALATESTA
No, la parte non è questa.
State un poco ad ascoltar.
Convien far la semplicetta.
NORINA
Posso in questo dar lezione.
MALATESTA
Collo torto, bocca stretta.
MALATESTA e NORINA
Or proviam quest'altra azione.
NORINA
(con affettatura)
Mi vergogno... son zitella...
MALATESTA
Brava, brava, bricconcella!
Va benissimo così.
Collo torto.
NORINA
Cosi...
MALATESTA
Brava.
Bocca stretta.
NORINA
Mi vergogno.
MALATESTA
Oh, benedetta!
Va benissimo cosi.
MALATESTA e NORINA
Vado, corro
al gran cimento,
Sì corriam.
Pieno ho il cor d'ardimento.
A quel vecchio affé la testa
questa volta ha da girar.
NORINA
Già l'idea del gran cimento
mi raddoppia l'ardimento,
già pensando alla vendetta
mi comincio a vendicar.
Una voglia avara e cruda
i miei voti invan contrasta.
Io l'ho detto e tanto basta,
la saprò, la vo' spuntar.
MALATESTA
Poco pensa don Pasquale
che boccon di temporale
si prepari in questo punto
sul suo capo a rovinar.
Urla e fischia la bufera,
vedo il lampo, il tuono ascolto;
la saetta fra non molto
sentiremo ad iscoppiar.
ATTO SECONDO
Sala in casa di don Pasquale.
SCENA PRIMA
Ernesto solo abbattutissimo.
ERNESTO
Povero Ernesto!
Dallo zio cacciato
da tutti abbandonato,
mi restava un amico,
e un coperto nemico
discopro in lui, che a' danni miei congiura.
Perder Norina, oh Dio!
Ben feci a lei
d'esprimere in un foglio i sensi miei.
Ora in altra contrada
i giorni grami a trascinar si vada.
Cercherò lontana terra
dove gemer sconosciuto,
là vivrò col cuore in guerra
deplorando il ben perduto.
Ma né sorte a me nemica,
né frapposti monti e mar,
ti potranno, o dolce amica,
dal mio seno cancellar.
E se fia che ad altro oggetto
tu rivolga un giorno il core,
se mai fia che un nuovo affetto
spenga in te l'antico ardore,
non temer che un infelice
te spergiura accusi al ciel;
se tu sei, ben mio, felice,
sarà pago il tuo fedel.
(esce)
SCENA SECONDA
Don Pasquale in gran gala seguito da un servo.
DON PASQUALE
(al servo)
Quando avrete introdotto
il dottor Malatesta e chi è con lui,
ricordatevi bene,
nessuno ha più da entrar; guai se lasciate
rompere la consegna. Adesso andate.
(il servo parte)
Per un uom sui settanta...
(Zitto che non mi senta la sposina)
convien dir che son lesto e ben portante.
Con questo boccon poi
di toilette...
(si pavoneggia)
Alcun viene...
eccoli. A te mi raccomando, Imene.
SCENA TERZA
Malatesta conducendo per mano Nerina velata.
MALATESTA
Via, da brava.
NORINA
Reggo appena...
Tremo tutta...
MALATESTA
V'inoltrate.
(nell'atto che il dottor fa inoltrare,
Norina accenna colla mano a Don Pasquale
di mettersi in disparte,
Don Pasquale si rincantuccia)
NORINA
Ah fratel, non mi lasciate.
MALATESTA
Non temete.
NORINA
Per pietà!
(appena Norina è sul davanti del proscenio
il dottore corre a Don Pasquale)
MALATESTA
Fresca uscita di convento,
natural è il turbamento,
è per tempra un po' selvatica.
Mansuefarla a voi si sta.
NORINA
(Sta a vedere, vecchio matto,
ch'or ti servo come va.)
DON PASQUALE
Mosse, voce, portamento,
tutto è in lei semplicità.
La dichiaro un gran portento
se risponde la beltà!
MALATESTA
Mosse, voce, portamento,
tutto è in lei semplicità.
NORINA
Ah fratello!
MALATESTA
Non temete.
NORINA
A star sola mi fa male.
MALATESTA
Cara mia, sola non siete,
ci son io, c'è don Pasquale...
NORINA
(con terrore)
Come? Un uomo! Ah, me meschina:
(agitatissima)
presto, andiam, fuggiam di qua.
DON PASQUALE
(vedendo che vuol partire)
Dottore, dottore!...
NORINA
(Sta a vedere, vecchio matto,
chi'io ti servo come va.)
DON PASQUALE
(Com'è cara e modestina
nella sua semplicità.)
MALATESTA
(Quella scaltra malandrina
impazzire lo farà.)
(a Norina)
Non abbiate paura, è Don Pasquale,
padrone e amico mio,
il re dei galantuomini.
(Don Pasquale si confonde in inchini.
Norina non lo guarda.)
( Norina:
Risponde al saluto.)
NORINA
(fa una riverenza senza guardar Don Pasquale)
Grazie, serva.
