Gioachino Rossini
(1792-1868)
Mosè in EgittoAzione tragico-sacra in 3 Atti, venne rappresentata a Napoli (Teatro San Carlo) il 5 marzo del 1818
Personaggi
Faraone, re d'Egitto (Basso); Amaltea, sua consorte (Soprano); Osiride, erede al trono (Tenore); Elcia, ebrea, sua segreta consorte (Soprano); Mambre (Tenore); Mosè (Basso); Aronne (Tenore); Amenofi, sua sorella (Mezzosoprano); grandi e damigelle di corte, Ebrei, Egizi
atto
Primo
scena
Prima
Reggia. È buio dappertutto.
Faraone, Amaltea, ed Osiride sono assistiti e circondati da Grandi, e Damigelle.
Tutti in varie attitudini di dolore.
N. 1 - Introduzione
CORO
Ah! Chi ne aita? Oh ciel!
Sì tenebroso vel
quando si squarcerà?
OSIRIDE
Mi opprime un freddo gel!
L'alma mancando va!
FARAONE,
A pena, sì crudel
reggere il cor non sa!
AMALTEA
TUTTI DEL CORO
(esclamando)
Oh nume d'Israel!
Deh cada il tuo rigor
sul capo al seduttor,
che alla promessa fé
rese spergiuro un re.
FARAONE
(Rimprovero tremendo!
Non lacerarmi il petto!
Ah! Troppo il mio comprendo
reo, pertinace error!)
OSIRIDE
(Qual di contrari affetti
sento fatal conflitto!)
AMALTEA
Oh desolato Egitto!
Oh giorni di terror!
GRANDI, DAMIGELLE
(prostrandosi al Faraone)
Stanno a tuoi piè, signor
i figli tuoi dolenti!
Invano a tai portenti
resiste il tuo rigor!
(dopo qualche pausa Faraone dice)
FARAONE
Venga Mosè.
OSIRIDE
(Qual cenno!)
AMALTEA
Fia ver!
CORO
Mosè s'affretti!
AMALTEA
Alfin ti sei deciso?
FARAONE
I torti miei ravviso.
OSIRIDE
(Ti perdo Elcìa!)
AMALTEA
(Qual gioia!)
CORO,
Ah! Già di speme un lampo
sul cor mi balenò!
AMALTEA
OSIRIDE
(Per me non vi è più scampo!
Misero! E che farò?)
TUTTI
ad eccezione di Osiride
O nume d'Israel!
Se brami in libertà
il popol tuo fedel,
di lui, di noi pietà!
FARAONE
Mano ultrice di un dio! Tardi conosco
l'immenso tuo poter, che troppo... ahi folle!
a' danni dell'Egitto io provocai.
I tuoi diletti Ebrei
chiami al deserto, onde si compia il grande
sacrificio che brami? Io lo prometto,
più non m'oppongo, e 'l tuo voler rispetto.
OSIRIDE
(Si schiarino i miei rai,
padre, s'io sappia oppormi allor vedrai.)
AMALTEA
Ma perché tanto indugia
del popolo di Giuda il condottiero?
FARAONE
Al suo desio, severo
più non è Faraon: venga, ed arresti
il flagello divino.
Atto
Primo
Scena
Seconda
Mosè, Aronne, e detti.
MOSÈ
Quel Mosè, che chiedesti, è a te vicino.
A che mi chiami? Ad ascoltar novelli
sprezzi, ed ingiurie al dio, che di sua possa
tante prove ti diè?
FARAONE
Purché sereno
splenda l'egizio ciel, col popol tuo,
Mosè, lo giuro, ove ti piaccia andrai.
ARONNE
Oh quante volte, oh quante
promettesti così, ma poi...
FARAONE
Ti accheta,
malvagio consiglier, false ragioni
mi han sedotto finor; ma questa volta
han le tenebre orrende
idee di alto terror nell'alma impresse,
e fido attenderò le mie promesse.
MOSÈ
Ebben quel dio, che volentier perdona,
mentre tardi punisce, accoglie ancora
la data fé. Tu all'apparir di nuova
luce, che il ciglio, e i sensi tuoi rischiara,
l'alto suo nume a venerare impara.
AMALTEA
O piacer!
OSIRIDE
(Oh tormento!)
CORO
Oh noi felici!
OSIRIDE
(Ah! che morir mi sento.)
N. 2 - Scena e quintetto
MOSÈ
Eterno! Immenso! Incomprensibil dio!
Ah tu, che vegli ognora
de' tuoi servi allo scampo, e 'l popolo tuo
colmi di benefizi! Ah tu, che in giusta
lance delle opre nostre osservi il peso!
Ah tu, che sei il santo, il giusto, il forte,
che l'oppressor del popol tuo punisci,
glorifica il tuo nome,
fa' pompa di clemenza,
e dell'Egitto a nuova meraviglia,
il lume, che sparì, rendi alle ciglia.
Scuote la verga, ed alle tenebre succede all'istante il più luminoso giorno.
Tutti pieni di gioia gridano.
TUTTI
Ah!
FARAONE
Qual portento è questo!
AMALTEA,
Oh luce desiata!
CORO
OSIRIDE
(Prodigio a me funesto!)
ARONNE,
Celeste man placata!
Chi è mai che non comprende
a prove sì stupende
la somma tua bontà?
MOSÈ
AMALTEA,
(Stupor m'agghiaccia il core!
Muto il mio labbro rende!
Chi ad opre sì stupende
resistere potrà?)
FARAONE,
OSIRIDE
ARONNE
Egizi!
MOSÈ
Faraone!
ARONNE
Di questa luce un raggio
vi schiara ancor la mente.
MOSÈ
E il nume onnipotente
quai figli vi amerà.
