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L'Esposizione Universale del 1862 si tenne a Londra dal primo maggio al primo novembre. Nel tentativo di superare in grandezza l'edizione londinese del 1851, gli organizzatori predisposero un palazzo di enormi dimensioni a South Kensington, nei giardinii della Royal Horticultural Society. Il luogo fu molto criticato perché molti lo trovarono mostruoso. L'Esibizione ebbe comunque il merito di presentare a sei milioni di visitatori le diverse novità del progresso tecnologico. Gli organizzatori richiesero a Verdi per l’Italia, a Auber per la Francia, a Meyerbeer per la Germania e a Bennett per l’Inghilterra, di comporre una musica per il concerto inaugurale del primo maggio: "INTERNATIONAL EXHIBITION, 1862. Verdi scrisse per l'occasione una Cantata intitolata "l'Inno delle Nazioni" su testo di Boito, Meyerbeer la "Fest-Ouvertüre im Marschstil für die Londoner Weltanschauung, Aubert una Marcia, Bennet l'Ode op.40. L'Inno delle Nazioni di Verdi era una Cantata, e non una Marcia, come gli era stato invece richiesto, perciò il direttore d'orchestra Michele Andrea Agniello Costa (Napoli, 1808-Hove, 1884), che era pure il direttore musicale dell'Esposizione di Londra, si rifiutò di dirigere il pezzo, che quindi non fu eseguito il primo maggio. Sul giornale Tiimes si scrisse che Verdi aveva pesentato il pezzo in ritardo, rispetto agli altri Maestri, e che quindi non si sarebbe potuto eseguire la sua Cantata. Al Maestro la cosa non piacque. Quindi si affrettò a replicare alla stampa, sostenendo che la Cantata lui l'aveva consegnata con il richiesto anticipo, e che venticinque giorni sarebbero stati sufficienti a provare un'Opera lirica, figurarsi un pezzo breve come quello suo, per Tenore e coro. La protesta di Verdi valse all'italiano almeno l'esecuzione della Cantata, ma non all'Esposizione universale di Londra. Fu realizzata altrove. Michele Costa, che a Verdi avrebbe preferito Saverio Mercadante, non volle salire sul podio. Verdi riuscì comunque ad eseguire la sua composizione, che riscosse un grande successo di pubblico. Con questo Inno patriottico, il cui autografo è conservato alla British Library, volle rappresentare il suo Paese. Inno delle Nazioni |
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L'Inno delle Nazioni fu scritto da Verdi nel periodo che intercorse tra il primo e il secondo viaggio in Russia. Nell'aprile del 1862 Il Maestro venne a Londra assieme alla moglie. La Strepponi si era molto divertita, nonostante i fastidi procurati al marito da Michele Costa, uno dei più famosi direttori d'orchestra di allora. |
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L'Inno di Verdi fu eseguito al Teatro della Regina, ventiquattro giorni dopo la prima dell'Esposizione. Si trattò di una serata di beneficenza. Verdi nel suo contrappunto riuscì a legare assieme gli inni nazionali inglese, francese ed italiano. L'orchestra era diretta da Luigi Arditi, più celebre per essere stato l'autore del "Bacio", il celebre valzer cantato. Il bacio di ArditiAlla prima esecuzione l’Inno delle Nazioni venne eseguito non da un tenore, come Verdi avrebbe desiderato, ma dal soprano Titiens. La musica tuttavia era scritta su misura della voce del tenore Enrico Tamberlick. Il compositore stava considerabndo la possibilità d'un altro viaggio in Russia, quando gli giunse notizia di questa opportunità di comporre un pezzo d'occasione per l'Esposizione di Londra. La commissione del pezzo, che non doveva essere particolarmente lungo, era impegnativa, appunto per l'immediatezza del messaggio che si richiedeva. Parole e suoni dovevano essere intriasi di sentimenti