DON PASQUALE
(Che piè... che bella mano!)
MALATESTA
(E già cotto a quest'ora.)
NORINA
(Oh, che baggiano!)
(Don Pasquale dispone tre sedie;
siedono, dottore nel mezzo.)
MALATESTA
(a Don Pasquale)
(Che ne dite?)
DON PASQUALE
(È un incanto; ma, quel velo...)
MALATESTA
Non oseria, son certo,
a sembiante scoperto
parlare a un uom. Prima l'interrogate,
vedete se nei gusti v'incontrate,
poscia vedrem.
DON PASQUALE
(Capisco. Andiam, coraggio)
(a Norina)
Posto ch'ho l'avvantaggio...
(s'imbroglia)
Anzi il signor fratello...
Il dottor Malatesta...
Cioè volevo dir...
MALATESTA
(Perde la testa.)
(a Norina)
Rispondete .
NORINA
(facendo la riverenza)
Son serva, mille grazie.
DON PASQUALE
(a Norina)
Volea dir ch'alla sera
la signora amerà la compagnia.
NORINA
Niente affatto. Al convento
si stava sempre sole.
DON PASQUALE
Qualche volta al teatro?
NORINA
Non so che cosa sia, né saper bramo.
DON PASQUALE
Sentimenti ch'io lodo.
Ma il tempo, uopo è passarlo in qualche modo.
NORINA
Cucire, ricamar, far la calzetta,
badare alla cucina:
il tempo passa presto.
MALATESTA
(Ah, malandrina!)
DON PASQUALE
(agitandosi sulla sedia)
(Fa proprio al caso mio.)
(al dottore)
Quel vel per carità!
MALATESTA
(a Norina)
Cara Sofronia.
Rimovete quel velo.
NORINA
(vergognandosi)
Non oso... in faccia a un uom?
MALATESTA
Ve lo comando.
NORINA
Obbedisco, fratel.
(si toglie il velo)
DON PASQUALE
(dopo averla guardata, levandosi a un tratto
e dando indietro come spaventato)
Misericordia!
MALATESTA
(tenendogli dietro)
Che fu? dite...
DON PASQUALE
Una bomba in mezzo al core.
(agitatissimo)
Per carità, dottore,
ditele se mi vuole,
(con ansia)
mi mancan le parole,
sudo, agghiaccio... son morto.
MALATESTA
(Via, coraggio,
mi sembra ben disposta, ora le parlo.)
(piano a Norina)
Sorellina mia cara.
Dite... vorreste... in breve.
Quel signore...
(accenna Don Pasquale)
vi piace?
NORINA
(con un'occhiata a Don Pasquale che si ringalluzza)
A dirlo ho soggezione...
MALATESTA
Coraggio .
NORINA
(timidamente)
Sì. (Sei pure il gran babbione!)
MALATESTA
(tornando a Don Pasquale)
Consente. È vostra.
DON PASQUALE
(con trasporto)
Oh giubilo!
Beato me!
NORINA
(Te n'avvedrai fra poco!)
DON PASQUALE
Or presto pel notaro.
MALATESTA
Per tutti i casi dabili
ho tolto meco il mio ch'è in anticamera
or l'introduco.
(esce)
DON PASQUALE
Oh caro!
Quel dottor pensa a tutto.
MALATESTA
(rientrando col notaro)
Ecco il notaro.
Don Pasquale e Norina seduti.
I servi dispongono in mezzo alla scena un tavolo
coll'occorrente da scrivere.
Sopra il tavolo un campanello.
Notaro saluta, siede e s'accinge a scrivere.
Dottore in piedi a destra del Notaro come dettandogli.
SCENA QUARTA
Notaro e detti.
MALATESTA
Fra da una parte etcetera,
Sofronia Malatesta,
domiciliata etcetera
con tutto quel che resta;
e d'altra parte etcetera
Pasquale da Corneto etcetera.
NOTARO
...etcetera.
MALATESTA
Coi titoli e le formole
secondo il consueto.
NOTARO
...eto.
MALATESTA
Entrambi qui presenti,
volenti, e consenzienti
NOTARO
...enti.
MALATESTA
Un matrimonio in regola
a stringere si va.
DON PASQUALE
(al notaro)
Avete messo?
NOTARO
Ho messo.
DON PASQUALE
Sta ben.
(va alla sinistra del notaro)
Scrivete appresso.
(come dettando)
Il qual prefato etcetera
di quanto egli possiede
in mobili ed immobili,
dona tra i vivi e cede
a titolo gratuito
alla suddetta etcetera
sua moglie dilettissima
fin d'ora la metà.
NORINA
Sta scritto.
DON PASQUALE
E intende ed ordina...
NOTARO
...na.
DON PASQUALE
Che sia riconosciuta...
NOTARO
...uta.
DON PASQUALE
In questa casa e fuori...
NOTARO
...ori.
DON PASQUALE
Padrona ampia assoluta,
e sia da tutti e singoli
di casa riverita...
NOTARO
...ita.
DON PASQUALE
Servita ed obbedita...
