Pietro il Grande
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Pigmalione
Zoraida in Granata
INTRODUZIONE
Pietro il Grande,
kzar delle Russie ossia Il falegname di Livonia è un
melodramma burlesco in due Atti, che Donizetti compose a Venezia nel 1819,
su libretto del marchese Gherardo Bevilacqua Aldobrandini. La prima
rappresentazione si tenne al Teatro veneziano di San Samuele, il 26
dicembre 1819.
LA PARTITURA MANOSCRITTA
Il manoscritto
autografo è all'Archivio Ricordi di Milano. La partitura del
primo Atto, senza la sinfonia, è Museo Donizettiano di Bergamo e consta
di 241 cartelle (I. 2a. A. a/1).
IL LIBRETTO
Solisti della prima
rappresentazione al Teatro veneziano di San Samuele, il 26 dicembre 1819:
Pietro il Grande - basso - (Pio Botticelli)
Caterina - soprano - nella parte dell'imperatrice e
consorte (Adelaide Raffi)
Madama Fritz - mezzosoprano - la locandiera (Caterina
Amati)
Annetta Mazepa - soprano - la locandiera (Angela
Bertozzi)
Carlo Scavronski - tenore - falegname di Livonia
(Giovanni Battista Verger)
Ser Cuccupis - basso - nella parte del magistrato (Luigi
Martinelli)
Firman Trombest - basso - nel ruolo dell'usuraio
(Giuseppe Guglielmini)
Hondediski - baritono - capitano moscovita (Gaetano
Rambaldi)
Villici, sindaci, corrieri, seguito dello zar, sterlizzi
Non appare il nome dell'impresario Zancla e la compagnia di canto che, a
detta dei contemporanei, non è prestigiosa, eccettuato il tenore Giovanni
Battista Verger
IL PERSONAGGIO
Pietro il Grande
è stato zar delle Russie tra il 1672 e il 1725. Alla morte della madre,
avvenuta nel 1694, mise mano a una serie di riforme determinanti per la
Russia, che divenne per suo merito una grande potenza. Nel 1703 fondò
Pietroburgo e nel 1712 si sposò, in seconde nozze, con una contadina di
Livonia, che gli succedette al trono col nome di Caterina I. Alessio, il
figlio nato dal primo matrimonio con Eudossa Lopukhina, fu fatto torturare
a morte nel 1718, dopo che aveva congiurato col clero e l'aristocrazia.
LA TRAMA
Atto I
A destra sortono vari rustici con archi e frecce disponendosi per la
caccia, predominante gusto di quegli abitanti. A sinistra vari soldati
russi con Hondediski. Carlo sta lavorando al suo banco da falegname.
Dippoi: in ultimo Firman dalla strada.
In un ricco villaggio di Livonia, l'attuale Lettonia, vive il falegname
Carlo Scavronsky (tenore), innamorato di Annetta (soprano). Carlo litiga
con l'usuraio Firman (basso), per una collana di Annetta che ha dato in
pegno. Intervengono a pacificarli due stranieri, in realtà lo zar Pietro
(basso) e la moglie Caterina (soprano), sulle tracce del fratello di lei,
scomparso da bambino. Lo zar interroga Carlo, che non sa dare spiegazioni
convincenti sulla sua famiglia e la sua origine e perciò è condotto dal
magistrato Ser Cuccupis (basso), personaggio arrogante e corrotto,
somigliante, per vocalità , al Don Magnifico rossiniano. L'ostessa Madama
Fritz (mezzosoprano) rivela un foglio trovato indosso a Carlo, quando era
bambino:
Pietro: Nell'equipaggio del ministro luterano fu
ritrovato questo giovane. Egli è figlio di Carlo Scavronski, gentiluomo
di Lituania, morto al servizio della Svezia. Egli aveva una sorella che
dicesi perita nel saccheggio di Mariemburgo: ma si vuole fosse alla corte
dello Kzar in Pietroburgo.
Caterina si abbandona pallida su una sedia, tra lo stupore generale
ATTO PRIMO
Veduta del borgo, e specialmente del palazzo del
magistrato. Alba.
Scena prima
A destra sortono vari rustici con archi e frecce
disponendosiper la caccia, predominante
gusto di quegli abitanti. A sinistra vari soldati
russi con Hondediski. Carlo sta lavorando al
suo banco da falegname. Dippoi: in ultimo
Firman dalla strada. Odesi lo strepito
de'cacciatori.
CORO
Al bosco! Alla bottiglia!
A caccia!
CAPITANO
Al Dio d'amor!
TUTTI
Già spunta il roseo dì.
CORO
Ritrovi un'alma semplice di
ninfa, e di pastor, chi un
puro amor desidera chi
brama fé, e candor.
CAPITANO
Dalle città superbe il vero
amor fuggì: e in mezzo ai fiori,
e all'erbe più amabil comparì.
CORO
Della innocenza in seno
move tranquillo il pie, e
di fatal veleno tinto il suo
stral non è.
CARLO
O voci dell'amore! Annetta mia... figlia
innocente di un ribelle! E quando stanca la
sorte ria di tormentarci il core renderà pago
il nostro casto amore? Cara, vezzosa
immagine del tenero idol mio! Sempre ti
porto, oh Dio!
scolpita nel pensier.
ANNETTA
Io pur ti stringo al seno,
idolo del mio cor!
Sarei felice appieno se a
te mi unisse amore.
CARLO e ANNETTA Amor!
pietoso amor; quando
verrà quel dì, che finirà
il mio cor di palpitar
così?
FIRMAN
E' l'interesse al mondo
principio universale.
Questo oggidì prevale
alla virtù, all'onor.
ANNETTA
Che vuol quel ceffo squallido?
FIRMAN
(con aria burlesca)
Certa collana in pegno...
CARLO
Mi bolle in sen lo sdegno;
(guardando Firman)
frenar non so il livor.
CORO
Alla caccia ci destin le trombe; l'ampia
valle allo squillo rimbomba l'aria
assordi il gradito fragor.
ATTORI
Alla caccia vi destin le trombe; l'ampia
valle allo squillo rimbomba.
CARLO e ANNETTA Che a te sempre
m'invita l'amor.
FIRMAN
Al guadagno n'invita il bell'or.
CAPITANO
L'aria assordi il gradito fragor.
TUTTI
Alla caccia!
I villicipartono per la caccia, le vivandiere entrano in
locanda. Gli sterlizzi siedono a bere.
Scena seconda
Carlo lavora al suo banco. Annetta le siedepresso.
Il Capitan o e Firman.
FIRMAN
(ad Annetta con tenerezza)
Se acconsentir vorreste...
a negoziare il core...
ANNETTA
Con voi troppo si perde.
FIRMAN
Io vi offro la mia mano.
CARLO
(bisbettico)
Oh! il bel regalo!
ANNETTA
(volendofrenare il suo caldo)
Prudenza.
FIRMAN
Uh! siete amanti!
Affè me ne scordavo. Eh! partirò.
(con sarcasmo, partendo)
Entrambi in libertà vi lascierò.
ANNETTA
(si alza dal suo posto e corre dietro a Firman.
Partono i soldati)
Pria di partir, la mia collana io voglio.
FIRMAN
La collana è venduta.
CARLO
Ah! infame vecchio!
CAPITANO
(si avanza gentilmente accostandosi ad A nnetta)
Madamigella! ... S'io per voi potessi...
Parlate!
ANNETTA
(con modesta ritrosia)
Oh! vi son grata!
CARLO
(investendo Firman)
Fuor la collana.
FIRMAN
Ma...
CAPITANO
(investendo Annetta)
Bella ragazza!
CARLO
(afferra Firman per il collo)
Rendila, o qui ti strozzo.
FIRMAN
Aiuto!
CAPITANO
(prende per mano Annetta)
Cara.
ANNETTA
(schermendosi)
Scostatevi, signore.