FARAONE
Non più: pria del meriggio
con quanti v'ha de' tuoi
là nel deserto puoi
muover sicuro il piè.
OSIRIDE
Ma pria rifletti...
AMALTEA
Ancora
vuoi contrastarlo?
MOSÈ
Ingrato!
OSIRIDE
Ma la ragion di stato...
ARONNE
Ceda al voler del cielo...
AMALTEA
È intempestivo il zelo...
FARAONE
Luogo a pensar non vi è.
OSIRIDE
(O crude smanie!
E come... Ahi misero!
La sposa amabile
perder dovrò?)
GLI ALTRI COL CORO
Voci di giubilo
d'intorno echeggino!
Di pace l'iride
per noi spuntò!
(escono tutti, il solo Osiride resta immerso ne' suoi tristi pensieri)
Atto
Primo
Scena
Terza
Osiride, poi Mambre.
OSIRIDE
E avete, avverse stelle,
più fulmini per me? Colei, che adoro,
che de' pensieri miei forma il primiero,
mi lascerà per sempre? Ah! Non fia vero!
Di Osiride il potere
estinto ancor non è... Mambre! Ah! non sai!
MAMBRE
Tutto mi è noto: il ciurmator di Giuda,
di nuov'inganni autor, trionfa e gode
del mio rossor, delle tue pene estreme.
Dai miei consigli allontanato il rege,
del mago ebreo cede a' prestigi.
OSIRIDE
Ah corri...
l'ingegno adopra... il mio dolor ti muova...
Io ben conosco a prova
quanto puoi, quanto sai: va'... dappertutto
spargi il velen della discordia: vegga
dalla partenza ebrea
le sue perdite Egitto: infin se l'oro
basta del volgo a guadagnare i cori,
disponi a larga man de' miei tesori.
MAMBRE
Tutto tentar saprò: tremi, e si prostri
al mio saper Mosè. Smentiti un giorno
fur da me i suoi prodigi. Anch'io la verga
ho trasformato in angue,
e fu da me l'onda cangiata in sangue.
Or se alle frodi sue fortuna arrise,
prence, vedrai, che al fertile mio ingegno
fia di lieve momento
muover la plebe, e farti appien contento.
(esce)
OSIRIDE
Ah! Tutto non perdei,
se mi resta un amico... oh ciel! che miro!
Quasi fuor di sé stessa
ecco l'amata Elcìa, che langue e geme!
atto
Primo
scena
Quarta
Elcìa affannosa, e detto.
ELCÌA
Ah mio prence adorato!
OSIRIDE
Amata speme!
ELCÌA
Colsi questo momento
per involarmi a stento
dal vigile Mosè, sol per vederti,
e per l'ultima volta!
OSIRIDE
Oh immensa pena!
ELCÌA
Già d'Israello i figli
rapidi al par del lampo
si affrettano a partir.
OSIRIDE
Barbara! E puoi
dinanzi agli occhi tuoi
pria vedermi spirar?
ELCÌA
Qual nuova è questa
specie di tormentare un'alma oppressa?
Ah! Rimanti...
OSIRIDE
Ti arresta!
ELCÌA
Oh dio! Me 'l vieta
un barbaro dover... caro! Che affanno!
Prendi l'estremo addio...
Quale istante fatal.
OSIRIDE
Ferma, ben mio!
N. 3 - Duetto
OSIRIDE
Ah se puoi così lasciarmi,
se già tace in te l'affetto,
di tua man pria mi apri il petto,
e ne squarci a brani il cor!
ELCÌA
Ma perché così straziarmi
perché farmi più infelice?
Questo pianto a te non dice
quanto è fiero il mio dolor?
ELCÌA,
Non è ver che stringa il ciel
di due cuori le catene,
se a quest'alma affanni, e pena
costò sempre il nostro amor!
OSIRIDE
(squillano le trombe di lontano)
ELCÌA
Ah! Quel suon già d'Israele
or raccoglie i fidi... addio.
OSIRIDE
Chi sarà quell'uom, quel dio,
che da me si può involar?
(trattenendola con impeto)
ELCÌA
Deh! mi lascia...
OSIRIDE
Invan lo speri...
ELCÌA
Ah paventa!...
OSIRIDE
Orrendi e neri
cadan tutti sul mio capo
del tuo dio gli sdegni, e l'ire...
ELCÌA
Ma funesto un tanto ardire...
OSIRIDE
L'alma mia non sa tremar.
ELCÌA,
Dov'è mai quel core amante,
che in sì fiero, e rio momento
non compianga il mio tormento,
questo barbaro penar?
OSIRIDE
(Elcìa si allontana quasi a forza da Osiride che entra disperato per la parte opposta)
Atto
Primo
Scena
Quinta
Amaltea, e Mambre, indi Faraone, ed Osiride con real Séguito.
AMALTEA
Ah! Dov'è Faraon? Mambre! Ti affretta...
MAMBRE
Che fu?
AMALTEA
Cinta è la reggia
da folto stuol di egizi e baldanzoso
pretende ognun, che l'ordine già dato
di congedo agli Ebrei sia revocato.
MAMBRE
Lo sappia il re... (Già siamo in porto!)
AMALTEA
Immune
non resti un tanto ardir, cada la scure
sul capo al sedizioso,
che del dio di Mosè novello sdegno
osa di provocar sul nostro regno.
MAMBRE
Ecco il sovrano, e 'l prence è seco.
AMALTEA
(Ah! Troppo
di Osiride pavento!
A suo talento il cor paterno ei muove,
e Faraon per suo destin fatale
debole è al bene, e pertinace al male.)
MAMBRE
(La vittoria è per noi!)
AMALTEA
Mio re! Non sai...
FARAONE
Tutto mi è noto.
AMALTEA
Ah! di esemplar rigore
ti arma o signor! Fia doma
la popolar baldanza.
