San Luigi Gonzaga

Progetto Mayr

San Luigi Gonzaga

Oratorio sacro in due parti

BERGAMO
20 giugno 1822

Libretto
PIETRO COMINAZZI
(Bergamo, 1802 - Milano, 5 maggio 1877)

Musica
JOHANN SIMON MAYR
(Mendorf, 14 giugno 1763 - Bergamo, 2 dicembre 1845)

La trascrizione e l'editing del San Luigi Gonzaga ci sono stati commissionati da PierAngelo Pelucchi. L'esecuzione prima integrale in epoca moderna è del 25 ottobre 2001 presso la chiesa di San Filippo Neri di Torino.

Personaggi
San Luigi
Donna Marta, sua madre
Don Ferrante, suo padre
Coro

Abbiamo pubblicato un'analisi del San Luigi Gonzaga in "MAYR, DE BASSUS, AMBROSIONI E GLI ILLUMINATI DI BAVIERA: contributo sulla musica massonica di Mayr e sul commercio di libri, che videro coinvolti il compositore tra Poschiavo, Bergamo e Venezia", italianOpera 2003.
In questo lavoro è ampliato e approfondito l'intervento "MAYR, DE BASSUS, AMBROSIONI E GLI ILLUMINATI DI BAVIERA ..." richiesto a Luca Bianchini il 25 giugno 2001 dal Comitato bergamasco per le celebrazioni mayriane in occasione dei 200 anni dalla nomina di Giovanni Simone Mayr come Maestro di Cappella della Basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo (1802-1902).
Nella prefazione ringraziamo il Comitato delle celebrazioni mayriane, costituito da Francesco Bellotto, Giulio Orazio Bravi, Pieralberto Cattaneo, Marcello Eynard, Valeriano Sacchiero, Rodobaldo Tibaldi, Virgilio Bernardoni e PierAngelo Pelucchi, per il contributo versato a Luca Bianchini nell'ottobre del 2002.
Le nostre ricerche integrano gli Atti del Convegno; per l'utilizzo o la citazione anche parziale del testo chiediamo siano citati i nomi di Anna Trombetta e Luca Bianchini.

Il senso dell'Oratorio San Luigi è satirico (per le premesse storiche vedi John Robison, Proofs of a Conspiracy against all the religions and governments of Europe, Edimburgo, 1797): San Luigi Gonzaga partecipa a una guerra e un cannone lo travolge. Sembra morto. La madre precisa, più avanti nel libretto, che il cannone gli è passato sulla testa. San Luigi, nonostante tutto, si riprenderà, ma l'osservazione della madre ha un significato nascosto ad arte: infatti durante la battaglia l'orchestra di Mayr ha intonato la Marsigliese, che è il pezzo culminante d'una satira letteraria musicale. L'inno era tra l'altro ben conosciuto e utilizzato dagli illuminati ancor prima che fosse ufficializzato come si ricava ad esempio dal concerto di Mozart KV 503, dalla scena XXVIII del Flauto magico o dalle osservazioni di Mayr nel suo Zibaldone. Mayr conosceva assai bene il linguaggio satirico proprio tramite il pittore e incisore William Hogarth.
San Luigi, nell'Oratorio di Mayr, ha perso la testa com'è successo alla regina di Francia Maria Antonietta.

I. San Luigi Gonzaga: tema della fanfara, segue lo stesso tema che rende più evidente, con poche aggiunte e un piccolo cambio armonico d'una battuta, l'inno rivoluzionario francese:
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Per rafforzare l'effetto surreale e comico e sottolineare il colpo nelle parti è disegnato un cannone e una grossa palla.

La colpa è della rivoluzione francese ... San Luigi, cioé i gesuiti, nemici giurati degli illuminati, di De Bassus e perciò di Mayr (vedi i quattro volumi di Augustin Barruel, Mémoires pour servir à l'histoire du jacobinisme, London 1797) sono tornati dopo il Congresso di Vienna e, proprio negli anni 20 danno fastidio agli ambienti rivoluzionari, progressisti (vedi René Le Forestier, Les Illuminés de Bavière et la Franc-Maçonnerie allemande, Paris, Librairie Hachette, 1914). Con la Restaurazione Pio VII "rimise infatti tutto come nel 1789 e ripristinò l'Ordine dei Gesuiti ..." (Giordano Bruno Guerri, Gli italiani sotto la Chiesa, Mondadori, Milano 1995).

Il recitativo di San Luigi "Ah qual profano suon" suona assai ironico perché è introdotto dall'incipit del tema di Monostato (Flauto magico di Mozart), quindi appena accennato, ma inconfondibile. Per gli illuminati di Baviera, particolarmente per il compositore filosofo Mayr (così lo definiva Rossini oppure Girolamo Calvi) questo ritmo caratteristico, saltellante, irritante, instabile (molto goffo secondo Hermann Abert, vedi W. A. Mozart, Lipsia 1955) rappresenta il gesuita corrotto, "il lupo travestito da agnello". Questa è la definizione dell'illuminato Ignaz von Born (vedi Luca Bianchini e Anna Trombetta, Goethe Mozart e Mayr fratelli illuminati, Arché, Milano, Parigi 2001). Mayr, anch'egli illuminato di Baviera, utilizza lo stesso tema nell'opera Verter per rappresentare il gesuita Giorgio che vuol sedurre Carlotta e lo riprende (per intero) ancora nella prima Bagatella (per gli altri temi illuminati del Flauto magico legati a Monostato, e che tornano nel Verter e nel San Luigi di Mayr, vedi Luca Bianchini e Anna Trombetta, opera cit., p. 353)

