La prima traduzione del Werther
L'opera lirica Verter di Mayr (assolutamente diversa
dall'altra opera mayriana Lubino e Carlotta), scritta sulla falsariga
del Werther di Goethe rientrava nel genere delle cosiddette "pasquiglie"
in musica, che prendevano in giro il clero (come altre pubblicazioni
del De Bassus, ad esempio il Diavolo a Vienna).
Nel Verter Mayr fece sua la prefazione del traduttore
Gaetano Grassi, ingentilendo e giustificando il tema del suicidio, aggiungendo
un lieto fine e la celebrazione dei princì pi illuminati. L'opera di
Goethe conclude con un suicidio, quella di Mayr con un suicidio premeditato
e fortunosamente evitato, contro la volontà del protagonista. In Italia
I dolori del giovane Werther erano preceduti da una pessima fama, proprio
perché esaltavano il suicidio. I critici consideravano l'opera dannosa
per la società e contraria ai valori morali e comunque in contrasto
con l'insegnamento della Chiesa. Il romanzo epistolare di Goethe, secondo
il Grassi, non è pericoloso, anzi è utile per conoscere e temere le
passioni male regolate, così da evitare il gesto estremo.
Fra le lezioni, che gli illuminati impartivano ai novizi
c'era quella, che insegnava a disprezzare la morte e a darsela, piuttosto
che tradire l'Ordine. Weishaupt, il fondatore, la riduceva alla frase
del Patet exitus, intendendo che la porta della vita e della morte era
aperta, per chiunque volesse uscirne. Forte di questi principi, anche
Xaver von Zwack (nome in codice Catone), amministratore del De Bassus,
quand'era novizio si persuase che sarebbe morto da saggio, se solo si
fosse ucciso di sua mano. E compilò quindi i suoi Pensieri sul suicidio,
che il contemporaneo abate Barruel nelle Memorie giudica atei, pazzi
ed empi. Gli adepti illuminati dovevano scrivere sul suicidio, per meritare
l'ingresso nella società segreta. Il suicidio, nel romanzo di Goethe,
è una prova necessaria per rinascere a nuova vita e unirsi per sempre
all'amata. Verter cerca anch'egli di suicidarsi per Carlotta. Tamino,
nel Flauto Magico di Mozart (che Mayr ha riutilizzato per la sua musica)
supererà le prove rischiando la vita, dopo che Pamina ha cercato d'uccidersi
per amore.
In quanto al suicidio secondo l'Apologia del Renner
(fuoriuscito dall'Ordine degli Illuminati) "i superiori lo predicano
ai fratelli per prepararli ai giorni di tempesta. Hanno l'arte di rappresentarlo
come un mezzo così facile ed utile in certe occasioni, che io non rimarrei
sorpreso - dice - di veder qualche allievo trasportato specialmente
da una attrattiva di una certa voluttà , che essi spacciano insieme al
piacere di darsi la morte e che pretendono di accreditare con degli
esempi. Scoperto il delitto dell'illuminato gli resterà sempre il patet
exitus: una palla nella testa e si fugge alla giustizia" (Augustin
Barruel, Memorie, tomo IV p.185). Il suicidio, tema comune in Goethe,
Mayr e Mozart, può liberarci da un peso troppo gravoso. ' chiaro che
non si tratta di un suicidio reale, quanto di un simbolo: il farsi giorno
della luce, imprigionata nella materia; il dramma di Prometeo, che si
ribella a Dio per salvare gli uomini.
De Bassus, Goethe, Mayr e Mozart avevano una missione
illuminata da compiere. Il barone grigionese aveva aderito all'Ordine
degli Illuminati nel 1778. Aveva fatto amicizia con Weishaupt (nome
in codice Spartacus) ed aveva assunto, non a caso, il nome di Hannibal,
avendo il compito di valicare le Alpi e trasmettere il messaggio illuminato
nell'Italia del Nord. Nominò come amministratore Franz Xaver von Zwack,
braccio destro di Weishaupt, mettendo a disposizione dell'Ordine il
suo castello di Sandersdorf. Fornì protezione a Weishaupt, come osserva
il contemporaneo John Robison nelle Proofs of a Conspiracy against all
the Religions and Governments of Europe, carried on in the secret meetings
of free masons, illuminati, and reading societies, (Londra 1798), quando
lo ospitò insieme alla cognata, che aveva messo incinta e che proponeva
di fare abortire.
