La Canzone

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La bandiera tricolore nacque per decisione dei deputati della Repubblica Cispadana di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia il 7 gennaio 1797: “si renda universale la Bandiera Cispadana di tre colori Verde, Bianco e Rosso, e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana”. Il significato simbolico dei tre colori veniva dal giacobinismo francese, e rappresentava gli ideali di indipendenza che animarono poi il Risorgimento. Non era più un segno dinastico ma simbolo del popolo, e della nazione: "Non rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci [...] ma i colori della nostra primavera e del nostro paese, dal Cenisio all' Etna; le nevi delle alpi, l'aprile delle valli, le fiamme dei vulcani [...]: il bianco, la fede serena alle idee [...]; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de' poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi, E subito il popolo cantò alla sua bandiera ch' ella era la più bella di tutte e che sempre voleva lei e con lei la libertà" (Giosuè Carducci, discorso tenuto il 7 gennaio 1897 a Reggio Emilia per celebrare il centenario della nascita del Tricolore).
Nell'Italia del 1796, attraversata dalle armate napoleoniche, quasi tutte le repubbliche di ispirazione giacobina avevano adottato bandiere con tre fasce di uguali dimensioni ispirate al modello francese del 1790.

 
Dopo il Congresso di Vienna, il tricolore fu emblema di libertà nei moti del 1831, nelle rivolte contro la Chiesa, e nell'impresa dei fratelli Bandiera. Mazzini adottò il tricolore come simbolo della futura Italia, con i motti “Libertà, Uguaglianza, Umanità” e “Unità, Indipendenza”. A una manifestazione a Genova il 10 dicembre del 1847, per ricordare l’insurrezione popolare del 1746, parteciparono oltre migliaia di patrioti, Goffredo Mameli teneva il tricolore, che consegnò al Rettore dell’Università di Genova, città dov’è tuttora conservato. In questa occasione il tricolore divenne emblema della nostra nazione.  
Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto annunciò la prima guerra di indipendenza alle popolazioni del Lombardo Veneto: “… vogliamo che le Nostre Truppe portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana.” Senza lo stemma sabaudo, il tricolore divenne la bandiera dei repubblicani.  

E la bandiera di tre colori

 

testo

in italiano

"E la bandiera dei tre colori"

parole: si dice siano state scritte nel 1848 da Francesco Dall'Ongaro, patriota e poeta (versione I). Dell’Ongaro pubblicò nel 1847 un'altra poesia sul tricolore italiano, intitolata “Il Brigidino”, che forse ha causato un'errore di attribuzione.
La versione lunga (la II) della Canzone è del 1859, su testo di anonimo.
Dopo la cacciata dei tedeschi da Milano, fu in voga un'altra versione popolare (la III) di anonimo: "E i tedeschi coi suoi baffi", riproposta più volte dal 1859 al 1866. Le ultime strofe: "I gesuiti [...]", furono aggiunte dai soldati Piemontesi "che le cantavano nelle loro marce e furono subito imparate e cantate dai monelli milanesi". "E la bandiera" si canta ancora "in tutta Italia, compresa Trieste" (Rinaldo Caddeo, "Inni di Guerra e Canti patriottici del Popolo Italiano, Scelti e annotati", Terza edizione, Casa Editrice Risorgimento, Milano 1915, p.46).
musica di Cordigliani (?), del quale si hanno poche notizie.

 

(versione I, versione corta)

E la bandiera di tre colori
sempre è stata la più bella:
noi vogliamo sempre quella,
noi vogliam la libertà!

E la bandiera gialla e nera
qui ha finito di regnare,
la bandiera gialla e nera
qui ha finito di regnare

Tutti uniti in un sol patto,
stretti intorno alla bandiera,
griderem mattina e sera:
viva, viva i tre color!

 

(versione II, versione lunga)

La bandiera tricolore
sempre è stata la più bella
noi vogliamo sempre quella
per goder la libertà

Noi andremo a Roma santa
per vedere il Campidoglio
pianteremo su quel soglio
la bandiera tricolor

Noi andremo alla Venezia
a scacciare lo straniero
stracceremo il giallo e nero
pianteremo il tricolor

Sempre fuoco noi faremo
per difendere la bandiera
e dall’alba insino a sera
noi da prodi pugnerem

Noi andremo sempre avanti
finché vita di rimane
e pensando alla dimane
sempre allegri poi si sta

Viva sempre Garibaldi
che sa farci guadagnare
sia per terra sia per mare
la vittoria è nostra già

Se si muore per la patria
è la morte gloriosa
né la rende dolorosa
un rimorso di viltà

Noi siamo Italiani
vogliam l’Italia unita
finché restaci la vita
sempre questo grideremo.

(versione III, alternativa)

E i tedeschi coi suoi baffi
son una massa di birbanti
impicchiamo tutti quanti
calpestiamo sotto i piè

I gesuiti son partiti
sono andati dal suo re
la corona dell'impero
la vogliamo sotto i piè

I tedeschi son fuggiti
con il fumo dentro il sacco
Metternich e quel macaco
si dovranno ritirar.

video

E la bandiera dei tre colori

 

libri

(il volume "Versi e canti [...]" contiene il testo del Canto del 20 marzo 1848 intitolato "Il volontario parte per la guerra della Indipendenza")

testi

   
Venere e Adone di Canova
Storia della Canzone Italiana, RAI-ERI
(Rinaldo Caddeo, "Inni di Guerra e Canti patriottici del Popolo Italiano, Scelti e annotati", Terza edizione, Casa Editrice Risorgimento, Milano 1915)    
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Settecento anni di storia nazionale nelle Canzoni. Una storia che continua ad appassionare anche dopo i grandi cambiamenti avvenuti nei primo decennio degli anni Duemila nel mondo della musica italiana.
Inni di Guerra e Canti patriottici.