Hieronymus Bosch, Trittico delle delizie, 1503-1504, Madrid, Museo
del Prado.
Identità di un repertorio:
caso Mayr
di Umberto Bartocci
(tratto dalla rivista Episteme)
« Le righe seguenti sono gli appunti presi a una interessantissima
conferenza tenuta a Milano, nella Palazzina Liberty, lunedì 20
maggio 2002. La tavola rotonda dal titolo "La musica massonica, identità
di un repertorio" era organizzato da Milano Classica e dal Comune di Milano,
relatori prof. Claudio Bonvecchio ordinario di Filosofia e Scienze Sociali
dell'Università dell'Insubria, prof. Giacomo Fornari docente di
Pedagogia della musica al Conservatorio Monteverdi di Bolzano e prof.
Luca Bianchini, musicologo e compositore. Nell'introduzione il prof. Bianchini
ha riassunto i caratteri salienti della figura di Mayr, sottolineando
l'importanza di questo maggiore operista italiano a cavallo del 1800,
che fu un anello di congiunzione tra Cimarosa e Rossini, che fondò
le Lezioni Caritatevoli a Bergamo e che fu Maestro di Donizetti, autore
di opere, sinfonie, oratori e Cantate e musica religiosa e sacra ' Il
suo monumento funebre è nella Cattedrale di Bergamo e il Bavarese
è considerato infatti musicista cattolico, del quale quest'anno
si celebra il bicentenario della nomina a Maestro di Cappella (1802 -
2002). Il relatore ha letto un messaggio del Papa, in data 6 maggio 1963,
inviato dalla Segreteria di Stato del Vaticano al vescovo di Ratisbona
Mons. Rodolfo Graber, che definisce "degno di ricordo e di commemorazione
quell'egregio personaggio (Mayr), che contribuì non poco all'incremento
della musica sacra". Mayr, in altri documenti celebrativi cattolici, è
definito "uomo d'ingegno, uomo benevolo, uomo virtuoso: grande amatore
della patria, ornamento della religione". Bianchini ha sollevato la questione
dell'identità del repertorio del compositore, soprattutto in ambito
sacro. Chi è Mayr? Mayr è musicista cattolico? Mayr (nome
in codice Aristotele) nei primi trent'anni di vita, e anche in seguito,
come ha dimostrato il relatore, è stato un illuminato di Baviera,
né mai si è dissociato dagli illuminati. Quella degli illuminati
era una società segreta eversiva, contro la proprietà privata,
contro il patriottismo, contro il servizio militare obbligatorio, contro
il papa, contro gli ordini religiosi e soprattutto contro i gesuiti, i
quali accusavano appunto gli illuminati d'essere atei o addirittura satanisti.
Gli illuminati infatti, secondo i libri dell'Ordine che Bianchini ha citato,
"non servono un Dio, né riconoscono le religioni rivelate. Il mondo
esiste dall'eternità e non ci fu una vera e propria creazione,
perché i Libri di Mosè sono pura invenzione, tratta da miti
egiziani. Pitagora supera in saggezza Gesù Cristo, che non è
affatto figlio di Dio, ma figlio naturale di Giuseppe. Egli possedeva,
è vero, facoltà eminenti, un cuore eccellente e dimostrava
nobili intenzioni, ma non poteva essere Dio, perché è contrario
alla ragione essere Dio e insieme uomo. I suoi apostoli furono dei visionari
e degli impostori e non ci fu mai vero Cristianesimo, né vera religione.
Là dove una religione esiste ed è considerata tale dallo
Stato, va osservata come pura e semplice usanza o meglio ancora la religione
dei cristiani e i loro sacramenti devono essere estirpati, per lasciar
posto al Naturalismo". Anche per Mayr la religione ha un profondo legame
con la Musica e con la Natura, tanto che Cattolicesimo e Natura in lui
si confondono. Nei suoi pensieri l'età presente sembra peccare
di misticismo eccessivo e la religione appare irrimediabilmente corrotta.