CARLO (al Capitano)
Olà! che mai si tenta?
(con imperiosità)
CAPITANO
Costei
CARLO
La rispettate ...
CAPITANO
(scherzando)
Mio caro falegname! ... Eh! che burlate?
CARLO
La prima burla che ti fa il mio sdegno,
vedrai or che sarà.
(tiene fermo per il collo Firman ed in questo
impugna una manaia contro il Capitano)
CAPITANO
A un Capitano?
CARLO
(snuda la sciabola)
A te.
ANNETTA e FIRMAN
Soccorso!
CAPITANO
(comparisce Madama Fritz)
Olà.
Scena terza.
Al comparire di Madama Fritz, Carlo
lascia in libertà Firman e getta la manaia.
Il Capitano ripone nel fodero la sciabola.
MADAMA FRITZ
Quale ardir! Qual brando ignudo!
Quale alterco inusitato! vo', che sia
più rispettato il mio albergo, il mio
decor. Non è questa l'osteria d'un
ignobile villano; freni ognun lo
spirto insano, sia seguace dell'onor.
Bontà dell'anima spiegate a me. E il
premio datemi d'amica fé. Tornino
placidi i vostri umori,
né Più mi palpiti
in seno il cor.
CARLO
Questo grazioso Marte dava l'assalto
alla mia bella Annetta.
CAPITANO
Ringraziate Madama. Ci vedremo.
(parte bruscamente)
CARLO
Sì sì... ci rivedremo.
FIRMAN
Carlo mio!
CARLO
Di me stesso io non posso compromettermi.
Costui per quattro rubli vorrebbe con astuzia
sopraffina rubar d'Annetta la collana in pegno.
FIRMAN
Ah! Firman poinon è capace al segno
è uomo onesto
CARLO
(con sarcasmo)
Assai!
FIRMAN
Basta: vedremo ...
Della collana si farà ricerca.
or or se posso qui la porterò.
Ma voglio un rublo sopra il pagherò.
(partendo)
CARLO
(inseguendolo)
Ah! perfido usuraio! ...
FIRMAN
Carlo, fermate.
CARLO
Ma come trattenersi ... Eh! mi lasciate.
(parte)
Scena quarta.
Lontano rumore difruste, indi entrano corrieri, e domestici
che precedono l'arrivo dello Kzar Pietro da semplice incognito,
Caterina da viaggio. Il capitano li segue con vari sterlizzi.
CORO
Genti, olà!
ANNETTA e FIRMAN
Che mai sarà?
CORO
Locandieri!
ANNETTA e FIRMAN
Forestieri!
Sento i rapidi corsier: presto
ognuno al suo dover.
CORO
Sua eccellenza giunge qua.
Buona sala... sette camere ...
Cipro... malega... salumi ... l'oro
a fiumi scorrerà.
PIETRO
Con menzognero vanto e
il padre e re si dice, colui,
che sol felice del giogo
altrui si fa. E re chi ognor
politico internamente
vede; è padre chi
provvede l'oppressa
umanità.
CATERINA
O Pietro!... O mio tesor!
PIETRO
Taci... Qui ignoto ancor
alta cagion mi guida.
CATERINA
Ah! sempre a te sorrida
fortuna e patrio amor.
PIETRO
Ah sempre a me sorrida
fortuna e patrio amor!
CORO
Ah sempre a lor sorrida
fortuna e patrio amor!
Frattanto Fritz ed Annetta avranno fatto portare nella
locanda l'equipaggio dello Kzar, ed il suo seguito
entra. Fritz sorte nuovamente dalla sua locanda.
PIETRO
Alta cagion qui di Pultava ha spinto il
vincitor; e ti fia nota in breve. Né a te
rincrescer deve senza l'usata pompa
(dolcemente a Caterina)
Pietro mirarti
accanto.
CATERINA
Pietro non è felice se non quando nasconde
la sua gloria. Nelle provincie ch'ei trascorre
incognito non si scorge, che ai sommi
benefizi, ed ai vasti progetti utili sempre ai
popoli diletti.
CAPITANO
Quivi alberga quel tale falegname...
PIETRO
Ho inteso.
CAPITANO
Ai dì meco a contese....
PIETRO
Andate.
(il Capitano parte)
MADAMA FRITZ
Ecco a' lor cenni pronto
un vasto appartamento.
(entra con Caterina nella locanda)
PIETRO
(osserva attentamente il suo taccuino)
Il portafoglio si consulti. Ehi là?
Madama? In questo albergo
deve essere alloggiato
un giovin falegname.
MADAMA FRITZ
Carlo?
PIETRO
Appunto.
MADAMA FRITZ
Sensibil, tanto onesto...
PIETRO
Io non vi chieggio questo.
FIRMAN
Virtuoso, ardimentoso!
PIETRO
Che ciarle inconcludenti!
Saper vo' la sua patria, e i suoi parenti.
MADAMA FRITZ
Ecco appunto ciò ch'io non vi dirò.
Per ottima ragion: perché nol so.
PIETRO
Or qua venga.
FIRMAN
Cioè... Se vuol venire.
PIETRO
Come?
MADAMA FRITZ
E’ sì strambo... Affè!
Eccolo a noi,
(incontrando Carlo, che viene, Pietro va cal
mando il suo fuoco)
Scena quinta
Carlo Pietro e Madama Fritz.
CARLO
E che si vuol da me?
FIRMAN
Codesto forestier...
CARLO
Non tengo affari
con forestiere alcun. Tosto men vado.
PIETRO
Voi insultaste un uffizial?
CARLO
Per Bacco!
PIETRO
Gentiluom vi vantaste?
Ebben: che dite?
CARLO
E vero.
Che male c'è? Mi par, che se si tratta,
di ricevere, o dare una stoccata,
gentiluom è abbastanza ogni uom d'onore.
PIETRO
(fra se)
Bravissimo! (davver, che ha spirto, e core)
Ma alfin chi siete voi?
CARLO
Son quel tale
che nel braccio ho riposta la ragione,
Definisco coi pugni ogni questione.
PIETRO
Ragione ho di saper la vostra nascita.
CARLO
Non la so nemmen io.
PIETRO
(risentito)
In qual maniera si risponde?
CARLO
Oh! in quella
che piace a me.
MADAMA FRITZ
(piano a Carlo)
(Via, Carlo, abbi giudizio.)
CARLO
E se a codesta vostra
autorità bizzarra
rispondessi egualmente
che voi, signor, mai non saprete niente!
Che ne direste allor?
PIETRO
Ch'io troverei
un certo mezzo poi...
CARLO
Voi? Uh! vi sfido
a strapparmi dal labbro un solo accento.
PIETRO
Si vedrà.
CARLO
Oh! si vedrà.
MADAMA FRITZ
(tirando l'abito di Carlo)
Ecco pazzie!
CARLO
(battendosi le mani)
Ho più piacer di farne che di dirne.
PIETRO
(con imperiosità)
Ragion mi renderete
in arresto tradotto a Pietroburgo.
CARLO
Avanti i il zar voi forse
quanto minor sarete!
MADAMA FRITZ
Mio forestier garbato!
Ci difendon le leggi, e il Magistrato.
PIETRO
Egli si chiami subito.
Ehi là, Hondediski? A voi ser Capitano?
Scena sesta
Compariscono due sterlizzi ed il Capitano.
PIETRO
Consegno questo giovine.
Di qua non sorta, e sopra lui vegliate.
CARLO
Ma con qual dritto?
PIETRO
(con aria di mistero)
Ho il mio perché.
MADAMA FRITZ
Signore!
PIETRO
(battendo sulla spalla di Carlo)
Cangerà tuono il vostr o bell'umore.
Scena settima.
Madama Fritz, Carlo e il Capitano sempre
in distanza.
CARLO
Mia Fritz! Che imbroglio è questo?
MADAMA FRITZ
Davver credeva il forastier più onesto.