E ammiri Egitto omai la tua costanza.
FARAONE
Sposa ti accheta...
OSIRIDE
Alle muliebri cure,
donna, rivolgi il tuo pensier.
FARAONE
La benda,
che un fattucchier maligno
pose al credulo ciglio,
grazie agli dèi! seppe squarciarmi il figlio.
AMALTEA
Che sento! Oh me infelice!
Oh sventurato Egitto!
OSIRIDE
Ah! tal saria
se partisser gli Ebrei...
AMALTEA
Tu vedi notte
ove non è che giorno.
OSIRIDE
È chiaro giorno
quel che vegg'io: l'arte del mago ebreo
notte te 'l fa sembrar: sotto il pretesto
di offrir le ostie al suo nume entro il deserto
chi non vede una trama? Ognun sa pure,
che quaranta e più lustri or son compiuti,
da che scese Giacobbe a questo regno,
e ognun pur sa, che fin d'allor gli Ebrei
adoraro il lor nume entro l'Egitto;
come dunque si vuol, ch'ei l'ostie or chieda
sull'arse solitudini infeconde
dell'Arabia Petrea? Già i Madianiti
sono sull'armi, e della tela ordita
chi sa che a ricompor le prime fila
Mosè fra lor non vada, onde scagliarsi
con essi unito a devastarci il regno?
Tanta stupidità mi muove a sdegno!
AMALTEA
Ma il flagello divin?
FARAONE
Son tutt'inganni.
AMALTEA
E qual pruova maggior...
FARAONE
Non più: va' Mambre,
prence, tu stesso il piede affretta, e sappia
da voi Mosè, che revocato è il cenno.
E se da Egitto un sol partire ardisca
acerba morte il punirà.
OSIRIDE
(Qual gioia!)
AMALTEA
Deh rifletti o mio re cangia consiglio!
FARAONE
Taci, regina: ho risoluto, e basta.
Ah! Tremi il mio nemico,
tremi Mosè, se il voler mio contrasta.
N. 4 - Aria
FARAONE
A rispettarmi apprenda
chi ad obbedir sol nacque,
né seco più discenda
a patti vili un re.
Io deggio al ben del regno
ogni mi cura, o sposa:
è quell'affanno indegno
del tuo bel cor, di te.
Oh quanto grato
al tuo consiglio,
saggio mio figlio,
è il genitor!
Se ognora a lato,
caro, mi sei,
nemico agguato
non temo allor.
(ad Amaltea)
Ti calma, e taci.
(ad Osiride)
Miei cenni adempi
e se quegli empi
resisteranno,
destar sapranno
più il mio furor
(parte)
AMALTEA
Ove mi ascondo? Ah di atro nembo il cielo
già parmi, che si copra!
(parte)
OSIRIDE
Mambre, si vada, e si coroni l'opra.
(partono)
Atto
Primo
Scena
Sesta
Vasta pianura. A vista le mura di Tani.
Veggonsi gli Ebrei, le loro Spose, Madri, Figli, tutti riuniti per la partenza. Aronne, ed Amenofi sono in mezzo ad essi cantando le seguenti lodi al signore.
N. 5 - Inno con cori
UOMINI
All'etra, al ciel
lieto Israel
di gioia innalzi i cantici!
ARONNE
Offra al suo dio benefico
in olocausto il cor,
di puro, ardente amor
devoto omaggio.
DONNE
Confin non ha
la sua bontà,
punì l'infido egizio.
AMENOFI
Ed al diletto popolo
col suo divin poter
i lacci fe' cader
di rio servaggio.
ARONNE
Di Abram, d'Isacco,
dio di Noè!
TUTTI
Sian lodi a te!
AMENOFI
Fattor del tutto!
Signor de' re!
TUTTI
Sian lodi a te!
ARONNE,
Per te risuonino
i sacri timpani!
UOMINI
AMENOFI,
Te i canti armonici
per sempre esaltino!
DONNE
TUTTI
E fin la postera
gente remota
ammiri, e veneri
stupida, immota,
ne' gran prodigi
di questa età
la tua giustizia,
la tua pietà!
ARONNE,
Dio di Noè!
UOMINI
AMENOFI,
Sian lodi a te!
Signor de' re!
DONNE
TUTTI
Sian lodi a te!
Atto
Primo
Scena
Settima
Elcìa e detti, indi Mosè, Osiride, e Mambre con Séguito.
N. 6 - Duetto
ELCÌA
Tutto mi ride intorno!
Io sola... oh rio penar!
In così lieto giorno
mi struggo in lacrimar!
Gran dio! Se al tuo cospetto
fallace è un santo ardor,
tu del tuo santo affetto
infiamma questo cor!
AMENOFI
Elcìa! Compagna amara!
ELCÌA
Lasciami al mio dolor!
AMENOFI
Dolor! Ma un tale istante...
ELCÌA
Crudele a un core amante!
AMENOFI
Se il nume lo condanna,
vinci un fatale amor.
ELCÌA
(Questa virtù tiranna
in me non sento ancor!)
N. 7 - Finale
MOSÈ
(ad Osiride)
Che narri?
OSIRIDE
Il ver.
MOSÈ
M'inganni,
né a' detti tuoi do fede.
MAMBRE
Ma un tanto ardire eccede!
OSIRIDE
Favella il padre in me.
Il cenno è rivocato,
che i ceppi tuoi sciogliea,
e la partenza ebrea
per or sospende il re.
ARONNE
Ah qual perfidia!
CORO DI EBREI
Ohimè!
MOSÈ
Superbi! Iddio lo vuole?
Iddio lo esigerà!
OSIRIDE
Palesi son tue fole...
AMALTEA,
Oh errore!