patriottici, e insieme celebrare i raporti diplomatici fra l'Inghilterra, l'Italia, la Francia e la Germania. L'Esposizione internazionale londinese era allestita in un gigantesco e mostruoso palazzo. Verdi fu seclto per l'Italia dopo che Rossini aveva rifiutato, visto che il Pesarese aveva da tempo smesso di comporre. Verdi non apprezzava molto questo genere occasionale di musica. Si sentì comunque gratificato per essere stato prescelto. A proposito della sua Cantata scriverà il 6 aprile 1895: "Onorevole Sig. Presidente del Comitato pel XXV anniversario della liberazione di Roma. Nemmeno in gioventù sarei stato capace di scrivere musica su poesie, inni, od altro per qualsiasi circostanza: e mai ne feci, se si eccettui una Cantata scritta nel 1862 per un'Esposizione a Londra... e feci male!" Nonostante la fama, di cui godeva a Londra, Verdi non potè evitare che l'esecuzione del suo Inno fosse prima escusa dalla cerimonia inaugurale, poi dall'Esibizione e infine rimandata al 24 di maggio, per essere realizzata in un posto del tutto differente, e per una serata di beneficenza. Le prime notizie dell'Inno sono contenute in una lettera a Ricordi, al quale Verdi chiede di spedirgli l'inno d'Italia, ma non la Marcia Reale, che a quei tempi era l'inno ufficiale della monarchia, ma "Fratelli d'Italia", che oggi è il nostro inno naionale: Parigi, 22 Mario 1862 Car.mo Tito, [...] ti prego di mandarmi l'Inno d'Italia che fu fatto, credo, nel 1848. Il motivo è questo [...] Verdi volle scrivere quindi questa Cantata patriottica, impiegando il canto di Mameli e di Novaro del 1847, e gli altri inni nazionali, per rappresentare l'unione dei popoli inglese, francese e italiano, intrecciati in fraterno contrappunto musicale. Mentre la Streponi si recò a Londra, Verdi tornò a Busseto e cominciò a lavorarci, mediando con gli impegni di deputato. S. Agata, 75 aprile 1862 La Cantata di Verdi, per i maneggi di Michele Costa, il direttore artistico e d'orchestra dell'Esposizione mondiale, fu rifiutata perchè a Verdi era stata richiesta una Marcia e perchè Costa avrebbe preferito Mercadante al Bussetano. Il compositore ci restò male, ma mostrò buon viso a cattivo gioco, giustificando quel rifiuto per via della detestabiliutà dei pezzi di circostanza, marce o inni che siano. Ringraziò anzi Auber per aver scritto lui la Marcia al posto suo, lasciandogli la possibilità di comporre invece una Cantata. Reagì alle accuse del Times, che aveva scritto che non aveva consegnato il pezzo in tempo. Il pezzo a onor del vero era stato consegnato nei termini previsti. Semmai era Michele Costa a non volerlo eseguire: Londra, 24 aprile 1862 Verdi, rispondendo al Times, ne uscì vincitore. Buona parte del pubblico detestò la scelta di Costa, d'escludere Verdi, il quale dimostrò che gli operisti italiani non avevano bisogno degli stand di una fiera per farsi conoscere. Bastavano già i teatri di tutto il mondo, per coltivare la fama degli italiani. Nelle lettere, Verdi si sfogò anche contro le scelte dei commissari dell'Esposizione, ma fu pure molto critico nei confronti degli altri brani in programma quel primo di maggio 1862, ad eccezione della Marcia di Auber: Londra, 2 maggio 1S62 Verdi confidò di essere pienamente soddisfatto di non aver partecipato a un'associazione così poco riuscita. Scrisse il 3 maggio: "Il pezzo di Benetl... effetto nullo. Quello di Meyerbeer poco... Chi ha riportata la palma fu la Marcia d'Auber [...] senza di Lui, io avrei fatto una Marcia che sarebbe stata eseguita, e che avrebbe rotto i coglioni a me e al prossimo". L'Esposizione aveva aperto i battenti il primo di maggio. Anche per gli Italiani servì a conoscere