CARLO
Che mai succederà?
MADAMA FRITZ
Ma Carlo... Carlo... Davver
quell'albagìa... Quel dirti gentiluomo
ogni momento ti porterà qualche
disastro.
CARLO
(riflettendo)
E vero. Per altro, amica mia,
convincere ti vo' che se talvolta
mi chiamo gentiluom non è delitto.
Ti mostrerò uno scritto ...
Un foglio... un attestato ... e che so io...
che chiara si farà dell'esser mio.
(il Capitano s'accosta per sentire)
Mio signor Capitan Spaccamontagne,
che vuol da fatti miei?
MADAMA FRITZ
(calmandolo)
Zitto.
CARLO
Che zitto?
(mortificato)
Mi spiace per Annetta...
Mia cara amica, prendi,
(le adita i ferri da falegname)
e il mio equipaggio vendi.
Il poco prezzo che ricavar potrai,
ad Annetta, idol mio, consegnerai.
MADAMA FRITZ
Che? Vuoi far testamento?
CARLO
(misteriosamente)
Senti... convien ch'essa si celi.
L' figlia... Ah! se sapesti ...
Se il mio destin da Annetta mi divide,
io più viver non so, esso mi uccide.
(partono)
Camera terrena della locanda.
Scena ottava
Villici. Poi Madama Fritz, Annetta, indi il Magistrato
in toga.
CORO
Bolle in sen di quest'albergo un
fermento, un rio bisbiglio.
Sussurrando lo scompiglio
mette ognun di mal umor.
Zitti Zitti! Il Magistrato!
Cessi il torbido rumor.
MAGISTRATO
Chi mi cerca? chi mi turba
Fra i bei simboli di Astrea?
Chi è quell'anima plebea,
che mi toglie a miei sudor?
CORO
Un suo pari! incomodato!
Non lo soffre il suo decor.
MADAMA FRITZ
Un certo incognito ch'erge baldanza
con molto seguito pien d'arroganza
qui si fa lecito con nuovi azzardi...
MAGISTRATO
Un ricco?... Ah! merita certi riguardi.
MADAMA FRITZ
Ma perché ascondere la patria, il nome?
Farsi conoscere...
MAGISTRATO
Non vuol?... Ma come!
Severa analisi pria converrà,
ed il colpevole si punirà.
ANNETTA
Senza dipendere dal Magistrato,
Carlo onestissimo fu qui arrestato,
solo per ordine di quel signore ….
MAGISTRATO
Ed è possibile! Che turpe errore!
ANNETTA
Scherno sensibile.
MAGISTRATO
Crimine aperto!
MADAMA FRITZ
Criminalissimo! io ve ne accerto.
MAGISTRATO
E’ questo un ledere l'autorità.
ANNETTA
Porre in ridicolo la dignità.
MAGISTRATO
Se tutto il codice dovessi svolgere,
se tutto l'indice dovessi leggere
colla grammatica, colla prammatica
il mio criterio giudicherà.
E coll'arguzia, con fina astuzia,
digesto, articoli e gli adminicoli,
o in merto, o in ordine saprò intermittere
sarò qui giudice dell'equietà.
Conviene, che questo Carlo sia
lordo di atrocissimo delitto?
MADAMA FRITZ
Non è Carlo che ha torto, è il forestiere che
si è fatta giustizia da se stesso.
MAGISTRATO
E’ vero; il forestier. Vietan le leggi
questo arbitrario tratto.
ANNETTA
Spetta a voi solo.
MAGISTRATO
Certamente a me.
MADAMA FRITZ
Che ne succederebbe,
se ognun de' forestier si permettesse
di arrestar chicchesia!
MAGISTRATO
Sicuramente. Tutto il borgo fora
Nelle prigion di stato...
ed in arresto prima il Magistrato.
Quanti casus humana rotant! Seneca.
ANNETTA
Che si può dir di Carlo?
MAGISTRATO
Oh! niente.
MADAMA FRITZ
Egli vi stima.
MAGISTRATO
E’ un galantuomo.
MADAMA FRITZ
Egli vuol regalarvi
otto bottiglie del miglior toccai.
MAGISTRATO
E si è osato arrestarlo?
ANNETTA
Zitto, che quivi giunge il forestiere.
MAGISTRATO
Tanto meglio! Lasciate in libertà
con esso la suprema autorità.
(Fritz ed Annetta partono)
Scena nona.
Pietro e il Magistrato.
PIETRO
Ser Cuccuppis: siete voi?
MAGISTRATO
A servirla. Il Magistrato.
PIETRO e IL MAGISTRATO
Per l'appunto. Oh! ben qui giunto!
Noi dobbiam di un grande affar
seriamente favellar.
MAGISTRATO
Si trapassa, si trascura
qualche error figlio del caso,
ma un'equivoca figura
fa venir la mosca al naso.
PIETRO
Sì signor...
MAGISTRATO
Qual ragion potria permettere
ad ignoto forestiero
l'atto sol della mia carica,
l'esercizio del potere?
PIETRO
Sì signor...
MAGISTRATO
Questo eccesso è d'alto crimine
Ex professo rubricato.
Tanquam reo forjudicate
inquisito lei sarà.
PIETRO
Sì signor...
MAGISTRATO
Quivi impero ha solo il giudice
qual son io di fama, e credito;
sommo intrinseco del Kzar:
e so farmi rispettar.
PIETRO
(ridendo)
Dunque amico voi del Kzar?
MAGISTRATO
Certamente... E v'è da ridere?
PIETRO
Ah! ah! ah!
MAGISTRATO
Mio caro incognito! Lei ha
voglia di scherzar.
PIETRO
(Non vorrei precipitar.)
MAGISTRATO
Oh! per Bacco! Voi chi siete?
PIETRO
Son chi sono.
MAGISTRATO
Rispondete.
PIETRO
(Non mi voglio ancor svelar.)
MAGISTRATO
Vi farò tradurre in carcere.
PIETRO
Arrestarmi? Eh! siete pazzo?
MAGISTRATO
A un Cuccupis?
PIETRO
(Che imbarazzo!)
MAGISTRATO
(chiamando)
Olà.
PIETRO
(mostra l'ordine di Sant'Andrea)
Vedi.
MAGISTRATO
Oh! Dio! Che affar.
Qual gel per ogni vena
serpeggia, e passa il core!
Sorpresa, e vil rossore
nella terribil pena
fra mille dubbi avvolgemí,
non posso respirar.
PIETRO
(Qual tema! qual stupore
gli scorre sulla fronte
a vergognose impronte
di turpe, e vil rossore!
Tosco crudel mi lacera:
conviene disimular.)
Or volete più arrestarmi,
signor giudice severo?
Tempo è alfin di palesarmi
al cospicuo ministero.
MAGISTRATO
Sì signor...
PIETRO
Menzicoff di Pietro il grande.
Celeberrimo boiardo
son d'imprese memorande.
Voi ne abbiate più riguardo.
MAGISTRATO
Sì signor.
PIETRO
Carlo venga in mia presenza
formalmente interrogato,
con processo esaminato,
perché vuolsi ognor celar.
MAGISTRATO
Si signor.
PIETRO
Il suo nome, e la sua nascita
M'interessa d'esplorar.
MAGISTRATO
Menzicoff, oh Dio! non dubiti...
Volo al foro, ed al notar.
PIETRO
Che uom pusillanime!
Labile mi accende:
fremente mi rende.
Soffrirlo non so.
MAGISTRATO
Qui stupido, e stolido
quell'uomo mi rende.
Sì strane vicende
più il cor non provò.
(partono)
Scena decima
Il Capitano, Caterina e Annetta.
CAPITANO
Quel pazzo Rodomonte
pagherà il fio d'avermi cimentato.
ANNETTA
Carlo dunque in arresto?
CAPITANO
Oh! senza dubbio.
Ei se ne andrà in Siberia.
