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Gioachino Rossini
(1792-1868)
Ricciardo e ZoraideDramma per musica in 2 Atti, fu rappresentata a Napoli (Teatro San Carlo) il 3 dicembre del 1818
Personaggi
Agorante, re di Nubia, amante non corrisposto di Zoraide (Tenore); Zoraide, figlia di Ircano, amante di Ricciardo (Soprano); Ricciardo, paladino, amante di Zoraide (Tenore); Ircano, potente signore di una parte della Nubia (Basso); Zomira, sposa di Agorante, rivale di Zoraide (Contralto); Ernesto, ambasciatore del campo cristiano, amico di Ricciardo (Tenore); Fatima, confidente di Zoraide (Soprano); Emira, confidente di Zomira (Soprano); Zamorre, confidente di Agorante (Tenore); uomini al servizio del serraglio, donne al servizio di Zomira
Scene : in Dongala, capitale della Nubia.
ATTO PRIMO
Piazza fuori del recinto della città di Duncala, capitale della Nubia.
SCENA PRIMA
Coro di soldati e popolo. Marcia militare;
sfilano intanto le truppe vittoriose allo spuntar dell'aurora. Agorante.
CORO
Cinto di nuovi allori Riede Agorante a noi, Degli affricani eroi Il primo nel valor. Tra' bellici sudori Fiaccò l'orgoglio insano Del temerario Ircano, Col brando punitor.
AGORANTE
Popoli della Nubia, ecco tra voi Il vostro duce, il Re; vinsi, dispersi I ribelli seguaci Del fuggitivo Ircano, Ei che, nato nell'Asia, in questi lidi Fondò nascente impero, e ardì negarmi Di sua figlia Zoraide un dì la mano, Che pur ritolsi al rapitor Ricciardo, Per cui sdegnoso contro me già move D'Europa a stento le raccolte schiere; Proveranno ancor queste il mio potere. Minacci pur: disprezzo Quel suo furore insano; Con questa invitta mano Di lui trionferò. Sul trono, a suo dispetto, Tutti i trionfi miei Coronerà colei, Che il core m'involò.
CORO
Sì, con quel serto istesso, Che offrirti è a noi concesso, Che amor per te formò.
AGORANTE
Or di regnar per voi Tutta la gioia io sento. E tanto è il mio contento, ch'esprimerlo non so.
Stanza nella reggia d Agorante.
SCENA SECONDA
Coro di donzelle, che da varie parti si avanzano sulla SCENA, allegre e sollecite; indi Zoraide e Fatima sbalordite. La musica indica un lontano strepito.
PARTE DEL CORO
Quai grida!...
ALTRA PARTE
Qual giubilo!...
ALTRA PARTE
Già riede Agorante.
ZORAIDE
(fra sé) Orribile istante!...
FATIMA
(fra sé) Annunzio crudel!
TUTTO IL CORO
Con gli altri dividere La gioia dovremo.
ZORAIDE
(a Fatima, nel massimo dolore) Ah! Fatima, io tremo... Assistimi, o Ciel!
FATIMA
(a Zoraide) Accorta dissimula, Occulta i tormenti.
CORO
Andiam, che a momenti Ei qui giugnerà. (Le donzelle, nel sentire avvicinar lo strepito, si ricoprono de' loro veli, e s'incamminano verso Agorante). ZORAIDE (Amore mi strazia, Il padre mi accusa; Ahi l'alma confusa Più pace non ha!)
SCENA TERZA Zoraide, Fatima.
FATIMA
Deh! frena il lungo duol; cerchiamo unite, Un mezzo onde salvarci.
ZORAIDE
Da chi?... Come trovarlo! ed in qual parte?
FATIMA
Tutto otterrem colla prudenza e l'arte. Sai che vergato foglio Ricciardo t'inviò; che dell'insulto Vendicarsi saprà; che pel tuo padre D'Agorante nel sen, col tuo disprezzo, Lo sdegno accresceresti; Che Zomira, del prence odiata sposa, Per rabbia e gelosia, D'opprimerti, ahi crudel! cerca ogni via?
ZORAIDE
Sì, tutto io so; ma come, oh Dio! frenarmi, Se l'alma mia delira?
FATIMA
Taci, calmati alfin: giugne Zomira. (Parte).
SCENA QUARTA Zomira, Zoraide.
ZOMIRA
Zoraide, e qui t'arresti? Non affretti i tuoi passi, onde far pompa Di tua bellezza al tuo sovran?
ZORAIDE
Ah! sono Gl'insulti indegni di chi siede in trono.
ZOMIRA
Insultarti non bramo: Tu da te stessa giudicar lo puoi; Sono all'amor soggetti anche gli eroi. Se Agorante ti adora No, tua colpa non è. (Con arte) So che dal seno Ti strappò del tuo ben, (con ironia) Che tu non l'ami. Come amarlo potresti? In tuo soccorso M'avrai, se tu lo brami; Un'infelice ottiene Tutto dall'amor mio.
ZORAIDE
(Finger conviene.) Zomira, io fui d'irata sorte, è vero, Crudel ludibrio; eppure Seppi ognor trionfar di mie sventure.
ZOMIRA
Ma per Ricciardo il cor sospira ancora? Confidati all'amica: Io non t'ingannerò.
ZORAIDE
Che dir potrei? Cessàr, co' miei martiri, Indifferente il cor, brame e sospiri.
