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Gioachino Rossini
(1792-1868)
Adelaide di Borgogna, ossia Ottone, re d'ItaliaDramma per musica in 2 Atti, fu rappresentata a Roma (Teatro Argentina) il 27 dicembre del 1817
Personaggi
Ottone, imperatore d'Alemagna (Contralto); Adelaide, vedova di Lotario (Soprano); Adelberto (Tenore); Berengario, suo padre (Basso); Eurice, moglie di Berengario (Soprano); Iroldo, già governatore di Canossa (Tenore); Ernesto, ufficiale di Ottone (Tenore); soldati di Berengario, guerrieri di Ottone, damigelle, popolo
Libretto di Giovanni Schmidt
Musica di Gioacchino Rossini
Prima esecuzione: 27 Dicembre 1817, Teatro Argentina, Roma
Scene : nell'antica fortezza di Canosso presso il lago di Garda, e parte nel campo di Ottone. L'azione è dell'anno 947.
ATTO PRIMO
Interno della fortezza di Canosso, ingombra da macchine di guerra.
SCENA PRIMA
Il popolo è sparso per la SCENA in attitudine del più amaro dolore. Iroldo è confuso nella folla, afflitto e spaventato. Berengario co' suoi guerrieri è in atto di chi entra trionfante in città nemica. CORO DI POPOLO Misera patria oppressa Chi ti darà sostegno? Tradita principessa, Speme non hai di regno. In sì fatal sciagura Chi mai ci assisterà? CORO DI GUERRIERI (a Berengario) Aprì la chiusa terra Al tuo valor le porte. A contrastarti in guerra Braccio non v'ha sì forte; Vinta Adelaide, al fine A te piegar dovrà. IROLDO (Infelice! in tal cimento Più speranza, oh Dio! non hai, Di salvarti invan tentai; Né salvarti Otton potrà). CORO DI GUERRIERI Adelaide a noi si appressa. CORO DI POPOLO (Sventurata principessa!) BERENGARIO (Simular mi converrà.)
SCENA SECONDA
Adelaide vestita a lutto, seguita da Adelberto, e detti.
ADELAIDE
(ad Adelberto) Lasciami: in te del padre Vedo il reo core espresso. (A Berengario) Vieni: il secondo eccesso Compi, tiranno, in me.
BERENGARIO
O sempre a me nemica! Non accusarmi, e cedi. La mia discolpa vedi: Tutta ho l'Italia al piè.
ADELBERTO
Ah! non voler che duri Eterno in noi lo sdegno. Dammi la destra: il regno Dividerò con te.
ADELAIDE
Era pur mio quel trono; Esser ancor può mio.
BERENGARIO
Offrir lo posso in dono; Perderlo non poss'io.
ADELBERTO
Né te giammai con quello Rapirmi Otton potrà.
ADELAIDE
(Dio, che m'ami in tal cimento Di costanza e di valore, L'invocato difensore Non negarmi, per pietà.)
BERENGARIO e ADELBERTO
(La superba in tal cimento Copre invano il suo timore. L'invocato difensore Spera ancor; ma non l'avrà.)
ADELBERTO
Ah! crudel, non lusingarti Ch'io ti lasci ad altri unita.
ADELAIDE
Taci. fuggi; al sol mirarti, A vendetta il cor m'invita.
BERENGARIO
E pretendi.
ADELAIDE
Odiarvi ognora Finché spirto avrò di vita.
BERENGARIO
Insensata! insulti ancora? Guardiè, olà! sia custodita.
BERENGARIO e ADELBERTO
Se da noi ricusi amore, Donna audace, il mio furore Sul tuo capo piomberà.
ADELAIDE
(ad Adelberto) Io t'aborro nell'amore, (a Berengario) Ti disprezzo nel furore; L'alma mia tímor non ha.
CORO GENERALE
Cedi, o donna, e senti in core Di te stessa almen pietà. (Adelaide parte fra le guardie).
SCENA TERZA
Berengario, Adelberto, Iroldo e seguito.
BERENGARIO
Tu, che non hai coraggio Di alzar la fronte a Berengario in faccia, Traditor ti ravviso: Iroldo sei, Tu quel fellon che osavi Scudo impotente farti Alla regina, e in suo favore armarti.
IROLDO
Io traditor! Forse a Lotario diedi Morte fra l'ombre e n'occupai lo stato? Per l'innocenza armato Pugnai.
BERENGARIO
Facesti più: tu messaggiero A principe straniero, Contro la patria ne implorasti il brando Imenei patteggiando. Negoziator codardo! agli occhi miei T'ascondi, e pensa che in mia man tu sei. (Iroldo parte).
SCENA QUARTA
I suddetti, poi Eurice frettolosa.
BERENGARIO
Nostra è l'Italia. Or, via, che temi?
ADELBERTO
E voce Che Otton fu visto del Tirolo i gioghi Con grand'oste varcar. Che fia s'ei giunge? La nostra gente è lunge. Deboli siam.
BERENGARIO
Chi vedo!
ADELBERTO
Eurice arriva Dal nostro campo.
BERENGARIO
A noi che reca?
EURICE
In grave Periglio siamo.
BERENGARIO
Ebben.
EURICE
In questo punto Presso il Lago di Garda Ottone è giunto.
BERENGARIO
Oh ciel! che ascolto!
ADELBERTO
Io tel diceva: opporsi, Disperati pugnar.
BERENGARIO
Pugnar tu vuoi, Per non poter nulla tentar dappoi?
ADELBERTO
E restar neghittosi?.
BERENGARIO
Io lungamente Volsi un disegno in mente Necessario, opportuno. Usar l'inganno, Non la forza conviene.
ADELBERTO
E qual?
BERENGARIO
D'Ottone Addormentar, con finto Desio di pace, il vigil guardo. Al campo, Adelberto, ne andrai. Tutto il disegno Aperto io ti farò; nulla perdiamo, Seguimi, ed opra a mio voler.
