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Vincenzo Bellini

opere

Vincenzo Bellini (1801-1835), ritratto di Federico Maldarelli

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I puritani
Vincenzo Bellini
opera 

Tragedia lirica in due Atti di Felice Romani, dalla tragedia istorica Beatrice Tenda di Carlo Tedaldi-Fores, scritta nel 1825 e dal ballo Beatrice di Tenda di Antonio Montincini rappresentato al Teatro alla Scala di Milano il 15 settembre 1832, cui assistette Bellini e Giuditta Pasta, che interpreterà la prima Beatrice. Composta fra gennaio e marzo 1833, venne rappresentata per la prima volta a Venezia, nel Teatro La Fenice, il 15 marzo del 1833. La scena si finge nel Castello di Binasco nel 1418.

La trama

La ricerca del soggetto fu piuttosto laboriosa. A inizio ottobre 1832 Vincenzo Bellini e Felice Romani scelsero il dramma Cristina di Svezia di Alessandro Dumas, che Bellini accantonò, preferendo la tragedia storica Beatrice Tenda.

Parte I

La contessa Beatrice di Tenda (soprano), vedova di Facino Cane, che era stato il tutore dei figli di Giovanni Galeazzo Visconti, aveva sposato Filippo Maria Visconti (baritono). Costui possedeva una minima porzione degli stati paterni e Beatrice gli aveva portato in dote il nobile retaggio degli antenati e le città e i castelli di cui Facino Cane era stato signore. Filippo Maria, essendo giovane dissoluto e ambizioso, mal sofferente dei benefici che aveva ricevuto, cominciò a odiarla e si innamorò di Agnese del Maino (mezzosoprano), dama d'onore di Beatrice. Insieme al fratello di lei macchinò la rovina della moglie, profittando dell'amicizia che legava Beatrice a Orombello di Ventimiglia (tenore), il quale la deliziava "con la sua pietà e con la sua musica". Beatrice, accusata falsamente di adulterio, venne prima esposta ai tormenti insieme a Orombello, che non reggendo alle torture confessò il delitto, e poi decapitata a Binasco.

"La Beatrice di Tenda non ebbe nessuna fortuna. Il pubblico, poveretta! non la confortò di nessun lieto viso, e il maestro se la vedeva - lì, tra il violoncello e il violone - correre al suo destino senza che nessuno si rammentasse di lui" (Gazzetta di Venezia).

"Nelle altre rappresentazioni { sei in tutto } fu applaudita in cinque o sei pezzi, e la folla fu tanta che l'impresa introitò sempre quasi il doppio dei biglietti della prima rappresentazione. Se la cassetta del teatro, come si dice, è il vero termometro del successo, la mia opera ha fatto furore" (Vincenzo Bellini).

"Avvezzo con Bellini a maggior sacrifici, accosentii di scrivere, e mi posi a comporre una tragedia lirica intitolata Cristina di Svezia" (Felice Romani). 

Poi d'improvviso Bellini cambiò idea e l'opera fu sostituita con la Beatrice di Tenda:

"Un bel mattino la Minerva di Bellini  desiste dal suo rigore e gli suggerisce il soggetto di Beatrice di Tenda: e un altro bel mattino la mia tenerezza pel Bellini e il mio rispetto per la sua Minerva mi impongono il sacrificio di accettarlo: e lascio da parte il cominciato lavoro, del quale potrei pubblicare alcuni pezzi, e litografarli sui fogli pubblici, se amassi anch'io far gemere le pietre" (Felice Romani).

Questo cambio d'argomento fu forse causa del grave dissapore che troncò la "felice" collaborazione tra il musicista ed il poeta:

"Or che pretende il Bellini? Ch'io dovessi tralasciare ogni altro lavoro per occuparmi unicamente del suo, come se i dodicimila franchi a lui destinati entrassero nella mia saccoccia?" (Felice Romani).

La partitura
Vincenzo Bellini - Beatrice di Tenda - Partitura
Partitura orchestrale, spartito, parti separate e Arie.