Molti storici vedono negli illuminati di Baviera i
precursori del movimento nazionale tedesco perché la setta progettava
di unificare la Germania e poi l'Europa, eliminando ogni autorità politica
e religiosa, per restaurare lo stato di Natura, in cui gli uomini vivono
in pace tra loro sotto la guida dei soli patriarchi. Sotto gli ideali
di eguaglianza e libertà si nascondeva, nei reali intendimenti, l'ateismo
(i contemporanei così definivano la religione di Natura) e il ritorno
al regno della ragione, che, secondo Weishaupt, sarà il frutto di una
rivoluzione pacifica, attuata dall'Ordine mondiale degli illuminati.
Gli illuminati si infiltrarono nella Massoneria, per diffondere il movimento
nel segreto, ma continuarono a propagandare l'abolizione della proprietà
privata e ad avversare la monarchia e le religioni corrotte.
Avendo creato un centro di informazione nei Grigioni
di lingua italiana e oltre confine De Bassus realizzò a Poschiavo l'idea
politico-tipografica di Carlantonio Pilati (1733, 1802), anch'egli illuminato
(nome in codice Lucrezio Caro), filosofo ed esule tridentino, già in
contatto con Adam Weishaupt all'università di Ingolstadt e amico di
De Bassus. Studiò a Salisburgo, a Lipsia, Gottinga e poi in Italia.
Giurista, poliglotta e appassionato di storia e filosofia, collaborò
con la Società tipografica di Coira, ove fondò il Giornale letterario,
e conobbe l'importanza dell'editoria per l'attività rivoluzionaria.
Alcuni caratteri delle sue opere riflettono l'Illuminatismo di Weishaupt,
che egli propagandò in Italia, tramite le Società segrete. Quella
di Poschiavo divenne di fatto la stamperia italiana degli illuminati
di Baviera, in cui venivano edite clandestinamente le pubblicazioni
dell'Ordine e dei suoi affiliati, tra le quali anche un'anonima Apologia
dei franchimuratori (leggi illuminati di Baviera) attribuita al Pilati.
De Bassus portò idee nuove nel meridione. Egli era
divenuto mediatore spirituale tra il Nord e il Sud e propagandava, con
le pasquiglie di cui abbiamo accennato, compreso I dolori del giovane
Werther, l'ideologia dell'Ordine degli illuminati. De Bassus chiamò
a Poschiavo, come tipografo, Giuseppe Ambrosioni. All'officina tipografica
aggiunse anche una libreria e tutto nel più stretto riserbo. L'Ambrosioni,
come Mayr, era un illuminato, se continuò a collaborare con "Hannibal",
considerato da lui protettore ed amico. Lo storico Franco Venturi dimostra,
che Poschiavo e la sua tipografia fu uno dei primi centri di diffusione
delle idee rivoluzionarie, alla vigilia dell'Ottantanove (Franco Venturi,
Riformatori lombardi nel Settecento, Torino, Einaudi, 1978, tomo I,
p.196).
L'attività tipografica inizialmente era a nome di De
Bassus poi venne acquisita da Giuseppe e Bernardo Ambrosioni, suoi parenti,
originari di Branzi, centro montano della Val Brembana, a cinquanta
chilometri da Bergamo. Giuseppe aveva sposato la nobile Costanza de
Gaudentiis, imparentata col barone poschiavino, e Bernardo fu il loro
figliolo (1771, 1846), che, ospite del De Bassus, aveva seguito a Ingolstadt
gli studi filosofici illuminati. Gli Ambrosioni svolsero nel bergamasco
un'intensa attività politica e risultano iscritti, assieme all'altro
tipografo Vincenzo Antoine, nell'Elenco dei Franchi Muratori della Loggia
Bergamasca, che aveva la sede in via del Mattume, ora via Sant'Alessandro
(Barbara Cattaneo Mangini, Editoria a Bergamo tra '700 e '800. Il caso
Antoine, Atti dell'Ateneo di Bergamo 1996-97, vol. LX).