ARONNE
CORO DI EBREI
Oh cecità!
ELCÌA
Prence! Ah! Che fai!
OSIRIDE
Ti accheta...
ELCÌA
Ah tu non sai...
MOSÈ
Fra poco
la grandine, ed il foco
Egitto struggerà.
MAMBRE
Minacci?
OSIRIDE
Audace? Amici.
Cada costui...
ELCÌA
Che dici!
Ti arresta!
CORO DI EBREI
Il nostro sangue
prima si verserà.
OSIRIDE,
Ferite... distruggete...
MAMBRE
(a' loro seguaci)
AMENOFI,
Mosè voi difendete...
ARONNE
(agli ebrei)
CORO DI EBREI
No: non fia ver...
ELCÌA
Che osate!
Atto
Primo
Scena
Ottava
Faraone, Amaltea, Guardie, e detti.
FARAONE
Fermate... audaci olà!
Insieme
FARAONE, OSIRIDE, MAMBRE
Alla idea di tanto eccesso...
Avvampa! Il cor fremente!
AMALTEA, AMENOFI, ELCÌA
Alla idea di tanto eccesso...
Geme! Il cor dolente!
AMALTEA,
È da un vortice di affetti
combattuto in seno, e oppresso,
delle stelle ~ ognor rubelle
sento il barbaro rigor.
AMENOFI,
ELCÌA,
FARAONE,
OSIRIDE,
MAMBRE
MOSÈ,
Tu all'idea di tanto eccesso
fremi o nume onnipossente!
Già da un vortice di affanni
chi ti oltraggia io veggo oppresso:
provi l'empio un tristo scempio,
chi punisce il grave error.
ARONNE
OSIRIDE
Padre...
MOSÈ
Signor...
OSIRIDE
Costui
fu ardito a segno...
MOSÈ
Io mai
credei, che i cenni tui
osassi rivocar.
FARAONE
Vile! Lo dissi e il voglio...
MOSÈ
Ah! Dunque è ver?
FARAONE
L'orgoglio
deponi, o alle ritorte...
AMALTEA
Cessa o mio re!
OSIRIDE
Di morte
degno è il fellon...
ELCÌA
(Ti calma...)
FARAONE
Se nuovo ardire ostenta,
io lo farò svenar.
MOSÈ
Tu del mio dio paventa,
arresta i fulmin suoi,
e il fallo tuo, che puoi,
ti affretta ad emendar.
FARAONE
Schiavo!... Ti abbassa, e taci,
frena quei detti audaci,
e al tuo signore apprendi
da schiavo a favellar.
MOSÈ
No, viva il dio di Giuda,
che i figli suoi difende!
Mira se chi l'offende
sa pronto fulminar!
(scuote la verga, scoppia un tuono e cade impetuosa la grandine, e la pioggia di fuoco)
FARAONE
Cielo! Qual turbine!
AMALTEA
Che! piove il fuoco!
OSIRIDE
Ah! cade il turbine!
MAMBRE
Ah! mugge il tuono!
ELCÌA
Ah! Dove sono!
AMALTEA,
Ovunque incalzami
atro terror!
ELCÌA,
FARAONE,
OSIRIDE,
MAMBRE
MOSÈ,
Dio così estermina
i suoi nemici...
È questo un segno
del suo rigor.
ARONNE,
CORO DI EBREI
ELCÌA
Rimorsi barbari!
Deh mi lasciate?
Troppo una misera
voi tormentate!
Troppo mi lacera
fero dolor!
GLI ALTRI
Ah! Quale smania!
Quale spavento!
Da quante furie
straziar mi sento?
Da quanti palpiti
è oppresso il cor!
(tutto è confusione: si cala il sipario)
Atto Secondo
Atto
Secondo
Scena
Prima
Appartamenti reali.
Faraone, ed Aronne, indi Osiride.
FARAONE
Ecco in tua mano, Aronne,
il decreto real: fatale al regno
fia la vostra dimora, anzi di morte
è reo chi d'Israele a Tani intorno
si aggira ancor, quando risorge il giorno.
ARONNE
Dell'ultimo flagello i tristi effetti
rammenta ognora, e di Mosè alle preci
se questa volta ancora
arrise iddio, fuggì l'insidia, e l'arte
del cortigian, che a malignarti il core
fra poco tornerà. Pietoso il nume
sempre non troverai.
FARAONE
Debole tanto
Faraon non sarà.
ARONNE
Lo voglia il cielo!
Sia diradato alfin l'orrido nembo,
e ognun respiri a bella pace in grembo.
(parte)
FARAONE
Sì, covra eterno oblio
le passate sciagure, e lieto ognora
splenda l'egizio ciel! Ah! Vieni, o figlio!
FARAONE
Esulti per quell'alma!
Oh quali delizie a te destina il fato.
OSIRIDE
(Se mi leggessi in cor?)
FARAONE
Tornò d'Armenia
Ittaco ambasciator.
OSIRIDE
(Che ascolto!)
FARAONE
Accoglie
la tua destra, il tuo cor, le offerte nozze
la real principessa.
OSIRIDE
(Io moro...)
FARAONE
Appena
de' vili Ebrei sgombrato fia l'Egitto,
si accendano le tede
e sì augurate, e amabili catene
succedano una volta a tante pene.
OSIRIDE
(Che mai farò? La fiamma mia, che al padre
svelar volea, per ottener, ch'Elcìa
meco restasse, e come
a lui paleserò?)
FARAONE
Perché dolente
prence ti veggo il volto?
Qual grave affanno hai nel tuo seno accolto?
N. 8 - Duetto
OSIRIDE
Parlar, spiegar non posso
quel che nel petto io sento
ah no... del mio tormento
darsi non può maggior.