ZOMIRA
Invan tu fingi, ingrata; No, che l'interno ardore, Un labbro mentitore No, che celar non sa.
ZORAIDE
(Che dura prova è questa!... Come il mio core, oh Dio! L'amor, lo sdegno mio, Come frenar potrà?)
ZOMIRA
(Quale insultante orgoglio! Parmi vederla in soglio Goder del mio martir.)
ZORAIDE
(Ella mi guarda e freme; Il duol che il cor mi preme Mi deve alfin tradir.)
ZOMIRA
(Io più non resisto...)
ZORAIDE
Da me che pretendi?
ZOMIRA
E ancor non comprendi!
ZORAIDE
Comprender non so.
ZORAIDE e ZOMIRA
(Che smania è mai questa! Languire, soffrire... Più fiero martire No, darsi non può.)
SCENA QUINTA Agorante e dette.
AGORANTE
A voi ritorno alfine. Eccomi spoglio Del mio fasto regal. Appiè d'amore, Appiè dell'amistade il brando invitto Lieto depongo, e fia diviso il core Fra la pura amistade e un dolce amore.
ZOMIRA
(O momento fatal!)
ZORAIDE
(Ahimè, che intesi!...)
AGORANTE
Zomira, un dì m'accesi Di te, negar nol posso; Ma (non ti offenda il vero) La mia fiamma men viva in me ridesta Altri sensi per te.
ZORAIDE
(Qual cenno!)
ZOMIRA
(Ingrato!...)
AGORANTE
Ah! non turbarti. In Affrica mi è dato Cangiar d'affetti a mio talento. Io sono L'arbitro del mio core; e pur dal trono Non chieggo allontanarti. Io vo' soltanto Che l'alma tua, per me costante e fida, Con altra la mia gloria ancor divida.
ZOMIRA
(fingendo di non comprenderlo) Per chi mai nutri il tuo novello foco?...
AGORANTE
Nol comprendesti ancora?...
ZORAIDE
(Ahi qual giorno d'orror! giorno tremendo!)
ZOMIRA
Taci, non dir di più: tutto comprendo.
ZORAIDE
(Cruda sorte!)
AGORANTE
(Oh amor tiranno!)
ZOMIRA
(Io sprezzata!...)
AGORANTE
(Ahi che momento!)
ZOMIRA
(Più non reggo!)
ZORAIDE, ZOMIRA e AGORANTE
(In tal cimento L'alma mia fremendo sta.)
AGORANTE
(M'amerà?...)
ZOMIRA
(ad Agorante) Crudel!
ZORAIDE
(Che affanno!)
AGORANTE
(a Zomira) Che mai dici?...
ZOMIRA
(a Zoraide) Indegna!
ZORAIDE
(a Zomira) E ardisci?... (Giusto Cielo, in lor punisci La più fiera crudeltà.)
ZOMIRA
(Giusto Cielo, in lui punisci La più nera infedeltà.)
AGORANTE
(Ciel, perché così punisci Chi s'accese a tal beltà?)
DAMIGELLE
(di dentro) Scendi propizio Nume de’ cori Fa' che Zoraide, Fra' puri ardori, D'immenso giubilo Esulti ognor.
AGORANTE
(Quai dolci palpiti!...)
ZORAIDE
(Quai tristi accenti!...)
ZOMIRA
(Vaneggio e smanio...)
AGORANTE
(a Zoraide) E amor non senti?
ZORAIDE
Che dici?... (Ahi misera!...)
ZOMIRA
Che sento! (Ahi perfido!)
AGORANTE
(a Zoraide) (Barbaro amor!) Dunque ingrata...
ZORAIDE
T'accheta... ti calma.
AGORANTE
Sperar posso?
ZOMIRA
(Che smania crudele!)
AGORANTE
(a Zoraide) Per te vive, respira quest'alma.
ZOMIRA
(Oh che rabbia!...)
ZORAIDE
(Che acerbo martir!)
ZOMIRA
Osi, iniquo?...
AGORANTE
Gl'insulti disprezzo.
ZORAIDE
Per Zomira, deh! placa quell'ira.
ZOMIRA
Taci, trema: non voglio a tal prezzo... ZORAIDE e AGORANTE (Che baldanza!)
ZOMIRA
Neppure un sospir.
AGORANTE
(Sarà l'alma delusa, schernita, Al mio bene per sempre riunita, O Ricciardo qui deve perir.)
ZOMIRA
(Sarà l'alma delusa, schernita, All'infido per sempre riunita O l'indegno qui giuro punir.)
ZORAIDE
(Sarà l'alma dolente, schernita, Al mio bene per sempre riunita, O a lui infida qui giuro perir.) (Partono). Veduta in qualche distanza di una parte del castello che difende la città di Duncala, con fossi e pianura adiacente. Ramo del fiume Nubio che la bagna. Un gruppo d'alberi che nasconde una parte del fiume. Monti in distanza.
SCENA SESTA
Soldati sulle mura. Coro di esploratori.
ESPLORATORI
Tutto è in calma. Picciol legno Sol diè segno D'approdar.
ALTRA PARTE
Stiamo attenti, Vigilanti, Se alcun tenti D'avanzar.
TUTTI
No, d'offese Non temiamo; Son le mura Che guardiamo, Ben difese: Né bravura, Né l'inganno Ci faranno Paventar. (Gli esploratori si ritirano. Il ponte del castello s'innalza).