La ragione degli illuministi, unita al cuore dei romantici, potrà
ritornare l'uomo, secondo lui, allo stato originario di innocenza: "L'età
presente pecca per nebulosità e misticismo. Anche ciò non
è bene. L'arte è sempre chiara. Le nebbie dell'ignoranza
le sono nemiche, come i distruttivi miasmi dell'immoralità . Breve
è il fiorire della forza dell'uomo. Cuore e ragione la producono,
come genitori comuni. Il frutto di uno solo dei due è sempre un
uovo non fecondato, che mai giunge a prospera vita". Inoltre "il fondamento
della Musica stessa è religioso: le sue produzioni più sublimi
tendono al cielo e ci si può domandare se quella obiettiva Musica
per tutti gli uomini fuori del tempo e dello spazio non sia Musica da
chiesa". La musica da chiesa non è quella che si suona nei templi
di culto, è quindi la musica stessa, che sappia tornar semplice,
per imitare la perfezione originale, che ai tempi di Cristo era già
del tutto persa: "Nel tempo degli Apostoli e di Cristo, la Musica era
in piena decadenza. Essa non dimora in un popolo decaduto e oppresso".
Che Mayr fosse preoccupato delle sue opere cattoliche, forse perché
denunciavano le sue convinzioni, lo dimostra il netto rifiuto a pubblicarle,
mentre era ancora in vita: nel testamento elesse il maestro Antonio Dolci
(1798-1869), che fu uno dei dodici allievi scelti da Mayr per iniziare
le sue Lezioni Caritatevoli, ad esecutore delle sue disposizioni, pregandolo
di assistere la moglie "nella vendita della musica da chiesa di cui troverà
un esatto catalogo, - colla condizione e fermo mio voto, che chiunque
ne sia l'acquisitore sia in parte sia per intero non possa farne stampare
alcun pezzo". Lo spirito religioso secondo Mayr "si è spento" ai
suoi tempi e con esso "anche l'estro poetico". Distinguendo una "Vera
Religione" e "un vero cattolicesimo [in minuscolo nel testo]", il quale
"innalza alla sublimità ", dal sentimento religioso "spento" dei
suoi giorni, Mayr profetizza con Lichtenberg, commentatore dei disegni
di Hogarth, il pittore inglese e ardente nazionalista per il quale il
compositore nutriva grande ammirazione, che "il nostro mondo diverrà
così fino e illuminato, che sarà ridicolo di credere ad
un Dio, quanto si è al giorno d'oggi di credere a spettri. Ma che
sarà allora di questo popolo senza Dio!". Se "il presente rappresenta
una scena con cavalli, macchine, con un vestiario magnifico etc. ma frequentato
mediocremente, nullameno intendonsi applausi strepitosi. L'avvenire presenta
tutto ciò che si può desiderare. Rivi naturali' Selve, e
prati di piante e siepi naturali - un lago reale e navi con vele, una
piccola armata di 10.000; apparizioni di spiriti - Palazzi in Aria. Il
teatro è vuoto - niun applauso - il direttore prende dalla saccoccia
una corda e s'appicca - all'avvenire si applaude di più ". La musica
(cioè la vita) per Mayr è magia: una "onnipossente maga
incantatrice, la quale parla in una a tutte le zone intelligibile lingua,
ora strappa lacrime di Wehmuth... [malinconia]". Nella tipografia clandestina
di Poschiavo, De Bassus, mecenate di Mayr e massima autorità illuminata
per il Nord Italia (nome in codice Hannibal), stampa la prima edizione
del Werther di Goethe, nome in codice Abaris, in lingua italiana nel 1782
' e molti libri proibiti contro la Chiesa ... stampati dal tipografo e
illuminato Giuseppe Ambrosioni di Bergamo. Perché Mayr è
celebrato a Bergamo quest'anno come autore di musica sacra? La figura
di Mayr e la sua musica sono state strumentalizzate nel corso dell'Ottocento,
perché l'ideologia illuminata risultò subito molto scomoda
e scandalosa, legata in seguito ai riti satanici di Crowley (il quale
vantava origini dagli illuminati di Baviera). Nella biografia di Girolamo
Calvi ' non c'è la parola illuminato e nella recente pubblicazione
del suo volume né il curatore né l'autore hanno scritto
che Mayr è un illuminato di Baviera. Anzi è scritto che
Mayr è uomo "apolitico". Apolitico un illuminato di Baviera!?!?!?!?