FARAONE
È il ciel per noi sereno,
se pria fu avverso, e fiero:
ti calmerà, lo spero,
dolce, e soave amor.
OSIRIDE
No... sempre sventurato...
FARAONE
Perché? Qual tristo fato?
OSIRIDE
Padre, ah! non sai...
FARAONE
Favella...
OSIRIDE
La mia nemica stella
mi vuole oppresso ognor.
FARAONE
È a te ragion rubella?
Non ti comprendo ancor.
OSIRIDE
(Non merta più consiglio
il misero mio stato;
e il più fatal periglio
vo' intrepido sfidar.)
FARAONE
(Palpito a quell'aspetto
gemo nel suo dolore
ah! Qual sarà l'oggetto
del grave suo penar.)
(viano da parti opposte)
Atto
Secondo
Scena
Seconda
Amaltea con Séguito, e Mosè, indi Aronne.
MOSÈ
Gentil regina, oh quanto
mi è noto il tuo bel cor! Tu mia difesa,
tu scudo al popolo mio presso il consorte
fosti mai sempre, e se a' consigli tuoi
ceduto avesse il re, straziato, afflitto
da tanti affanni or non sarebbe Egitto.
AMALTEA
Sperar possiamo almen, che questa volta
dal celeste rigor reso più saggio
non si cangi il mio sposo.
MOSÈ
Eh, temo ancora!
Più dell'aura incostante, e di una fronda
esposta al vento è più legger...
AMALTEA
La tua
sollecita partenza i mezzi, e l'armi
tolga a' nemici tuoi
di sedurre il suo cor. Qualunque istante,
che inutile trascorra, è periglioso
a' tuoi desiri, ed al comun riposo.
N. 9 - Aria con coro
AMALTEA
La pace mia smarrita
ah, respirar vorrei,
spero, che i voti miei
il ciel concederà.
CORO
Ti calma, ti consola,
il ciel si placherà.
AMALTEA
Oh dio! Spiegar vorrei
i palpiti del core!
Ah il mio crudel timore
più grande ognor si fa.
Chi sa se a me ritorni
bella felicità.
CORO
Ah spera: ti consola:
il ciel si placherà.
(parte col coro)
ARONNE
Nuove sciagure, o mio german.
MOSÈ
Che rechi?
ARONNE
Lo sconsigliato Osiride
vidi da lungi, che traendo Elcìa
quasi per forza, a solitario calle
i suoi passi volgea. Celarla ei tenta,
onde sottrarla alla partenza.
MOSÈ
Oh folle
allo sguardo di dio chi mai si asconde?
ARONNE
Che degli amanti rei le orme seguisse
imposi ad Ismael: saprò fra poco
il loro asilo.
MOSÈ
Ad Amaltea veloce
tu vanne Aronne, e tutto
a lei palesa: ella con te sorprenda
la coppia contumace. A radunare
io corro i miei. S'Elcìa non vien, se ancora
v'ha chi audace resiste al nostro dio,
i giorni suoi ne pagheranno il fio.
(Aronne entra nelle stanze di Amaltea, e Mosè esce dalla parte opposta)
Atto
Secondo
Scena
Terza
Oscuro sotterraneo, a cui si scende per tortuosa scala.
Osiride dall'alto con fiaccola, conducendo a stento la timida Elcìa.
N. 10 - Duetto e quartetto
ELCÌA
Dove mi guidi? Il mio timor dilegua...
OSIRIDE
Siegui chi t'ama, e temi?
ELCÌA
E in così mesta
tenebrosa caverna, ove giammai
luce penetra, e 'l di cui tristo aspetto
mi agghiaccia l'alma, e i sensi miei confonde,
qual novella cagion me teco asconde?
OSIRIDE
A' numi, ed ai mortali
ti vo' celar. Se di maschil coraggio
amor non ti arma il sen, mi perdi, Elcìa,
io ti lascio per sempre.
ELCÌA
Ah! Servir deggio
al dover, che m'impone il dio, che adoro.
OSIRIDE
Ma tutto ancor non sai, mio bel tesoro.
Di Armenia la regina a me isposa
il padre destinò.
ELCÌA
Stelle!
OSIRIDE
S'è vero
che mi ami o cara, a respirar si corra
sotto più amico ciel... fin che la notte
non distenda il suo vel, fra questi orrori
nascosta resterai...
ELCÌA
Prence, ah che dici.
OSIRIDE
Mio ben! giorni felici
vivrem fra le capanne: a' boschi in seno
lieto sarò, se ignoto al padre, al mondo,
da semplice pastore
il mio trono ergerò nel tuo bel core.
ELCÌA
Quale assalto, qual cimento
chi dà lena all'alma oppressa?
OSIRIDE
Deh risolvi... a che perplessa?
Fausto amor ci assisterà.
ELCÌA
Principessa avventurata.
Tu godrai sì caro oggetto?
E di Elcìa la sventurata
giusto ciel, che mai sarà?
OSIRIDE
Se il tuo spirto è irresoluto,
se fra dubbi ondeggi ancora,
ah per noi tutto è perduto,
rio destin ci opprimerà.
ELCÌA
Rendi a me poter divino
quel valor, che più non sento,
se a cadere è già vicino
troppo debole il mio cor.
OSIRIDE
Tu di amor poter divino
più coraggio infondi in lei,
e al periglio già vicino,
fa', che ceda ormai quel cor.
(si ode qualche rumore dall'alto. Veggonsi Amaltea ed Aronne seguiti dalle guardie egizie)
ELCÌA
Ah mira?
OSIRIDE
Oh ciel.
ELCÌA
Siamo sorpresi.
OSIRIDE
È il padre,
o l'audace Mosè, che a noi se n' viene...
fa' cor... teco son io...
ELCÌA
Chi mi sostiene?