ANNETTA
Ohimè? che forse...
Non lo vedrò mai più.
CATERINA
Donna, a che piangi?
ANNETTA
Carlo! misero Carlo! fu accusato,
e quindi carcerato.
Qual pessimo soggetto andrà in esilio.
CATERINA
Voi ne prendete al ver vivo interesse.
ANNETTA
E non è giusto ancor! Ah! sapeste
ciò ch'ei fece per me. Quando soccorse
il padre mio! Ah! madama!
se conosceste il di lui core!
CATERINA
Annetta!
Voi per lui m'inspirate...
ANNETTA
Oh! quanto merta!
Oh, quanto è affabil Carlo!
CAPITANO
Si pretende
che sia piuttosto un discolo,
un petulante...
ANNETTA
Queste son calunnie.
(con vivo interesse)
Ah! nol credete.
CAPITANO
Eh! ch'io so quel che dico.
ANNETTA
Ma se qualcun l'irrita,
è ver, di sdegno avvampa.
(come ricordando al Capitano la scena della lite)
Ma lo guida ragion, e si restringe
nei confin dell'onesto.
CATERINA
Oh! quale ingenuità!
ANNETTA
Povero Carlo!
Ah! bisogna conoscerlo, ed amarlo.
CATERINA
Questo tal falegname ...
CAPITANO
E’ un capo strambo.
Di una nascita oscura ...
ANNETTA
Nobil però.
CAPITANO
Ma al tratto,
o che è uno sciocco, o un matto.
CATERINA
(Il di lui spirto altero,
la profession che esercita, la nascita
che nobile ricorda.
Ah! che forse qui spero, e non invano
lo smarrito Scavronski mio germano.)
(parte)
CAPITANO
(scherzosamente)
Signorina gentil...
ANNETTA
Ser capitano!
So, che vi piace assai trescar con tutte
ma pria conviene...
CAPITANO
Oh! certo!
Userò alle sue pari più rispetto.
(parte)
ANNETTA
Scherno sarò di questo pazzo ancora!
Misera! I mali miei
ho sofferto da forte, e fin potei
sopravvivere ancora al genitore...
Ma non avrei valore,
ma non potrei soffrire
di perdere il mio ben, senza morire.
E' riposta, o caro oggetto!
in te sol la mia speranza:
sol per te con tal costanza
soffro esilio, e povertà.
Ah! s'è ver che un puro affetto
qualche grazia in cielo ottiene,
te sollievo a tante pene
il destin mi lascierà.
Sala del tribunale.
Scena undicesima
Vengono progressivamente in prosopopea sinodale
i sindaci del borgo, ed il cancelliere in cappamagna.
Dippoi allorché tutti avranno preso il suo posto
rispettivo entrano Pietro, Caterina, il Capitano
e Carlo.
CORO
Agli integerrimi, di Baldo e Bartolo
seguaci celebri del foro, onor
accordino provvide Minerva e Cerere
ne' tempi stitici i lor favor.
MAGISTRATO
Lor posti prendano, che tutti seggano,
che qui mi ascoltino senza fiatar.
Le leggi vetere e le novissime,
si hanno da svolgere per giudicar.
TUTTI
Tutto si ponderi con pretto examine,
con voto unanime, con equità.
MAGISTRATO
Quest'abito m'infonde
eroismo, e grandezza. Oh! se potessi
vestir sempre in tal foggia! Olà! Notaio?
Si processi e condanni il delinquente.
Astrea! figlia di Giove!
Famoso damerin de' tempi andati!
Fa che vibrando un raggio
de' tuoi bei lumi nella mente mia
un Numa, un Fabio, un Salomone io sia.
Entrano Pietro e Caterina. Il Notaio siede ad un
tavolino coll'occorrente per scrivere. A lui vicino
siede il Magistrato con gran sussiego. Caterina e
Pietro avranno un posto di stinto, presso di loro. I
sindaci del borgo siedono sopra tanti scanni intor
no al Magistrato.
MAGISTRATO
Conciosia fosse che
(dettando al Notaio)
essendo cosa che
nell'anno ottantatré
reggendo il regno un re
adesso punto, e virgola,
parentesi, e da capo,
nella locanda nobile
insegna della luna
fu carcerato un giovane
di genio perfidissimo
e il giudice rettissimo
questa sentenza dié.
Sentiam questo periodo,
leggi, Notaio, a te.
NOTAIO
Essendo ottanta tre...
il re di punto, e virgola ...
parente della luna...
un giovane rettissime...
fé carcerare il giudice ...
d'ingegno perfidissimo ...
MAGISTRATO
Ah! sindaco somaro!
Che razza di notaro!
Scribi! tiranni perfidi!
Il senso, oh Dio! dov'è?
ATTORI
Chi vuoi ne' flutti umani
sicuro navigar
curiali e torcimani
convien prima affogar.
PIETRO e CATERINA
Curiali così strani
Non deve secondar.
MAGISTRATO
Il reo qui omai traducasi
Si deve esaminar.
CORO
Siam navi all'onde algenti
lasciate in abbandono,
impetuosi venti
i litiganti sono,
è scoglio ogni causidico
tutta la curia è mar.
MAGISTRATO
Di che dobbiamo renderlo
costui dunque accusato?
PIETRO
Che a lite ha provocato
un uffizial del Kzar.
MAGISTRATO
Conosco quest'affar.
Capperi! È un uom perduto!
E il miocriterio acuto
lo deve analizzar.
Ehi là?
PIETRO
Presto sbrighiamoci.
MAGISTRATO
(dettando al Notaio)
Sopra di un attestato
idest certificato
provato, registrato
costui viene accusato
di avere egli insultato
a lite provocato
un uffizial del Kzar.
CARLO
Parlate forse tartaro?
MAGISTRATO
Lingua del foro.
CARLO
Ho inteso.
MAGISTRATO
(Troppo bizzar si è reso
convien fargli terror.)
PIETRO
(impaziente al Magistrato)
Veniamo tosto al fatto.
CARLO
Davver, che siete matto.
MAGISTRATO
Ehi! moderate i termini,
o al remo vi fo andar.
CARLO
Son queste lepidezze.
MAGISTRATO
Tacete e rispondetemi.
CARLO
Sentite, che sciocchezze!
PIETRO
Che stravagante umor!
Il nome e la sua nascita
convien pria di saper.
MAGISTRATO
Eh! Menzicoff! non dubiti:
so fare il mio mestier.
CARLO
(Che strano imbroglio è questo!
che barbaro dover!)
CATERINA
(Più il giudice è molesto,
più Carlo si fa altier.)
MAGISTRATO
(a Carlo)
Il vostro nome ditemi.
CARLO
Carlo Scavronski.
MAGISTRATO
Etade?
CARLO
Ventisett'anni.
MAGISTRATO
Patria?
CARLO
Le lituanie strade.
MAGISTRATO
(dettando al Notaio)
Carlo Scavronski e punto
di lustri cinque, e un quarto.
MAGISTRATO
La professione?
CARLO
Misera.
MAGISTRATO
Ma quale?
CARLO
Il falegname.
MAGISTRATO
(dettando al Notaio)
Mettete lituanico
maestro di legname.
(a Carlo)
Parenti avete assai?
CARLO
Non ne conobbi mai.
MAGISTRATO
(dettando al Notaio)
Bastardo.
CARLO
(riscaldato)
Eh! andate al diavolo
ser Magistrato mio!
Son gentiluomo anch'io.
MAGISTRATO
Nascesti in loco povero
di terra incolta, e ignobile,
e qui dove hai ricovero
pur vanti sangue nobile?
PIETRO e CATERINA
(Comincio a sospettar.)
MAGISTRATO
Ed oltraggiar osaste
un uffizial del Kzar?
CARLO
(dignitosamente)
L'onor di una zitella
difese il valor mio
deve pagare il fio,
chi vuol meco azzardar.