SCENA SETTIMA
Su piccolo battello approdano Ricciardo sotto mentite spoglie affricane, ed Ernesto ambasciatore del campo cristiano.
RICCIARDO
Eccoci giunti al desiato loco; Ecco, Ernesto, le mura In cui rinchiuso è il mio tesor. Nel petto Come mi batte il cor!
ERNESTO
Ah! non tradirti; Pensa ove siam... Tu sai che in ogni parte Di Ricciardo si chiede. T'inseguono a vicenda Il desolato Ircano, Agorante inumano... Ogni motto, ogni cenno Ah! svelarne potria...
RICCIARDO
Sconosciuto qui son: facil non fia, S'anche alcun mi conosca, in queste spoglie Di potermi scoprir.
ERNESTO
Invan lo speri, Il valor, la tua gloria, il tuo splendore Son noti al mondo intero: Occultarti non puoi Tu primo onor de' Paladini eroi.
RICCIARDO
No; celarmi saprò.
ERNESTO
Dunque tu sei Risoluto a seguire i passi miei?
RICCIARDO
E ne dubiti ancor?
ERNESTO
Ah! lascia almeno Che, rispettato ambasciator, qui possa Richieder del tuo ben, aprirti a un tempo Facile strada a' tuoi disegni.
RICCIARDO
Amico, Arrestarmi non posso; ad ogni costo Io ti debbo seguir.
ERNESTO
Come sottrarti Di tanti esploratori al vigil sguardo, A sì nuovi perigli?...
RICCIARDO
Non vaglion contro amore i tuoi consigli. S'ella mi è ognor fedele, Se l'amistà mi è guida, Quest'alma non diffida Di possederla ancor.
ERNESTO
All'amistà ti affida, T'affida a questo cor.
RICCIARDO
Trionferemo insieme Di sì tiranna sorte, Le barbare ritorte Saprà spezzare amor.
ERNESTO
Dividerò tua sorte, O vinto, o vincitor.
RICCIARDO
Qual sarà mai la gioia Allor che a lei d'accanto, Versando un dolce pianto, D'amor le parlerò, Se nel pensarlo solo, ogni più acerbo duolo Già nel mio sen cessò? (Ricciardo va sul battello, prende una bandiera bianca e la consegna ad Ernesto. Egli l'innalza; è veduto dalla sentinella: il ponte abbassandosi, entrano nella città).
Stanza nella reggia come prima.
SCENA OTTAVA Zomira, Elmira.
ZOMIRA
Elmira, e non degg'io fremer disdegno Se Zoraide or m'invola e sposo e regno? Ah! se tu m'ami, al mio furor sì giusto
Il tuo pur anco unisci; ah! cerca, osserva Che fa la mia rivale, Se ancor debbo sperar. Deh! tu procura Di render men crudel la mia sventura.
ELMIRA
Ah! no, non disperar. Nell'opra, il credi Mille compagne avrò sempre a me fide, Che ognuna i torti tuoi con te divide.
ZOMIRA
Da sì costante affetto Spero che i voti miei saran compiti... Ma l'infido a me vien... partiam, s'eviti. (Partono).
SCENA NONA
Agorante con seguito de' Grandi della sua corte. Marcia.
AGORANTE
Ch'entri l'ambasciator.
ERNESTO
A te m'invia Di nostre schiere il duce. Egli richiede che ragion si dia Degl'insulti a noi fatti A noi che rispettiamo e leggi e patti.
AGORANTE
(Oh qual baldanza!)
ERNESTO
Un stuol di tuoi seguaci Di notte ardì furtivo Avanzarsi ver noi, e prigionieri Fe' con Zoraide allor pochi guerrieri. Se l'ordin non fu tuo, se giusto sei, Rendili in questo punto uniti a lei.
AGORANTE Nol deggio... Ah! dimmi, e qual ragion ne impone Di rispettar chi, da ladrone imbelle, Osa involarci timide donzelle? RICCIARDO (Più non resisto...)
ERNESTO
(di nascosto) Ah frenati...
AGORANTE
La fama D'un eccesso sì reo grida per tutto; L'Affrica ancor ne freme. (A Ricciardo) A te ne appello, Che qui nascesti e sei Guida al franco guerriero, Se ciò ch'io dico è vero.
RICCIARDO
(Oh rabbia!) È vero.
ERNESTO
Ma tua non è la giovane involata, Né suddita a te nacque.
AGORANTE
Suddita diventò quando a me piacque. I guerrieri a te rendo; Poi lascia al nostro amore Di regolar come gli aggrada il core.
RICCIARDO
(Io mi sento morir.)
ERNESTO
Termine ha dunque Ogni tregua tra noi.
AGORANTE
Tanto potere Ha una donna su voi, che per lei sola Espor volete i vostri mille prodi, Con incauto consiglio, A fiero inevitabile periglio?
ERNESTO
De' tuoi, tu mille ancor.
RICCIARDO (con eccesso di furore toccando il brando) Sol questo...
ERNESTO
(di nascosto) Ah! ferma...
RICCIARDO
(È ver, già mi tradiva.)
ERNESTO
Qual risposta mi dai?
AGORANTE
L'avrai fra breve In presenza di lei, de' miei più fidi.
ERNESTO
Se pace o guerra vuoi, pronto decidi. (Partono).