I. San Luigi Gonzaga, Atto II:
tema dei Gesuiti:
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Il tema compare nel corso dell'opera in momenti strategici e ogni volta in modo prevedibile e variato, ad esempio quando nel coro del primo Atto serve a dipingere San Luigi redivivo che ha salvato la sua testa, proprio dopo la Marsigliese. Serve a rafforzare il significato satirico, sopra parole che evidentemente contrastano colla goffaggine del ritmo musicale (confronta ancora la definizione che Abert ha dato di questo tema nella monumentale biografia di Mozart):

II. San Luigi Gonzaga, Atto I:
tema di Monostato dal Flauto magico e di seguito tema di San Luigi:
"Al grande, al forte, sia lode".
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Il libretto di Pietro Cominazzi consiglia ai gesuiti in note esplicative a piè di pagina, stranamente pubblicate nel libretto, di non tenere ai beni terreni, di lasciare tutto, perchè non si può "servire a Dio e insieme al potere", e di ritirarsi "in un eremo". Alla base di questi concetti è la pubblicazione Cos'è un vescovo stampata clandestinamente a Poschiavo dal mecenate di Mayr; abbiamo scoperto e identificato un esemplare del libro presso la Biblioteca comunale di Morbegno (So). Il libretto di Cominazzi, che tra l'altro fu segnalato alla polizia per i moti del 1848, aggiunge che quelle sono parole di San Luigi in persona. Sottolinea più volte, con curiosa insistenza, che "i religiosi non ambiscono onori, ma spregiano i beni terreni, e si contentano solamente a servire Iddio". Il santo cattolico più attivo, che s'è dedicato a guarire i malati, e perciò stesso ha perso la vita, secondo Cominazzi è un perfetto eremita, che "agognava ai più abbietti servigi". Anzi i gesuiti sarebbero, per Mayr e Cominazzi, gente indegna per san Luigi, definito senz'altro ma "per ischerzo", ribadiscono nelle annotazioni, nemico delle donne".

A questo punto il revisore Bauer, che curò l'edizione parziale del San Luigi, inserì arbitrariamente la Canzone di Mayr "Chi dice mal d'amore, dice una falsità", rendendo esplicita la satira sottintesa.

Meglio è qualsiasi altro Ordine di quello gesuitico, secondo Mayr, perchè la Società di Gesù, s'arguisce dal libretto dell'Oratorio, non offre sufficiente lustro: "voleva il padre che Luigi almeno eleggesse altra Religione", cioé che entrasse in un altro Ordine. Tra altri religiosi "non gli sarebbe mancata qualche dignità, con che avrebb'egli alla sua casa cresciuto onore e decoro" (concetti simili li ritroviamo nell'Apologia dei Franchimuratori, stampata a Poschiavo dal mecenate di Mayr nel 1781, alla quale rimandiamo). I Gesuiti, come San Luigi stesso, dovrebbero vivere, secondo Cominazzi e Mayr, "in parte oscura" e senza "splendore". Il Santo infatti è felice "d'essere nato non per regnare" (vedi le analogie col libro Cos'è un papa, stampato a Poschiavo dal mecenate di Mayr barone De Bassus). Quando San Luigi, al termine delle sue vicissitudini musicali, giunge alla fine dell'Oratorio, Mayr gli affida la parte musicale del gesuita corrotto (Giorgio) che abbandona ignomignosamente la casa di Alberto e Carlotta nella sua opera Verter. E ancora nel San Luigi gli autori ribadiscono che il gesuita perfetto "aborrisce la vanità" e vive solo di pace, "fuggendo il mare " tempestoso dell'esistenza, vivendo "tranquillo e solo". Dovrà lasciare che le vie del mondo proseguano per la loro strada (confronta il testo con le Lettere all'arcivescovo di Salisburgo, pubblicate dal De Bassus a Poschiavo. Il libro l'abbiamo scoperto e identificato alla biblioteca comunale di Morbegno). Il messaggio politico ostile ai gesuiti è affidato a un Oratorio, nel quale non mancano citazioni "colte" ad esempio lo jodler tirolese che ricorda gli avamposti della Società di Sant'Ignazio in Tirolo: "Se fia de' popoli paga la brama" (per la situazione politica vedi le analisi di Carlo Francovich, Albori socialisti nel Risorgimento. Contributo allo studio delle società segrete, Roma 1905).

I. San Luigi Gonzaga, Atto I:
tema tirolese:
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L'Aria di don Ferrante del secondo Atto è variata con intento satirico dall'inizio della quinta Sonata per pianoforte di Ludwig van Beethoven (per introdurre la ricca e complessa simbologia illuminata è fondamentale il libro di Adam Weishaupt intitolato Apologie des Misvergnügens und Uebels e scritto a Francoforte nel 1790, una copia è alla biblioteca Pio Rajna di Sondrio):

I. San Luigi Gonzaga, Atto II:
Aria di Ferrante, poi tema della quinta Sonata per pianoforte di Beethoven:
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L'analisi della musica, la lettura dei libretti e le riflessioni sui documenti sequestrati al De Bassus, il mecenate illuminato, spiegano perchè Mayr quando morì abbia proibito nel testamento che la sua musica da chiesa fosse pubblicata (vedi anche lo Zibaldone di Mayr, curato da Gazzaniga Arrigo e stampato a Bergamo nel 1977). Sua missione a Bergamo era quella di minare alle fondamenta una pratica religiosa secondo lui corrotta (come risulta dai documenti sequestrati al suo mecenate barone De bassus, massima autorità degli illuminati di Baviera nel Nord Italia).

Fanfara (MIDI 33k)

Marcia militare (MIDI 55k)

Terzetto: San Luigi, Donna Marta e Ferrante (MIDI 44k)

Finale: tutti (MIDI 65k)

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