Nell'apologia intitolata Vorstellung (Esposizione)
il barone giustificò, innanzi ai Cantoni svizzeri, l'operato suo, ed
esaltò la figura di Weishaupt, prima di recarsi a Monaco di Baviera
per risolvere la questione dei suoi beni, sequestrati dal governo elettorale.
De Bassus negò di ricoprire un posto di rilievo nella gerarchia della
setta, anche se in realtà era un Areopagita e addirittura il Superiore
generale dell'Ordine e massimo responsabile del Dipartimento italiano.
Adam Weishaupt voleva che gli illuminati s'espandessero in Italia e
che fossero guidati, in Poschiavo, Traona e Chiavenna, proprio da lui,
De Bassus. "In Italia - scriveva invece il conte Di Costanzo (Diomede)
a Friedrich Münter (Syrianus) il 24 gennaio 1787 - conosco un solo Superiore
importante, il barone De Bassus: egli risiede nei Grigioni, a Poschiavo.
Se passa attraverso la Svizzera e la deviazione non la porta troppo
fuori strada, vada a trovarlo; non si pentirà di aver conosciuto quella
degna persona" (Carlo Francovich, Albori socialisti nel Risorgimento,
Le Monnier, Firenze 1962, p.75). Anche il Barruel, nelle Memorie, più
volte lo definisce Superiore e Areopagita.
Nell'autunno del 1781 Annibale (De Bassus) era giunto
a Innsbruck per far visita a una loggia numerosa, composta soprattutto
da trentini. Si trattenne a Samos (Innsbruck) sino all'anno successivo,
inviando all'Areopago, il 14 gennaio un rapporto dettagliato: "Qui
a Samos - scrisse il mecenate di Mayr - c'è una loggia di 50 fratelli,
tra i quali diversi valenti uomini e massoni, che si trovano qui nel
Tirolo e nel Trentino in ogni località ". De Bassus precisava che
"il venerabile era il conte Künigl", ciambellano dell'imperatore,
il quale fu da lui iniziato all'Illuminatismo. Il barone, dopo aver
predisposto una fitta organizzazione illuminata a Innsbruck, ebbe la
necessità di stabilire un altro solido punto di riferimento a Vienna,
perché Tirolo e Lombardia si sentivano politicamente più vicini all'Austria,
che a Monaco di Baviera (vedi anche la sua Vorstellung). Il conte di
Cobenzel (Arriano) gli servì da tramite per consolidare le logge illuminate
viennesi: "Questo è il momento - consigliò Hannibal a Spartacus
- che il fratello Arriano vada a Vienna per operare qualcosa di grande,
anzi di grandissimo (cioè arruolare Giuseppe II). Lì dovrebbero esserci
circa 400 massoni. Essi brancolano nel buio e non aspettano che un cenno
per associarsi a noi".
A Vienna De Bassus e Cobenzel incontrarono il favore
di Joseph von Sonnenfels (Numa) e di Ignaz von Born (Furio Camillo)
che, a loro volta, insinuarono e arruolarono "molti massoni razionalisti,
nauseati e stanchi dei sogni mistici e alchemici dei rosacroce".
Tra di essi c'erano Wolfgang Amadé e Leopold Mozart. Qualche legame
tra Mozart e Mayr dovette esserci, se in una lettera non datata, dopo
la morte del salisburghese, Costanza Mozart si preoccuperà di raccomandare
a Mayr il figlio: "Non si meravigli - scriveva - se, non avendo
mai avuto la fortuna di poterLe parlare a Vienna, mi prendo la libertà
di importunarLa con una così grande preghiera; ma cosa non farebbe una
madre per rendere più felice possibile il proprio figliolo? Il mio figlio
maggiore, che si trova a Milano per studiare la musica, e che ha sentito
tanto parlare della Sua fama e del Suo grande talento, non mi dà pace
affinché io lo raccomandi alla Sua bontà , alla Sua amicizia. Non me
ne voglia, illustre Signor Kappelmeister, se La prego di prendersi a
cuore un giovane il cui padre ha avuto nei suoi riguardi il solo torto
di morire troppo presto. In tal modo Ella farà felice e figlio e madre,
la quale mai cesserà dal dirsi la Sua riconoscentissima, rispettosissima
Costanza Mozart".