(giunti al basso si sorprendono a vicenda nel riconoscersi)
AMALTEA
Osiride!
OSIRIDE
Amaltea!
ARONNE
Elcìa!
ELCÌA
(Ah Che mai vedo!)
AMALTEA,
Al guardo mio non credo,
mi sembra di sognar.
ELCÌA,
OSIRIDE,
ARONNE
AMALTEA
(ad Osiride)
Involto la fiamma rea,
preda di amor non degno,
un successor del regno
io non credea trovar.
ARONNE
(ad Elcìa)
Sperai, che un folle ardore
in te già fosse estinto,
ma Elcìa sì grave errore
non seppe cancellar?
OSIRIDE
Freno a' tuoi detti, o donna!
Chiudi quel labbro... insano,
forza suprema invano
da Elcìa mi può staccar.
ELCÌA
Non reo, ma sventurato
fu il mio fatale affetto...
Si svelga dal mio petto
un cor, che seppe amar.
ARONNE
(ad Osiride)
Incauto.
AMALTEA
(ad Elcìa)
Seduttrice.
OSIRIDE
Oh rabbia.
ELCÌA
Oh me infelice,
ah, non mi so frenar.
N. 11 - Quartetto
AMALTEA,
Mi manca la voce,
mi sento morire,
sì fiero martire
chi può tollerar.
ELCÌA,
OSIRIDE,
ARONNE
AMALTEA
Costei dal suo lato
sia tolta o custodi...
OSIRIDE
Ah prima svenato...
ARONNE
Deh cedi...
ELCÌA
Deh m'odi.
OSIRIDE
Crudele.
ELCÌA
Lo voglio...
OSIRIDE
Rinuncio al mio soglio.
ARONNE
Oh eccesso.
AMALTEA
Oh rossor.
ELCÌA
No... servi allo stato,
il padre consola,
e lascia me sola
al pianto, al dolor.
OSIRIDE
Ah cielo tiranno,
spietata mia sorte,
può darmi più affanno
il vostro rigor?
AMALTEA, ELCÌA, OSIRIDE, ARONNE
Fiera guerra mi sento nel seno,
vari affetti lo straziano a gara,
più la mente ragion non rischiara,
per me tutto è tormento e dolor.
CORO
Altri affanni per noi già prepara
il destino crudele, oppressor.
(Aronne s'impadronisce di Elcìa, Osiride è trattenuto da Amaltea. Tutti escono dal sotterraneo)
Atto
Secondo
Scena
Quarta
Reggia.
Faraone, Mosè, e Guardie.
FARAONE
Che potrai dir? Di Achimelecco, il rege
di Madian, non leggesti
testè il foglio o Mosè? Moabbo, Ammone
co' Madianiti, e i Filistei feroci
inonderan le mie campagne, il regno.
Se lascerò, come indicò l'editto,
i perigliosi Ebrei partir da Egitto.
MOSÈ
E da misera gente
qual mal si può temer?
FARAONE
Tutto: bramosa
di formarsi un asil, dalla violenza
ottenerlo saprà: quindi turbati
de' vicini regnanti
i domini saranno.
MOSÈ
Oh debole pretesto! Oh nuovo inganno,
e chi sono costoro
in faccia al nostro dio? Polve, che il vento
ed agita, e disperde in un momento?
FARAONE
Giusta ragion di stato
a rivocar mi astringe.
Tu il vedi ben, l'ordin già dato.
MOSÈ
Oh cieco,
oh affascinato re, nuovi flagelli
richiami sul tuo capo.
FARAONE
Olà, favelli,
qual dée, Mosè.
MOSÈ
Non è Mosè... ragiona
sul tuo labbro quel dio, che tante pruove
ti diè del suo poter: quel dio, che stanco
di più soffrirti, atroce
colpo già scaglia al tuo paterno core,
che costar ti saprà pianto, e dolore.
FARAONE
Superbo.
MOSÈ
Il real prence,
con tutt'i primogeniti saranno
fulminati da dio.
FARAONE
Guardie, tra ceppi
costui sia tratto: or or vedrem, se il fulmine
abbatterà sul trono il figlio mio,
o te da morte salverà il tuo dio.
N. 12 - Aria
MOSÈ
Tu di ceppi mi aggravi la mano?
Mi minacci di morte funesta?
Ma non sai, che non tanto è lontano
a colpirti lo sdegno del ciel.
Tra gli affanni, tra i fieri tormenti
troppo tardi l'error piangerai,
e pietade, ma invan chiederai,
che non merta chi tanto è infedel.
(è condotto via)
Atto
Secondo
Scena
Quinta
Faraone indi Mambre, poi Amaltea, in fine Osiride.
FARAONE
Oh nume Osiri, oh dèi, ch'Egitto adora,
e neghittosi un tanto ardir soffrite?
Ah no... se il poter vostro oltraggia un empio,
tanti misfatti or pagherà il tuo scempio.
(entra Mambre)
FARAONE
Giungi opportuno, o Mambre. Al real prence,
e a tutt'i primogeniti del regno
osò poc'anzi minacciare i giorni
l'orgoglioso Mosè.
MAMBRE
Oh qual baldanza.
FARAONE
Sul tron d'Egitto, e al fianco mio lo vegga
però quel vil, e di sua morte il cenno
abbia dal prence istesso,
che un suo folle presagio annunzia oppresso.
MAMBRE
Eh, si svelga una volta
dal suol pianta venefica, che ognora
la nostra pace infesta.
FARAONE
Or tu raduna
i grandi, o Mambre: al principe sul soglio
fedeltade ciascun giuri e rispetto.
MAMBRE
Sì bel comando ad seguir mi affretto.
(via)
AMALTEA
Un nero eccesso io vengo
di Osiride a svelarti.