NOTARO
...ita .
DON PASQUALE
Con zelo e fedeltà.
MALATESTA e NORINA
(a Don Pasquale)
Rivela il vostro core
quest'atto di bontà.
NOTARO
Steso è il contratto.
Le firme...
DON PASQUALE
Ecco la mia.
(sottoscrivendo con vivacità)
MALATESTA
(conducendo Norina al tavolo con dolce violenza)
Cara sorella, or via,
si tratta di segnar.
NOTARO
Non vedo i testimoni,
un solo non può star.
Mentre Norina sta in atto di sottoscrivere,
si sente la voce di Ernesto dalla porta d'ingresso.
Norina lascia cader la penna.
ERNESTO
(di dentro)
Indietro, mascalzoni,
indietro; io voglio entrar.
NORINA
Ernesto! Or veramente
mi viene da tremar!
MALATESTA
Ernesto! E non sa niente;
può tutto rovinar!
Ernesto senza badare agli altri
va dritto a Don Pasquale.
SCENA QUINTA
Ernesto e detti.
ERNESTO
(a Don Pasquale con vivacità)
Pria di partir, signore,
vengo per dirvi, addio,
e come un malfattore
mi vien conteso entrar!
DON PASQUALE
(ad Ernesto)
S'era in faccende: giunto
però voi siete in punto.
A fare il matrimonio
mancava un testimonio.
(volgendosi a Norina)
Or venga la sposina!
ERNESTO
(vedendo Norina, nel massimo stupore)
(Che vedo? Oh ciel! Norina!
Mi sembra di sognar!)
(esplodendo)
MALATESTA
(Per carità, sta' zitto,
ci vuoi precipitar.)
(di soppiatto a Ernesto)
DON PASQUALE
(ad alta voce)
La sposa è quella.
ERNESTO
(Ma questo non può star.)
MALATESTA
(prende Ernesto in disparte)
(Figliuol, non mi far scene,
è tutto per tuo bene.
Se vuoi Norina perdere
non hai che a seguitar.
(Ernesto vorrebbe parlare)
Seconda la commedia,
sta cheto e lascia far.)
NORINA
(Adesso, veramente,
mi viene da tremar.)
MALATESTA
Questo contratto adunque
si vada ad ultimar.
Il dottore conduce a sottoscrivere prima Norina poi Ernesto;
quest'ultimo metà per amore, metà per forza.
NOTARO
(riunendo le mani degli sposi)
Siete marito e moglie.
DON PASQUALE
(Mi sento a liquefar.)
NORINAe MALATESTA
(Va il bello a incominciar.)
(appena segnato il contratto,
Norina prende un contegno naturale,
ardito senza imprudenza e pieno di disinvoltura)
DON PASQUALE
(facendo l'atto di volerla abbracciare)
Carina !
NORINA
(respingendo con dolcezza)
Adagio un poco.
Calmate quel gran foco.
Si chiede pria licenza.
DON PASQUALE
Me l'accordate?
NORINA
No.
(qui il notaro si ritira inosservato;
Don Pasquale rimane mortificatissimo)
ERNESTO
Ah! Ah!
(ridendo)
DON PASQUALE
(con collera) Che c'è da ridere,
impertinente?
Partite subito, immantinente,
via, fuor di casa...
NORINA
(con disprezzo) Ohibò!
Modi villani e rustici
che tollerar non so.
(ad Ernesto)
Restate .
(a Don Pasquale)
Altre maniere
apprender vi farò.
DON PASQUALE
(costernato)
Dottore !
MALATESTA
(imitandoli)
Don Pasquale!
DON PASQUALE
E un'altra!
MALATESTA
Son di sale!
DON PASQUALE
Che dir vorrai!
MALATESTA
Calmatevi,
sentire mi farò.
ERNESTO e NORINA
(In fede mia dal ridere
frenarmi più non so.)
NORINA
(a Don Pasquale)
Un uom qual voi decrepito,
qual voi pesante e grasso,
condur non può una giovane
decentemente a spasso.
Bisogno ho d'un bracciere.
(accennando Ernesto)
Sarà mio cavaliere.
DON PASQUALE
(con vivacità)
Oh! questo poi, scusatemi,
oh, questo non può star.
NORINA
(freddamente)
Non può star! Perché?
DON PASQUALE
(risoluto)
Perché nol voglio.
NORINA
(con ischerno)
Non lo volete?
DON PASQUALE
(come sopra)
No.
NORINA
(facendosi presso a Don Pasquale,
con dolcezza affettata)
Idolo mio, vi supplico
scordar questa parola.
Voglio, per vostra regola,
(con enfasi crescente)
voglio, lo dico io sola;
tutti obbedir qui devono,
io sola ho a comandar.
DON PASQUALE
Dottore...
MALATESTA
(Ecco il momento critico.)
ERNESTO
(Vediamo che sa far.)
DON PASQUALE
Ma... ma...
NORINA
Non voglio repliche.
DON PASQUALE
(accennando Ernesto)
Costui... Non può.