Anche Carlantonio Pilati servì a De Bassus per consolidare
la diffusione illuminata a Vienna, che, non a caso, è chiamata Roma
(caput mundi), nella toponimia illuminata: "Pilati - scrive Hannibal
a Spartacus - è già in viaggio verso Roma (Vienna), ma il prossimo Pharavardin
(aprile) sarà di ritorno. Se mi dovesse riuscire di averlo per collaboratore,
allora sì che vedreste il Lazio avvicinarsi all'età dell'oro con passi
da gigante". Il Lazio, nella geografia misteriosa della setta,
è , insieme alla Morca, una delle provincie del distretto della Pannonia
(Baviera, Svevia e Franconia), amministrate dal barone di Schrockenstein,
che era stato arruolato da Weishaupt a Eichstadt col nome di Maometto.
Con l'avvento della Restaurazione, Mayr considererà "l'età dell'oro"
un fatto compiuto, che egli celebrerà nel 1816 scrivendo la Cantata
"Il Secol d'Oro", quando è ristabilito il dominio austriaco
nel Lombardo-Veneto.
La Cantata "Il secol d'oro", per basso e
orchestra che Bianchini e Trombetta hanno revisionato per una prima
esecuzione mondiale a Sondalo, il 9 maggio 1998, cita espressamente
il Lazio, dal quale gli antichi dicono che Saturno sia disceso per portare
a tutte "le beate genti" il "Secol d'Oro" insieme
ad "un almo ristoro". La conquista dell'età aurea non è pacifica,
come lascia intendere il compositore: "Del fulgid'oro al lampo
/ Pugna il guerrier sul campo" e ancora "A sì gradita vista
/ Nuovo coraggio acquista / E fra l'orror di morte / forte a pugnar
sen va". L'anno 1816 introduce insomma un secolo "che fra
i secoli che furo / Questo è proprio il secol d'oro. / Cari amici miei
credete / Più bel secolo non v'è ". Il testo probabilmente fu redatto
dallo stesso Mayr per le accademie minervali bergamasche.
De Bassus affidò al marchese Costanzo Di Costanzo (Diomede)
la cura dei rapporti tra Vienna, Poschiavo e la Valtellina. Intanto
continuava a far proseliti a Milano, ove era stato invitato, per questioni
amministrative, dal governatore Firmian. In un rapporto segreto, spedito
da Traona (in provincia di Sondrio) all'Areopago, leggiamo, che il barone
da Innsbruck si era recato a Milano, ove aveva affiliato il conte Joseph
von Wilczeck, consultore del governo milanese e più tardi ministro plenipotenziario
della Lombardia, che tornerà utilissimo per la diffusione dell'Ordine:
"A Milano - osserva De Bassus - non c'è alcuna loggia e, a quanto
mi dice il conte von Wilczeck, da me interrogato in proposito, è anche
assai difficile fondarne una, dato il particolare modo di vivere dei
milanesi. Ma ce n'è una a Cremona, dove però non mi sono potuto recare
per ragioni di tempo e per non affrontare spese eccessive. A Pavia ci
sono splendidi professori; e l'Università è in fiore: ma simili viaggi
richiedono tempo e denaro ed io ne ho già sacrificato molto".
Nella città di Accaron (Chiavenna, in provincia di
Sondrio) De Bassus mise Archimede a capo di una loggia. Comunicò a Diomede
(Di Costanzo) "d'aver fatto minervale Archimede, per poterlo adoperare
come segretario nelle iniziazioni di Accaron. ' un uomo splendido -
commentò - e sarà di grande utilità per l'Ordine". Questo "N.N.
di Chiavenna nei Grigioni (Archimede)" risulta iscritto negli elenchi
pubblicati dalle autorità inquirenti e conservati in un archivio privato
(Max Lings, Zur Geschichte des Illuminatenordens, in "Historisch-Politische
Bl'tter für das Katholische Deutschland", Monaco 1898). Mentre
Archimede curava le iniziazioni, Annibale istituiva l'asse illuminato
Chiavenna-Trento, che gli serviva da base per "illuminare"
Rovereto, tramite il conte Giovanni Giulio Todeschi e Verona, colla
complicità del Pilati e di Clementino Baroni.