E ora nel bicentenario della nomina a Maestro di Cappella si celebra Mayr
come musicista riformatore della Cappella di Santa Maria Maggiore. Il
compositore viaggiò con De Bassus a Milano, Bergamo e Venezia.
L'Allitt prova che il musicista ha condiviso col suo mecenate i contatti
con i salotti bene, con gli attivisti illuminati e coi centri di distribuzione
clandestina dei libri proibiti e anticlericali: "Nel 1789 gli illuminati
erano ben conosciuti dalla polizia veneziana. Nell'Archivio di Stato di
Venezia, busta n. 225, un dispaccio di Niccolò Corner, capitano
vice podestà di Bergamo, contiene un'indicazione datata 29 luglio
1794 a Giovanni Maironi da Ponte che accennava a un viaggio di De Bassus
a Bergamo e a Venezia (senza dubbio per veder Mayr e altri committenti).
De Bassus è descritto come un giacobino nelle idee e un membro
della setta degli illuminati e che ha seguaci in Lombardia e in Veneto,
è chiamato Annibale e che è qualcosa di più che un
membro ordinario".
Secondo Bianchini, la musica sacra di Mayr, che è risuonata nella
Cattedrale di Bergamo per più di quarant'anni, esprime DA UN PUNTO
DI VISTA ILLUMINATO tutta l'insoddisfazione di Mayr per i riti vuoti e
corrotti della Chiesa cattolica e l'anelito a ritornare a generi incontaminati.
Mayr ha minato alle fondamenta una pratica musicale decaduta e l'ha laicizzata
e politicizzata, inserendovi ogni possibile riferimento alla musica tedesca
dei Fratelli Mozart, Haydn e Beethoven in nome della religione naturale.
La Dea Natura, come si legge nello Zibaldone, lo soddisfa di più
che i riti del Papa e degli Arcivescovi. Cosa salverebbe Mayr della Cappella
Sistina? Non il pontefice e neppure gli alti prelati, ma gli affreschi
di Michelangelo e in particolare le sibille, che De Bassus aveva fatto
APPOSITAMENTE dipingere nel suo palazzo di Poschiavo.
La scelta che Mayr fece di rimanere in un sol luogo è stata glorificata
da una folta schiera di "agiografi", che considerano il compositore bavarese
uomo di tale modestia da rifiutare onorificenze e incarichi a Parigi o
a Vienna. Girolamo Calvi, biografo di parte vicino a Mayr, elogia l'autore
per la "generosità d'animo e il disinteresse senza pari". Secondo
lui "egli degenera in una smania di beneficare". Sono questi sentimenti
che avrebbero spinto il compositore "a preferire la domestica quiete,
le compiacenze familiari, l'intimità degli amici ed a fermare la
sua dimora in piccolo e quasi dimenticato paese. Mentre avrebbe potuto
emergere da posti luminosi, passare di capitale in capitale e ricevere
gli encomi e i plausi di tutte le illuminate nazione europee". Calvi crede
che sia questa condotta schiva e veramente modesta ad averlo privato "dei
maggiori trionfi". Insomma, non avrebbe approfittato "delle favorevoli
occasioni che gli si presentavano". Ma più che l'irreprensibilità
tale comportamento suggerirebbe una mente di strette vedute. In una lettera
del primo dicembre 1802 inviata da Vienna alla cognata Lucrezia Venturali,
Mayr affermò, a proposito di Bergamo e del rifiuto delle cariche
prestigiose, che "non gli conveniva punto" restare a Vienna, perché
trovava "meglio esser primo in un villaggio, che secondo presso il trono".
Mayr preferirà Venezia e si fermerà poi definitivamente
a Bergamo per proseguire la missione massonica e illuminata che aveva
abbracciato sin da giovane. Si consultino i repertori massonici. Accanto
a massoni irriducibili altri avevano chiesto all'Imperatore d'esser[e]
detersi della macchia settaria. E delle istanze di quei contriti è
memoria in un fascicolo posteriore al 1831 conservato all'Archivio di
Milano: repertorio alfabetico di tutti i superstiti quondam massoni di
Lombardia, che il governo teneva sempre d'occhio, con notizie esattissime
dei loro antecedenti e della successiva condotta. Dal Calepio al Romagnosi,
dall'Arrivabene al Salvotti, dal Maresciallo Mazzucchelli al musicista
Mayr, vi sono quasi tutti gli ex frequentatori delle Logge massoniche.