ADELBERTO
Andiamo. (Partono). Veduta del Lago di Garda: in lontano la fortezza di Canosso. I soldati alemanni si accampano e piantano le tende.
SCENA QUINTA Coro di soldati.
CORO
Giunse a noi la voce e il pianto D'innocenza sventurata. A cangiar tua sorte ingrata, O regina, è Otton con te. Sorgi, sorgi: al Ciel chiedesti Un soccorso, e il Ciel lo diè. La fortuna a te nemica Ti strappò lo scettro e il serto. Il tuo cor tremante, incerto, Nel suo duolo assai già fu. Sorgi, sorgi! a te fia scudo D'un possente la virtù.
SCENA SESTA
Ottone con seguito, e detti.
OTTONE
Oh sacra alla virtù, sacra al valore Terra augusta, io ti premo. Ah! quante all'alma, Quai solenni memorie! Aura si desta Che a magnanime imprese il core accende. Di tue crude vicende L'aspro tenor pietade in sen m'ispira. Io di Lotario estinto La vedova dolente a' suoi tiranni Ho giurato involar. Tergi, sì tergi, Sventurata Adelaide, il pianto omai: Salva, lo giura Otton, salva sarai. Soffri la tua sventura Per pochi istanti ancora. Questo mio labbro il giura. Sì, l'oppressor cadrà. Fia pari al mio trionfo La tua felicità. Amica speme Al cor mi dice Che alfin felice Teco sarò. Ch'ogni tuo palpito In un momento In bel contento Cangiar vedrò.
SCENA SETTIMA
Ernesto, Ottone e seguito; indi Adelberto.
ERNESTO
Signor, al campo è giunto Il principe Adelberto. Un sol momento Favellarti desìa; Lo stesso Berengario a te l'invia.
OTTONE
Venga. (Ernesto parte). Che dir potrà? Più che la forza, Giova ad essi l'inganno. Io non pavento Il nemico che armato a me si svela; Ma paventar degg'io quel che si cela.
ADELBERTO
Benché di tante schiere Cinto arrivi, o signor, e intorno gridi
Verace fama perché vieni a noi, Pace rechiamo a te, se pace vuoi.
OTTONE
Pace vogl'io. Chi può negarla? Io bramo A questo suol donarla, e l'armi io vesto Per sì nobil desir. Se il vero a voi Fama parlò, nulla più dir poss'io.
ADELBERTO
Molto ascolta, signor, dal labbro mio. Fissa il popolo tutto Lo sguardo in te. Che de' suoi regi a danno Ti movevi, sapea prima che i monti Varcassi armato; non si oppose, e sai Quanto opporsi potea. Grido si spande Che giusto al par che grande D'Ottone è il cor, che ti saresti accorto Che alcun t'inganna, e che t'armasti a torto.
OTTONE
E qual per nobil core Ragion più giusta che a salvar gli oppressi Cinger la spada? D'Adelaide il pianto, L'usurpata corona, a tradimento Il buon Lotario spento Han gridato vendetta, ed in brev'ora.
ADELBERTO
Ah! che Adelaide non conosci ancora. Ambiziosa e fera Alma si asconde in lei. Ben altrimenti Di Lotario infelice della sposa Si favella fra noi. Ah! tolga il cielo Che opporle io voglia così rio delitto. Soffri che solo il dritto, Onde l'italo seggio a noi si aspetta, Signor, ti faccia aperto.
OTTONE
Diritti Berengario ed Adelberto? Dimmi: degli avi vostri Alcun regnò perché i nepoti un giorno Reclamassero il trono?
ADELBERTO
E di Lotario Forse gli avi regnar?
OTTONE
Ugo regnava.
ADELBERTO
Ma perdé la corona.
OTTONE
E chi la tolse?
ADELBERTO
La debolezza sua.
OTTONE
Dite piuttosto La perfidia di voi.
ADELBERTO
Perfidia chiami Salvar la patria dalla sua ruina? Era a perir vicina In man d'Ugo l'Italia: ella si scosse, E spontanea gittonne il serto al piede.
OTTONE
Ma lo ritolse ed a Lotario il diede. Voi l'uccideste allor. Noti a ciascuno Son d'Adelaide i mali e i lunghi errori.
ADELBERTO
Mala discordia ignori Che fomenta fra noi. Credi: quell'alma È rea più che non pensi, e al paro indegna Ch'io fino a lei m'abbassi, Che tu stesso, o signor, giammai l'amassi.
OTTONE
Qualunque sia, voglio vederla. Io venni Suo difensor, e della gran contesa Il giudice sarò.
ADELBERTO
Giudice farti Tra quel che in fronte ha la corona e quello Che corona non ha, signor, potrai?
OTTONE
Difendo il dritto; chi lo vanta il sai. Vive Adelaide in pianto: Tu sei felice in soglio. Basta: vederla io voglio; Non puoi celarla a me.
ADELBERTO
Sì, la vedrai. Ma senti: Non ti fidar cotanto. Giunge di donna il pianto Ad ingannare un re.
OTTONE e ADELBERTO
(O mio furor ti frena Cedi a prudenza il loco.) Conoscerò/Conoscerai fra poco L’ingannator qual è.
ADELBERTO
Noi deponiamo il brando, Pace t'offriam, se vuoi, Tra la regina e noi Chi ti potrà ingannar? (Ah! trattar potendo l'armi, Quanto costa il simular!)
OTTONE
Depongo io pure il brando, Pace sia pur fra noi, Fra la regina e voi Ondeggio in giudicar. (Ah! trattar potendo l'armi, Quanto costa il simular!)
ADELBERTO
Amico ricetto Io t'offro in Canosso. (Dell'alma il dispetto Frenare non posso.)
Eterna, verace, Ci unisca la pace, E nodo ci stringa Di salda amistà. (L'indegna lusinga Tradita sarà.)