Nel 1793 alcuni studenti trentini fondarono a Innsbruck
un club giacobino diretto dagli illuminati, sotto il controllo del De
Bassus, e costituito da giovani italiani, tedeschi e svizzeri dei Grigioni
e del Canton Ticino. Costoro, tramite Poschiavo e la Valtellina, avevano
contatti con Milano, Pavia e Modena, spingendosi sino in Corsica, come
confermano gli articoli della Spezieria sondriese (gazzetta pubblicata
probabilmente dal De Bassus con lo pseudonimo di Lazarus Jona) e per
scopo miravano all'unità nazionale e alla costituzione dei due Stati
unitari dell'Italia e della Germania meridionale. Gli illuminati, grazie
a De Bassus e colla complicità di Friedrich Münter, si spinsero sino
a Napoli e in Toscana, per generare di lì altre società segrete iniziatiche,
gradualistiche, perché il segreto era svelato per gradi, e politiche,
come saranno la Carboneria o l'Adelfia di Filippo Buonarroti, le quali
sosterranno un programma anarchico, comunista ed egualitario.
Un settimanale che si vendeva ai tempi della Rivoluzione
francese nei Grigioni in Valtellina, che godeva, rispetto ad altri Stati
italiani, di una maggiore libertà di stampa, era intitolato Spezieria,
o meglio, per intero, Appendice / politica / a tutte le gazzette / e
/ altri foglietti di novità / o sia / la Spezieria di Sondrio / per
l'anno 1789. Anno primo. / In Valtellina presso i Grigioni. "'
il 1789 ed ecco che un bizzarro ingegno appunto in quell'anno mette
a conversar di politica la società frequentatrice la Spezieria di Sondrio,
unico asilo pubblico allora per le ciance sondriesi. ' un simposio,
in cui si passano in rassegna le notizie del giorno e si commentano
con la logica delle dominanti dottrine" - scrive l'autore anonimo
dell'articolo in due puntate sulla Spezieria di Sondrio, apparso nel
settimanale Valtellina del 15 e 22 novembre 1862. Gli interlocutori
e protagonisti dei dialoghi, oltre al direttore del foglio Lazzaro Jona,
sono personaggi caratteristici e inventati: lo speziale Signor Balsamo,
l'ex gesuita Abate Arduino, l'ufficiale prussiano Barone d'Emaus e l'abate
Trifonio. L'autore era sconosciuto e custodiva nel segreto il nome reale,
per non essere perseguito.
Il giornale dialogato aveva per modello il massonico
Café politique d'Amsterdam avversava i privilegi feudali, aristocratici
e il militarismo, sosteneva la libertà di stampa e il Terzo Stato, cioè
quello che non era né di nobili e né di religiosi, ed esaltava le posizioni
liberali, democratiche e anche radicali della rivoluzione americana
e francese, rappresentate da Franklin e Mirabeau. L'elenco delle materie,
trattate nell'anno 1789, comprendeva principalmente la politica, ma
anche l'economia, la medicina e la giurisprudenza. Il fatto che Sondrio
sia presente nel titolo, non vuol dire che la Gazzetta fosse stampata
proprio a Sondrio. Battista Leoni, nel contributo intitolato L'appendice
politica a tutte le gazzette e altri foglietti di novità , o sia la Spezieria
di Sondrio (1789-90) e il suo compilatore, ipotizza che il settimanale
sia opera del rivoluzionario Giovanni Ristori e che il foglio fosse
stampato a Modena, la cui biblioteca tuttavia non possiede neppure una
copia della Spezieria. Da una indagine all'Archivio di Stato di Modena
risulta invece che una Società tipografica modenese aveva stampato un
foglio periodico intitolato Spezieria di Sondrio.