NORINA
(instizzita)
Che ma?... Taci, buffone.
DON PASQUALE
Io? Voi!
MALATESTA ed ERNESTO
(Vediamo che sa far.)
NORINA
Provato ho a prenderti
finora colle buone.
(facendoglisi presso con minaccia espressiva)
Saprò, se tu mi stuzzichi,
le mani adoperar.
(Don Pasquale dà indietro atterrito)
DON PASQUALE
(da sè) Ah!
(Sogno?... Veglio?... Cos'è stato?
Calci?... Schiaffi?... Brava! Bene!
Buon per me che m'ha avvisato.
Or vedrem che cosa viene!
Bada bene, don Pasquale,
è una donna a far tremar!)
MALATESTA
(È rimasto là impietrato
sembra un uom cui manca il fiato.)
NORINAed ERNESTO
(Vegli, o sogni, non sa bene
non ha sangue nelle vene.)
MALATESTA
(a Don Pasquale)
Fate core, don Pasquale,
non vi state a sgomentar.
NORINA
(Or l'amico, manco male,
si potrà capacitar.)
ERNESTO
(Or l'intrico, manco male,
incomincio a decifrar.)
Norina va al tavolo, prende il campanello,
e suona con violenza.
Entra un servo.
NORINA
(al servo)
Riunita immantinente
la servitù qui voglio.
(Servo esce.)
DON PASQUALE
(Che vuol dalla mia gente?)
MALATESTA
(Or nasce un altro imbroglio.)
(Entrando due servi e un maggiordomo.)
NORINA
(ridendo)
Tre in tutto! Va benissimo,
c'è poco da contar.
A voi.
(al maggiordomo)
Da quanto sembrami
voi siete il maggiordomo.
(Maggiordomo s'inchina.)
Subito vi comincio
la paga a raddoppiar.
(Maggiordomo si confonde in inchini.)
Ora attendete agli ordini,
(al maggiordomo)
che mi dispongo a dar.
Di servitù novella
pensate a provvedermi;
sia gente fresca e bella,
tale da farci onor.
DON PASQUALE
(a Norina con rabbia)
Poi quando avrà finito...
NORINA
Non ho finito ancor.
(al maggiordomo)
Di legni un paio sia
domani in scuderia;
quanto ai cavalli poi,
lascio la scelta a voi.
DON PASQUALE
Poi, quando avrà finito...
NORINA
Non ho finito ancor.
DON PASQUALE
Bene.
MALATESTA
Meglio.
NORINA
La casa è mal disposta.
DON PASQUALE
La casa?
NORINA
La vo' rifar di posta;
sono anticaglie i mobili,
si denno rinnovar.
Vi son mill'altre cose
urgenti, imperiose,
un parrucchier da scegliere,
un sarto, un gioielliere.
DON PASQUALE
(con rabbla concentrata)
Avete mai finito?
MALATESTA
(a Ernesto)
Vedi... senti... meglio...
che te ne par?
DON PASQUALE
Ancora... Ebben... Che?...
Se... Io... Voi...
(con rabbia concentrata)
Avete ancor finito?
NORINA
Fate le cose in regola,
non ci facciam burlar.
MALATESTA ed ERNESTO
(Comincia a lampeggiar.)
DON PASQUALE
Ma dico... (Sto quasi per schiattar...)
(i servi partono)
Chi paga?
NORINA
Oh bella! Voi.
DON PASQUALE
A dirla qui fra noi
non pago mica.
NORINA
No?
DON PASQUALE
(riscaldato)
Sono o non son padrone?
NORINA
(con disprezzo)
Mi fate compassione.
(con forza)
Padrone ov'io comando?
MALATESTA
(interponendosi a Norina)
Sorella...
NORINA
(a Don Pasquale con furia crescente)
Or or vi mando...
ERNESTO
(Bene! Meglio!)
NORINA
Siete un villano, un tanghero.
DON PASQUALE
(con dispetto)
È vero, v'ho sposato.
NORINA
(come sopra)
Un pazzo temerario...
MALATESTA
(a Don Pasquale che sbuffa)
Per carità, cognato!
(interrompendo)
NORINA
Che presto alla ragione
rimettere saprò.
(Don Pasquale è fuori di sé, vorrebbe
e non può parlare, la bile lo affoga.)
DON PASQUALE
Io? Voi sola siete pazza!
Io sono qui il padrone...
Io... se... ma...
Son tradito, calpestato,
mille furie ho dentro al petto,
quest'inferno anticipato
non lo voglio sopportar.
NORINA
(piano ad Ernesto)
Or t'avvedi, core ingrato,
che fu ingiusto il tuo sospetto.
Solo amor m'ha consigliato
(accennando Don Pasquale)
questa parte a recitar.
Don Pasquale, poveretto!
È vicino ad affogar.
ERNESTO
(a Norina)
Sono, o cara, sincerato,
momentaneo fu il sospetto.
Solo amor t'ha consigliato
(accennando Don Pasquale)
questa parte a recitar.