FARAONE
E sempre fiera
col figlio mio, perché non madre, incolpi
al suo giovane ardor, sì puro zelo
tutto il mal che ne oppresse?
AMALTEA
Oh giusto cielo!
E ignorar tu potrai...
FARAONE
So, che di colpa
è Osiride incapace:
pensa a te stessa, e me pur lascia in pace.
AMALTEA
(Ah! Un perfido trionfa.)
FARAONE
Oh prence, o cara
parte del sangue mio! Vieni.
OSIRIDE
Già Mambre
tutto mi palesò. (Respiro, al padre
finor tacque Amaltea...)
FARAONE
Come veloce
Mambre servì al mio cenno! I grandi a gara
si appressan già: tu meco il soglio ascendi,
e nel punire i rei pago me rendi.
AMALTEA
(Ah! Tolga il ciel, che tutto
il giubilo comun si cangi in lutto!)
(via)
Atto
Secondo
Scena
Sesta
Una lieta marcia annunzia l'arrivo de' Grandi, seguiti dalle Guardie reali; Faraone ed Osiride sono sul trono; indi Mambre, che conduce fra le catene Mosè; poi Aronne; in fine Elcìa scarmigliata ed affannosa, seco conducendo Amenofi, ed alcune donzelle ebree.
N. 13 - Coro
CORO DI GRANDI
Se a mitigar tue cure
chiami un compagno al trono,
signor, di tanto dono
grati noi siamo a te.
Specchio di tue virtudi,
al popolo, alle squadre,
sarà, come già il padre,
sostegno, amico e re.
FARAONE
Sì, popoli di Egitto, io vi offro in lui
di voi degno sovrano, e in voi pur gli offro
sudditi di lui degni. Or stringi, o figlio,
questo scettro real: del regno mio
ti chiamo a parte, e teco
ne divido il poter.
OSIRIDE
Se il ciel concede
a' voti miei, che le paterne imprese
possa imitar, chi più di me beato?
(Più Elcìa non perderò: cangia il mio stato.)
FARAONE
Venga Mosè, venga, e l'opprima il peso
del tuo regio splendore,
dell'altrui fedeltà, del suo rossore.
MAMBRE
Il tuo desio prevenni, e al regio piede
io trassi già l'audace.
MOSÈ
(Umana cecità! Sei pertinace!)
OSIRIDE
Alzami, or tu la temeraria fronte.
Osiride son io... son pur quel desso
cui non ha guari, e in questa reggia osasti
la morte minacciar. Gli dèi, custodi
della vita de' re, mi alzaro il trono,
per far più chiare le tue fole. Or vieni
prostrato a questo piè, comincia, o vile,
a temermi, a tremar!
MOSÈ
Come tuo servo
obbedisco al comando, e re t'inchino:
come di un dio ministro alzo la voce,
e torno a minacciar: sciogli Israele,
se te vuoi salvo, e il popol tuo: se il nieghi,
a cader ti prepara:
tu ti credi sul trono, e sei sull'ara.
FARAONE
E nelle offese ei più imperversa?
ARONNE
(sorpreso nel vedere Mosè fra lacci)
Oh cielo,
fu dunque ver quanto la fama intorno
sparse di te? Ah Osiride! Che tenti?
OSIRIDE
Smentir falsi portenti,
domar l'audacia ebrea.
ARONNE
Perché a farti tacer tarda Amaltea?
OSIRIDE
Son di soffrir già stanco.
Olà!
(frapponendosi impetuosa, e seguita dalle donzelle ebree)
ELCÌA
Che fai? Ti arresta o prence, e ascolta!
Di un cor straziato, ed a mancar vicino
gli estremi sensi...
OSIRIDE
Elcìa!...
FARAONE
Chi è mai costei.
MOSÈ
Signor, tu vedi in lei...
ELCÌA
La rea cagion di tanti affanni, e tanti...
Colei, che nata a Levi in sen, si rese
de' genitori, e del suo nume indegna...
Sì, vedi in me la vittima infelice,
che a sconsigliato ardor sciogliendo il freno,
suo consorte il tuo prence accolse in seno.
FARAONE
Che ascolto? E tu potesti!...
OSIRIDE
Ah! pria la mira,
resisti pur, se puoi
di quei lumi al riflesso
e poi condanna un giovanile eccesso.
FARAONE
Ma di te indegno è un tale amor.
ELCÌA
Sì, prence...
che giova più fiamma nudrir, che un dio,
tuo padre, il tuo splendor, quel soglio offende?
Cedi al dover, sciogli Mosè, felice
rendi l'Egitto, il popolo d'Israele
vada al deserto, ed a placar del cielo
l'ira ben giusta, Elcìa, tranquilla e forte,
saprà il fallo espiar colla sua morte.
N. 14 - Finale
ELCÌA
Porgi la destra amata
alla real donzella,
e ti ami il cor di quella
come ti amò il mio cor.
OSIRIDE
Ah, tu sarai la bella
regina del mio cor.
MOSÈ,
Di una passion rubella
non senti in te rossor?
ARONNE,
FARAONE
AMENOFI,
Di una passion rubella
vittima è l'alma ognor.
CORO DI EGIZI,
DONZELLE EBREE
ELCÌA
E ancor resisti? Ancora
non cedi alla ragione?
OSIRIDE
Ch'io ceda? Ah quel fellone
anzi da questa mano
ora dovrà morir.
(snuda il ferro e si vuole avventare a Mosè)
ELCÌA
Che fai? Che tenti? Insano
ti calma...
MOSÈ
Io non ti temo.
ELCÌA
Odi l'accento estremo
di chi tu amasti...
OSIRIDE
Eh! Cada
quel mago indegno e rio.
Mentre si scaglia contro Mosè è colpito da un fulmine e cade morto al suolo. Tutti restano sorpresi. L'angelo sterminatore attraversa la reggia.