Sul luogo di pubblicazione, cioè Modena, ci sono apparentemente
pochi dubbi ma nel Dialogo quinto, pubblicato sulla Spezieria, si legge
che l'estensore non è Ristori. Secondo Cesare Cantù "quella gazzetta
non si stampava a Sondrio, ma a Cremona" (Storia della città e
diocesi di Como, Firenze 1856, vol.II p.240). In quella città le Logge
erano state "conquistate" dal poschiavino De Bassus: "Se
l'areopagita Annibale spera meno a Milano, dove non si trovano alcune
Logge , scrive che ne troverà bene a Cremona e Pavia e nel resto d'Italia.
Chiede pertanto che si aumenti il Dizionario geografico con quelle città ,
per le conquiste che si promette di farvi", annota Augustin Barruel
nelle sue Memorie per la storia del giacobinismo. Renato Sòriga attribuisce
senz'altro La Spezieria ai torchi della tipografia di Poschiavo, organizzata
dal De Bassus. Se è vero che la tipografia Ambrosioni - De Bassus, iniziata
nel 1780 - 1781 è cessata nel 1790 (continuata forse dall'Illuminato
Ambrosioni), come riferisce Carlo Francovich negli Albori socialisti
nel Risorgimento, anche l'ipotesi di Poschiavo non è da escludere: "De
Bassus - secondo lo storico - poco dopo il 1790, in seguito al sequestro
dei suoi beni in Baviera, fu costretto a vendere la stamperia, interrompendo
così l'attività editoriale, i cui fondi andarono miseramente dispersi.
Ed è sintomatico che in quello stesso periodo cessasse le pubblicazioni
anche La Spezieria di Sondrio, la quale, secondo il programma fissato,
sarebbe dovuta uscire per un anno ancora, con il sottotitolo: Corso
politico sopra la Rivoluzione di Francia, e gli affari delle altre potenze
alla stessa epoca (nella nota al secondo volume, pag.176). Le medesime
ragioni economiche che bloccarono la tipografia di Poschiavo, stroncarono
anche la pubblicazione del nostro periodico, che già nell'ultimo mese
del 1790 accennava ad 'alcune difficoltà non prevedute' che avevano
'ritardato la pubblicazione di questi fogli'".
Visto i contenuti del settimanale, possiamo pensare
a una partecipazione diretta di De Bassus. Anche la copia della Gazzetta
conservata al Museo del Risorgimento di Milano, collezione Bertarelli
n.15175, è catalogata con la nota di Sòriga: "Il giornale, ch'era
settimanale, fu stampato forse a Coira o a Poschiavo" indicando
nel De Bassus il probabile estensore. Lo storico Franco Venturi, proprietario
di una copia delle due annate complete, identifica il sedicente Lazzaro
Jona, direttore del giornale, con il De Bassus, che avrebbe assunto
quel nome ebraico, come Filippo Buonarroti lo pseudonimo di Abraham
Levi Salomon, nel redigere il Giornale Patriottico in Corsica. Ancora
Francovich, noto studioso delle Società segrete, dice che quella
gazzetta è "da escludere sia stata stampata a Sondrio", dato
che nessuno storico locale, né alcuno dei repertori lo registra, "ed
è quindi da attribuirsi senz'altro al De Bassus e ai suoi collaboratori".
La Spezieria usava il nome di Sondrio e una datazione
fasulla per salvaguardarsi dalla censura. Comunque sia, lo sconosciuto
direttore del settimanale "si dice abitasse in un tugurio, in una
Valle riposta in mezzo alle Alpi", come si legge nel Dialogo V
della Spezieria, vol.I, pag. 127. Il riferimento potrebbe essere a Poschiavo
e alla sede del Podestà , che ospitò nel 1793 il futuro re di Francia
Luigi Filippo d'Orléans, venuto segretamente da Parigi, dopo essere
fuggito alla Rivoluzione, il quale la giudicò "luogo di grande
sudiciume". Non era certo l'elegantissimo Hotel Albrici o Hotel
Posta, come divenne poi dopo il restauro, del quale i poschiavini vanno
oggi orgogliosi. Ma che ci faceva a Poschiavo il 24 settembre 1793 Luigi
Filippo, che aveva sopportato un viaggio di stenti, dormendo in un fienile
a Gordona, superando il passo del Bernina, mentre sprofondava nella
neve?