PIETRO
Voi gentiluomo siete?
CARLO
Mel dissero una volta.
CATERINA
Famiglia non avete?
CARLO
In fasce mi fu tolta.
ALTRI
Nel dubbio e nel sospetto
il core immerso sta!
(Pietro si alza con Caterina dal suo posto.
Essi si avvicinano a Carlo. Il Magistrato
si alza egualmente dalla sua posizione)
PIETRO
A dissipar l'arcano
Rossor basta improvviso,
vampa che accende il viso,
un guardo, un sol sospir.
CARLO e CATERINA
Di colpa non è effetto
Un resto di rossore
che nel fuggir dal core
sul volto si fermò.
MAGISTRATO
(a Carlo)
Mira l'adunco remo
del pallido nocchiero,
che sul guado estremo
attende il tuo morir.
Scena dodicesima
Annetta mestamente. Quindi ansiosamente
Madama Fritz con un fascio di carte.
ANNETTA
Veder l'amato oggetto
colpevole all'aspetto,
e finger nel sembiante
quel che non dice il cor,
è troppo ad un amante
troppo crudel rigor.
MAGISTRATO
Boldrel? Forcon? Luglietto?
Monton? Pirol? Zucchetto?
Sgherri! Armigera turba malsicura!
Sia condannato Carlo alla tortura
(odesi rumoreggiare il tamburo della gente d'armi)
MADAMA FRITZ
Ah! no. Fermate...
CORO
Che vuol costei?
MADAMA FRITZ
Ah! mi lasciate... pria respirar...
E tutto in seguito... potrò narrar.
PIETRO
Giustizia insegnaci, tutti ascoltar.
MAGISTRATO
(con scherzo)
Sentiam l'oracolo a pronunziar.
MADAMA FRITZ
Nell'equipaggio ch'ei mi ha lasciato
Fascio di lettere ho ritrovato,
che la sua nascita, che il suo linguaggio
di stirpe nobile fan palesar.
MAGISTRATO
Sarà un equivoco ciò non può star.
MADAMA FRITZ
Di genio debole sol per trasporto
Minaccia il giudice che gli dà torto.
Ma a quell'incognito mi par che piaccia,
più la ragione, che la minaccia
saprò convincervi, chiaro mostrar...
Ah! potesse almen salvarlo
la mia candida amistà.
MAGISTRATO
Sparge tosco velenoso
questo serpe malizioso.
CARLO
Podestà mezza parucca!
Senza sale nella zucca.
PIETRO
O si vede, o si sospetta
Questa perfida malizia.
S'ella è certa, alla vendetta!
S'ella è dubbia, alla giustizia!
Qui si legga e si vedrà.
Il Magistrato riceve un foglio da Madama Friz, che legge
malamente; Pietro impaziente gli leva di mano il foglio; e legge
ad intelligibile voce.
"Nell'equipaggio del ministro luterano fu ritrovato
questo giovine. Egli è il figlio di Carlo Scavronski,
gentiluomo di Lituania, morto al servizio della Svezia.
Egli aveva una sorella, che dicesi perita nel
saccheggio di Mariemburgo: ma si vuole forse alla
corte del Kzar in Pietroburgo. Ecco la firma del
ministro. Attesto e giuro a tutti ecc. "
CATERINA
Ah! che del sole il raggio
fosco per me diventa
treman le fibre, e l'anima
par che mancar si senta
(si abbandona sopra una sedia)
MADAMA FRITZ e ANNETTA
Come diviene pallida!
CORO
Che fu? Che mai sarà?
PIETRO
Vi affido questo giovine:
voi ne risponderete.
MAGISTRATO
Oh! si signor... correte.
TUTTI
Intenerir mi fa.
Fosca nebbia la mente m'ingombra
serpe in seno la smania, il puntiglio,
freme l'alma, fra dubbi s'adombra,
erra intorno, il sospetto, e l'error.
ATTO SECONDO
Appartamento del Magistrato. La notte è avanzata.
Scena prima
Cuccupis siede al suo tavolino fra i polverosi
volumi del foro. Un bidello gli accende la
sua lucerna. I sindaci del borgo.
MAGISTRATO
Sindaci! O voi del borgo
propugnacoli eccelsi, e di dottrine
arche profonde! Deh! mi consigliate;
che far degg'io di Carlo?
Il signor Menzicoff me lo ha affidato.
Le carte... il nome la svenuta... l'oste..
Il cerebro fan correr per le poste.
CORO
Carcere a Carlo.
MAGISTRATO
Ebbene ho inteso.
CORO
Addio.
(partono)
MAGISTRATO
Che grande affar! Che gran talento,- il mio?
Il borgo dice che Cuccupis sembra
vera immagin del nobile giumento,
schiuma del nulla! Eppur sono un portento.
Qui mi veggan costoro, e qui m'ascolti
il mondo intero a improvvisar sentenze.
Si vedrà chi son io,
s'è una fandonia, e s'egli è merto mio.
(si pone a studiare)
Scena seconda
Il Magistrato e Madama Fritz
MADAMA FRITZ
Si può entrar?
MAGISTRATO
Chiè di là?
MADAMA FRITZ
Ser Magistrato?
MAGISTRATO
Chi mi cerca?
MADAMA FRITZ
E’ permesso?
MAGISTRATO
Oh Dio! non posso.
M'occupan gravi cure.
Si tratta di un processo.
MADAMA FRITZ
(Or vo' tentarti coll'arti del mio sesso
la libertà del miser Prigioniero.)
Ma pure...
MAGISTRATO
Eh! vi par poco?
Accidit in punto, quod non contingit in anno
dice il gran padre Ovidio:
lasciatemi vi prego.
MADAMA FRITZ
Ah! non fia mai,
se prima non ottengo
dalla vostra pietà Carlo disciolto.
MAGISTRATO
Che? Siete pazza? Quivi emerge, o cara!
Affar d'alta importanza.
MADAMA FRITZ
Ma chi potria giammai
Di cotesto intricato laberinto
averne il filo?
MAGISTRATO
Io solo.
MADAMA FRITZ
Davver nulla comprendo.
L'incognito in arresto ha posto Carlo.
Voi gli fate un esame, e si discopre
col mio mezzo di nobile lignaggio.
Sviene la donna... e si consegna il giovine
sotto la sorveglianza
di un Magistrato...
MAGISTRATO
E questa è l'importanza.
San che testa son io.
Ne sono responsabile,
ed in questa stranissima faccenda
ci vuol circospezione:
so come van trattate le persone.
MADAMA FRITZ
Ma via...
MAGISTRATO
Non v'è rimedio.
MADAMA FRITZ
Per grazia... per favor...
MAGISTRATO
Per nulla affatto.
MADAMA FRITZ
Ma pur un giorno voi, signor Cuccupis,
così austero, e crudel non eravate.
MAGISTRATO
Col tempo, o cara, si matura il fico.
MADAMA FRITZ
Vorrei a dir… Che se voi vi ricordate
quei tempi ameni e caldi,
che il vino di Tintiglia gustavate
MAGISTRATO
Che buon vin per la curia!
MADAMA FRITZ
Io allor nel vostro cor...
MAGISTRATO
Certo...
MADAMA FRITZ
Mio caro...
amabile signor! ...
MAGISTRATO
Taci. Ti scosta.
Rispetta questi luoghi e un Magistrato.
Giudice sono, e tu servi al tuo fato.
MADAMA FRITZ
Gentilissimo togato,
voi che dolce avete il cuore:
deh! non siate tanto ingrato,
non scordate certi di.
MAGISTRATO
Nell'età di mezzo secolo
In amor con donna alcuna
Io non feci mai fortuna,
eh! Non penso a certi dì.
MADAMA FRITZ
Dunque...
MAGISTRATO
Andate.
MADAMA FRITZ
Voi si duro?
MAGISTRATO
Magistrato, e nulla più.