Esiste una lettera di Mayr inviata da Venezia nella quale il musicista
ringrazia Ambrosioni (il tipografo dei libri proibiti contro vescovi,
papi e religiosi!!!) per la nomina a Maestro di Cappella a Bergamo. E
fu l'Ambrosioni ad ospitare per qualche tempo Mayr a Bergamo e a presentarlo,
per il tramite delle sue conoscenze, al conte Pesenti, suo futuro mecenate.
L'Ordine degli illuminati appoggiava segretamente quell'incarico, che
corrispondeva agli interessi della Setta, forzando Mayr a restare nella
piccola Bergamo e a rifiutare le altre offerte prestigiose in Europa.
Ma gli adepti dell'Ordine come avrebbero potuto imbrogliare i preti bergamaschi,
se avessero mostrato la dottrina e rivelato la loro origine? Bianchini
lo ha spiegato, rifacendosi ai documenti dell'epoca. Il movimento degli
illuminati in area cattolica era accusato delle più terribili nefandezze
e di attentati contro la Chiesa. Molti consideravano Weishaupt l'Anticristo.
La sua setta, che in area cattolica oggi è spesso definita SATANICA,
doveva risultare ai contemporanei ancora più sospetta, poiché
sul fondatore pendeva la scomunica e la pena di morte per impiccagione
a Monaco di Baviera e non esiste un documento in cui Mayr si dissoci dai
primi trent'anni di vita, trascorsi da illuminato a servizio del De Bassus.
Adam Weishaupt raccomanda che ai gradi inferiori non sia mostrata altra
cosa se non l'istruzione relativa alle scienze; "e rileggetela bene, affinché
di non lasciarvi alcuna allusione al resto del grado. Io voglio che tutto
ciò si faccia alla gesuitica: che non vi si trovi una sola riga
in qualche modo sospetta per lo Stato o per la religione. Andiamo dolcemente,
nulla senza ragione; conduciamo e prepariamo le cose a bell'agio". Cosa
pensasse dei religiosi in genere, e quindi di quelli bergamaschi, Weishaupt
lo afferma indirettamente quando correggerà lo statuto per adattarlo
a chi legge: "In quello di Illuminato minore invece di monaci imbecilli
mettete uomini imbecilli. In quello di Illuminato maggiore cancellate
la frase: i preti e i principi ci fanno ostacolo".
Giuseppe Ambrosioni era riuscito a farsi strada nella vita politica della
città di Bergamo, fino a diventare "un pezzo da novanta" e nel
1805 presidente della Municipalità . Proprio nell'anno dell'apertura
delle Lezioni Caritatevoli di Musica, volute da Mayr per l'educazione
dei fanciulli poveri, ma dotati di ingegno musicale. Le scuole, secondo
i testi illuminati, non a caso sequestrati nel castello di De Bassus,
costituivano un mezzo indispensabile per far crescere l'Ordine, preparando
il terreno: "Voi dovete senza posa formare nuovi piani, al fine di vedere
come si possa nelle vostre province prendere possesso della pubblica educazione,
del governo ecclesiastico, delle cattedre di insegnamento e di predicazione".
Le istituzioni scolastiche erano importanti per gli illuminati, che dedicavano
ogni cura ad esse e vi educavano i nuovi adepti. Meglio ancora quelle
nate presso i centri religiosi e sostenute in qualche modo dal clero.
"Se è per noi cosa interessante d'aver le scuole ordinarie - scrive
Weishaupt - la è anche di più di guadagnare i seminari ecclesiastici
e i loro superiori. Con tal genere noi abbiamo la principale parte del
paese, acquistiamo in favor nostro i più grandi nemici di ogni
innovazione, e ciò che val più di tutto, insieme con gli
Ecclesiastici, il popolo, la gente comune si trova nel nostro potere.