La Spezieria di De Bassus aveva parteggiato decisamente
per Luigi Filippo d'Orléans che tra l'altro era un esponente di spicco
del Grande Oriente di Francia. Dopo essere partito da Parigi l'11 aprile
con 300 Luigi in tasca, con sei mesi di viaggio alle spalle, il duca
arriva a Poschiavo, e il giorno seguente riparte. La piccola Poschiavo
doveva contare davvero molto, anche per un futuro re. La missione finiva
lì . Luigi Filippo d'Orléans, duca di Chartres, passava da Novate Mezzola,
per il porto di Riva, raggiungendo lo Spluga (vedi Guido Scaramellini,
L'ultimo re di Francia dorme sul fieno a Gordona, Quaderni Valtellinesi
IV trimestre n.64, Sondrio 1997). Lo stesso tragitto Novate Mezzola
- Chiavenna - Spluga l'aveva percorso nel 1788 l'Illuminato Wolfgang
Goethe di ritorno da Milano e l'Illuminato Friederich Münter, teologo,
filosofo danese, dopo il viaggio a Roma, probabilmente per incontrare
De Bassus.
La Spezieria sondriese dà risalto anche alla vicenda
di Cagliostro recensendo il Liber Memorialis de Caleostro cum esset
Roboreti del conte Clementino Vannetti, ricordando l'esatta profezia
del Mago della presa della Bastiglia, ma rigettando la tesi che la rivoluzione
francese sia frutto di un complotto. L'argomento stava a cuore agli
illuminati, perché la Chiesa, che aveva arrestato Cagliostro, cercava
di farlo passare per uno dei loro capi, trasformando il processo contro
il Mago imbroglione, in uno stato d'accusa dell'Illuminatismo. Nell'articolo
della Spezieria, nel secondo volume, l'Illuminato Signor Balsamo (lo
Speziale) rigetta e controbatte le accuse, pubblicando una Apologia
di Weishaupt, su modello di quella di De Bassus prodotta innanzi al
Tribunale delle Tre Leghe, in forma di lettera, e spedita a Sondrio
da Francoforte il 20 maggio 1790. In essa si afferma "che le avventure
di Cagliostro sono uno dei palloni politici coi quali il pubblico si
diverte. Ciascuno lo gonfia a suo talento, parla, scrive, decide e non
esamina. Si pretende che Cagliostro sia Illuminato, si rinnovano le
accuse contro l'Illuminatismo, ma con quale fondamento? Noi abbandoniamo
Cagliostro al suo destino, e crediamo che, prima di condannare un sistema,
si dovrebbe conoscerlo". Il foglio conclude che "il sistema
degli Illuminati non corrisponde a quanto si narra di Cagliostro: l'Illuminatismo
richiede conoscenze letterarie e si occupa con prudenza e moderazione
del comun bene. Cagliostro è privo di tali conoscenze ed il suo spirito
torbido, inquieto ed impetuoso altro finora non sognò che la trasformazione
dei metalli, l'evocazione degli spiriti e la medicina universale".
Il Verter di Mayr è nato in ambiente illuminato. La
musica, in base all'uso dei temi, costituisce una nuova chiave di lettura
per il Werther di Goethe e il Flauto Magico di Mozart (1791). Mayr utilizzando
melodie del Singspiel mozartiano per un'Opera lirica illuminata, dimostra
che anche la Zauberflöte è strettamente legata alla filosofia degli
illuminati di Baviera. Il Singspiel del salisburghese, nella visione
del contemporaneo e "fratello" Mayr, esalta quindi la Massoneria
illuminata razionalista (vedi Luca Bianchini, Anna Trombetta, Goethe,
Mayr e Mozart, fratelli illuminati) e, come l'opera del Gross-Kophta
di Goethe (1791) o il citato articolo della Spezieria sull'imbroglio
del mago siciliano (1790), satireggia il rito egiziano fondato da Cagliostro,
ai danni di una nobiltà credulona e sciocca.
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