MADAMA FRITZ
Carlo in carcere?
MAGISTRATO
All'oscero.
MADAMA FRITZ
Ogni speme, o ciel! svanì.
MAGISTRATO
Non pensare: forse in Siberia
passerà gli estremi dì.
Madama Fritz comincia ad usare le possibili maniere galanti di
lusinghiera malizia per sedurre il core dell'ostinato Cuccupis.
MADAMA FRITZ
Per pietate!
MAGISTRATO
Eh! Via.
MADAMA FRITZ
Mio caro!
MAGISTRATO
Madamina!
MADAMA FRITZ
Oh Dio!
MAGISTRATO
Per Bacco!
MADAMA FRITZ
(Vorrei metterlo nel sacco.)
MAGISTRATO
(Vuol costei pormi nel sacco.)
MADAMA FRITZ
(Tento il giuoco a poco a poco.)
MAGISTRATO
(Sento un foco a poco a poco.)
MADAMA FRITZ
Già mi cadono le lagrime...
Non vedrò Carlo mai più!
MAGISTRATO
(Mi commovon quelle lagrime.
Già vacillo, addio virtù.)
(entra il bidello della comunità con un foglio in mano)
MADAMA FRITZ
Di voi mi fido.
MAGISTRATO
Basta... Vedremo.
Consulteremo... Ripiegheremo...
Che vuoi tu là?
(il bidello presenta il foglio al Magistrato. Il
Magistrato legge)
Carlo! ... Già il principe
fece disciogliere? E’ in libertà?
MADAMA FRITZ
(burlandosi di lui)
Ah! signor giudice!
Tutta la curia
porrò in disordine. Andrò... farò...
E questo l'ordine... Ma si vedrà.
MAGISTRATO
Al modo loro aggiustano
la pena, ed il perdono.
Cospetto! E la mia carica?
(guardando il sigillo)
Son giudice o non sono?
Son quel che vuole il principe...
Sarò un somaro ancor.
MADAMA FRITZ
Carlo non è più in carcere;
ottenne già il perdono.
Tutto da sì bell'anima
io mi attendeva in dono.
(schernendolo)
Affè non ha Russia
eroe di voi maggior.
Gabinetto della locanda.
Scena terza
Pietro solo.
PIETRO
L'evento inaspettato
di questo giorno il cor fa, che nel petto
per sorpresa mi balzi e per diletto.
Il tanto ricercato fratel di Caterina
scoperse alfine il cielo e lo destina
nel sovrano a conoscere il cognato.
Tutto di questo istante io gusto il bene,
se della sposa mia cessan le pene.
Scopra omai l'amato Carlo
un destin chiaro eminente:
di sua sorte, ah? certamente
sbalordito resterà.
Di buon core e di fermezza
un modello ci mi presenta:
l'alma mia lieta e contenta
altro in lui bramar non sa.
Un cor forte è sommo bene,
cui l’eguale non si dà.
S'egli ha voglia d'una sposa
bella, giovane e graziosa,
l'abbia pure e nell'imene
la virtù trionferà.
Non è solo il grado eccelso,
che al mio cuor procura il bene:
nel giovare il ben s'ottiene,
e giovando ognun l'avrà.
Io sollevo il vecchio, il giovane,
io proteggo il ricco, il povero;
venga il nobile, il villano,
giusto ognun mi troverà.
Ch'io qui sparga vuol ragione
benefizi in quantità,
se da questi in conclusione
vien la mia felicità.
Oh che gusto! Che diletto
proverò fra un breve istante!
Già dal giubilo nel petto
saltellando il cor mi va.
(entra nella sua camera)
Scena quarta
Carlo pomposamente vestito. Firman introdotto da
due domestici del Kzar.
CARLO
(In queste ricche vesti
fui costretto imbrogliarmi.
Ho udito un voglio... un voglio pronunziato
Con certo impero... Oh Carlo! E’ meglio assai
che il forestier si prenda
qualche spasso di te, di quel che cada
novellamente sotto quelle griffe
di strambo magistrato.
Uscir così non oso; io mi vergogno.
Quasi mi sembra questo caso un sogno.)
FIRMAN
(Che fosse lui? Grazioso! E’ forse in maschera?)
CARLO
(Maledetto usuraio!)
E che vi move al riso?
FIRMAN
Quell'aria sì bernesca...
Ah! si è vero che siete gentiluomo.
(guardando il ricco abito)
Oro fino! ... Stupendo! ...
CARLO
Lo vorreste comprar, ma non lo vendo.
FIRMAN
(mostra una cassettina)
Non serve. Io porto quella tal collana...
CARLO
(alquanto confuso)
(Convien darle danaro.)
FIRMAN
(sardonico)
Con tutto quel rispetto che si deve,
favorite contar cinquanta rubli.
CARLO
Madama Fritz vi sborserà il contante.
FIRMAN
In tal caso riporto la collana.
(ripone via la cassettina)
CARLO
(Diavolo! Un gentiluom senza contante!)
FIRMAN
(con aria di scherno maligno)
Cinquanta rubli sono bagatelle.
CARLO
(imbarazzato, e come volendo chiamar Madama
Fritz)
Aspettate un momento.
FIRMAN
Un! non aspetto.
CARLO
Andate maledetto.
FIRMAN
(con aria burlesca)
Ah! il gentiluomo
la borsa si è scordato!
CARLO
Vuoi finirla?
FIRMAN
Ah! che bel vestito!
Ma senza un soldo in tasca.
CARLO
(lo piglia per il collare minacciandolo)
Insolente!
FIRMAN
Ma... Aiuto! Ah! mi ha storpiato.
Scena quinta
Il Magistrato, Carlo e Firman.
CARLO
(lascia Firman)
(Prudenza! Il Magistrato.)
MAGISTRATO
(a Firman)
Voi osate insultar questo signore?
FIRMAN
Tutto al contrario. E' lui, che alza le mani.
MAGISTRATO
(a Carlo)
E chi voleva battervi?
CARLO
(stupito all'inchiesta del Magistrato)
Io.
MAGISTRATO
(a Firman)
Ebben, sappiate, ch'io sono in sua difesa.
E che io saprò punire
Chiunque avrà l'ardire
di perdergli il rispetto.
(fa continuamente degli inchini a Carlo)
CARLO
(Oh! bella! Ei mi difende!)
FIRMAN
(ridendosi di lui)
Uh! mancar di rispetto a un falegname!
MAGISTRATO
(a Firman)
Tacete, e ringraziate sua clemenza,
se non vi fa punir.
FIRMAN
(al Magistrato) Scherzate voi?
MAGISTRATO
Vi parlo seriamente.
CARLO
(al Magistrato)
Se mai vi divertiste...
pensate... che...
MAGISTRATO
(con profonda riverenza)
Vi pare!
CARLO
E chi sono io?
MAGISTRATO
Non lo so…. ma voi siete…. qualche cosa.
CARLO
Dunque più non vorrete in faccia al mondo
trattarmi da furfante?
MAGISTRATO
Tutto al contrario. Mio signor, farei
impiccar tutto il borgo
piuttosto che soffriste un
nuovo insulto.
FIRMAN
E' pazzo.
MAGISTRATO
Disgraziato!
(all'orecchio di Firman)
Sai che in questa locanda è Menzicoff!
che pria di giorno sarà quivi il Kzar!
Che questo è un gran signore!
Che un svenimento... Un bel vestito... e poi
le premure... intendete il resto voi.
FIRMAN
O ciel come anderà?
CARLO
Che van dicendo?
MAGISTRATO
Oh! scusi io le diceva che
avete un nobil tratto...
CARLO
Davver che ser Cuccupis mi par matto.
MAGISTRATO
(con profonda riverenza)
Oh, sua bontà!
FIRMAN
Vi rendo la collana.
(esibisce a Carlo la cassettina)
CARLO
(imbrogliato per lo sborso dei cinquanta rubli)
Aspettate.