Avvertite però che con gli ecclesiastici bisogna usare molte precauzioni.
Questi signori di rado tengono un giusto mezzo; o sono troppo liberi o
troppo timidi; i troppo liberi di rado hanno costumi".
Resterebbe da dire se Mayr fu effettivamente e se si considerasse un
musicista italiano. Secondo Bianchini, è poco credibile che Mayr
si consideri sinceramente un italiano. Secondo Girolamo Calvi invece Johann
Simon Mayr fu "scrittore italiano e soltanto di musica italiana". La musica
italiana, dice che ha pregi che sfuggono a quella germanica, la quale
è riservata solo ai dotti. La musica tedesca non può vantare
effetti così popolari e "Mayr apprese l'arte di comporre e fece
tutti i suoi studi principali in Italia e in mezzo alla musica massimamente
italiana. Inoltre scrisse tutte le sue opere sovra parole italiane e per
i teatri italiani e il suo scrivere doveva riuscire ed è infatti
del tutto italiano". Nonostante la ridondanza dell'aggettivo "italiano",
questi sono argomenti che hanno poco convinto la redazione della Gazzetta
Musicale, settimanale milanese stampato da Giovanni Ricordi, che ospitava
il Calvi e voleva dissociarsi dalle sue opinioni: "Noi non conveniamo
col Sig. Calvi che debba esistere in arte distinzione di scuole poiché
la vera scuola è una. Non ci rallegriamo nemmeno, come egli, perché
Mayr abbia detto e scritto e operato più italianamente che alla
foggia alemanna. Cosa giova questo all'arte? Né ammettiamo che
la musica italiana sia preferibile alla tedesca, perché la prima
piace anche agli idioti". Anche Mayr si autodefiniva italiano: "Da tutto
ciò risulta che io a tutta ragione devo essere annoverato tra gli
scrittori d'Italia e non di Germania". E Weishaupt, che ne pensava? "Dopodiché
tutto il resto dell'Europa si fu sottoposto al giogo delle leggi e della
corruzione, la natura, che nelle parti del nord conserva intatta nella
sua purità e nel suo vigore originale la vera razza degli uomini
primitivi, si presenta ed arriva in soccorso alla specie. Dal fondo di
quelle contrade povere e sterili ella chiama dei popoli selvaggi e li
manda nelle regioni della mollezza e della voluttà a portare, insieme
con un nuovo sangue, una nuova vita ai corpi snervati del mezzodì
: e con altri costumi ed altre leggi, ristabilire il vigore della specie,
sino a tanto che il germe della corruzione mal estinto, infetta ancora
questa porzione stessa dell'umanità , ch'era arrivata tanto sana".
Le argomentazioni di Bianchini, qui solo riassunte, hanno sollevato questioni
importanti, né comprendiamo a questo punto perché nel corso
delle tavole rotonde previste a Bergamo per il bicentenario mayriano non
ci sia uno specifico intervento che riguardi la tipografia De Bassus,
i libri anticlericali che Mayr contribuì a diffondere, il mondo
massonico e illuminato di Weishaupt e l'affiliazione di Mayr all'Ordine
degli Illuminati di Baviera. Perché gli interventi insistono invece
e soltanto sull'ambiente cattolico liturgico e sacro all'epoca di Mayr,
specie dopo l'uscita del libro Goethe, Mozart e Mayr, fratelli illuminati
dello stesso Bianchini e della musicologa Anna Trombetta, che chiariscono
inequivocabilmente i rapporti tra Mayr e gli illuminati di Baviera?