OTTONE
L'amico ricetto M'è grato in Canosso. (Dell'alma il sospetto Celare non posso.) Sì, pura e verace Ci unisca la pace, E nodo ci stringa Di salda amistà. (L'indegna lusinga Tradita sarà.) (Partono).
Vestibulo.
SCENA OTTAVA
EURICE Alcun non giunge. Incerta io sono. Ah! forse S'è tradito Adelberto, e la possanza D'Otton sfidò. Desìo di regno e tema Mi straziano a vicenda. Ah! non ti avessi Mai posseduto, mai, neppure un giorno, O funesta corona, Se il fato mi ti toglie e altrui ti dona.
SCENA NONA
Berengario e detta.
BERENGARIO
Cadde nel laccio Ottone: il nostro intento Adelberto compì. Fra poch'istanti Giunge col figlio nostro Ottone stesso.
EURICE
Da mille dubbi oppresso Mi batte il core e incerto il mio pensiero Fidar non sa. Che speri mai?
BERENGARIO
Che spero? Vedi: in Canosso ei viene Solo o con pochi; la possente armata Mentre lungi si sta da quelle mura, Alto disegno il mio pensier matura.
EURICE
Ah! tolga il cielo che sì tardo inganno Non ci ritorni a danno!
BERENGARIO
E che vorresti? Levar la fronte adesso Perch'io restassi sul momento oppresso? Chi si oppone a tant'oste; e chi raffrena Del popolo la piena Che, mentre in campo tenterei la sorte, Chiuder per sempre ci potria le porte?. Odi come l'arrivo. Si festeggia d'Otton. Miralo: ei giunge.
EURICE
L'accompagna gran popolo.
BERENGARIO
Ti calma Fingi, e nascondi il tuo rancor nell'alma.
SCENA DECIMA
Popolo che precede Ottone. Ottone con Adelberto; seguito d Alemanni e di soldati di Berengario, il quale va incontro con Eurice ad Ottone.
CORO
Viva Ottone, il grande, il forte, Nostro nume e difensor. Sia costante a lui la sorte, Come eterno è il nostro amor.
BERENGARIO
Vedi, signor? Non fra nemici tuoi Giungi in Canosso. Ognun t'inchina. Io bramo Che del popolo il plauso a te palesi Quanto noi siamo ad onorarti intesi.
OTTONE
Udisti il nome che fra' plausi e i canti La gente pronunziò? Dov'è Adelaide? Dove misera soffre i mali suoi?
SCENA UNDICESIMA
Adelaide (sempre vestita a lutto) e detti.
ADELAIDE
(prostrandosi) Ecco quell'infelice a' piedi tuoi.
OTTONE
Adelaide!. sei tu!. Sorgi. (qual vista! Qual ferita al mio cor!. O di Lotario Vedova sventurata! Ah! qual ti mostri Allo sguardo d'Ottone!.) Sorgi: parla; delitti alcun t'appone.
ADELAIDE
Delitti!. Il ciel mi vede, il ciel, che invoco Scudo a' mali ch'io soffro. Hai tu sentito Di Lotario tradito La morte raccontar? della sua sposa La dolente., affannosa Vita peggior di morte? Io quella sono.
Signor, quella son io; Implorare vendetta è il fallo mio.
ADELBERTO
Vendetta! e quale? Fu Lotario estinto; Chi d'accusarne hai tu coraggio?
ADELAIDE
Indegno! E il chiedi?
BERENGARIO
(ad Adelberto, sottovoce) Per pietà, frena lo sdegno.
ADELAIDE
Signor, quant'io l'amava, Quanto l'odiar costoro Tutta Italia lo sa. Morte improvvisa Troncò i suoi giorni; io versai pianto, ed essi Fur veduti gioirne. Altro io non parlo. ADELBERTO (Frenar lo sdegno? e chi potria frenarlo?) ADELAIDE Di quel giorno fatal vada per poco La memoria in obblìo. Ma chi vi diede D'assalirmi il poter? Perché ridurmi A fuggire raminga: a farmi stanza Delle inospite selve entro l'orrore? Empi! perché?. ADELBERTO Fu la cagione amore. BERENGARIO (interrompendo) E amor di patria. Chi soffrir potea Che la tua fuga e l'odio tuo per noi Eccitasse discordie? ADELBERTO E l'ottenesti; E contro di noi superba Sempre nutrì il tuo cor sdegno più fiero. BERENGARIO Ma ti perdi.
EURICE
(sotto voce ad Adelberto) Che fai?
ADELAIDE
Perfidi, è vero. Ma in chi trovar potea Cor generoso, che pietà sentisse Del mio stato crudel? (A Ottone) Per te, signore, Se vale il pianto; se innocenza vale, Dal periglio fatale, Ch'io cercai d'evitar, salvami, oh Dio! E ti mova pietà del pianto mio.
OTTONE
La mia pietade hai tutta, Impareggiabil donna; io l'ascoltai Dal dì che cominciai A saper tue sventure, e l'Alpi ascesi. Cessa dal pianto; intesi: Vendicata sarai. Trono più grande Ti prepara il mio cor, vinto da tanta Sovr'umana virtù. Popolo, ascolta: Tua futura grandezza in lei riposa. La rispetti la terra: ella è mia sposa.
CORO
Plauda il mondo in sì bel giorno D'Adelaide al difensor. Solo echeggino d'intorno Lieti cantici d'amor. Trista idea d'affanni e pene Più non turbi il nostro cuor, Or che premia un dolce imene La bellezza ed il valor.
SCENA DODICESIMA Adelberto e Berengario.
ADELBERTO
Tacer! sempre tacer! tanta costanza, Padre, io non ho. Come! aspettar tu vuoi Forse che in faccia a noi La conduca all'altare e di sua mano Ci strappi il serto? omai soffrire è vano.