FIRMAN
Oh! le par? Mi meraviglio.
Val più vostra parola che danaro.
Disponete di me.
MAGISTRATO
Di un vostro servo
non vi dimenticate
con i vostri illustrissimi parenti.
FIRMAN
Oh, signor Carlo!
MAGISTRATO e FIRMAN
I nostri complimenti
(partono dopo molte riverenze)
Scena sesta
Pietro, Carlo, Caterina e seguito.
CARLO
O ch'io sogno, o che pazzi sono tutti.
PIETRO
Carlo.
CARLO
Cos'è? Vi sono nuove commedie?
PIETRO
Tempo è alfin che conosci tua sorella.
CARLO
Proseguite a burlarmi? Oh, fosse vero!
So che lo spero invano.
Io so che questa è un'impossibil cosa.
PIETRO
(verso Caterina)
Mirala. Vieni al tuo germano, o sposa.
CATERINA
Fratello mio! Dolce fratello tanto
E sospirato, e pianto!
Io ti rivedo alfin, alfin ti abbraccio.
CARLO
(restio, e sul dubbio di riconoscerla)
Sorella tu? Che faccio?
(Che speri o folle?Sento il cor commosso.)
PIETRO
Che fai? Corri al suo sen. Vedi: ella stende
a te le braccia.
CARLO
(con eccessivo trasporto)
Oh cielo!
Caterina una volta a me si rende!
Il dolce nome, e tenero
pur di fratello io sento.
Tre lustri, o ciel! Di lagrime
compensa un sol momento.
Per voi non son più orfano;
per voi son fuor d'affanni.
Alfin l'amica amabile
trovai dei miei verd'anni.
Ah! Di quest'alma il giubilo
è d'ogni idea maggior.
Ah!
quando di un'anima, le gioie son tante
capace ad esprimerle, il labbro non è.
Scena settima
Madama Fritz e Annetta.
MADAMA FRITZ
Carlo dunque fu posto in libertà!
Di ricche vesti ornato,
Carlo ha pur conosciuto i suoi parenti!
ANNETTA
O avventurosa notte
MADAMA FRITZ
Ma le sue ricchezze
contrastan le tue nozze.
ANNETTA
V'ingannate, Madama. Io son tranquilla.
Conosco il cor di Carlo. Ei non si cambia
Per cangiar di fortuna.
MADAMA FRITZ
Io tel concedo.
Anzi disposto il credo
a sposarti pur anco; e ne sarei
contenta al par di te: ma sua sorella
è troppo gran signora.
Non vorrà acconsentire alla tua brama.
ANNETTA
Si sa dunque chi è dessa?
MADAMA FRITZ
Certo: di Menzicoff la principessa.
ANNETTA
Ma come lo sapete?
MADAMA FRITZ
Il Magistrato
me lo ha detto in segreto.
ANNETTA
Oh, Carlo mio!
qual ventura per te!
MADAMA FRITZ
Per lui va bene;
ma per Annetta?
ANNETTA
Ah! che contenta io sono
purché felice ei sia.
MADAMA FRITZ
Nobile cor! Eccolo a noi.
Oh, guarda come è bello!
Non sembra omai più quello.
Sembra assai più gentile ed avvenente.
ANNETTA
Carlo, Carlo! Idol mio!
MADAMA FRITZ
(corrono ad abbracciar Carlo)
Quant'è splendente!
Scena ottava
Pietro, il Magistrato, Caterina, Madama
Fritz, Annetta e Carlo.
CARLO
Sorella, ecco qui Annetta.
Essa è la sposa mia.
ANNETTA
(confusamente guardando, or Carlo ed or Pietro)
Carlo... Signor...
CARLO
Che fai?... Non arrossire.
Sa ciascuno ch'io t'amo, ed all'amore
punto non nuoce il mio novello stato.
Lo approvan la sorella, ed il cognato.
CATERINA
Sì, sì, buona ragazza.
La tua modestia, il tuo trattar gentile
mi han favellato il tuo favor.
PIETRO
Frattanto
il tutto si disponga alla partenza.
CARLO
Senza Annetta io non parto.
PIETRO
A Pietroburgo
oggi con noi verrai.
ANNETTA
A Pietroburgo? Ah! mio signor... giammai.
MAGISTRATO
Come?
CARLO
Certe ragioni... non temete.
(ad Annetta)
Mio cognato è onest'uomo. Lo vedete:
(a Pietro con ingenuità)
è necessario che l'imperatore
mai non lo vegga.
PIETRO
(con grande curiosità)
Voi... Lo Kzar ... Che dite?
ANNETTA
(smarrita)
Carlo, rifletti... la mia libertade ...
forse ancor l'esistenza...
PIETRO
(generosamente)
Vi do la mia parola:
sulla mia fede il Kzar nulla saprà
di quanto a me da voi qui si dirà.
CARLO
O presto o tardi si saprà chi siete.
ANNETTA
Mio padre...
CARLO
E' ver, tradì la patria; ma lei
colpa non v'ha.
PIETRO
(alteratissimo)
Tradì la patria!
ANNETTA
Si
PIETRO
E chi è costui?
CARLO
Voi nol conoscerete.
Oh! E un gran signor. E’ l'Ekman dei Cosacchi.
CATERINA
Che mai dicesti?
ANNETTA
Giusto ciel!
PIETRO
(Con tutto il furore)
Mazepa!
l'infame traditore!
ANNETTA
(estremamente avvilita)
Ei mi diè vita... fu mio genitore.
PIETRO, MAGISTRATO, CATERINA, MADAMA FRITZ,
ANNETTA e CARLO
Oh colpo! ohimè! qual fremito
scorrer mi sento All'anima!
Non sa più il labbro immobile
gli accenti articolar.
PIETRO
(con entusiasmo)
Ah traditore! Ah perfido!
Chi a' sguardi miei l'invola?
Potria la morte sola sottrarlo
Al mio furor.
ANNETTA
(oppressa dal dolore)
Vorrei, vorrei nascondermi,
smarriti ho i sensi miei,
partir, restar vorrei...
mi si divide il cor.
CARLO
(consolandola)
Annetta mia, non piangere
nel tuo destin crudele:
io ti sarò fedele
fra le sciagure ancor.
MADAMA FRITZ
Misera... supplichevole
A piedi tuoi qui sono:
riponi nel perdono
la gloria tua maggior.
(s'inginocchia)
CARLO
Buone donzelle, alzatevi.
Calmate il vostro affanno:
non è così tiranno
(verso Pietro)
del mio consorte il cor.
MAGISTRATO
Femmine, eh! Via scostatevi.
Folle! In Siberia andrai.
La pena pagherai
dell'empio genitor.
(con aria d'importanza)
PIETRO, CATERINA, MADAMA FRITZ,
ANNETTA e CARLO
Ah! la pietà benefica
disarmerà il rigor.
PIETRO
Ira funesta avvampami
d'impetuoso ardor.
MADAMA FRITZ
Signor voi prometteste,
che il Kzar nulla saprà.
PIETRO
Perdonerò al colpevole;
al traditor non già.
MAGISTRATO
Al traditore non lice.
PIETRO
Mazepa ov'è?
ANNETTA
Infelice!
Or più non è.
PIETRO
Spirò?
(Pietro dopo un breve silenzio prende calma
gradatamente nel suo sdegno. Si accosta quindi con
placidezza ad Annetta, la piglia per mano
dolcemente. Essa tremante quasi sta per cedere
oppressa nello smarrimento ai suoi piedi. Egli pone
la sua dignitosa destra sugli omeri di lei e dice con
magnanimo sentimento e con risolutezza generosa)
Ebben: son vendicato.
Tuo genitor sarò.
TUTTI
Ho in sen tumulto insolito
di mille vari affetti.
Ai generosi detti
Resta commosso il cor.