Sala con trono.
SCENA DECIMA
Agorante, con seguito, va a sedersi sul trono.
CORO
Se al valore compenso promesso È il possesso di giovin beltà, Fia Zoraide compenso maggiore A un valore che eguale non ha.
AGORANTE
S'appelli qui Zoraide, ove fra breve Il franco ambasciator giunger pur deve.
SCENA UNDICESIMA Agorante, Zoraide e detti.
AGORANTE
Sgombra ogni tema dal tuo cor; rimira Innanzi a te non già il sovran, ma solo Il più tenero amante. Agorante non sdegna a' piedi tuoi Prostrarsi in atto umil; ei, che non seppe Avvilirsi giammai. S'or non senti pietà... crudel m'avrai.
ZORAIDE
Signore, a te son grata Di tanto amor per me; ma l'alma mia È oppressa dal dolor. Priva d'un padre,
In preda a un fier destin, come il mio core Può indifferente ragionar d'amore?
AGORANTE
Più pretesti non voglio. In faccia al mondo intero, in questo giorno Io t'offro la mia mano, il soglio e quanto Di più grato a te fia.
ZORAIDE
Lasciami al pianto.
SCENA DODICESIMA Ricciardo, Ernesto e detti.
RICCIARDO
(Che veggo!)
AGORANTE
(a Zoraide) E ancor resisti? E ancor non senti in seno D'amor per me qualche scintilla almeno? Cessi omai quel tuo rigore; Deh! consola un'alma amante. Fa' ch'esprima il bel sembiante Qualche palpito d'amor.
RICCIARDO
(ad Ernesto) Senti, oh Ciel! come il mio core Sta nel seno palpitante. Chi mai puote a quel sembiante Non accendersi d'amor?
ERNESTO
(a Ricciardo) Frena, oh Ciel! nel tuo dolore, Or che siamo a lui d'innante, Quell'ardir che nel sembiante Suole imprimere l'amor.
ZORAIDE
(Tu che vedi il mio dolore, Giusto Cielo, in questo istante, Fa' che almen nel mio sembiante Resti tacito l'amor.)
ERNESTO
(si avanza verso Agorante) Risolvesti!...
AGORANTE
Ho risoluto.
ERNESTO
Tu Zoraide alfin mi cedi?
AGORANTE
Nol sperare: è mia, lo vedi: E a pugnar già volerò.
ZORAIDE
(Che sento!)
RICCIARDO
(Ahi! barbaro!)
ERNESTO
(Qual fiero insulto!)
AGORANTE
(Saprò distruggerli...)
ZORAIDE e RICCIARDO
(Al fier tumulto D'affetti, ahi misero/misera Regger non so!)
CORO
(Come in un subito Il dì cangiò!)
ERNESTO
Parto ed annunzio Che vuoi tu guerra.
AGORANTE
Di' che invincibile, Per mar, per terra, Sempre Zoraide Difenderò.
SCENA TREDICESIMA Zomira e detti.
ZOMIRA
T'arresta, o perfido: Nol soffrirò.
AGORANTE
All'armi... abbattervi Tutti saprò. ZORAIDE, ZOMIRA, RICCIARDO, ERNESTO e AGORANTE (Oppressa, smarrita, Delira quest'alma, Più tregua, più calma Trovare non sa.) (Marcia in distanza che chiama le truppe a raccolta). AGORANTE (Qual suono terribile Foriero di lagrime! In me già s'accrescono Le furie, le smanie, E amore implacabile Non sente pietà.) ZORAIDE, RICCIARDO ed ERNESTO (Qual suono terribile Foriero di lagrime! In me già s'accrescono Gli affanni, le smanie, E il Cielo implacabile Non sente pietà.)
ATTO SECONDO
Atrio della reggia contiguo a' giardini.
SCENA PRIMA Agorante, Zamorre.
AGORANTE
Zamorre, ed è pur quegli!...
ZAMORRE
Ah sì, l'istessa Guida del franco ambasciator, che occulta, (Al suo partir) qui si arrestò, ch'or chiede Teco parlar.
AGORANTE
Traggasi al mio cospetto. (Parte Zamorre). Che dirmi ei puote! Oh qual tumulto ho in petto!
SCENA SECONDA Ricciardo, Agorante.
RICCIARDO
Sicuro e franco io m'offro a te. Ci unisce Di vendetta egual brama. A te Ricciardo Tolse il tuo bene, e a me la sposa amata Ahi! fu da quel fellone anco involata.
AGORANTE
Perfido!... E come mai con tanto ardore, (Se ad altra diede il cor) Zoraide or chiede?
RICCIARDO
Cerca punirla, perché tua la crede.
AGORANTE
Oh rabbia!... A che arrestarci?...
RICCIARDO
Ferma; le sue minacce Or dobbiamo sprezzar; esse fian vane Quando uniti sarem. Pochi, ma scelti, Ho guerrieri a me fidi; Veglian costoro accorti Sull'inimico campo. All'oste infida Non dier finora alcun sospetto: in seno L'ira frenai per vendicarmi appieno.
AGORANTE
Opportuno giungesti... Amico, oh quanto A te grato son io!... ma ancor più grato Io ti sarò, se, per tuo mezzo, ottengo Questa, dolce al cor mio, prima vendetta.
RICCIARDO
Tutto farò per te.