BERENGARIO
Folle! sì presto obblii Berengario chi sia? credi ch'io voglia
Vilmente soggiacer? Desio più grande, Più cocente del tuo mi strugge il core, Io bramo un regno, e tu, codardo, amore.
ADELBERTO
Ma che costava alla regina innanzi Stringere un ferro e qui svenarlo?
BERENGARIO
E poi? Chi da tanti guerrieri, Chi salvarci potea? Piena vendetta Avremo e tosto. Numerosa gente, Che in soccorso chiamai, già ver Canosso Ascolto che s'invia. Taci: ingannato L'esercito nemico Da falsa sicurtà, nutrir sospetto Non può se fidar vede Ottone stesso; Lasciami; non temer: ei cadrà oppresso. Se protegge amica sorte Pochi istanti il mio disegno, Perderà la vita e il regno Questo prode vincitor. Mirerò con ciglio asciutto Dell'indegna i prieghi e il pianto, Fia mia gloria e sol mio vanto La vendetta ed il furor. (Partono).
Gabinetto.
SCENA TREDICESIMA
Adelaide abbigliata riccamente. Coro di damigelle.
PARTE DEL CORO
O ritiro che soggiorno Fosti un tempo del dolor, Ah! ti cambia in questo giorno In asilo dell'amor.
TUTTO IL CORO
L'adorata principessa Consolata alfin sarà. Si gioisca: il dì s'appressa Della sua felicità.
ADELAIDE
Occhi miei, piangeste assai; Tempo è alfin di respirar. Contemplate un raggio omai Di contento a noi brillar. Ah! che tutto è lieto intorno; Io ritorno a giubilar. O cara immagine Ch'io porto in petto Tu sola all'anima Puoi dar diletto, Le mie sventure Puoi terminar.
SCENA QUATTORDICESIMA Iroldo, Adelaide, indi Ottone.
IROLDO
Pur mi lice una volta, Augusta principessa, Vederti in libertà! Giorno più bello Di questo non spuntò. Esci ed ascolta Come gioisce e come Alza il popolo al cielo il tuo gran nome. Te chiama ad alta voce, Ed affretta l'istante in cui consorte Otton si unisca a te. Già si prepara Solenne festa al tempio, e alzata è l'ara.
ADELAIDE
E Berengario ed Adelberto?
IROLDO
In core Ben fremon quelli; ma chi mai s'oppone Quando il popolo grida e parla Ottone? Eccolo; ei viene. (Si ritira).
OTTONE
Principessa, al fine Più de' tiranni tuoi temer non dei. Un'altra volta sei In questo suol regina. Otton felice Del trono che ti diede, Tranne la destra tua, mercé non chiede.
ADELAIDE
Signor, io la promisi Quando il soccorso tuo chieder osai. La fede manterrò che ti donai.
OTTONE
Ah! se del tuo sembiante E delle tue virtù preso il mio core, Principessa, non fosse, io la tua destra Chiederti non vorrei; ma sento, oh Dio! Che lieto senza te più non son io.
ADELAIDE
Ah! signor.
OTTONE
Che vuoi dirmi?. Il popol tutto Le nozze tue, desia: parla, io son pronto, Se d'amarmi ricusi, a girne altrove, E celarti, se il brami, il mio dolore.
ADELAIDE
Ah! no; son tua; t'offro la destra e il core. Mi dai corona e vita, Mio difensor t'onoro; Sposa mi vuoi, t'adoro, Dell'alma mia signor.
OTTONE
Che difensor ti sono Spargi, mio ben, d'obblìo; Che amante tuo son io Sol ti rammenta ognor.
ADELAIDE
Te solo il core adora.
OTTONE
L'idolo mio sei tu.
ADELAIDE e OTTONE
Me lo ripeti ancora, E non mi dir di più.
OTTONE
Vieni al tempio, ah! vieni, o cara, Al mio sen per sempre unita.
ADELAIDE
T'amerò, qual t'amo, all'ara Finché il ciel mi serba in vita.
ADELAIDE e OTTONE
Sempre fia che il cor t'adori, Sempre fido a te sarà. Tu che i puri e casti affetti Dolce amor nell'alma accendi,
Tu proteggi, tu difendi Così bella fedeltà. (Partono).
Piazza di Canosso; edifici maestosi intorno.
SCENA QUINDICESIMA
Popolo, indi Berengario, Adelberto, Eurice e seguito di guerrieri, parte de' quali si spargono per la
SCENA.
CORO
Schiudi le porte, o tempio Del sacro limitare. Infiorisi l'altare In così lieto dì. Augusta al par di questa Coppia non mai si unì.
ADELBERTO
(al padre) Odi que' plausi?. Io fremo!
BERENGARIO
Volti in dolor saranno.
ADELBERTO e BERENGARIO
Riposa in canti, in gioia Tutto il nemico campo; A1 gran disegno inciampo Non si farà così.
SCENA SEDICESIMA
Ottone, Adelaide, Iroldo, seguito.
ADELBERTO
(come sopra) Ecco Adelaide e Ottone.
BERENGARIO
A finger segui e taci.
CORO
(ora all'uno, ora all'altra) Queste di fior corone, Queste brillanti faci, A te composte sono, Splendono accese a te.
Il Ciel vi accordi in dono Quanto concede ai re.
OTTONE
O degl'itali regnanti, Caro germe, amato pegno, Vieni al tempio, vieni al regno Ed impera sul mio cor.
ADELAIDE
Specchio illustre de' regnanti, Generoso mio sostegno, Maggior lustro acquista il regno Se pietà lo adorna e amor.
ADELBERTO e BERENGARIO
(fra loro in disparte) Ah! componi il tuo sembiante, Non traspiri il gran disegno. Non è vostro ancora il regno, Stringo, o folli, il brando ancor.
ADELAIDE e OTTONE
Cara man, ch'io stringo e premo, Pegno tenero d'amore, Ti riposa sul mio core Che si sente palpitar. Non mi devi un sol momento Cara mano, abbandonar.