Come ha sostenuto Bianchini, al termine dell'intervento, sembra che gli
studi accademici siano troppo specialistici, orientati sempre più
ai minimi particolari ed evitino il contesto culturale, politico e sociale
della musica e le visioni generali, che interessano arte, storia ... A
furia di ricercare il sempre più piccolo e trascurare le ragioni
delle cose gli accademici, secondo il relatore, finiranno con l'occuparsi
del sempre più piccolo e infine del nulla!!! »
* * * * *
La Società degli illuminati fu fondata da Adam Weishaupt a Ingolstadt
il primo maggio del 1776, l'anno stesso della Dichiarazione d'indipendenza
americana e fin dall'inizio "si allineò consapevolmente contro
l'assolutismo" e contro le religioni. Weishaupt, professore di diritto
canonico era, nonostante l'incarico, ateo e materialista. Si proponeva
di restituire all'uomo la libertà naturale, che vedeva limitata
dalle tradizionali forze politiche e religiose. Per questo prese il nome
segreto di Spartaco, il capo degli schiavi in rivolta. Molti storici vedono
negli illuminati di Baviera, infiltrati nella Massoneria i diretti precursori
del movimento nazionale tedesco, perché la Setta aveva concepito
il progetto d'unificare la Germania e poi l'Europa, eliminando le autorità
politiche e religiose, per sostituirle con un potere unico, subordinato
alla filosofia dell'Ordine. La rivoluzione si sarebbe conclusa col ritorno
allo stato di natura, in cui gli uomini vivrebbero in pace tra loro, sotto
la guida dei soli Patriarchi. Il partito comunista tedesco che praticherà
quelle idee, era stato fondato nel 1918 dagli Spartachisti guidati da
Karl Liebknecht. Costui aveva assunto, come Weishaupt, il nome segreto
di Spartacus. Weishaupt prese ad esempio i gesuiti per strutturare l'Ordine
degli illuminati e anche Hitler si glorierà d'avere organizzato
il movimento nazionalsocialista traendo ispirazione dalla gerarchia gesuitica.
' difficile arguire fin dove le dottrine di Weishaupt sulle quali fondò
la sua scuola, fossero un prodotto del pensiero originale e non piuttosto
ispirate a qualche setta spirituale laicizzata o agli Enciclopedisti.
Qualcosa del suo sapere filtrò in Mayr, in Mozart e in Goethe e
traspare nella mole dei loro pensieri. Nel 1776 Mayr aveva solo 13 anni,
ma sino ai venticinque ebbe il tempo di approfondire le dottrine illuminate
e percorrere tutti i gradi dell'Ordine. Le idee e le esperienze, osservò
il compositore bavarese, lasciano un segno profondo nell'animo, specie
quando sono abbracciate in gioventù e con giovanile entusiasmo.
Gli illuminati predicano l'eguaglianza la libertà e il ritorno
allo stato di Natura, proponendo la visione grandiosa di una società
basata sulla bontà e sulla pace. I testi rituali, per il grado
di Epopto, si rifanno alla teoria di Rousseau dell'uomo buono per natura.
Nel discorso all'Epopto in presenza dei fratelli già iniziati,
il presidente illuminato osserva che "il genere umano ha pure esso la
sua infanzia, la sua giovinezza, la sua virilità e la sua vecchiaia.
In ognuno di questi periodi gli uomini conoscono nuovi bisogni. Da ciò
nascono le loro rivoluzioni morali e politiche. Nell'età virile
si manifesta tutta la dignità del genere umano. Allora soltanto
l'uomo, istruito da una lunga esperienza, concepisce qual disgrazia è
per lui violare i diritti altrui e prevalersi di alcuni vantaggi esteriori,
per innalzarsi a pregiudizio degli altri. In quella età soltanto
si vede e si conosce qual bene e quale onore è l'essere uomo. Questa
prima età è della natura rozza e selvaggia. La famiglia
ne forma la società . La fame e la sete sono facili da placare;
un ricovero contro le ingiurie delle stagioni, una donna e il riposo dopo
la fatica sono i soli bisogni di questo periodo. In tale stato l'uomo
godeva di due beni più stimabili: l'eguaglianza e la libertà
. Egli ne godeva pienamente e ne avrebbe sempre goduto, se avesse voluto
seguire il cammino che gli indicava la Natura. Felici mortali!". L'uomo
deve trovare in se stesso il prototipo della Natura immacolata eliminando
le scorie e gli orpelli della civiltà . Anche per Mayr "ogni tempo
ha il suo spirito" e in quello moderno "non si ama riflettere sopra ogni
cosa, si vorrebbe soltanto godere e nulla più ". Se l'uomo vuol
essere felice, deve imitare l'arte, che è figlia della Natura,
altrimenti la vita sarebbe per lui "un triste deserto, in cui non crescono
né alberi né fiori".
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