AGORANTE
Svela a Zoraide Di Ricciardo gl'iniqui Occulti tradimenti. Ah! tu soltanto Puoi cangiare il suo cor... tu sol.
RICCIARDO
Compresi; Ma difficil mi sembra... è donna... e amore... AGORANTE Il tentarlo non nuoce... A te mi affido... RICCIARDO T'ubbidirò. (Son già vicino al lido.) AGORANTE Donala a questo core, Serena i suoi be' rai: Contento allor sarai, Te vendicar saprò. RICCIARDO Furor, rispetto, amore Saranno a me di guida: Amar dovrà chi fida L'alma per lei serbò. AGORANTE Ah! dille, sì, che m'ami...
RICCIARDO
(sospirando) Che t'ami le dirò.
AGORANTE
Spiegale pur le pene...
RICCIARDO
Le pene io spiegherò.
RICCIARDO e AGORANTE
(Qual dolce speme or sorgere Sento nell'alma mia! Essa incomincia a spegnere Di fiera gelosia Il barbaro velen.)
AGORANTE
Teco or sarà.
RICCIARDO
Che giubilo!...
AGORANTE
Sulla tua fé...
RICCIARDO
Riposa.
AGORANTE
(Come potrò reprimere, La smania tormentosa Ch'amor mi desta in sen!...)
RICCIARDO
(Come potrò reprimere, Come tenere ascosa La fiamma ch'ho nel sen!...)
RICCIARDO e AGORANTE
(Gioco d'amor, quest'anima Pace trovar non sa. Il suo dolor fra' palpiti Sempre maggior si fa.) (Parte Agorante).
SCENA TERZA Ricciardo.
RICCIARDO
Partì... Che mai farò... Diviso, ondeggio Tra speranza e timor... Sempre diffida Un'alma innamorata. Rivederla dovea... Sì, quest'indugio Necessario è per me... L'incerto core Io rassicuro, e i miei guerrieri intanto Raggiungermi potranno; A lor sarò di aita. O la vita darò per lei che adoro... Ella a me vien... Ahi! di piacer già moro!
SCENA QUARTA Zoraide e detto.
ZORAIDE
(ricoprendosi col velo) Ciel, che vegg'io! Forse un'insidia è questa... RICCIARDO (avvicinandosi) Zoraide... ZORAIDE E ardisci!... Ah! tradita son io. Fuggasi. RICCIARDO Ah ferma... ascoltami... ZORAIDE Nol posso... T'allontana da me... RICCIARDO Così m'accogli!... L'amor mio, la mia fé più non rammenti? ZORAIDE (riguardandolo) Qual voce!... Oh quali accenti!... (alzandosi il velo) Sei tu!... poss'io sperarlo?... o pur vaneggio?...
RICCIARDO
Non vaneggi, son io.
ZORAIDE
Come tu qui!... Chi vi ti trasse! Oh cielo! Qual piacer! Qual tormento!... Ah! se tu sei, non t'arrestar... deh! parti... Salvati per pietà. Ma no... che penso? Forse illusa son io.
RICCIARDO
Credimi: il labbro mio Per te non è bugiardo; Deh! rimira a' tuoi piedi il tuo Ricciardo.
ZORAIDE
Ricciardo!... che veggo?... Mancare mi sento... In tanto contento Son fuori di me.
RICCIARDO
M'ascolta, ti calma. (Confuso son io.) S'ei giunge... ben mio, Più speme non v'è.
ZORAIDE
Sei meco!...
RICCIARDO
Son teco!...
ZORAIDE e RICCIARDO
Tra i teneri amplessi, Men tristi, perplessi, Ci renda il piacer. (Elmira fra le piante si accorge de' loro amori, e subito ritirasi). ZORAIDE (agitata guarda in giro) Temo del perfido L'ira, il poter. RICCIARDO Fingi, secondami, E non temer. ZORAIDE Ma come illuderlo. Come potesti,
E in finte vesti Qui trarre il piè?
RICCIARDO
Fu amor propizio L'ingannatore; Seguillo il core, Fidando in te.
ZORAIDE e RICCIARDO
Proteggi amore Sì bella fé.
ZORAIDE
Sarem per sempre insieme!...
RICCIARDO
E puoi temerne ancor...
ZORAIDE
Sempre in amar si teme.
RICCIARDO
Non v'è per noi timor.
ZORAIDE e RICCIARDO
Ah! nati, è ver, noi siamo Sol per amarci ognor; Quel che tu brami, io bramo, Noi non abbiam che un cor.
ZORAIDE
Dimmi, spiegami alfin qual fu l'inganno, Qual scampo troverem.
RICCIARDO
T'affida. Ah! sappi Ch'Ernesto... i miei seguaci Da qui lunge non son, ch'io finsi... Ah! taci: Il tiranno a noi vien.
SCENA QUINTA Agorante e detti.
ZORAIDE
Cielo, che sento!
RICCIARDO
Rasserenati... Ah! serba amor costante Per chi tanto ti amò... Per Agorante.
AGORANTE
(a Ricciardo da parte) Ebben, che pensi!...
RICCIARDO
A lei, che sembra fede Prestar ai detti miei, Mostrati indifferente. Disprezzala se puoi...
AGORANTE
Tutto comprendo. Zoraide, ah! sai che, per Ircan, tremendo, Grande è lo sdegno mio, ma fu più grande La mia pietà per te, se ti lasciai Libera i sensi tui (agitazione di Zoraide) Svelar tutti a costui, Del padre tuo l'amico.