ADELBERTO e BERENGARIO
Si avvicina il gran momento; O mio cor non vacillar. (Mentre si avvicinano al tempio si ode in qualche distanza strepito darmi, che andrà crescendo sino al termine dell'atto). OTTONE Quale improvviso strepito! ADELAIDE Quale fragor funesto! ADELBERTO (a Berengario) Stringi l'acciaro e svelati; Il nostro campo è questo!
SCENA DICIASSETTESIMA
Ernesto frettoloso, con guerrieri alemanni, e detti.
ERNESTO
Signor, tu sei tradito, Fuggi, in periglio sei.
ADELBERTO
(a Ottone) È tutto alfin compito. Resta; tremar tu dei!
BERENGARIO
Mira: guerrieri, olà. (Escono i soldati di Berengario).
OTTONE
Finché l’acciar mi resta, Perfidi, non pavento. (Snuda la spada).
ADELBERTO
Vieni, s'hai cor.
ADELAIDE
T'arresta. (correndo or dall'uno, or dall'altro) Empi. morir mi sento. (I soldati di Berengario s'azzuffano coi soldati alemanni; Berengario e Adelberto con Ottone ed Ernesto; Adelaide è arrestata fra i soldati di Berengario). BERENGARIO (a Ottone) Giunto è alfin di vendetta l'istante: Punirò nel tuo sangue l'offesa. (Ad Adelaide) Su, guerrieri; il comune nemico Per mia mano trafitto sarà. ADELAIDE Ah! soccorso! che barbaro istante, Giusto Cielo, punisci l'offesa! Arrestate. salvate l'amante. Io non trovo, io non spero difesa. Ah! che tutto il destino nemico Consumato il suo sdegno non ha.
OTTONE
Traditori! vi cedo un istante, Per punir più feroce l'offesa, Giusto Cielo, proteggi l'amante; A lei fate, guerrieri, difesa. Ah! tremate; il destino nemico A me tolto il valore non ha. (Il coro canta ora le parole d Adelaide, ora quelle di Ottone. Tutto esprime confusione e spavento).
ATTO SECONDO
Interno della fortezza di Canosso come nell'atto primo.
SCENA PRIMA
Coro di guerrieri di Berengario e d Adelberto.
PARTE DEL CORO
Come l'aquila che piomba Sulla timida colomba,
ALTRA PARTE DEL CORO
Qual lion che in mezzo arriva Alla greggia fuggitiva,
TUTTO IL CORO
Berengario e Adelberto, Sovra Otton tremante e incerto, Si scagliarono a vicenda, Ed in fuga Ottone andò.
PARTE DEL CORO
Il superbo alfine apprenda Qual valor nostr'alme accenda.
ALTRA PARTE DEL CORO
Sappia alfin che ne' cimenti Siamo intrepidi e possenti.
TUTTO IL CORO
Che il destin che ci colpisce Non ci piega né avvilisce, Che degli avi generosi La costanza ci restò. (Si allontanano).
SCENA SECONDA
Adelberto, Eurice e detti.
ADELBERTO
Vincemmo, o madre. Fra le feste insane L'ostil campo sorpreso, invano opporci
Breve contrasto osò. La sua salvezza Alla fuga commise; Ottone stesso Da tante schiere oppresso Fugge, e fischiarsi a tergo ode tremando Del vincitore Berengario il brando.
EURICE
Lieta ritorno alfin. Quanto tremai Dirti non so. Pur nostro è il regno, è tua D'Adelaide la destra.
ADELBERTO
Umana forza Rapirmela non può; quando ritorni Berengario dal campo io la possedo!. Ma comparir la vedo Mesta insieme e sdegnosa. Io voglio, o madre, Placar quel core. EURICE E puoi sperarlo? È vana Ogni preghiera: usar rigore è forza. ADELBERTO In lei lo sdegno ammorza Forse il rigor? Lasciami seco. EURICE Io parto. Com'esige il dover e amor ti sprona, Pur che giovi all'intento, a lei ragiona.
SCENA TERZA
Adelaide, Adelberto.
ADELBERTO
Torno, Adelaide, e torno D'Ottone vincitore. Vedi: in colui Più speranza non hai. Misera e priva Di consorte e di regno, in Adelberto Regno e consorte, ove ti piaccia, avrai. Parla; il tuo cor si placherà giammai?
ADELAIDE
Placarsi il core d'Adelaide? e il pensi? Avvi delitto, che per volger d'anni Non ottiene perdono, a cui non vale Pentimento e rimorso, e il vostro è tale.
ADELBERTO
Di che pentirmi? Ebbe Lotario forse Morte da me?
ADELAIDE
Chi mi rapì lo sposo Ben io conosco, e chi m'offende. (In atto di partire).
ADELBERTO
Ah! senti. Io non t'offendo: amarti è offesa? Io voglio Possedere il tuo cor; se non l'ottengo, Misero io sono; eccoti il mio desire: O stringer la tua destra, oppur morire.
ADELAIDE
Non mi parlar di morte: indegno sei Di morire per me. Ben io, piuttosto Di vivere al tuo fianco, Morte incontrar saprò; che dolce è morte Quando si lascia un nome Di macchia privo.
ADELBERTO
E tu l'avresti? e come? Sol di vederci estinti Solo stragi tu brami, e gloria attendi? Placati, o donna; intendi Quanto grida la patria: i mali miei Non prolungar; tiene Adelberto il trono, Dividilo con lui, contento io sono. Della tua patria ai voti Unisco i voti miei; Servi, Adelaide, a lei, Cedi, crudele, a me.
ADELAIDE
Vanne; quest'alma afflitta I voti tuoi disprezza. Solo a mirare è avvezza Un traditore in te.
ADELBERTO
Fugge Ottone, e speri ancora?
ADELAIDE
Tu pretendi averne fama?
ADELBERTO
Sì: l'inganno anch'esso onora, Pur che giovi a chi lo trama.