Don Pasquale, poveretto!
È vicino ad affogar.
MALATESTA
(a Don Pasquale)
Siete un poco riscaldato,
mio cognato, andate a letto.
Son stordito, son sdegnato,
l'ha costei con me da far.
(a Ernesto)
Attenzione, che il poveretto
non vi vegga amoreggiar.
DON PASQUALE
(a Norina, ironico)
La casa è mal disposta,
son anticaglie i mobili...
Un pranzo cinquanta,
un sarto, un gioielliere...
NORINA
(con dispetto)
Sì.
(Ernesto e Malatesta ridono.)
DON PASQUALE
(sbuffando)
Son tradito, beffeggiato,
mille furie ho dentro il petto,
dalla rabbia, dal dispetto,
son vicino a soffocar.
ATTO TERZO
Sala in casa di Don Pasquale come nell'Atto I e II.
Sparsi sui tavoli, sulle sedie, per terra,
articoli di abbigliamento femminile, abiti, cappelli,
pellicce, sciarpe, merletti, cartoni, ecc.
SCENA PRIMA
Don Pasquale seduto nella massima costernazione
davanti una tavola piena zeppa di liste e fatture;
vari servi in attenzione.
Dall'appartamento di donna Norina
esce un parrucchiere con pettini, pomate,
cipria, ferri da arricciare, ecc.,
attraversa la scena, e via per la porta di mezzo.
Cameriere facendosi sulla porta dell'appartamento
di donna Norina ai servi.
CAMERIERE
I diamanti, presto, presto.
SERVI
La cuffiara.
CAMERIERA
Venga avanti.
(La cuffiara portante un monte di cartoni viene introdotta
nell'appartamento di donna Norina.)
UN SERVO
(con pelliccia, grande mazzo di fiori,
boccette d'odore che consegna a un servo)
In carrozza tutto questo.
CAMERIERE e SERVI
Il ventaglio, il velo, i guanti.
I cavalli sul momento
ordinate d'attaccar.
DON PASQUALE
Che marea, che stordimento!
È una casa da impazzar!
(corrono via tutti)
(A misura che le cameriere danno gli ordini,
i servi eseguiscono in fretta.
Ne nasce trambusto e confusione.
Don Pasquale esaminando le note.)
Vediamo: alla modista
cento scudi. Obbligato! Al carrozziere
seicento. Poca roba!
Novecento e cinquanta al gioielliere.
Per cavalli...
(getta la nota con istizza e si alza)
al demonio
i cavalli, i mercanti e il matrimonio!
(pensa)
Per poco che la duri in questo modo,
mio caro Don Pasquale,
a rivederci presto all'ospedale!
Che cosa vorrà dir questa gran gala!
Escir sola a quest'ora,
un primo dì di nozze.
(risoluto)
Debbo oppormi a ogni modo ed impedirlo.
Ma... si fa presto a dirlo.
Colei ha certi occhiacci,
che certo far da sultana...
Ad ogni modo
vo' provarmi. Se poi
fallisce il tentativo... Eccola; a noi.
Norina entra correndo e, senza badare a Don Pasquale,
fa per escire.
È vestita in grandissima gala, ventaglio in mano.
SCENA SECONDA
Norina e detto.
DON PASQUALE
Signorina, in tanta fretta,
dove va, vorrebbe dirmi?
NORINA
È una cosa presto detta,
vo' a teatro a divertirmi.
DON PASQUALE
Ma il marito, con sua pace,
non voler potria talvolta.
NORINA
(ridendo)
Il marito vede e tace:
quando parla non s'ascolta.
DON PASQUALE
(imitandola.)
Non s'ascolta?
(con bile crescente)
A non mettermi al cimento,
signorina, la consiglio.
Vada in camera al momento.
Ella in casa resterà.
NORINA
(con aria di motteggio)
A star cheto e non far scene
per mia parte la scongiuro.
Vada a letto, dorma bene,
poi doman si parlerà.
(va per uscire)
DON PASQUALE
(interponendosi fra lei e la porta)
Non si sorte.
NORINA
(ironica)
Veramente!
DON PASQUALE
Sono stanco.
NORINA
Sono stufa.
DON PASQUALE
Non si sorte.
NORINA
Non v'ascolto.
DON PASQUALE
Sono stanco.
NORINA
Sono stufa.
DON PASQUALE
Civettella!
NORINA
(con gran calore)
Impertinente
(gli dà uno schlaffo)
prendi su che ben ti sta!
DON PASQUALE
(da solo, quasi piangendo)
(Ah! è finita, Don Pasquale,
hai bel romperti la testa!
Altro affare non ti resta
che d'andarti ad annegar.)
NORINA
(E duretta la lezione,
ma ci vuole a far l'effetto.
Or bisogna del progetto
la riuscita assicurar.)
(a Don Pasquale, decisa)
Parto dunque...
DON PASQUALE
Parta pure.
Ma non faccia più ritorno.
NORINA
Ci vedremo al nuovo giorno.