ZORAIDE
(Oh Ciel! respiro.)
AGORANTE
E or bramo ancor, per tuo maggior rossore Che a me sveli il tuo cor, senza timore, Ma che!... tu taci?... Ah forse Davanti ad un straniero Non osi profferir...
ZORAIDE
Ah no, t'inganni; Mi fan dubbiosa e mesta i lunghi affanni.
AGORANTE
M'illudesti abbastanza. Il tuo silenzio istesso Sì, tutto a me svelò. Più non ti curo, Le tue colpe non vo' più rinfacciarti. In odio alfin mi sei. Prendila, e parti. Conducila al suo ben, che a te rapio La tua sposa infedel.
ZORAIDE
(sottovoce) Cielo! che ascolto!... Ingannarmi potesti...
RICCIARDO
(sottovoce) Ah, taci, io finsi. AGORANTE Ebben, che mai risolvi? ZORAIDE Ho risoluto. Del mio padre l'amore, al suol natio M'appella; altro non bramo, io parto, addio. AGORANTE (Ogni speme perdei... E ridarla degg'io al mio nemico... Tanta virtù non ho...) Crudel!... t'arresta... Nel carcere più orrendo...
SCENA SESTA
Ircano tutto rivestito di bruna maglia, con visiera abbassata, e detti.
RICCIARDO
Ah! gl'impeti raffrena; Pentirsi ella potrà.
AGORANTE
No, non lo spero. Ma vo' che il mondo intero Vegga quanto l'amai. Quanto ingiusta ella fu; che trucidarla Dovrei, e pure alla ragion dell'armi Affidar l'onor mio, la gloria io voglio, Gli usi obbliando, i miei diritti e il soglio. Chi difenderla vuol, venga, l'attendo; Per lei pugnar qui deve.
IRCANO
(facendosi avanti) Io la difendo.
AGORANTE
Chi sei!... Che mai pretendi? Qual baldanza è mai questa? Nella mia reggia istessa Volgere il piè sotto nemiche spoglie? Qual cagione ti spinse a tal cimento?
IRCANO
Son di scudo agli oppressi, e non pavento. Contro cento e cento prodi La pietà mi rende invitto, E se cado al suol trafitto Mi è di gloria la pietà.
AGORANTE
(Quanti dubbi e quai sospetti, Mentre smanio e mi dispero, Quell'incognito guerriero Ora in me destando va!)
ZORAIDE e RICCIARDO
(Quanti dubbi e quai sospetti, Mentre incerta/incerto e temo e spero: quell'incognito guerriero Ora in me destando va!)
IRCANO
Venga in campo alla tenzone Chi difenderti dovrà.
AGORANTE
(mostrando Ricciardo) Mira in questo il mio campione, Che difendermi saprà.
ZORAIDE e RICCIARDO
(Quale inatteso fulmine È questo, oh Dio, per me! In tal cimento orribile No, scampo alcun non v'è.)
AGORANTE
(I torti miei, qual fulmine Vendicherà per me. Sarò con lei terribile S'ella più mia non è.)
IRCANO
(Più ratte ancor del fulmine Son le sciagure in me. No, sorte più terribile Di questa mia non v'è.)
AGORANTE
Nel più profondo carcere Traggasi.
ZORAIDE, RICCIARDO e IRCANO
Ahimè, che sento!
IRCANO
(Son padre... in qual cimento Trovasi questo cor!)
RICCIARDO
(Son sposo... in qual cimento Trovasi questo cor!)
IRCANO
(con forza) E mia: crudel! rapirmela Invano tu potrai.
AGORANTE
(È sua!... che sento io mai!... S'accresce il mio furor.)
RICCIARDO
(E sua! che sento io mai!... Sdegno m'accende il cor.)
ZORAIDE
(Sua!... Ciel, che sento io mai! In qual tumulto ho il cor!)
ZORAIDE e AGORANTE
Parti.
IRCANO
T'arresta.
ZORAIDE
Ahi misera!
RICCIARDO
Quai palpiti!
ZORAIDE e IRCANO
Crudele!
CORO DI GUARDIE
Non vagliono querele, Non vale il lagrimar.
ZORAIDE, RICCIARDO e IRCANO
(Di mie sciagure il termine Io veggo omai vicino; O cangia il mio destino, O qui degg'io spirar.)
AGORANTE
(Saprò del rio destino, Dell'empia trionfar.) (Partono).
SCENA SETTIMA
Zomira e parte de' seguaci d Agorante.
ZOMIRA
(frettolosa e sorpresa) Un stranier nella reggia! A me ridite Perché venne, chi sia; non mi tradite.
CORO
Incognito audace Sembrava che pace Venisse a recar. Ma tutti ne illuse. Ei vuol dalle accuse Zoraide salvar.
ZOMIRA
Confusa è l'alma mia! Ma d'Agorante il difensor chi fia!...
CORO
Del Franco tra breve La guida qui deve Il Re vendicar. E in carcere orrendo Zoraide, gemendo, È tratta a penar.
SCENA OTTAVA Zomira, Elmira.
ZOMIRA
Che intesi!... Ah! que' sospetti Ch'Elmira in me destò son quasi estinti. Ma avvilirmi non deggio; Tutti si tenti.