ADELAIDE
Te conosco a questi sensi E il tuo vile genitor.
ADELBERTO
Oh rossore! Al tradimento Alma mia tu non nascesti. Ah! tu solo mi facesti Così vile, o crudo amor.
ADELAIDE
Sospettar di tradimento Alma mia tu non sapesti. I tuoi vanti amor son questi Quando accendi un empio cor.
SCENA QUARTA
Coro di guerrieri frettolosi e spaventati e detti.
CORO
Ah! signor, perduti siamo; Vinse Otton.
ADELAIDE
Gran Dio!
ADELBERTO
Che sento!
PARTE DEL CORO
La fortuna in un momento Per Otton si dichiarò. Berengario circondato, Prigionier di lui restò.
ADELBERTO
Ah! vincesti, ingiusto fato!. Che'risolvo, oh Dio! che fo?
ADELAIDE
Ah! destin ti sei placato; Ah! contenta ancor sarò.
ADELBERTO
Quella gioia che in fronte ti brilla Cela ancora, spietata, nel core.
ADELAIDE
Nella gioia quest'alma è tranquilla, Come in mezzo agli affanni, al dolore.
ADELBERTO
Perderò la corona e la vita, Ma rapita al mio sen non sarai, Ma giammai sposa altrui ti vedrò.
ADELAIDE
Puoi rapirmi, tiranno, la vita, Se rapita la pace tu m'hai, Ma giammai tua consorte sarò. (Parte Adelaide; dal lato opposto parte Adelberto co' guerrieri).
SCENA QUINTA
IROLDO
Vederti in pianto e non poterti mai, Principessa infelice, Porgere aita!. Arride a' cori ingiusti Dunque la cieca sorte? Ah! se d'alcun la morte Giovar potesse alla dolente, oh Dio!. La vittima opportuna, ecco, son io. (Parte).
Vestibolo come nell'atto primo.
SCENA SESTA
Adelberto, Eurice, coro di guerrieri.
ADELBERTO
Lasciami: invan mi preghi.
EURICE
E il genitore Lascerai fra' nemici?
ADELBERTO
E perderemo Di sudor tanto il frutto in un sol giorno? Cedere a un'ombra di timore? Oh scorno!
EURICE
Un'ombra di timor! Ma non sentisti D'Ottone il messaggier? Se tu non rendi Adelaide all'istante, a cruda morte Berengario condanni.
ADELBERTO
Oh madre! il tuo Tremante amor t'accieca.
EURICE
E al messaggiero Che risponder potrai?
ADELBERTO
Che nulla io temo.
EURICE
E il cambio offerto?
ADELBERTO
Io lo ricuso.
EURICE
Io fremo! Né ti move, o crudele Il paterno periglio?
ADELBERTO
Altro io non vedo Che Adelaide possedo, Che perderla non posso.
EURICE
Almeno ascolta Il pianto d'una madre.
ADELBERTO
Pianto indegno di te, di me, del padre.
EURICE
O indegno figlio! Oh pena!. A che serbi la madre!. Or, via, mi svena. Sì, mi svena, o figlio ingrato, Sfoga appieno il tuo furor; Va', m'unisci al crudo fato A cui danni il genitor. Se la vita non apprezzi Di chi vita a te donò, È ragion che ti disprezzi Chi finor t'innamorò. (Parte).
SCENA SETTIMA Adelberto, coro.
ADELBERTO
Fermati. Non m'ascolta. Ah! chi mi pose La benda agli occhi?. Prepotente amore Tutti gli effetti si usurpò del core.
CORO
Berengario è nel periglio Sol per te, Ah! rammenta ch'eri figlio Pria che re.
ADELBERTO
Figlio son io. lo sono. Atroce guerra Si fa qui dentro. Io non ho fibra in petto Che natura non tocchi, amor non mova. Strazian quest'alma a prova Empiendomi di larve e di paura. Chi vincerà non so.
CORO
Vinca natura.
ADELBERTO
Grida, o natura, e desta La mia virtù sopita, E libertade e vita Il genitore avrà. Ah! che intanto a me rapita Adelaide, oh Dio, sarà!
CORO
Non pentirti; e sia compita La bell'opra, per pietà.
ADELBERTO
Come vivere potrei Senza lei Che non posso abbandonar? Oh pensiero di dolore!. Taci amore. Io ritorno a vacillar. Ascolto i gemiti Del genitore, Tutti gli spasimi Provo d'amore; Risolvo e dubito, Avvampo e gelo; Nemici ho gli uomini, Nemico il cielo; Pietoso il baratro Amor mi fa.
CORO
Ascolta gli uomini, Ascolta il cielo: Del padre esigono La libertà. (Adelberto parte agitato; il coro lo segue).
SCENA OTTAVA Eurice, Iroldo.
EURICE
Vieni: alla mia nemica Io stessa parlerò. Fugga, e lo sposo Salvi così da morte. Della cittade io le aprirò le porte.
IROLDO
Ti ricompensi il cielo Dell'opra generosa. Oh! qual ne avrai Per tutta Italia onori.
EURICE
Taci: non farmi Pentir del mio disegno. Il trono io perdo, Mentre Adelaide oggi a salvare imprendo: Ecco l'onore che dall'opra attendo.
IROLDO
Paga d'aver lo sposo Sottratto a morte, dal tuo core almeno Premio n'avrai; questo ti basti.
EURICE
Ah! vieni, Né più parlar. Forza è piegar la fronte Al destin che mi preme. Ambi ne andrete all'ostil campo insieme. (Partono).
Veduta del Lago di Garda come nell'atto primo.
SCENA NONA
Ottone, Ernesto, guerrieri alemanni.
ERNESTO
Signor. come imponesti, Il gran cambio proposi ad Adelberto. D'acconsentir incerto Molto in pria si mostrò, poscia si arrese. Ei di poter richiese Teco parlar, purché non trovi inciampo Al suo venir e al suo partir del campo.