DON PASQUALE
Porta chiusa troverà.
NORINA
(vuol partire, poi ritorna)
Ah, sposo!
Via, caro sposino,
non farmi il tiranno,
sii dolce e bonino,
rifletti all'età.
Va' a letto, bel nonno
sia cheto il tuo sonno.
Per tempo a svegliarti
la sposa verrà.
DON PASQUALE
Divorzio! Divorzio!
Che letto, che sposa!
Peggiore consorzio
di questo non v'ha.
Ah! povero sciocco!
Se duri in cervello
con questo martello
miracol sarà.
(Norina va via.
Nell'atto di partire Norina lascia cadere una carta,
Don Pasquale se ne avvede e la raccoglie.)
DON PASQUALE
Qualche nota di cuffie e di merletti
che la signora semina per casa.
"Adorata Sofronia."
(nella massima ansietà)
Ehi! Ehi! Che affare è questo!
(legge)
"Fra le nove e le dieci della sera
sarò dietro al giardino,
dalla parte che guarda a settentrione.
Per maggior precauzione
fa', se puoi, d'introdurmi
per la porta segreta. A noi ricetto
daran securo l'ombre del boschetto.
Mi scordavo di dirti
che annunzierò cantando il giunger mio.
Mi raccomando. Il tuo fedele. Addio."
(fuori di sé)
Questo è troppo; costei
mi vuol morto arrabbiato!
Ah! non ne posso più, perdo la testa!
(scampanellando)
Si chiami Malatesta.
(ai servi che entrano)
Correte dal dottore,
ditegli che sto mal, che venga tosto.
(O crepare o finirla ad ogni costo.)
(esce)
SCENA TERZA
Coro di servi e cameriere.
TUTTI
Che interminabile andirivieni!
Tin tin di qua, ton ton di là,
in pace un attimo mai non si sta.
Ma... casa buona, montata in grande,
si spende e spande, v'è da scialar.
DONNE
Finito il pranzo vi furon scene.
UOMINI
Comincian presto. Contate un po'.
DONNE
Dice il marito: "Restar conviene".
Dice la sposa: "Sortire io vo'".
Il vecchio sbuffa, segue baruffa.
UOMINI
Ma la sposina l'ha da spuntar.
V'è un nipotino guasta-mestieri...
DONNE
Che tiene il vecchio sopra pensieri.
UOMINI
La padroncina è tutto foco.
DONNE
Par che il marito lo conti poco.
TUTTI
Zitto, prudenza, alcun qui viene;
si starà bene, v'è da scialar.
(escono)
SCENA QUARTA
Malalesta ed Ernesto sul limitare della porta.
MALATESTA
Siamo intesi.
ERNESTO
Sta bene. Ora in giardino
scendo a far la mia parte.
MALATESTA
Mentr'io fo qui la mia.
Soprattutto che il vecchio
non ti conosca!
ERNESTO
Non temer.
MALATESTA
Appena
venir ci senti.
ERNESTO
Su il mantello e via.
MALATESTA
Ottimamente.
ERNESTO
A rivederci.
Ernesto esce.
MALATESTA
(avanzandosi) Questa
repentina chiamata
mi prova che il biglietto
del convegno notturno ha fatto effetto.
(guarda fra le scene)
Eccolo! Com'è pallido e dimesso!
Non sembra più lo stesso...
Me ne fa male il core...
Ricomponiamoci: un viso da dottore.
SCENA QUINTA
Don Pasquale abbattutissimo s'inoltra lentamente.
MALATESTA
(andandogli incontro)
Don Pasquale...
DON PASQUALE
(con tristezza solenne)
Cognato, in me vedete
un morto che cammina.
MALATESTA
Non mi fate
languir a questo modo.
DON PASQUALE
(senza badargli e come parlando a sé stesso)
Pensar che, per un misero puntiglio,
mi son ridotto a questo!
Mille Norine avessi dato a Ernesto!
MALATESTA
(Cosa buona a sapersi.)
Mi spiegherete alfin...
DON PASQUALE
Mezza l'entrata
d'un anno in cuffie e in nastri consumata!
Ma questo è nulla.
MALATESTA
E poi?
DON PASQUALE
La signorina
vuol uscire a teatro.
M'oppongo colle buone
non intende ragione, e son deriso.
Comando... e della man mi dà sul viso.
MALATESTA
Uno schiaffo!
DON PASQUALE
Uno schiaffo, sì, signore!
MALATESTA
(Coraggio.) Voi mentite:
Sofronia è donna tale,
che non può, che non sa, né vuol far male:
pretesti per cacciarla via di casa,
fandonie che inventate. Mia sorella
capace a voi di perdere il rispetto!
DON PASQUALE
La guancia è testimonio: il tutto è detto.
MALATESTA
Non è vero.
DON PASQUALE
È verissimo .
MALATESTA
Signore,
gridar cotanto parmi inconvenienza.
DON PASQUALE
Ma se mi fate perder la pazienza!
MALATESTA
(calmandosi)
Parlate adunque. (Faccia mia, coraggio.)