ELMIRA
Ove corri? Che brami?
ZOMIRA
Ah tu non sai...
ELMIRA
Si, tutto io so.
ZOMIRA
Ma puoi Esser tu certa ch'ei sia Ricciardo, S'ora a pugnar si accinge?...
ELMIRA
Dubitarne non dei; nel mesto aspetto Tutto ei pingeva il mal celato affetto!
ZOMIRA
E ciò mi basta. Ei nelle mie catene Cadrà. Non indugiamo: oprar conviene. Più non sente quest'alma dolente, Che la brama di giusta vendetta. Ah si compia, si renda perfetta, Calmi alfine l'acerbo dolor. Ah quest'alma trovar non può calma Se riede al mio seno l'ingrato, Se non giungo d'un barbaro fato A cangiare l'ingiusto rigor.
Profondo oscuro carcere.
SCENA NONA
Zoraide abbandonata su di un sasso.
CORO
(di dentro) Il tuo pianto, i tuoi sospiri Da te sparsi invano or sono, No, trovar non puoi perdono, Se ti è guida un folle amor.
ZORAIDE
(alzandosi) Quali insulti!... Ah! l'idol mio Sarà vinto o vincitor?
CORO
Per tua colpa omai dal trono Sei discesa in questo loco; Spegni in te l'impuro foco E fia spento ogni dolor.
ZORAIDE
Nol sperate!... Ah! l'idol mio Sarà vinto o vincitor?
CORO
Hai cangiato. in vili spoglie Il tuo serto e il regio ammanto,
Ed or vivi sol nel pianto, Sempre in preda del timor.
ZORAIDE
Non vi temo!... Ah! l'idol mio Sarà vinto o vincitor?
SCENA DECIMA Zomira e detta.
ZORAIDE
Zomira! oh Ciel!... Forse tu qui ne vieni A raddoppiar gl'insulti, A goder del mio duolo, o pur, spietata, Nel mio sangue a bagnarti?
ZOMIRA
Con mio rischio, o crudel, vengo a salvarti.
ZORAIDE
No, che la mia salvezza Non la chieggo da te.
ZOMIRA
Dunque tu vuoi Veder Ricciardo a' piedi tuoi trafitto!...
ZORAIDE
Ricciardo!... che mai dici?... (Io mi sento morir!)
ZOMIRA
Dopo il conflitto Ei vincitor...
ZORAIDE
(con trasporto) Chi mai?...
ZOMIRA
Ricciardo.
ZORAIDE
Oh gioia!... Come egli qui?
ZOMIRA
No, il fingere non giova; Arrestato già fu mentre era intento Ad eseguir forse novelle imprese, Spoglio dell'affrican mentito arnese.
ZORAIDE
Che sento! ahimè! Che affanno! Se perderlo degg'io, meglio è ch'io mora.
ZOMIRA
È in mio poter: posso salvarlo ancora, Non indugiar, fuggi da questo loco, Ricongiungiti a lui. Altro io non bramo Che vederti lontana. Ogni altra cura, il sai, è per me vana.
ZORAIDE Lo so... ma come!... e per qual strada!... oh Dio! Son fuor di me... ZOMIRA Per quella appunto ov'io M'introdussi poc'anzi. Libero è il varco: ogni custode a tempo Fu sedotto da me. Ti sarà guida Il più fido de miei. Va', il tempo vola. Parti. ZORAIDE (nel partire) O ciel, l'ira tua volgi in me sola. (Parte).
SCENA UNDICESIMA Zomira sola.
ZOMIRA
Vendicata son io... ma non appieno; Ambi perir dovranno.
SCENA DODICESIMA Agorante e detta.
AGORANTE
Come! tu qui!... per qual cagion?... Ma dove, Dov'è Zoraide?
ZOMIRA
E ancora Ardisci in mia presenza Pronunziar quell'abborrito nome? Ella fuggì, t'illuse: Me illudere non seppe. A tempo accorsi; Col tuo rivale istesso Arrestata sarà per cenno mio.
AGORANTE
E crederlo poss'io! Come! in qual loco Ascondersi ei poté!
ZOMIRA
No, non s'ascose: Amico a te si finse, Per te pugnò, ma a suo dispetto ei vinse.
AGORANTE
Qual enigma è mai questo! Il vincitor d'Ircano...
ZOMIRA
D'Ircan... del di lei padre... Oh! quai vicende S'affollano in un punto! AGORANTE Di mia piena vendetta il tempo è giunto. (Parte).
SCENA TREDICESIMA Zomira e coro.
ZOMIRA
L'inganno è omai compito; Sono alfin vendicata. Più non ti curo, ingiusta sorte ingrata. CORO DI CONFIDENTI DI ZOMIRA Fra' lacci già sono I perfidi amanti; Pur lieti, costanti, Si giurano fé. ZOMIRA Andiam, contenta io sono. Mi fian sgabello i miei nemici al trono. (Parte).
Gran piazza, in fondo della quale un trivio che va a terminare alle sponde del fiume.
SCENA QUATTORDICESIMA
Ricciardo e Zoraide tra soldati, che avanzano lentamente. Popolo che accorre da tutte le parti.
CORO D'UOMINI e DONNE
Qual giorno, aimè! d'orror! Pur lieto in Ciel spuntò. Quanto s'inganna un cor Che spera d'eternar Il rapido piacere! Vittima dell'amor, Ahi giovine beltà! Al suolo or or cadrà. Né il pubblico dolor Ha forza d'arrestar Del fato il rio poter.