OTTONE
Sicuro ci venga. (Alle guardie) Il prigionier si guidi Al mio cospetto. (Ernesto parte). O mia vittoria vana, Se Adelaide ho perduta, e se col padre Di cambiarla ricusa il figlio indegno!
SCENA DECIMA
Berengario, Ottone, poi Ernesto.
BERENGARIO (Io prigioniero! Oh mia vergogna! oh sdegno!) OTTONE Mirami in volto, o Berengario, e vedi Il tuo giudice in me. Perfido! dimmi Che ti giovò il tradirmi? Ogni diritto Ti tolse il tuo delitto, E perdesti per sempre e trono e serto. Non li sperar mai più. ERNESTO Giunge Adelberto.
SCENA UNDICESIMA Adelberto e detti.
BERENGARIO
Adelberto! mio figlio!
ADELBERTO
Oh padre mio! Qual ti lasciai! qual ti riveggo!. (A Ottone) Il primo All'affetto figlial pensier si doni, Del cambio che ascoltai poi si ragioni.
BERENGARIO
Cambio, dicesti?
ADELBERTO
La tua vita, Solo da te dipende; onde salvarti, Rendo Adelaide. Ottone, intesi: accetto L'offerta che mi festi.
BERENGARIO
Io la rigetto.
OTTONE
Come!
ADELBERTO
Perché?
BERENGARIO
Fia vero? A questo segno Vile sei tu? Ceder colei? Sì tosto Scordar potesti qual sudor versai per salvar la mia preda; ed involarla A me pretendi? Onde tal dritto? parla.
ADELBERTO
Dal tuo periglio. S'ei non fosse, o padre, Chi rapir Adelaide a me potria?
BERENGARIO
Ogni periglio pria Di vestir regio manto in mente avea; Tutti li disprezzai; Corona io volli o morte.
OTTONE
E morte avrai. Vedrassi in faccia a quella Se intrepido sarai siccome ostenti. Al mio voler consenti, O tutta l'ira mia sul capo aspetta.
BERENGARIO
(al figlio) Vanne, e comincia tu la mia vendetta.
ADELBERTO
Oh! padre, ad ogni costo Salvarti io bramo. La tua vita io compro Col sacrifizio d'ogni affetto mio. (A Ottone) Adelaide, signor, render vogl'io.
BERENGARIO
Ferma; io lo impongo. O figlio mio, non pensi Quanto entrambi perdiam? Più della vita Toglier mi vuoi, se di regnar mi togli.
Odimi, Ottone: se Adelaide io dono Voglio in mercede dell'Insubria il trono.
ADELBERTO
(Che dirà?)
OTTONE
(Che risolvo?)
BERENGARIO
A questo prezzo Adelaide ti rendo, Io morrò se'ricusi.
OTTONE
(Ah! che Adelaide Val più d'un regno.) Ebben, l'Insubria è tua. Acconsento al gran patto. A me la destra Porgi, e pegno di fede oggi sia questa. Vieni all'accordo: io già soscrivo.
SCENA DODICESIMA
Adelaide accompagnata da Iroldo, e detti.
ADELAIDE
Arresta. (Ottone, Berengario ed Adelberto rimangono attoniti. Breve pausa). OTTONE Adelaide!. oh ciel! che vedo? Chi spezzò le tue catene? Ah! mia sposa, amato bene: Incomincio a respirar. ADELAIDE Mi ravvisa. Al sen ti riedo; Sciolse amor le mie catene. Pur ti veggo, amato bene! Pur comincio a respirar! ADELBERTO e BERENGARIO (Adelaide. oh ciel! che vedo? Chi spezzò le sue catene? Perché morte a me non viene? Ho finito di sperar.) OTTONE (a Adelberto) Parti. Alle chiuse mura Affretta il tuo ritorno.
Prima che manchi il giorno Mi rivedrai colà.
ADELBERTO
Parto; ma pria mi serba La data fé tu stesso. Sia di tornar concesso Al padre in libertà.
ADELAIDE
(a Berengario) Sì, l'otterrai; promessa N'ebbe la tua consorte Quando mi aprì le porte Della fatal città.
BERENGARIO
Oh tradimento!. Io resto: La libertà disprezzo; Vita non compro a prezzo D'infamia e di viltà. (Adelberto tira in disparte Berengario, Ottone, Adelaide, e tutti nel medesimo tempo dicono): ADELBERTO Cedi, o padre, e la vendetta Vieni a compiere con me. BERENGARIO Vanne; lasciami: perfetta Pago io son se l'ho da te. OTTONE Vuoi ch'ei parta? Ah! no, vendetta Io giurai di far per te. ADELAIDE A giurarlo io fui costretta A chi libera mi fe'. OTTONE (a Berengario) Fuggi, e a lasciar preparati Il mal premuto trono. ADELBERTO (al medesimo) Alla tua gloria serbati. Guida a' tuoi passi io sono.
ADELAIDE
(come sopra) Vanne, ed almen ricordati Quanto io t'accordo in dono.
BERENGARIO
Vado: vedrai qual uso Del dono tuo farò.
BERENGARIO e ADELBERTO
Non credere un giorno D'avermi avvilito. Al campo ritorno, All'armi t'invito, Rinasce nel core L'antico valore, E l'uso del brando Perduto non ho.
OTTONE
È giunto il gran giorno, Il regno è finito. Al campo ritorno, Accetto l'invito. Mi accresce il valore La forza d'amore, Che solo del brando La destra mi armò.
ADELAIDE
È giunto il gran giorno, Il regno è finito. (Tremante ritorno, Il core ho smarrito.) Ti accresca il valore La forza d'amore. Fuorché nel tuo brando Speranza non ho. (Partono Adelaide e Ottone verso la tenda; Berengario e Adelberto fuori del campo).
Magnifica tenda.
SCENA TREDICESIMA
Ernesto, guardie; indi Iroldo.