PIETRO
Ho in sen tumulto insolito
di mille vari affetti.
Ai generosi detti
è morto il traditor.
(partono)
Scena nona
Caterina, Carlo, Annetta e Capitano.
CATERINA
Hondediski!
CARLO
Oh, per Bacco! Il Capitano
che dà l'assalto invano
piuttosto che a fortezze alle zitelle!
CATERINA
(al Capitano)
Disponi alla partenza
or tutto l'equipaggio.
Dobbiam fra poco proseguire il viaggio.
Pria che spunti l'aurora,
co' tuoi sterlizzi in marcia
precederai di un'ora il nostro legno
a Pietroburgo.
CAPITANO
Volo a' cenni tuoi,
(parte)
CARLO
Mia dolce Annetta, asciughi
il pianto, l'addolorato ciglio.
Qui trovi un padre, e qui uno sposo abbracci.
ANNETTA
Oh, dolci nomi! Tanto
a una tenera figlia, ad un amante...
CATERINA
Rimangon pochi istanti
alla nostra partenza.
Disponetevi entrambi. Oh, quanto io godo
Del vostro comun bene!
Splendete pure alfin stelle serene!
Pace una volta, e calma
alfin vi rieda in seno:
potrete uniti almeno
gustar felicità.
Di così lieti auspici
al lusinghiero aspetto
per nuova gioia in petto
brillando il cor mi va.
(partono)
Scena decima
Il Capitano va disponendo i sterlizzi in marcia
per la via di Pietroburgo. Corrieri già allestiti,
ed aspettando gli ordini per la partenza alla capitale.
Quindi il Magistrato.
MAGISTRATO
Che strepito è codesto?
Mi pongon forse il borgo a foco e a fiamma?
Il tamburo, secondo dice Orazio:
rumor gentium seditionis titulus.
Il pomo guasto uscì di mano forse
alla discordia stolta
sulle mense celesti un'altra volta?
CAPITANO
Ponetevi or qui tutti in ordinanza.
Lo Kzar prende la via di Pietroburgo.
MAGISTRATO
Oh! lo Kzar! Che dite?
CAPITANO
Lo confido a voi,
ma segretezza.
MAGISTRATO
Eh, via! Non parla un ser Cuccuppis.
Benché il mondo che parla mal d'ognuno,
e fa spesso giudizi temerari,
dice che io son ciarlon gonfio, e spargirico.
Ma son, chi sono; gentiluomo empirico.
CAPITANO
Pietro lo Kzar è Menzicoff istesso.
MAGISTRATO
Santi Numi del ciel sto fresco adesso!
(entra nel suo palazzo)
Scena undicesima
Madama Fritz dalla locanda, Carlo e soldati.
CARLO
Madama Fritz, al seno
vi stringo. Dalla Livonia io parto.
O quanto, oh Dio! vi debbo, e quanto costa
lo staccarmi da voi!
MADAMA FRITZ
Mio Carlo! Parti.
Ah! se fortuna favorì il tuo stato,
or mi toglie un amico; e nella gioia,
di scorgerti felice
colla perdita tua sono infelice!
CARLO
A Pietroburgo io ti vedrò.
MADAMA FRITZ
Nel fasto
scorderai Fritz.
CARLO
La mia benefattrice!
L'ospite mia? Ah! non mai.
Mai tu conosci Carlo.
MADAMA FRITZ
Il tuo bel core
quanto io apprezzi tu il sai.
Al duro passo di lasciar l'amico
fra così strani eventi,
sul labbro si confondono gli accenti.
Per te le sue catene
formare imene vegg'io;
per te d'amare pene
si strugge il petto mio:
tutto il dolor io sento
del tuo partir da me.
CARLO
Mesto pur io ne sono.
MADAMA FRITZ
Il tuo dolor non voglio.
MAGISTRATO
Ma che?
CARLO
Qual fiero imbroglio!
Amica generosa,
meco partir tu puoi.
MADAMA FRITZ
Viene il mio cor con voi,
rimane il duol con me.
CORO
Destate l'alma al giubilo di
bella amica fé.
MADAMA FRITZ
Fra parenti e fra l'oggetto
degli affetti più soavi
parlerai, ma con diletto,
del sofferto mio dolor;
e la pace nel tuo petto
regnerà col Dio d'amor.
CORO
Sì, la pace ed il diletto
avrà sede in ogni cor.
MADAMA FRITZ
Si disperda il tristo effetto,
che mi apporta tua partita,
e una scena più gradita
qui per noi rinascerà:
sia mestizia omai bandita
e trionfi l'amistà!
CORO
Tutti uniti in dolce affetto
Sorga pace in ogni petto
e una scena più gradita
per noi tutti sorgerà.
Sia mestizia omai bandita
e trionfi l'amistà.
Al stridor bellico dell'oricalco,
la via più facile ci sembrerà.
MADAMA FRITZ
A che tal strepito tal novità?
CORO
Lo Kzar quivi ordina pompa marziale.
La capitale ci rivedrà.
MADAMA FRITZ e CARLO
Non so comprendere... che mai sarà!
CORO
A Pietroburgo si marcerà.
Scena dodicesima
Il Magistrato dal suo palazzo, Carlo, Madama Fritz.
Quindi Pietro, Caterina, Annetta, seguito ecc.
in atto di partenza.
MAGISTRATO
Zitta, mia Fritz... Ma... in confidenza...
Pietro qui onoraci... di sua presenza...
Vò il borgo a svolgere... lo Kzar! sua altezza! ...
Ma... segretezza per carità.
(parte)
MADAMA FRITZ
No! ... non può essere... che fosse lui?
Incerta ondeggio... che fo? vaneggio?
La smania mi agita... lo Kzar che sorte! ...
PIETRO
Ci riconoscono... partiam, consorte.
CORO
A Pietroburgo. Si marcierà.
MADAMA FRITZ
Ah! non partir...
TUTTI
Sua maestà!
MAGISTRATO
Zitto! Indietro... restate, o plebaglia.
Nessun parli... a me tocca, o canaglia.
Maestade! Cuccuppis si prostra
alla vostra magnanimità.
Gli abitanti di questo villaggio
sepper già per le voci di fama,
che qual sole col vivido raggio
lo Kzar Pietro splendendo qui va.
Volto il dorso alla corte, ed al sfarzo
sopra i vanni a buffera di marzo
vien nel seno dei lor focolari...
(imbrogliandosi)
nei domestici lor focolari...
PIETRO
Basta basta...
MAGISTRATO
Nei lor focolari.
Sono i pregi del Kzar così rari...
come il sole... col vivido raggio...
(imbrogliandosi)
PIETRO
Più d'ogni altro fantastico omaggio;
m'è assai grato del popol l'amor.
Per mostrarmi a voi tutti sensibile
fisserò di Cuccuppis la sorte.
MAGISTRATO
(fra se)
(Vado a Mosca ministro di corte.)
PIETRO
Beni avete?
MAGISTRATO
Oh! mio Sire ne avanza Ho
poderi in Livonia abbastanza
ogni rango a poter sostener.
PIETRO
Tanto meglio! Io vi levo di carica:
mille rubli a pagar vi condanno.
Rifarete a costor tanto danno,
che ignoranza lor fece soffrir.
MAGISTRATO
V'assicuro...
PIETRO
Tacete.
MAGISTRATO
Maestà!
CORO
Viva sempre lo Kzar! Sua maestà!
PIETRO
Abbracciatevi sposi... germani.
MADAMA FRITZ
Pur ravviso i miei dolci sovrani!
ANNETTA, CATERINA e CARLO
Ai tormenti succeda il piacer.
TUTTI
Dopo soffio di nembo, e procella
scintillante risorge la stella,
che consola l'afflitto nocchier.
Canta lunge dall'armi nemiche
le passate sanguigne fatiche
nella pace il glorioso guerrier.
FINE
Pigmalione
Zoraida in Granata
Partiture
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