TESTO DEL LIED

"Et è pur dunque vero"
di anonimo

Et è pur dunque vero,
Dishumanato cor, anima cruda,
Che cangiando pensiero
E di fede e d'amor tu resti i gnuda.
D'haver tradito me dati pur vanto,
Che la cetera mia rivolgo in pianto.
È questo il guiderdone
De l'amorose mie tante fatiche?
Così mi fa ragione,
Il vostro reo destin, stelle nemiche.
Ma se'l tuo cor è d'ogni fe' ribelle,
Lidia, la colpa è tua non delle stelle.
Beverò, sfortunato,
Gl'assasinati miei torbidi pianti,
E sempre adolorato
A tutti gl'altri abandonati amanti,
E scolpirò sul marmo alla mia fede:
Scioccho è quel cor ch'in bella donna crede.
Povero di conforto,
Mendico di speranza, andrò ramingo;
E senza salma o porto,
Fra tempeste vivrò mesto e solingo.
Ne havrò la morte di precipiti i a schivo
Perchè non può morir chi non è vivo.
Il numero de gli anni
Ch'al sol di tue bellezze io fui di neve,
Il colmo degl'affani
Che non mi diero mai, mai riposo breve:
Insegnerano a mormorar i venti
Le tue perfidie o cruda e i miei tormenti.
Vivi, vivi col cor di giacio,
E l'inconstanza tua l'aure difidi;
Stringi, stringi il tuo ben in braccio
E del mio mal con lui trionfa e ridi;
E ambi in union dolce gradita
Fabricate il sepolcro alla mia vita.
Abissi, abissi, udite, udite
Di mia disperation gli ultimi accenti,
Da poi che son fornite
Le mie gioie e gl'amor e i miei contenti.
Tanto è'l mio mal che nominar io voglio
Emulo del inferno il mio cordoglio.