e far conoscere le ultime novità tecnologiche. Agli espositori italiani era stata inviata per tempo una circolare: "Il primo maggio 1862 si aprirà in Londra una Esposizione Internazionale delle industrie e delle arti belle. E la Maestà del Re si è degnata di nominare un Regio Comitato Centrale, perché il Regno d'Italia vi sia ben rappresentato. Comprenderà questa Esposizione tutte le materie prime, e tutte le trasformazioni cui sono sottoposte per adattarle ai nostri bisogni, i macchinismi di ogni sorta, e le opere delle arti belle [... ]". L'utilità di questo incontro fra le nazioni fu confermato. A Esposizione già avviata, i diplomatici comunicarono al re che l'Italia si stava comportando proprio bene. Erano trascorse due settimane dall'inaugurazione. L'esecuzione della Cantata venne differita al 24 maggio. Verdi relazionò sulla prima esecuzione assoluta: Londra, 26 maggio 1862 Scrisse a Ricordi anche a proposito del direttore d'orchestra Arditi, il compositore del "Bacio": "Sabato passato fu eseguita la Cantata al Teatro della Regina dalla Titiens e da 250 Coristi. L'effetto parve buono, e fu ripetuta. Stassera si dà di nuovo, e si darà non so per quante volte. L'esecuzione buona nel complesso, buonissima dal lato dell'orchestra Arditi è un buon Direttore [... ]". Anche la critica musicale fu favorevole, a parte qualche pagina che denunciò la confusione del contrappunto, quando nella seconda parte della Cantata Verdi assommò i tre inni nazionali. Questa puntualizzazione derivava più che altro dal pregiudizio che gli operisti italiani non padroneggiassero tanto bene il contrappunto come ad esempio i tedeschi. Verdi con questo bel pezzo, dimostrò l'esatto contrario. Così la Gazzetta Musicale di Milano: "La Cantata si dovette replicare, e si replicherà nelle molte esecuzioni che avrà. [... ] Né l'ammirazione era punto scemata per essersi la Cantata ricusata dai commissari regi dell'Esposizione internazionale. Al contrario, il pubblico sdegnato e frustrato dall'udir la Cantata in quella solenne occasione per la quale fu composta, mostrò tanto omaggio e reverenza al grande compositore, quasi per rivendicarlo dell'usatagli villania". L'Inno delle Nazioni contribuì a suo modo alla fratellanza europea, ed esaltò l'amicizia italo-inglese-francese, forse per presentare la nuova Italia al consesso internazionale, in aperta ostilità con l'Austria e con la Prussia. Il giovane poeta Arrigo Boito, dovette modificare il testo. L'Abbiati pubblicò la prima versione dell'Ode, che recitava così: "Osanna o figliuola — del Santo del Vero, / Sostegno al mortale — che in te si fidò, / Purissima ed Una — siccome il pensiero / Dio ti creò". La seconda versione obbediva ai nuovi criteri diplomatici, forse addirittura suggeriti per l'occasione dall'ambasciata italiana: "Salve, Inghilterra, Regina dei mari, / Di libertà vessillo antico!...". Verdi, per parte sua, utilizzò la Canzone di Mameli, rifiutando la Marcia regia, dichiarando quindi la sua appartenenza politica. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, in concomitanza della caduta di Mussolini, l'Inno delle Nazioni, opera nella quale Verdi aveva legato l'inno di Mameli alle note della Marsigliese, e a God Save the Queen, venne rieseguito sotto la direzione di Arturo Toscanini. Il testo fu modificato: "Italia mia amata" divennne "Italia mia tradita". Fu aggiunto pure un nuovo finale con l'inno americano e l'Internazionale, allo scopo di onorare gli alleati: Inghilterra, Stati Uniti e Russia. In clima di guerra fredda il finale sovietico scomparve però dalla versione ufficiale. |
Inno delle Nazioni |
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