TUTTI
Ah!
MOSÈ
Così atterra iddio
un pertinace ardir.
FARAONE
Figlio! Mio caro figlio!
Ei più non vive!
(sviene sul cadavere di Osiride)
AMENOFI,
Oh evento!
ARONNE
MOSÈ
E a così gran portento
non vi arrendete ancor!
ELCÌA
Oh desolata Elcìa!
Oh acerbe! Oh immense pene!
È spento il caro bene!
L'oggetto del tuo amor!
Tormenti! Affanni! Smanie!
Voi fate a brani il core!
Tutto di Averno o furie
versate in me il furore...
Straziate voi quest'anima,
che regge al duolo ancor!
TUTTI
Oh Egitto! Oh istante orribile!
Giorno sterminator!
Fine ATTO II
Atto Terzo
Atto
Terzo
Scena
Prima
Campagna alle sponde dell'Eritreo.
Mosè, ed Aronne sono alla testa del Popolo ebreo, che si avanza al suono di lieti instrumenti.
Amenofi sostiene l'addolorata Elcìa, che può reggersi a stento.
MOSÈ
Eccone in salvo, o figli. Ah! Dopo tante
pene e tormenti, a bella pace in grembo
dio tragge il popol suo. Sicuro asilo
ne' deserti d'Arabia ei ne promette,
e 'l gran sacrifizio
vuol che si compia. Ognun riconoscente
coll'ostia il cor consacri al dio possente.
ELCÌA
Ma... oh ciel! Dell'Eritreo
non sono queste le sponde?
MOSÈ
Ebben?
ELCÌA
Sentiero
altro io non veggo al nostro scampo...
AMENOFI
Il varco
è conteso dall'onde: e dove, e come
oltre proseguirem?
MOSÈ
N'è duce iddio.
ARONNE
Iddio ne guiderà.
MOSÈ
Di sue promesse
l'audace ov'è che dubitar sol possa?
ARONNE
Di aprire al nostro piè facil cammino
costa ben poco il suo poter divino.
MOSÈ
Lungi un vano timor: devoti, e proni,
fervide preci al sommo iddio porgiamo;
dal celeste favor tutto speriamo.
(Mosè s'inginocchia, e seco tutti)
N. 15 - Preghiera
MOSÈ
Dal tuo stellato soglio,
signor, ti volgi a noi:
pietà de' figli tuoi,
del popol tuo pietà!
DONNE,
Pietà de' figli tuoi.
AMENOFI
UOMINI
Del popol tuo pietà!
ARONNE
Se pronti al tuo potere
sono elementi, e sfere,
tu amico scampo addita
al dubbio, errante piè!
DONNE,
Pietoso dio, ne aita.
AMENOFI
UOMINI
Noi non viviam, che in te.
ELCÌA
La destra tua clemente
scenda sul cor dolente,
e farmaco soave
gli sia di pace almen.
DONNE,
Il cor, che in noi già pave,
deh tu conforta appien.
UOMINI
TUTTI
Dal tuo stellato soglio,
signor, ti volgi a noi:
pietà de' figli tuoi,
del popol tuo pietà!
(si sente lontano fragore di armi, e grida indistinte)
N. 16 - Coro finale
ARONNE
Ma qual fragor!
AMENOFI
Che miro!
CORO
Oh ciel!
ARONNE
Dal colle
scende immensa falange...
AMENOFI
Ah, siam sorpresi,
c'insegue Faraon.
DONNE
Ecco l'effetto
del celeste favor.
UOMINI
Or dove sono
le tue promesse?
MOSÈ
Oh sconoscenti, osate
temer che vi abbandoni
quel dio, che a vostro pro tanti portenti
oprò finor?
UOMINI
Ma l'oste avanza.
AMENOFI,
Oh folle
chi prestò fede a te!
DONNE
ELCÌA
(Misera Elcìa!)
ARONNE
Che mai sarà di noi?
MOSÈ
Tacete o vili,
e del gran dio di Giuda
ammirate il poter.
Tocca colla verga il mare, le di cui onde dividendosi, lasciano in mezzo una strada.
TUTTI GLI ALTRI
Oh qual prodigio,
oh che stupor.
MOSÈ
Ciascun mi siegua. Invano
se ne protegge iddio,
può l'egizio tiranno
sperar di rinnoverare il nostro affanno.
Tutto il Popolo ebreo passa in mezzo alle acque divise, e giungendo all'altra riva prosegue tranquillo il suo cammino.
Atto
Terzo
scena Seconda
ultima
Faraone e Mambre alla testa delle Schiere egizie vengono rapidamente contro gli Ebrei, ed alla vista del divin prodigio, restan sorpresi.
FARAONE
Son fuggiti... oh ciel, che miro!
MAMBRE
Chi fra le onde aprì un sentiero?
FARAONE
Ah, quel mago audace, altero
alla riva omai si affretta.
MAMBRE
E la giusta tua vendetta
or delusa resterà?
FARAONE
No... s'insegua quell'indegno,
che di un padre il core oppresse...
MAMBRE
Traccerem quelle orme istesse...
FARAONE
Del suo popolo...
MAMBRE
Dell'empio.
FARAONE
Or si faccia orrendo scempio...
Mi seguite...
MAMBRE
Andiamo...
(grida)
FARAONE,
Ohimè!
MAMBRE
Tutti s'inoltrano in mezzo al mare, ma vi restano sommersi dalle onde, che, tempestose, e rapidamente si riuniscono. La scena s'ingombra di dense nubi, che poi diradandosi lasciano vedere il mare reso più tranquillo, ed in distanza, sull'opposto lido, il Popolo ebreo, che genuflesso rende grazie al dio degli eserciti.
Fine
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