DON PASQUALE
Lo schiaffo è nulla, v'è di peggio ancora.
Leggete .
(gli dà la lettera:
il dottore fa segni di sorpresa fino all'orrore)
MALATESTA
Io son di sasso.
(Secondiamo.) Ma come! Mia sorella
sì saggia, buona e bella...
DON PASQUALE
Sarà buona per voi, per me non certo.
MALATESTA
Che sia colpevol sono ancora incerto.
DON PASQUALE
Io son così sicuro del delitto,
che v'ho fatto chiamare espressamente
qual testimonio della mia vendetta.
MALATESTA
Va ben... ma riflettete...
DON PASQUALE
Ho tutto preveduto... m'ascoltate.
Sediamo.
MALATESTA
Sediam pure:
(minaccioso)
ma parlate!
DON PASQUALE
Cheti cheti immantinente
nel giardino discendiamo;
prendo meco la mia gente,
il boschetto circondiamo;
e la coppia sciagurata,
a un mio cenno imprigionata,
senza perdere un momento
conduciam dal podestà.
MALATESTA
Io direi... sentite un poco,
noi due soli andiam sul loco;
nel boschetto ci appostiamo,
ed a tempo ci mostriamo;
e tra preghi, tra minaccie
d'avvertir l'autorità,
ci facciam dai due prometter
che la cosa resti là.
DON PASQUALE
(alzandosi)
E siffatto scioglimento
poco pena al tradimento.
MALATESTA
Riflettete, è mia sorella.
DON PASQUALE
Vada fuor di casa mia.
Altri patti non vo' far.
MALATESTA
È un affare delicato,
vuol ben esser ponderato.
DON PASQUALE
Ponderate, esaminate,
ma in mia casa non la vo'.
MALATESTA
Uno scandalo farete,
e vergogna poi ne avrete.
DON PASQUALE
Non importa... non importa.
MALATESTA
Non conviene, non sta bene:
altro modo cercherò.
(riflette intanto)
DON PASQUALE
(imitandolo)
Non sta bene, non conviene...
Ma lo schiaffo qui restò.
(pensano tutti e due)
Io direi...
MALATESTA
(a un tratto)
L'ho trovata!
DON PASQUALE
Oh! benedetto!
Dite presto.
MALATESTA
Nel boschetto
quatti quatti ci appostiamo
di là tutto udir possiamo.
S'è costante il tradimento
la cacciate su due piedi.
DON PASQUALE
Bravo, bravo, va benone!
Son contento, bravo, bravo.
(Aspetta, aspetta,
cara sposina,
la mia vendetta
già s'avvicina;
già già ti preme,
già t'ha raggiunto,
tutte in un punto
l'hai da scontar.
Vedrai se giovino
raggiri e cabale,
sorrisi teneri,
sospiri e lagrime.
Or voglio prendere
la mia rivincita
sei nella trappola
v'hai da restar.)
MALATESTA
(Il poverino sogna vendetta.
Non sa il meschino
quel che l'aspetta;
invano freme,
invano arrabbia,
è chiuso in gabbia,
non può scappar.
Invano accumula
progetti e calcoli;
non sa che fabbrica
castelli in aria;
non vede il semplice
che nella trappola
da sé medesimo
si va a gettar.)
(escono insieme)
Boschetto nel giardino attiguo alla casa di Don Pasquale;
a sinistra dello spettatore gradinata
che dalla casa mette in giardino, a dritta belvedere.
Piccolo cancello in fondo.
SCENA SESTA
Ernesto e Coro di dentro.
ERNESTO
Com'è gentil la notte a mezzo april!
È azzurro il ciel, la luna è senza vel:
tutto è languor, pace, mistero, amor,
ben mio, perché ancor non vieni a me?
Formano l'aure
d'amore accenti,
del rio nel murmure
sospiri senti;
il tuo fedel si strugge di desir;
Nina crudel, mi vuoi veder morir!
Poi quando sarò morto, piangerai,
ma ritornarmi in vita non potrai.
CORO
(di dentro)
Poi quando sarà morto, piangerai,
ma ritornarlo in vita non potrai.
Norina esce con precauzione dalla parte del belvedere,
e va ad aprire a Ernesto, che si mostra dietro il cancello.
Ernesto è avvolto in un mantello che lascierà cadere.
ERNESTO e NORINA
Tornami a dir che m'ami,
dimmi che mia/mio tu sei;
quando tuo ben mi chiami
la vita addoppi in me.
La voce tua sì cara
rinfranca il core oppresso:
sicuro/sicura a te dappresso,
tremo lontan da te.
Si vedono Don Pasquale e Malatesta muniti di lanterne cieche
entrar pian piano nel cancello,
si perdono dietro agli alberi per ricomparire a suo tempo.
Mentre Don Pasquale e Malatesta ricompariscono,
Ernesto riprende il mantello e si scosta alquanto
nella direzione della casa di Don Pasquale.
DON PASQUALE
Eccoli; attenti ben...