ZORAIDE
(abbracciando Ricciardo) Ah Ricciardo!
RICCIARDO
Ah Zoraide!
ZORAIDE e RICCIARDO
In morte solo Ci unisce il Ciel!... e ben, si mora, E fian di gioia almeno Le lagrime, i sospir, le voci estreme Confondere in morir uniti insieme.
SCENA QUINDICESIMA
Continua la funebre marcia ed il coro. Ircano tra soldati, col braccio dritto fasciato.
ZORAIDE
Che veggo... Il padre mio!... (Si getta a' suoi piedi).
IRCANO
Da me scostati, ingrata. No, figlia mia non sei.
ZORAIDE
È ver, mancai. Confesso i torti miei. Ma se ora il pianto mio, il mio dolore Non son bastanti ad ottener perdono, Ancor tua figlia io sono. Chiamami con tal nome, e il giusto sdegno Poi non trovi in punirmi alcun ritegno.
IRCANO
Ah! qual cordoglio è il mio!...
RICCIARDO
Quai rimproveri atroci!
ZORAIDE
Oh Ciel!
IRCANO
(a Ricciardo) Deh mira A qual punto ti spinse un cieco affetto! Ah! tu sei la cagion del mio tormento... Ma se moro con te, moro contento.
ZORAIDE
Che dici?... Ah! perché esporti A tanti rischi tra nemiche squadre?...
IRCANO
Come spegner si può l'amor di padre! Per te qui venni; io per te sol pugnai; Quel traditor mi vinse.
ZORAIDE
(a Ricciardo) Ah che facesti! Come amarti potei!...
RICCIARDO
Incolpane il tuo cor.
ZORAIDE
Qual duolo .è questo!
IRCANO
Perfidi! il pianto mio vi dica il resto.
SCENA SEDICESIMA
Agorante con seguito e detti.
AGORANTE
E ancor non eseguite i cenni miei? Peran tosto gl'indegni, Abbiano fin con essi i rei disegni.
ZORAIDE
Salvami il padre almeno, Poi vibra a questo seno Quella tua spada ultrice. Morrò, morrò felice, Intrepida morrò.
AGORANTE
Prima il rival si sveni, Poi, se al mio sen non vieni Il padre immolerò.
ZORAIDE
(Che intesi! qual voce Sul core piombò!)
IRCANO
(Qual ira feroce!)
ERNESTO
(Oh Ciel che farò!)
AGORANTE
E non ubbidite! (I guerrieri si avanzano per trucidare Ircano e Ricciardo). ZORAIDE Arrestati!... Ah! senti... IRCANO e RICCIARDO (Quai fieri tormenti!) CORO (Salvarli chi può!) ZORAIDE Per poco ti calma... (Ahimè! che quest'alma Smarrita, tremante. Tra il padre e l'amante, Soccorso non trova, Non trova pietà.)
AGORANTE
O dammi la destra, O estinto cadrà.
ZORAIDE
La destra!... (E il mio bene!... Che smanie! che pene!... No: ceda nel petto Di figlia all'affetto, Qualunque altro amore.) Te l'offro... ma il core No, tuo non sarà.
AGORANTE
(E ancor mi disprezza!...) Ah! dunque morrà.
CORO
(Oh quanta fermezza In giovin beltà...)
IRCANO
(Ahi tanta fierezza Mi muove a pietà.)
RICCIARDO
Quest'alma vi sprezza; Tremare non sa.
SCENA DICIASSETTESIMA Zomira, e detti.
ZOMIRA
Sorpresi, traditi Noi siam... Da per tutto Non regna che lutto, Che duolo, che orror.
ZORAIDE, IRCANO e RICCIARDO
(Qual gioia!)
AGORANTE
Che dici!... (Si sentono delle grida di dentro).
ZOMIRA
Da mille nemici Già vinti... Le grida Ascolta...
(Ernesto sbarca co' suoi. Combattimento; in fuga i seguaci d Agorante che si batte con Ernesto. Ricciardo libera Ircano, ed impedisce ad Ernesto d'uccidere Agorante). In me fida... ERNESTO Nel nostro valor. (Sfodera il ferro, e s'incammina verso de' nemici). ERNESTO Mori perfido! RICCIARDO T'arresta... Trucidarti, ah sì, dovrei... Ma or che vinto, oppresso sei Non sarebbe che viltà. (Restituisce la spada ad Agorante). ZOMIRA e AGORANTE (a due) (Duolo, rabbia, orror, stupore Mi condannano a tacere.) RICCIARDO e ZORAIDE (a due) Riedi al padre, e non temere, Egli al sen ti stringerà. IRCANO Vi perdono. A tal virtude Egli merta la tua mano. AGORANTE e ZOMIRA Or m'avvengo ch'è pur vano Contro amor ogni poter. ERNESTO, RICCIARDO e ZORAIDE Or più dolci intorno al core Stringe amor le sue catene: Più soave dalle pene Or fa sorgere il piacer. IRCANO e CORO Son cessate alfin le pene Non dobbiamo che goder. ZOMIRA In me crescono le pene, Non dovrò mai più goder.
AGORANTE
Sciolta alfin da rie catene Nuota l'alma nel piacer.
FINE
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