ERNESTO
Compagni, a voi fidata Fia la sposa d'Ottone. Allor che accesa La battaglia sarà, di questa tenda All'ingresso vegliate. Difendetela voi. Fatta sicura,
Adelaide riposi e non paventi Alcun nemico che assalir la tenti.
IROLDO
Più che non pensi, Ernesto, Grave sarà la pugna. È ver che pochi Di Berengario sono, D'Adelberto i guerrier, ma coraggiosi, Ed il coraggio loro accresce e addoppia Della feroce coppia Il furor disperato.
ERNESTO
Ottone è tale Ch'ogni furor sostiene: Lo vedrai vincitor.
IROLDO
Ecco che viene.
SCENA QUATTORDICESIMA
OTTONE
Ogni guerriero, Ernesto, All'armi si prepari. Alto si ascolta Dalle nemiche mura Sollevarsi fragor. Fra poch'istanti All'ultimo cimento Berengario e Adelberto Di Canosso usciranno. (Ernesto parte). E tu che fosti In cotante sciagure D'Adelaide il sostegno, Mercé ne avrai poich'io ritorni al regno.
IROLDO
Quando, signor, la spada Cinsi di cavalier, farmi giurai Del giusto protettor; pago son io D'aver serbato il giuramento mio. Giunge Adelaide a te.
SCENA QUINDICESIMA
ADELAIDE
Come son brevi, O principe diletto, Gl'istanti del piacere! a' miei timori
Per te ritorno, e nella nuova pugna, Benché mi rassicura il tuo valore, Mille perigli, oh Dio! vede il mio core.
OTTONE
Cessa dal palpitar. Questo, o mia vita, È l'estremo periglio. Il cielo arride Propizio al mio coraggio e a' dritti tuoi; Scaccia il timor: combatterà per noi.
SCENA SEDICESIMA
Ernesto, coro di guerrieri, e detti.
ERNESTO
Signor, già di Canosso Berengario e Adelberto Coll'esercito uscir; già le feroci Grida appressarsi a noi sentii dal campo; Mirai dell'armi in faccia al sole il lampo.
OTTONE
Vadasi. (Ad Adelaide) Addio.
ADELAIDE
Fermati. Senti. Ah! prence. Ah! lasciarti non posso.
OTTONE
Il pianto affrena Alla vittoria io volo. Un solo addio Ti chieggo, e nascondendo il tuo dolore, Riconforta, o mia vita, il mio valore.
ADELAIDE
Sì, vanne. Addio. un altro istante, o caro Meco ti voglio ancor. Col pianto mio Indebolire, oh Dio! Non voglio il tuo coraggio; io lo nascondo, E fra' perigli di sì lieto istante Intrepido ti segue il core amante. (Si scioglie un velo e ne cinge Ottone). Cingi la benda candida Che amor ti dona, o caro: Quel velo e quell'acciaro Faranno i rei tremar. Va' pur, mio bene, a vincere Sotto sì bella insegna, Che vuol con te pugnar.
OTTONE
Cingo d'amor l'insegna; Saprò per lei pugnar. (Parte col coro).
ADELAIDE
Se grate son le lagrime Ai numi in tal periglio, Vieni mio cuor sul ciglio, Deh corri a lagrimar.
CORO
(rientrando) Alla gioia il cor prepara: Il nemico è vinto già.
ADELAIDE
Temere un danno Per un momento; Pianger d'affanno, Poi di contento, Questo è il maggiore Piacer d'amore, Che possa un'anima Giammai provar.
CORO
A tanto amore, A quel valore, Giammai vittoria Potea mancar.
Esterno della fortezza di Canosso.
SCENA DICIASSETTESIMA
Le porte sono aperte; la SCENA è occupata dall'esercito vincitore e da' prigionieri. Esce il popolo dalla fortezza, portando corone di fiori e d'alloro. Ottone comparirà sopra un carro trionfale, seguito da Adelberto e da Berengario incatenati. CORO Serti intrecciar le vergini De' più pregiati fiori, Ordir corone i giovani Di sempre verdi allori Quando a battaglia, intrepido, Si mosse Otton così. PARTE DEL CORO Più belli in fronte ridano Al vincitor i fiori, Più belli al crin verdeggino Del grande Otton gli allori,
TUTTO IL CORO
Che vinse Berengario Due volte in un sol dì.
SCENA DICIOTTESIMA
Adelaide seguita da Iroldo. Ottone scende dal carro e va ad incontrarla. Berengario e Adelberto, in aspetto sdegnoso, rimangono in disparte. OTTONE Questi, che a me presenta Del popolo l'amor, serti onorati Sono al mio cor più grati Della corona che mi splende in fronte, Poiché gloria gl'intreccia, amor li dona; Ma della mia corona E degli allori miei Più cara, o principessa, a me tu sei. Vieni: tuo sposo e amante A questo cuor ti stringo. Fra canti di vittoria Del serto mio ti cingo. (L'incorona). Rammenti fama e gloria Che trionfai per te. Ma rammenti il tuo bel core Che giurommi amore e fé. ADELAIDE Ah! tu sai di quanto ardore Piena l'alma amor mi fe'. ADELBERTO e BERENGARIO Dove ascondo il mio rossore? Un pugnal chi porge a me? CORO Ti sorrida e gloria e amore, Nostro prence e nostro re. OTTONE Al trono tuo primiero Regina ancor ti rendo; Al soglio dell'impero Meco a regnar ti attendo; A te dovrò mia gloria. D'Imene il talamo Amor ci addita; Gioia gradita Mi ferve in cor.
E fra i più teneri Soavi affetti Dolci diletti Prepara Amor.
ADELAIDE
Fra dolci vincoli Ci stringa Amor.
ADELBERTO e BERENGARIO
Numi, qual fulmine Ci piomba al cor!
CORO
Del Ciel benefico Splende il favor.
FINE
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