MALATESTA
Mi raccomando...
SCENA SETTIMA
Don Pasquale, Malatesta e detti.
DON PASQUALE
(sbarrando la lanterna in volto a Norina)
Alto là!
NORINA
Ladri, aiuto!
DON PASQUALE
(a Norina)
Zitta; ov'è il drudo?
NORINA
Chi?
DON PASQUALE
Colui che stava
con voi qui amoreggiando.
NORINA
(con risentimento)
Signor mio,
mi meraviglio, qui non v'era alcuno.
MALATESTA
(Che faccia tosta!)
DON PASQUALE
Che mentir sfacciato!
Saprò ben io trovarlo.
Don Pasquale e Malatesta fanno indagini nel boschetto.
Ernesto entra pian piano in casa.
NORINA
Vi ripeto
che qui non v'era alcun, che voi sognate.
MALATESTA
A quest'ora in giardin che facevate?
NORINA
Stavo prendendo il fresco.
DON PASQUALE
Il fresco! Ah, donna indegna,
(con esplosione)
fuor di mia casa, o ch'io...
NORINA
Ehi, ehi, signor marito,
su che tuon la prendete?
DON PASQUALE
Escite, e presto.
NORINA
Nemmen per sogno. È casa mia, vi resto.
DON PASQUALE
Corpo di mille bombe!
MALATESTA
(Don Pasquale,
lasciate fare a me; solo badate
a non smentirmi; ho carta bianca...)
DON PASQUALE
(È inteso.)
NORINA
(Il bello adesso viene!)
MALATESTA
(piano a Norina)
(Stupor misto di sdegno, attenta bene.)
Sorella, udite, io parlo
per vostro ben; vorrei
risparmiarvi uno sfregio.
NORINA
A me uno sfregio!
MALATESTA
(Benissimo.) Domani in questa casa
entra la nuova sposa...
NORINA
Un'altra donna!
A me simile ingiuria?
MALATESTA
(Ecco il momento di montare in furia.)
(Don Pasquale tien dietro al dialogo
con grande interesse.)
NORINA
Sposa di chi?
MALATESTA
D'Ernesto, la Norina.
NORINA
(con disprezzo)
Quella vedova scaltra e civettina!
DON PASQUALE
(a Malatesta)
Bravo, dottore!
MALATESTA
Siamo
a cavallo.
NORINA
Colei qui a mio dispetto!
Norina ed io sotto l'istesso tetto!
(con forza)
Giammai! Piuttosto parto.
DON PASQUALE
(Ah! lo volesse il ciel!)
NORINA
Ma... piano un poco.
(cambiando modo)
Se queste nozze poi fossero un gioco!
Vo' sincerarmi pria.
MALATESTA
È giusto.
(a Don Pasquale)
(Don Pasquale non c'è via;
qui bisogna sposar quei due davvero,
se no costei non va.)
DON PASQUALE
(Non mi par vero.)
MALATESTA
Ehi! di casa, qualcuno
(chiamando)
Ernesto...
SCENA OTTAVA
Ernesto e servi.
ERNESTO
Eccomi.
MALATESTA
A voi
accorda Don Pasquale
la mano di Norina, e un annuo assegno
di quattromila scudi.
ERNESTO
Ah! caro zio!
E fia ver?
MALATESTA
(a Don Pasquale)
(D'esitar non è più tempo,
dite di sì.)
NORINA
M'oppongo.
DON PASQUALE
Ed io consento.
(ad Ernesto)
Corri a prender Norina,
e d'unirvi io m'impegno in sul momento,
MALATESTA
Senz'andar lungi la sposa è presta,
DON PASQUALE
Come? Spiegatevi...
MALATESTA
Norina è questa.
DON PASQUALE
Quella?... Norina?... Che tradimento!
Dunque Sofronia?...
MALATESTA
Dura in convento.
DON PASQUALE
E il matrimonio?...
MALATESTA
Fu un mio pensiero
stringervi in nodi di nullo effetto,
il modo a torvi di farne un vero.
È chiaro il resto del romanzetto.
DON PASQUALE
Ah bricconissimi... (Vero non parmi!
Ciel ti ringrazio!) Così ingannarmi!
Meritereste...
NORINA
Via siate buono.
ERNESTO
Deh! zio, movetevi!
(inginocchiandosi)
NORINA
Grazia, perdono!
DON PASQUALE
Tutto dimentico, siate felici;
Com'io v'unisco, v'unisca il ciel!
NORINA
La moral di tutto questo
è assai facil trovar.
Ve la dico presto presto
se vi piace d'ascoltar.
Ben è scemo di cervello
chi s'ammoglia in vecchia età;
va a cercar col campanello
noie e doglie in quantità.
DON PASQUALE
La morale è molto bella
applicarla a me si sta.
Sei pur fina, o bricconcella,
m'hai servito come va.
MALATESTA ed ERNESTO
La morale è molto bella,
Don Pasqual l'applicherà.
Quella cara bricconcella
lunga più di noi la sa.
FINE
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