Gaetano Donizetti
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1822Zoraida in Granata venne rappresentata il 28 gennaio e, nonostante i precedenti tragici, ebbe un immenso successo da un lato per la bravura dei cantanti, dall'altro perché all'Apollo era crollata l'opera avversaria di Vincenzo Pucitta: La festa del villaggio. Le melodie piacquero e vennero recensite con entusiasmo sui giornali. Una fiaccolata e una banda militare accompagnarono Donizetti, all'uscita dal teatro, a cena in una trattoria di Monte Citorio. Questo soggiorno romano, coronato dal successo della Zoraida, fu indispensabile per la carriera del compositore e segnò la tappa fondamentale del cammino artistico e umano. - il soggiorno romano - A Roma
Donizetti aveva incontrato la futura moglie Virginia Vasselli nella casa
del futuro suocero Luigi Vasselli, ricco magistrato. - Napoli - Il successo di Roma destò l'interesse anche nelle altre città . Ne profittò Mayr per raccomandare il suo allievo all'impresario Domenico Barbaja, che impegnò Donizetti a scrivere opere per Napoli e a dirigere lavori altrui nella capitale borbonica. Con la partenza di Rossini e della Colbran, le scene napoletane chiedevano un nuovo talento, per colmare il vuoto. Donizetti sembrava fatto apposta, nonostante il difficile umore del pubblico napoletano, difficile da soddisfare e diffidente verso gli stranieri. Napoli era capitale anche musicale e nei Teatri si eseguivano centinaia d'opere ogni anno. L'attività frenetica, le bellezze naturali e la vivacità culturale rendevano la città viva e seducente. Donizetti arrivò a Napoli per incontrare Rossini e aiutarlo nell'allestimento dell'Atalia, oratorio di Mayr, con l'incarico di favorirne e seguirne l'esecuzione al Teatro San Carlo. I commenti a freddo, inviati a Mayr, denunciano la delusione per i cantanti mediocri e per il direttore Rossini, che alle prove d'orchestra stava là chiacchierando con le prime donne invece di dirigere. Donizetti preferiva Roma a Napoli, almeno agli inizi, ma si dovette adattare all'ambiente, che era trampolino di lancio europeo per librettisti e musicisti. - La Zingara - Cominciò quindi a lavorare per l'opera La Zingara, che venne rappresentata il 12 maggio 1822 al Teatro Nuovo. Al libretto del Tottola e alla musica donizettiana fu riconosciuto subito un successo senza riserve. Il soggetto semiserio e l'aspetto eroico sentimentale calavano il lavoro in atmosfera francesizzante, anche per la presenza dei dialoghi parlati tra i pezzi musicali, come nella Opéra comique. Anche la compagnia di canto era di buon livello e i giornali non mancarono di segnalare tutti questi pregi. Donizetti stesso ne parla in una lettera ad Anna Carnevali, del 14 maggio 1822: Chi contribuì molto al felice esito furono i Signori Moncada e Fioravanti, e l'accerto che essi cantarono i loro pezzi divinamente, benché il primo nella sua Aria ne fosse poco persuaso (e che poi vide essersi ingannato) ed il secondo sostenendo una faticosissima scena La terza replica, a testimonianza d'un successone, fu seguita anche dal re Ferdinando I, che raramente partecipava a spettacoli al Teatro Nuovo, preferendo i drammi seri del San Carlo. L'opera, con tale battesimo, venne replicata per più di cinquanta sere! Profittando del trionfo, Donizetti mise in musica un altro lavoro, questa volta comico. La lettera anonima era certamente ben accetta dalla censura, poiché il librettista è lo stesso censore Giulio Genoino. Lo spettacolo venne fissato al Teatro del Fondo per il 29 giugno 1822, ma non sortì l'effetto desiderato, per colpa, a detta del compositore, della cantante Teresa Cecconi. Strano che queste prime donne, come senza conoscermi giurano guerra alla mia produzione, questa sopraddetta venne ella stessa a pregarmi di voler cantare e poi la briccona fu quella che non cantò. Apprezzata soprattutto la musica, più dell'interpretazione. I pezzi concertati meritarono la segnalazione della stampa. Perfezionati su solide basi mayriane, essi rappresentavano una svolta della musica operistica. PartitureItalian Opera © |